Higuain choc, De Laurentis massacrato. Il retroscena: quando inizia la guerra
di Claudio Savelli
Higuain sorride, ma non ride. Affronta il battesimo con la sua nuova squadra con lo sguardo serio e la consapevolezza di essere esattamente dove desiderava. Non al Napoli, ma alla Juventus. Gonzalo inizia la giornata dell' ufficialità in bianconero calpestando il campo dello Stadium per le foto di rito. Con i piedi sull' erba si sofferma per qualche secondo: osserva prima una porta, poi l' altra, battezzando con gli occhi il suo territorio. Poi la visita allo store, il tour al museo della storia bianconera e la conferenza stampa. Ma l' emozione lo sfiora soltanto, non lo tradisce, non lo travolge: Higuain rimane freddo come davanti alla porta. Forse è un' auto-imposizione, un modo per rispettare il Napoli e i napoletani, anche se per lui l' addio non è un tradimento, ma solo un ulteriore passo avanti nella sua vita professionale. Poche sono le carezze concesse al passato in azzurro: prima a Sarri («È stato un grandissimo allenatore per me, gli chiedo scusa per non averlo salutato»), poi ai compagni e ai tifosi del Napoli «per tutto l' amore che mi hanno dato in questi tre anni». Per De Laurentiis, invece, non rimane che la punta del coltello. Higuain, senza pietà, scaraventa addosso al suo ex presidente le responsabilità dell' epilogo della storia: «Non volevo stare più neanche un minuto con lui. Mi ha spinto all' addio al Napoli».
La motivazione di campo che lo ha portato «ad una scelta difficile» è invece piuttosto semplice: la Juve chiede la Champions a Higuain, così come il contrario. È un matrimonio che concilia due anime bramose di successo.
Ma proprio mentre il Pipita entrava dalla porta del mondo-Juve, Pogba ne usciva sgattaiolando dalla finestra e postando su Instagram un' immagine che evidenziava alcuni dettagli cromatici rigorosamente rossi, come il colore del Manchester United. Ormai è fatta: il francese torna nella sua vecchia casa.
Ieri, nella sede della Juve di corso Galileo Ferraris, è andato in scena l' ennesimo incontro, finalmente decisivo, tra i legali delle due società e Raiola. Le cifre finali certificano l' affare più costoso della storia del calcio: alla Juve vanno 110 milioni, mentre i 23 i milioni di bonus legati al rendimento di Pogba li incasserà direttamente Raiola.
Per sbrogliare il contenzioso è stato fondamentale l' intervento di Adidas, che contribuirà all' affare garantendo un ampio ritorno d' immagine a Pogba, che sarà testimonial del brand che griffa anche il merchandising dello United. I 13 milioni di euro netti all' anno (per 5 anni) di stipendio, diventeranno 20 comprendendo bonus e diritti d' immagine. L' annuncio ufficiale è atteso per oggi, e certificherà il passo bianconero tra passato e futuro. Via Pogba, dentro Higuain, cioè la volontà di potenza in atto della Juve per la conquista della Champions. All' attacco bianconero serviva un giocatore con una pericolosità e una capacità realizzativa superiori a quelle di Mandzukic, anche a costo di sacrificare Pogba.
Che è più giovane del Pipita, ma anche più sostituibile secondo Marotta, che a Pjanic aggiungerà uno tra Matic, Matuidi e Witsel. Dunque, il ragionamento della Juve è semplice: alla squadra mancava Higuain - uno che massimizza la mole di gioco - ma non mancherà altrettanto Pogba.
Intanto Milik ha effettuato a Roma le visite mediche e oggi sarà ufficializzato dal Napoli (all' Ajax 25 milioni più 5 di bonus). A Dimaro lo attende Sarri con la voglia di avere tra le mani oro grezzo da levigare, con la speranza che un giorno brilli come una pepita, o un Pipita.
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