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giovedì 5 maggio 2016

Formigoni, che stangata al processo La richiesta che lo manda sul lastrico

Corruzione, la Regione Lombardia chiede a Formigoni 6 milioni di risarcimento


Una stangata che può metterlo sul lastrico. E' la cifra che la Regione Lombardia, parte civile nel processo a carico dell'ex governatore Roberto Formigoni, ha chiesto tramite il suo legale come provvisionale di risarcimento immediatamente esecutiva: 5 milioni 619 mila euro.

Secondo il legale della Regione, il dibattimento ha accertato "tre diverse utilità" che sarebbero andate come "prezzo" della presunta corruzione "al pubblico ufficiale", ossia all’ex presidente della Regione Lombardia, per il quale i pm di Milano Laura Pedio e Antonio Pastore nella scorsa udienza hanno chiesto una condanna a 9 anni di carcere.

Utilità verso Formigoni che il legale ha diviso in tre generi:  i 3,7 milioni di euro per l’utilizzo delle imbarcazioni messe a disposizione dal faccendiere Pierangelo Daccò tra il 2007 e il 2011, l' 1,3 milioni di maxi-sconto sull’acquisto di una villa in Sardegna che era di Daccò; i  soldi "consegnati in contanti a cui si aggiungono 600mila euro per il finanziamento di una campagna elettorale e l’acquisto di biglietti". Per un totale, appunto, di oltre 5,6 milioni di euro, più basso comunque rispetto ai circa 8 milioni contestati dall’accusa a Formigoni, anche perché il legale della Regione ha escluso dal calcolo "tutti quei benefici che riguardano la promozione per finalità politiche", come il pagamento di cene.

Soru, un altro condannato nel Pd Tre anni per evasione. Addio-casa

Soru, un altro condannato nel Pd Tre anni per evasione



Altri disastri per il Pd di Matteo Renzi. Renato Soru, europarlamentare e segretario del partito in Sardegna (immediatamente dimissionario), è stato condannato a tre anni di reclusione per evasione fiscale. "Una sentenza ingiusta da mio punto di vista", ha subito commentato l’ex presidente della Regione e fondatore di Tiscali uscendo dall'aula del tribunale di Cagliari. E ai cronisti che gli chiedevano se si sarebbe dimesso ha risposto: "Penso a tante cose, tra cui questa. È un momento molto grave della mia vita". Pochi minuti dopo, come detto, sono arrivate le dimissioni dalla segreteria del Pd sardo.

"Non ho mai voluto sottrarre soldi al Fisco. Ho dimostrato di aver investito su un progetto industriale, quello di Tiscali, e non sul volermi arricchire". Così Soru si era difeso il 28 gennaio scorso al processo per evasione fiscale per flussi di denaro passati attraverso la società Andalas, con sede a Londra e riconducibile allo stesso patron di Tiscali, come da lui sempre dichiarato alla Consob.

Stando alle accuse, legate a una complessa ed estremamente tecnica controversia fiscale, nel 2004 la società londinese, avrebbe concesso un prestito di oltre 27 milioni di euro alla Tiscali finance. La società con sede a Cagliari, a Sa Illetta, nei cinque anni successivi avrebbe restituito parte del debito versando anche gli interessi alla Andalas. Soldi che non sarebbero stati mai dichiarati al fisco né inglese né italiano. Da qui le contestazioni che Soru, presidente della Regione Sardegna dal 2004 ai primi del 2009, aveva cercato di respingere punto per punto. I suoi legali avevano sostenuto che Soru, all’epoca dei fatti contestati,svolgeva il suo ruolo di presidente della Regione Sardegna in modo maniacale che lo portava, inevitabilmente a trascurare le sue aziende.

"Sono chiamato in causa per un’operazione che solo per motivi formali da perdita, quale è stata, figura come un utile che però non ho realizzato", aveva spiegato l’europarlamentare. "Non sapevo e non pensavo che quella operazione potesse essere rilevante. Ho fatto le cose senza cercare vantaggi fiscali, dimostrando di non mettere il denaro al primo posto. Ma questa vicenda si è trasformata in un incubo". In tribunale Soru aveva spiegato che, visto il suo ruolo pubblico, aveva deciso di non impelagarsi in una controversia fiscale ma di pagare quanto gli veniva chiesto. La sua pratica però era già finita ad Equitalia con tutti i meccanismi di moltiplicazione degli importi che hanno portato la cifra da versare, a poco meno di dieci milioni di euro. "Non è stato facile. Mi hanno preso un terzo dello stipendio e messo la casa in vendita". La sua villa di Cagliari sul colle di Bonaria è stata infatti ipotecata da Equitalia.

"Hamilton sabotato dalla Mercedes?" L'accusa.terremoto in Formula 1

"Hamilton sabotato?". Accusa-choc alla Mercedes: un nuovo terremoto in F1


La goccia che ha fatto traboccare il vaso del sospetto è stato il problema al motore nel corso del weekend in Russia. Tanto è bastato a far rimpallare la voce del sabotaggio contro Lewis Hamilton, una voce forse "sponsorizzata" anche dal suo entourage, e che dal circus della Formula 1 è arrivata fino ai media. La Mercedes contro il campione del mondo? Improbabile, eppure c'è chi lo sostiene.

A stretto giro di posta, però, arriva la netta smentita del team tedesco, con un duro comunicato: "Abbiamo i ragazzi e le ragazze migliori al mondo, che stanno facendo un ottimo lavoro, tutte le settimane. E lo fanno per la squadra, non per un pilota o per l'altro, ma per entrambi". Insomma, nessuno vuole favorire il tedesco Nico Rosberg. E ancora: "Non c'è qui un team A o un team B. Ogni singolo membro della nostra truppa si è guadagnato il diritto a far parte dell'elite del proprio campo e ha sacrificato molto per farcela".

Il comunicato prosegue: "Il weekend di un Gran Premio comincia il giovedì mattina e finisce la domenica sera, un brutto risultato può far male per qualche ora, poi la vita continua ed è la vita di un migliaio di persone a Brackley e Brixworth. Sudano, si sforzano, ridono, piangono, urlano, festeggiano e si dispiacciono, insieme, vincono e perdono, insieme. Ai nemici, agli scettici e ai cospiratori, se possiamo convincere anche la metà di voi di ciò che davvero rappresentiamo, allora potremo considerare la battaglia vinta". Basterà a tacere le voci?

Rai3, Daria Bignardi ha scelto: cacciato Giannini, arriva il riciclato di lusso

Massimo Giannini ha le ore contate: ecco chi vuole piazzare il direttore Bignardi alla conduzione di Ballarò



Che il direttore di Raitre Daria Bignardi voglia rinnovare la conduzione di Ballarò è cosa piuttosto nota. Massimo Giannini avrebbe (televisivamente) le ore contate, e ora Dagospia fa il nome di chi potrebbe prendere il suo posto. Scrive il sito di Roberto D'Agostino: "Qualcuno avverta Massimo Giannini che la spocchiosa neo-direttora di Raitre Daria Bignardi ha già scelto il suo sostituto per la prossima stagione di Ballarò! Trattasi del neo “disoccupato” Andrea Vianello...".

Vianello è l'ex direttore di Raitre. Non è durata molto la sua panchina: la Bignardi gli avrebbe promesso la prima serata.

Supernave da guerra senza equipaggio È l'ultima arma letale di Obama / Guarda

Usa, varata la nave da guerra priva di equipaggio


140 tonnellate e 40 metri di lunghezza, non si tratta della solita nave da guerra costruita dai produttivissimi cantieri americani ma di un trimarano armato che, grazie ad un sofisticato sistema radar che permette una navigazione in autonomia senza il rischio di entrare in rotta di collisione con altri vascelli, non ha bisogno di capitano e equipaggio. La Sea Hunter, ha solcato i mari davanti alle coste di San Diego, in California, per i primi test. Il progetto delle forze armate statunitensi potrebbe cambiare l'intero settore dei trasporti marittimi e rappresenta, per il Pentagono, addirittura «l’alba di una nuova era nella tattica navale e nel campo dell’automatizzazione». La Sea Hunter può navigare a 27 nodi (circa 50 km/h) restando in mare per quasi 90 giorni. Progettata per cacciare i sottomarini nemici la nave è stata costruita in Oregon e progettata dalla Darpa (Defense Advanced Research Projects Agency), un'agenzia governativa con lo scopo di realizzare progetti all'avanguardia per l’esercito Usa.

MATTEO SVELA IL PIANO In pensione prima: i dettagli Benzina e bollo, sono dolori

Novità su tasse, pensioni e bollo auto. L'idea di Renzi per spennarci ancora


Nel marasma di argomenti che vengono fuori ogni volta che Matteo Renzi fa una diretta video su Facebook, nell'ultima occasione sono spuntati un paio di macigni che faranno discutere. Renzi ha affrontato il tema rovente delle pensioni, surriscaldato dall'arrivo in questi giorni delle buste arancioni dell'Inps, oltre che dalle parole del presidente dell'istituto di previdenza, Tito Boeri, che ha profetizzato per i nati negli anni Ottanta almeno quarant'anni di lavoro e il raggiungimento della pensione non prima dei 75 anni. Ora sulle pensioni potrebbe arrivare l'ennesima riforma, come ha accennato Renzi: "Interverremo nella legge di stabilità del 2017. Quello su cui stiamo lavorando è creare un meccanismo, si chiamerà Ape - ha aggiunto il premier -  c’è già il simbolo, il nome, ne abbiamo parlato con l’Inps e sarà lo strumento in vigore con la legge di stabilità del 2017 con cui chi vorrà potrà anticipare con una decurtazione economica l’ingresso in pensione solo un certo periodo di tempo. L'operazione - ha concluso - va incontro ai nati tra il '51 e il '53". Prima che il progetto veda la luce, però, Renzi ha intenzione di confrontarsi con i sindacati e i datori di lavoro, ma dovrà fare i conti anche con l'Europa e i vincoli di bilancio da rispettare. 

Tasse - A proposito di pressione fiscale, Renzi si è vantato di aver ridotto le tasse negli ultimi due anni, anzi di aver intenzione di continuare a ridurle ancora. Peccato però che la voglia di abbassare le imposte gli sia passata non appena un utente gli ha lanciato la proposta di eliminare il bollo auto, aumentando però le accise sul carburante. L'aumento "ragionevole" delle tasse sulla benzina secondo Renzi: "Non è una cattiva idea". Passa poco e un altro utente su Twitter ha bacchettato il premier: "Aumentare le accise? Ma se nel 2014 avevi promesso di abolirle...". Renzi se ne sarà dimenticato, i suoi elettori evidentemente no.

"Questo borotalco provoca il cancro" La morte misteriosa: c'è la sentenza

Talco cangerogeno, ancora una condanna per Johnson&Johnson


Ennesima condanna per la Johnson&Johnson. Stavolta ad aver ragione sulla grande multinazionale una donna malata di tumore alle ovaie sviluppatosi a causa del talco usato per anni. L’azienda dovrà risarcire 55 milioni di dollari a Gloria Ristesund, 62enne del South Dakota.

La causa - La sentenza, pronunciata oggi, arriva dalla stessa corte che nel mese di febbraio aveva emesso un altro verdetto sfavorevole alla J&J, obbligandola a sborsare 72 milioni di dollari alla famiglia di una donna dell’Alabama, Jackie Fox, deceduta in seguito allo stesso tipo di malattia.  Gli avvocati dell’accusa hanno sostenuto che il gruppo sapeva dei grossi rischi legati all’uso del prodotto e avrebbe omesso di informare correttamente i consumatori, come sarebbe emerso peraltro anche da alcuni documenti interni dell’azienda presentati al processo.

Il ricorso - I problemi per l’azienda statunitense però non terminano certo con questa sentenza e anzi queste ultime potrebbero essere fondamentali per la determinazione di altre 1.200 cause pendenti sulla stessa tematica con altre che, secondo gli esperti, potrebbero aggiungersi dopo le recenti notizie. La Johnson & Johnson ha annunciato che presenterà appello per entrambe le decisioni, precisando che le sentenze sono contrarie ai risultati di decenni di ricerche le quali sostengono la sicurezza del talco, mai inserito tra quelle a rischio di favorire la comparsa di un tumore alle ovaie.