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lunedì 2 maggio 2016

Reddito minimo per tutti i cittadini: la città che paga chi non fa nulla

Reddito minimo per tutti i cittadini: Ecco dove



La Giunta comunale di Napoli ha approvato, con il bilancio preventivo, una delibera con la quale si introduce il reddito minimo cittadino. La delibera, a firma degli  assessori al Welfare e al Lavoro, Roberta Gaeta ed Enrico Panini, "conclude - si legge in una nota - un percorso avviato da tempo dall’Amministrazione comunale cominciato con le iniziative di contrasto all’esclusione e alla povertà, proseguito con il forte sostegno dato alla raccolta di firme per la presentazione di un progetto di legge per il reddito minimo regionale, culminato ora con l’introduzione del reddito minimo cittadino che, a partire dal 2016, sarà realtà a Napoli»"! 

Cosa prevede - La fase sperimentale servirà per correggere eventuali problemi  derivanti dalle prime attuazioni. Nelle prossime settimane, informa il Comune, saranno definiti gli importi annuali e i criteri di accesso.  Il criterio base per usufruire del reddito minimo comunale è l’essere  residenti a Napoli da almeno 24 mesi. "Napoli, insieme a Livorno - dichiarano Gaeta e Panini - è l’unica città nella quale si fa questa scelta di civiltà in un Paese che, assieme alla Grecia, è l’unico a non avere alcuna legislazione al riguardo nonostante il Parlamento Europeo, fin dal lontano 1992, io abbia chiesto con un’apposita deliberazione a tutti gli Stati membri». 

Questo ragazzo si è inventato un lavoro poca fatica, molti soldi: che bella vita

Questo ragazzo si è inventato un nuovo lavoro: poca fatica, tanti soldi e bella vita



Ha trovato il modo di guadagnare facendosi toccare i capelli. È la storia di Michael Petrolini, il ragazzo parmigiano che ha "inventato, un nuovo lavoro. Per farsi accarezzare i suoi ricci, Michael ha già guadagnato 1346 dollari in tre mesi. Lui ama viaggiare e così se ne va in giro per il mondo a farsi toccare i capelli. Dalla California a Taiwan, arrivando in Giappone, Cambogia, Australia e Nuova Zelanda. "In quelle zone è raro incontrare persone con un’acconciatura come la mia, e ho visto quanto la gente desiderasse sfiorare questi strani capelli – racconta – Così mi sono inventato questa forma di arte: io sto fermo e loro, in cambio di qualche moneta, possono giocare con i miei ricci". Ora il 24enne ha deciso di aprire un blog, vitadabackpackers.it, dove raccoglie storie di altri moderni viandanti e, soprattutto, offre consigli personalizzati a chi sta valutando l’ipotesi di caricarsi uno zaino in spalla e cambiare vita. 

La soffiata atomica sulle elezioni: "Renzi sogna di perdere, poi..."

La soffiata di Bisignani sulle elezioni: Perché Renzi sogna di perdere e cosa succederà dopo



E se alla fine perdere le elezioni a Roma e Milano fosse la prospettiva migliore per Matteo Renzi? La tesi, in apparenza provocatoria, è di quel volpone di Luigi Bisignani, uno che di strategie e psicologie politiche s'intende eccome. 

Smottamento al centro - Nel suo editoriale sul Tempo parla di un "Berlusconi Lazzaro, resuscitato un'altra volta". Marchini e Parisi potrebbero vincere, aprendo una fase nuova per la politica italiana. Si potrebbe assistere a uno smottamento al centro, con la sinistra anti-Cav ancora una volta spiazzata dalle mosse del leader di Forza Italia. "Berlusconi ha dimostrato di non essere affatto condizionato, come dicevano i maligni, dal cerchio magico e neppure da quei suoi parlamentari del nord che si battevano per la Meloni nella speranza di ingraziarsi Salvini e strappare da lui un seggio sicuro alle prossime elezioni". 

Il piano di Renzi-Verdini - Se davvero a Roma vincessero i due candidati del centrodestra a trazione forzista ("probabilmente quello che Renzi stesso segretamente vuole"), è la conclusione di Bisignani, le conseguenze sarebbero pesanti: "Una federazione di partiti capeggiata dallo stesso premier", per "dare vita a un grande movimento liberale per una pacificazione nazionale che metta fine al conflitto con i giudici e dia all'Italia un fisco equo e agli italiani stabilità". Troppo ottimistico? Forse, ma "Verdini sta preparando tutto da tempo con la precisione di un chirurgo". Anche per questo Matteo Salvini si sarebbe esposto a favore della "fatina Raggi": sostenere la grillina al ballottaggio per far fuori in un colpo Renzi e Berlusconi.

Centrodestra, un sondaggio cambia tutto: Il futuro di Berlusconi è questo / I dati

Il sondaggio che cambia i piani al Cav: il futuro del centrodestra è questo



Anche dopo la scelta di sostenere Marchini candidato sindaco a Roma, Silvio Berlusconi ha continuato a ripeterlo: non si torna al Patto col Nazareno e l'appoggio a un centrista di estrazione "sinistra" come Alfio non è un messaggio distensivo verso Matteo Renzi. Ma c'è un sondaggio su Forza Italia e i suoi elettori che potrebbe cambiare le carte in tavola. 

Da Forza Italia a Forza Silvio - L'alleato perennemente in bilico Matteo Salvini è stato chiaro: se Forza Italia deciderà di combattere questa Unione europea andrà a braccetto con la Lega, altrimenti addio. Ma davvero il Cav avrà la volontà di voltare le spalle al Ppe e soprattutto ai moderati? Sul Giorno una rilevazione di Ipr Marketing fa propendere per l'esatto contrario. Attualmente i candidati sindaco di Forza Italia sono quotati tra il 10 e il 12%, con punte negative sotto il dieci. "Se la rottura dell'alleanza con la destra sarà sancita - scrive il direttore dell'istituto Francesco Ghidetti -, si potrebbe compiere la definitiva trasformazione di Forza Italia in Forza Silvio: un soggetto più esiguo di ispirazione marcatamente moderata che mantiene le distanze da Renzi, ma non una contrapposizione totale".

"Non ostili a Renzi" - Negli ultimi due anni il capitale di voti degli azzurri si è praticamente dimezzato, con le componenti di destra (il 9% totale) che si è rifugiato verso Salvini (+7%) e Meloni (+2%). Gli elettori che continuano a riconoscersi in Berlusconi e Forza Italia, nota GHidetti, sono dunque ora più "omogenei", moderati, "di centro". Anche per questo solo il 20% dei simpatizzanti azzurri vorrebbe un ricollocamento più a destra. La maggioranza vorrebbe un candidato premier simile a Marchini, Parisi e Lettieri: un moderato in grado di misurarsi con Renzi. Ma qui arriva il dato più significativo: il 50% degli elettori forzisti vorrebbe una politica dialogante nei confronti del governo. Calcare la mano contro Renzi (a cui gli elettori azzurri consultati da Ipr Marketing si dicono "non ostili") potrebbe far guadagnare qualche voto perso, ma rischierebbe viceversa di perdere lo zoccolo duro dei berlusconiani. 

Esami e ticket troppo cari: un anziano su tre non si cura

Esami e ticket troppo cari: un anziano su tre non si cura


di Edoardo Cavadini



In pensione sempre più tardi, con un assegno sempre più leggero e una speranza di vita minata dalla rinuncia volontaria alle cure mediche. Un quadro terrificante per la generazione '80 - quella che secondo le previsioni di mister Inps, Tito Boeri, potrà lasciare la scrivania non prima dei 75 anni - confermato dalla fotografia di quanto accade ai suoi nonni, i quali ricorrono sempre meno agli strumenti diagnostici del sistema sanitario nazionale non perché colpiti da un' epidemia di masochismo, ma perché costretti a decidere tra mettere la pagnotta sul tavolo e fare una risonanza magnetica. Lasciando la parola ai numeri, il 34% degli italiani che hanno superato i 60 negli ultimi anni ha rinunciato a sottoporsi a visite specialistiche a causa del costo elevato del ticket.

Tendenza confermata dal fatto che solo l' 11% di loro può permettersi di dedicare dal 20 al 30% del proprio reddito alle spese sanitarie, a fronte del 46% che non riesce a destinarvi più del 10% di quanto ha in tasca. Lo spiega una rilevazione effettuata dalla Confesercenti-Swg in occasione della Settimana della salute che partirà domani. La drammaticità di questi dati è sottolineata da Lino Busà, direttore della Fipac-Confesercenti. E non si tratta solo di usare la forbice per tagliare prelievi del sangue, radiografie e visite dall' urologo. Se le pretese del Ssn aumentano, non si può dire lo stesso della sua efficienza in termini di risposta immediata alle esigenze del paziente: così, a causa di liste di attesa spesso insuperabili, chi è già costretto a a praticare una spendig review su se stesso, in caso di emergenza deve sborsare fior di euro per accedere alle strutture private e così garantirsi cure tempestive. Si parla del 60% del campione nazionale di over 60.

Secondo un' indagine di Altroconsumo della fine dell' anno scorso, la voce sanitaria "mangia" il 14% del reddito netto familiare, con le spese per il dentista in cima alla classifica (1.300 euro in media l' anno). La conseguenza è che quattro italiani su dieci hanno difficoltà a saldare i conti per visite e prestazioni. Per far fronte a questo, spesso e volentieri si innesca un circolo vizioso che finisce per peggiorare le condizioni di salute già precarie: meno ci curiamo, peggio staremo in futuro. La spia è l' aumento dei giorni di malattia chiesti all' anno, passati da una media di 10 del 2010 a 13 nel 2015. E meno persone al lavoro significano meno capacità produttiva dell' azienda, con conseguente impatto negativo sull' occupazione.

Altro effetto collaterale dell' insostenibilità delle cure mediche è il boom dei prestiti: per Altroconsumo il 13% degli italiani ha chiesto soldi alle banche o a un familiare per pagarsi le spese sanitarie: in media si parla di circa 3mila euro l' anno, che però il 43% delle persone si dichiara certa di non poter restituire.

A gettare benzina sul fuoco è anche l' inversione di tendenza sulla speranza di vita che per la prima volta da anni ha segnato un calo: dagli 80,3 anni per gli uomini e 85 per le donne, del 2014, si è passati a 80,1 anni per gli uomini e di 84,7 per le donne, secondo i dati Istat più recenti resi noti nel rapporto Osservasalute 2015. Oltre a questo dato, per il quale non c' è da esultare, c' è poi la questione delle campagne di prevenzione e degli screening, che non si riescono a fare per mancanza di soldi e che alla salute della popolazione sono ovviamente correlati. L' Italia destina alla prevenzione il 4,1 per cento della spesa sanitaria totale, percentuale che ci piazza tra gli ultimi posti d' Europa.

Così si muore negli ospedali italiani: incendio, paziente bruciato vivo

Incendio all'ospedale San Camillo di Roma: morto un paziente



Tragedia all'ospedale San Camillo di Roma: un paziente ricoverato è morto a causa di un incendio sviluppatosi per cause ancora da accertare nel reparto Medicina del padiglione Maroncelli. Le fiamme sono divampate venti minuti dopo mezzanotte e sono state domate dall'intervento tempestivo dei vigili del fuoco, che non ha potuto tuttavia salvare la vita del paziente. Sulla vicenda ha annunciato un'interrogazione al presidente della Regione Lazio il vice presidente del Consiglio regionale, Francesco Storace: "Voglio sapere come era composto il turno, quanti medici e infermieri c'erano a quell'ora e come sia stato possibile che un incendio scoppiasse senza che nessuno riuscisse a intervenire per tempo e come mai non si trova la cartella clinica del paziente o nessuno, a distanza di ore, sia stato in grado nemmeno di identificarlo".

L'intervista / BOMBA SULLE PENSIONI Gli assegni agli immigrati In che anno fallirà l'Inps

Bomba sulle pensioni: gli immigrati faranno fallire l'Inps


intervista a cura di Francesco Borgonovo



C'è una tegola che grava sui conti dell'Inps. Un rischio concreto che però i tecnici e i politici cercano di occultare sotto strati di buoni sentimenti. Quante volte abbiamo sentito ripetere che "gli immigrati salveranno le nostre pensioni"? Beh, le cose stanno in un modo un po' diverso. A spiegarlo è Gian Carlo Blangiardo, docente all'Università di Milano Bicocca, tra i più autorevoli demografi in Italia. Non un pericoloso populista, dunque, ma uno studioso di rango, senza pregiudizi (lo dimostra il titolo di uno dei saggi dai lui curati sull immigrazione: L' immigrato. Una risorsa a Milano). Blangiardo snocciola dati, e ci fa aprire gli occhi su un problema molto serio.

Giorni fa La Stampa ha pubblicato un articolo sul futuro prossimo del nostro sistema pensionistico.E ha indicato il 2030 come «anno zero», quello in cui i conti dell' Inps saranno in pericolo. Che cosa accadrà?

"Arriveremo al punto in cui il sistema pensionistico sarà a rischio a causa delle variazioni dei potenziali pensionati. Gli ingressi nel sistema pensionistico tenderanno ad aumentare e crescerà il divario fra chi lascia la pensione (perché muore) e chi ne riceve una. Allora il sistema pensionistico dovrà cercare di far quadrare i conti. Ma c' è un altro problema".

Ovvero?

"È quello che io chiamo "effetto invecchiamento importato"".

Di che cosa si tratta?

"A partire dal 2030 avremo numerose persone non nate in Italia che raggiungeranno l' età per andare in pensione (attorno ai 65 anni). Parliamo di circa 200 mila persone all' anno che si aggiungono ai nostri figli del baby boom degli anni 60. Quindi non solo avremo a che fare con persone nate e invecchiate in Italia, ma anche con stranieri nati altrove e invecchiati qui".

Quali saranno le conseguenze di questo "invecchiamento importato"?

«Ci saranno per l' appunto circa 200 mila persone l' anno che diverranno anziane e avranno diritto alla pensione. Il fatto è che si tratta di soggetti che hanno iniziato tardi a contribuire. Perché magari si sono regolarizzati in età avanzata, anche a quarant' anni. Succederà quindi che queste persone avranno diritto alla pensione, ma i loro assegni saranno estremamente bassi, forse sotto i minimi di decenza. Se fra quindici anni ci troveremo tantissima gente in queste condizioni, qualcuno - anche legittimamente - dirà che queste persone non hanno abbastanza, e che si deve intervenire».
Nel senso che lo Stato dovrà in qualche modo aumentare quelle pensioni basse.
«È un problema latente, ma succederà. E dobbiamo tenerlo presente al momento di fare leggi e riforme».

Molti sostengono - lo ha detto anche il presidente dell' Inps Tito Boeri- che gli immigrati sono necessari per pagare le nostre pensioni.

"Questa è una affermazione che va letta nel modo giusto. Le faccio un esempio su di me. Fra tre anni andrò in pensione. Se guardo quello che verso oggi, tra l' università e il resto, e considero quello che ottengo in cambio, risulto una sorta di benefattore. Ma non sarà sempre così. Io mi aspetto che presto lo Stato mi renda quando andrò in pensione quello che io ho versato".

Lo stesso ragionamento vale per gli stranieri che oggi «anticipano» denaro che in seguito dovranno legittimamente ricevere.

"Sugli immigrati non possiamo limitarci a fare un discorso di cassa. Oggi il bilancio dell' immigrazione può essere anche positivo, perché abbiamo persone giovani che versano i contribuiti e non incassano. Boeri dice una cosa vera quando sostiene che i soldi degli stranieri servono anche a pagare le pensioni erogate oggi. Ma il ragionamento non può fermarsi qui. Dobbiamo considerare il sistema di competenza. E cioè calcolare che quello che viene versato oggi a fini contributivi è una anticipazione. Gli immigrati non stanno dando un contributo al Paese: stanno versando una somma che sta lì in attesa di essere restituita".

Quindi l' arrivo degli immigrati non salverà il nostro sistema pensionistico, tutt' altro.

«Ripeto: non si possono fare solo discorsi di cassa. Certo, un vantaggio l' immigrazione lo porta, da quel punto di vista.

Ma i contributi versati oggi dagli immigrati giovani non risolvono il problema dell' invecchiamento della popolazione». Perché anche gli immigrati invecchiano, appunto.

"Per invertire la tendenza sull'invecchiamento, servirebbero flussi di immigrati tali da pompare costantemente persone giovani, al ritmo di almeno 400-500 mila individui all'anno".

Beh, è quello che alcuni politici e analisti auspicano o teorizzano.

"Certo, una cosa del genere rallenterebbe l' invecchiamento. Ma porrebbe una serie di problemi collaterali. Come si fa a integrare un numero così alto di persone? Da tempo studiamo il problema dell' integrazione. Quello che emerge è che la vera soluzione è il tempo. Più c' è anzianità migratoria - cioè più gli immigrati passano del tempo qui - più c' è la possibilità che si integrino. Ma se hai ogni anno dei flussi di giovani così alti, come si fa a integrare? Il sistema ha dei limiti".

Dunque oggi l' immigrazione non risolve il problema dell' invecchiamento.

"Lo sposta. Gli immigrati ci danno una boccata d' ossigeno. Poi però anche gli immigrati invecchieranno e i nodi verranno al pettine".
Nel senso che dovremo restituire i loro i contributi che oggi versano per avere domani una pensione.

"Certamente, visto che solo una minima parte rientrerà al Paese d' origine. Del resto, scusate, ma non possiamo pensare che gli stranieri siano privi di buon senso. Se uno arriva qui da giovane e poi invecchia, perché dovrebbe andarsene proprio in tarda età? E cioè quando ha più bisogno di assistenza, quando magari ha figli e nipoti, insomma una famiglia? Dovrebbero tornare a casa da vecchi? Ma nemmeno per idea. Restano qui, e usufruiscono dei servizi. Hanno capito come funziona il sistema e se hanno dei diritti li esercitano. È molto raro che il sogno di tornare in patria si concretizzi in vecchiaia. Anche perché i legami si allentano. Se uno vuole tornare a casa lo fa magari durante le vacanze, non certo rinunciando alla cittadinanza o anche solo alla residenza e ai benefici che porta".

O magari torna a vivere in patria, ma con la pensione italiana. Succede già. In sostanza, quello che gli immigrati ci danno oggi dovremo renderlo poi, probabilmente con gli interessi.

"Sì, quello che ci danno dovremo restituirlo, forse anche di più. Prendiamo una cosa che dice Boeri, e cioè che ci sono gli immigrati che versano contributi, magari per un periodo limitato, e poi se ne vanno. Motivo per cui abbiamo accumulato un tesoretto da 3 miliardi. Sinceramente, io penso che se quel tesoretto non viene utilizzato in fretta, rischiamo seriamente di perderlo. Qualcuno dirà che non è giusto tenerselo. Prima o poi l' Unione europea o qualche altro organismo simile sosterrà che non stiamo rispettando princìpi di equità, e che dobbiamo restituire il tesoretto. Certo, ci vorrà tempo, ci vorranno accordi con i Paesi di provenienza degli immigrati. Ma presto o tardi chi ha versato contributi qui - fosse anche solo per un paio d' anni - vorrà che gli siano restituiti. E il tesoretto si ridimensionerà, per lo meno".

Oltre alle pensioni, il problema incombente è quello della sanità.

"È chiaro che ci sono dei rischi anche per il sistema sanitario, che per ora scricchiola ma tiene. Fra circa quarant' anni in Italia ci saranno 1,2 milioni di ultra novantacinquenni. Oggi sono meno di 200 mila. Tenendo presente che praticamente tutti prendono l' accompagnamento, cioè 500 euro al mese, fate i conti. Moltiplicate 1,2 milioni per 500 euro e otterrete quanto ci costerà tutto questo".

Eppure, dicono i dati dell' istituto «Osserva-Salute», l' aspettativa di vita degli italiani è calata. Per la prima volta dal Dopoguerra siamo di fronte a una inversione di tendenza.

"Diciamo la verità. L' aspettativa di vita degli italiani è già calata quattro volte dal Dopoguerra. Per la precisione nel 1975, nel 1980, nel 1983 e nel 2003. E tutte le volte che è diminuita (di 0,2 massimo 0,3 anni), l' anno dopo è aumentata di 0,6-0,7 anni. Può darsi che succeda anche nel 2016. La tendenza di fondo indica un progressivo aumento della sopravvivenza. E anche per questo bisogna vedere se il sistema sanitario potrà tenersi in piedi".