La secessione: Europa divisa in due. Quando si spacca, con chi andremo
A Bruxelles la chiamano “Europa a più velocità” o “Unione politica”. Era un’idea già prospettata sedici anni fa dall’allora ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer, e rispolverata ieri dalla cancelliera Angela Merkel in visita a Roma. In un’Unione Europea troppo disomogenea e sull’orlo della disintegrazione, il progetto per far decollare l’Europa passa attraverso un’unione politica che coinvolgerebbe solo un ristretto gruppo di Paesi, pronti a procedere verso una frontiera più avanzata sui migranti, sull’euro e su robuste istituzioni comuni.
L’idea è quella di selezionare un gruppo di Stati d’avanguardia, che portino l’integrazione europea a un livello più avanzato. Il nucleo sarà probabilmente costituito dai sei fondatori: Francia, Germania, Italia, Olanda, Belgio e Lussemburgo. A questi potrebbe aggiungersi qualunque altro Stato sia disposto a unirsi alle condizioni indicate sopra: Spagna e Portogallo, e, se lo vorranno, Austria e Finlandia.
A quasi sessant’anni dalla sua fondazione, l’Europa di oggi è colpita da una doppia recessione, politicamente divisa lungo il valico del Brennero, minacciata dal referendum sulla Brexit. La Spagna è senza governo da quasi sei mesi, in Francia il Front National di Marine Le Pen è in testa ai sondaggi, l’Italia non vuole farsi indicare il bilancio pubblico da Bruxelles, la Germania continua a frenare sull’unione bancaria perché teme di dover pagare per le fragilità degli altri, sottolinea il Corriere della Sera.
Ormai è chiaro che l’equilibrio attuale non può più tenere a lungo. Eppure, in una situazione di fragilità come questa, l’unione politica, l’”Europa a più velocità” sembra un’idea tanto improbabile quanto concreta. Il nuovo progetto potrebbe già partire con una prima fase di consultazione dei cittadini.