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martedì 19 aprile 2016

Un colpo al cuore di Berlusconi Scissione in Forza Italia: chi va via

Un colpo al cuore di Berlusconi. Scissione Forza Italia: chi esce



Forza Italia sembra essere arrivata al punto di non ritorno, e per questo oggi, martedì 19 aprile, Silvio Berlusconi partirà alla volta di Roma: dopo quattro giorni, il ritorno nella Capitale, dove il centrodestra continua a dilaniarsi nella corsa al Campidoglio. Il Cav scende a Roma con un solo obiettivo: trovare una soluzione al rebus Bertolaso, Meloni e, volendo, anche Marchini. Così non si può andare avanti, tanto che lo stesso partito sarebbe in rivolta. E la minaccia è delle peggiori: la scissione, un big bang azzurro subito dopo le amministrative. La minaccia è arrivata, chiara e tonda, dal partito romano.

Gli argomenti usati dagli "scissionisti" romani sono semplici: poiché Giorgia Meloni surclassa Guido Bertolaso nei sondaggi, Berlusconi dovrebbe farsene una ragione, spingere l'ex capo della Protezione civile a ritirarsi e dunque convergere sulla leader di FdI-An. Da parte del leader azzurro, sulla Meloni, resta il gelo: non ha mai digerito il primigenio "no" ad Alfio Marchini e, soprattutto, la scelta di candidarsi dopo Bertolaso, spinta e incoraggiata da Matteo Salvini. Ma da parte della Forza Italia romana, al Cav, è stato spiegato che in caso di tracollo alle urne "cavalcando" Bertolaso, per loro, l'esperienza sarà finita: poiché risalire la china sarebbe impossibile, direbbero immediatamente addio al partito.

"PRENDERANNO LE ARMI" La disgrazia dietro l'angolo Pansa e "i giorni contati"

Pansa: per Renzi una grande disgrazia dietro l'angolo


di Giampaolo Pansa


Quanti sono gli italiani che leggono l’Osservatore romano, il quotidiano della Santa Sede? Immagino pochi, nonostante sia un giornale ben fatto e sempre molto informato, grazie all’abilità professionale del suo direttore, Giovanni Maria Vian. Eppure in questi giorni si è discusso molto di un’intervista pubblicata dal foglio vaticano. A parlare era il vescovo cattolico Fragkiskos Papamanolis, il presidente dell’episcopato ellenico, uno dei dignitari che ieri hanno accolto Papa Francesco al suo arrivo nell’isola di Lesbo. Papamanolis gli avrà detto quello che aveva spiegato all’Osservatore romano? Penso di sì dal momento che in certi casi i preti, anche quelli più cauti, sanno andare giù duro. 

Il vescovo in questione, un signore con un bel viso corredato da una barba bianca, ha rivelato che in Grecia la questione dei migranti nelle isole elleniche sta diventando molto pericolosa. Non c’è pace tra gli ulivi di quel territorio. I furti e i saccheggi nei negozi di alimentari si stanno moltiplicando. Una quota di profughi, esasperati dalle traversie incontrate e dalle condizioni disumane di vita nei centri di accoglienza, diventano violenti e si abbandonano a gesti deprecabili.

Come reagiscono i greci di Lesbo e delle altre isole? Si stanno armando. Un negoziante di articoli per la caccia ha dichiarato alla televisione ateniese di aver venduto nelle scorse settimane più fucili e munizioni che in un anno. Altrettanto allarmanti sono le notizie che arrivano da paesi europei lontani dalla Grecia. Venerdì Libero ha rivelato quando sta accadendo in Bulgaria. La tivù di Sofia ha dedicato un servizio a Dinko Valev, un giovanottone di 28 anni, definito «super eroe» perché con altri bulgari, armati come lui di fucile, pattuglia il confine con la Turchia. 

Sono sintomi pericolosi di una tensione che l’arrivo continuo di profughi sta facendo crescere in Europa. Quanto ne sappiamo noi cittadini della Ue ancora al sicuro nelle nostre case? Poco o niente. Non ho trovato inchieste o studi che descrivano le conseguenze sui civili dello tsunami migratorio in atto. Anche libri importanti come L’assedio di Massimo Franco, pubblicato pochi giorni fa da Mondadori, volano alto e non si occupano di quanto succede in basso, nelle città, nei paesi, nelle strade. Dunque mi affido a quel che vedo e annoto nei miei taccuini. La prima sensazione è che, sotto il fastidio per la ciclopica transumanza, stia montando una rabbia pronta a esplodere. 

Di lavoro non ce n’è per tutti. Chi fa la spesa lamenta l’accattonaggio all’ingresso dei supermercati di gruppi sempre più folti di neri. Abbordano le signore chiamandole «mami» e pretendono una mancia, anche di un solo euro. Eppure non hanno l’aspetto dei mendicanti. Non di rado sfoggiano abiti buoni. Possiedono cellulari di ultima generazione o altre diavolerie elettroniche per chattare di continuo, senza smettere mai. 

L’italiano qualunque si infuria quando sente parlare di emergenza. La convinzione sempre più diffusa è che l'arrivo dei clandestini durerà per anni, creando problemi difficili da risolvere. Il rebus è dove collocare questi migranti. I centri di accoglienza sono al collasso, così dicono quanti li dirigono. Il governo ha sollecitato i comuni a fare la loro parte. E il motivo, non dichiarato, è evidente. 

Si comincia a parlare di requisizione degli alloggi sfitti. I sindaci dovrebbero indicare dove si trovino e a chi appartengano. L’augurio è che siano soltanto parole. Se accadesse davvero, vedremmo la rivolta anche degli italiani più miti. Con esiti che danno i brividi. 

Mi pare di aver capito che l’uomo della strada non creda per davvero all’equazione «immigrati uguale terroristi». Ma a giudizio di molti, l’Austria fa bene a sbarrare i confini. Però il vero problema è un altro. I migranti sono quasi tutti giovani e in gran parte maschi. Invece noi europei siamo un insieme di popoli vecchi. Se iniziasse un’epoca di tensioni etniche, saremmo destinati a perdere. Qualcuno sostiene che stiamo già perdendo. Ed elenca i vantaggi che i clandestini ottengono. A scapito dei residenti, poiché il denaro non ci sarà per tutti. 

Anche per questo motivo si va diffondendo una convinzione che sino a poco tempo fa non era di molti. Dice: il governo Renzi ha commesso l’errore fatale di non respingere sin dall’inizio i barconi che partivano dalla Libia in direzione dell’Italia. Bisognava minacciare di affondarli e, se necessario, farlo subito. Ci sarebbero stati dei morti? Pazienza, il medico pietoso uccide l’ammalato.

In casa nostra è prevalsa la carità dei cattolici, dei preti, dei vescovi e di Papa Bergoglio. Nessuno ha dimenticato la visita del Pontefice a Lampedusa e il suo invito ad accogliere tutti i clandestini. 

«Adesso dovremo tenercela in casa, questa gente che campa alle nostre spalle!» impreca l'italiano qualunque. Il successo della Lega e soprattutto del suo leader, Matteo Salvini, nasce da questo umore acre. Tanti sono convinti che il leghismo muscoloso non andrà mai al governo. Ma questo non incrina il prestigio del leader in felpa da battaglia. Anche lui, come il bulgaro Dinko Valev, è considerato un super eroe. Se riempie le piazze, il motivo è soltanto questo, non il programma leghista che quasi nessuno conosce. 

Del tutto opposto è il giudizio su Matteo Renzi, il premier. Se ascoltiamo quel che si dice di lui nei bar, in trattoria, sul treno e per strada, la sensazione è una sola: la sua popolarità sta calando con una velocità imprevista. A incrinarla è l’atteggiamento nei confronti delle ondate migratorie. Può essere possibile che il premier riesca a fermare la discesa dei consensi, però non sarà un esercizio facile. 

I capi d’accusa contro di lui sono parecchi. È un cattolico, ragiona come un boy scout, non si metterebbe mai contro Papa Bergoglio. Ma è soprattutto un parolaio a vuoto, un fancazzista che si vanta di successi inesistenti. Anche le sue ultime uscite sembrano fatte apposta per irritare la gente senza potere. Renzi ha appena detto: «In Italia non c’è un’invasione in corso. I numeri degli sbarchi sono appena qualcuno in più rispetto all’anno passato». 

Le cifre diffuse dai suoi uffici lo smentiscono. Il ministero dell’Interno rivela che negli ultimi tre mesi di questo 2016 sono sbarcati sulle coste italiane 24mila clandestini, il 25 per cento in più rispetto al primo trimestre del 2015. Soltanto negli ultimi tre giorni abbiamo accolto seimila migranti. E altri ne arriveranno.

Un signore anziano mi ha detto, infuriato: «Se Renzi non è in grado o non vuole impedire l’arrivo dei barconi, almeno ci racconti la verità. Non credo che il premier sia un bugiardo seriale. Del resto tutti i capi di governo mentono. Ma lui ha la menzogna facile. Credo che molti italiani se ne ricorderanno quando si andrà a votare per il nuovo Parlamento». 

È una previsione esatta? Anche il Bestiario, nel suo piccolo, è tenuto a dire la verità. Il sottoscritto ritiene che le grandi masse abbiano la memoria corta. E il giorno che si apriranno le urne, in tanti andranno a votare per Renzi, per mancanza di avversari. Nel frattempo, lui avrà messo in piedi il suo gioco di prestigio più sopraffino: il Partito della Nazione. A impedirgli di stravincere può essere soltanto una grande disgrazia legata all’invasione dei clandestini. Nessuno se la augura. Ma è dietro l’angolo. 

Ufficiale: il sorpasso nei sondaggi Mentana, verdetto affonda-Renzi

Sondaggio di Mentana, è ufficiale: il centrodestra sorpassa il Pd



Il sorpasso ora è ufficiale: anche per il sondaggio di Emg Acqua per il TgLa7 di Enrico Mentana, il centrodestra unito supererebbe il Pd di Renzi. Si tratta "soltanto" di mettere d'accordo tutte le parti in causa: impresa non da poco, per la verità. 

Sale la Lega Nord - Nell'ultima rilevazione, il Pd cala al 30,6% (-0,3), con il Movimento 5 Stelle stabile al 27,3%, la Lega Nord in aumento dello 0,3 (oggi al 14,7%), Forza Italia ancora al 12,2 per cento. Dietro, sale sia pur di poco Sinistra italiana (4,6%, più 0,1), Fratelli d'Italia resta al 4,4% mentre è piuttosto pesante l'arretramento di Ncd, calato di 0,4 punti e ora al 3% tondo. 

Al ballottaggio - Stando così le cose, il centrodestra unito sarebbe al 30,6% (+0,4) superando il Pd renziano (30,1%, -0,4). Al ballottaggio, i 5 Stelle batterebbe il Pd (52%, ma vantaggio in calo dello 0,7) mentre il Pd avrebbe la meglio con il centrodestra (51%, anche in questo caso forbice in diminuzione dello 0,7), mentre il divario maggiore si registrerebbe tra 5 Stelle e centrodestra (grillini al 53,1%, +0,1).

lunedì 18 aprile 2016

La Germania ammazza l'Europa Cosa vuole tassare per i migranti

La Germania: eurotassa sulla benzina per salvare i migranti



Ma sì, tiriamoci una bella martellata sulle palle. La proposta della Germania per trovare le risorse economiche con cui gestire la crisi dei migranti (tradotto: dare miliardi alla Libia perchè faccia filtro anzichè far passare tutti i disperati diretti in Europa) è nientemeno che una eurotassa sulla benzina. E certo, a Berlino e dintorni mica hanno le accise varie e i contributi più ridicoli e assurdi che noi paghiamo in Italia. Così, alè, tassiamo la benzina. Il ministro tedesco Wolfgang Schaeuble ne ha già discusso col presidente della commissione europea Jean Claude Juncker. La proposta tedesca è alternativa a quella avanzata da Renzi per realizzare degli Eurobond con cui trovare le risorse per la gestione degli sbarchi, alla quale stamattina la cancelliera tedesca Angela Merkel ha opposto un secco no. 

Caivano (Na): Via Puccini, Emione: Vicino alla famiglia della Signora Rita Grimaldi deceduta ieri in Ospedale

Caivano (Na): Via Puccini, Emione: Vicino alla famiglia della Signora Rita Grimaldi deceduta ieri in Ospedale


di Francesco Emione

Architetto Francesco Emione
Liberi Cittadini

Appresa la notizia del decesso della signora Rita Grimaldi, a seguito dello scoppio in Via Puccini. In rappresentanza del gruppo politico Liberi Cittadini non possiamo che unirci al dolore della famiglia Grimaldi, auspicando una maggiore concretezza da parte dell'amministrazione Monopoli nell'aiutare le famiglie colpite dalla tragedia. 

Mattarella, la scelta molto sospetta Cosa ha fatto nel giorno del voto

Mattarella, la scelta molto sospetta: cosa ha fatto nel giorno del voto



Nel giorno del referendum, Sergio Mattarella si è palesato in tarda serata. Per la precisione dopo le 20.30. Un'orario tutt'altro che casuale per recarsi alle urne a votare. Una scelta che ha un chiaro significato politico: i maligni, infatti, sussurrano che il Colle abbia voluto dare un aiutino a Matteo Renzi.

Già, perché se il Capo dello Stato "latita", e insomma non va a votare al referendum sulle trivelle, il messaggio è chiaro: la consultazione è inutile, anche per lui. Ma il fatto che abbia scelto la tarda sera per esercitare il suo diritto è ancor più sospetto: forse per lui il referendum contava, ma per questioni di realpolitik meglio se non avesse raggiunto il quorum, come è accaduto. Perfetto, dunque, votare a tarda sera, rompendo la consolidata prassi degli inquilini del Quirinale, che di solito, alle urne, si recano di primissima mattina (eccezion fatta per un lontano precedente che riguardò Cossiga).

Il sospetto, dunque, è che a causa del forte valore politico assunto dal referendum, Mattarella abbia scelto di influire il meno possibile sull'esito della consultazione, "nascondendosi". Già, perché l'inquilino del Colle, è cosa nota, della stabilità di governo ha fatto il suo pallino. E se quel referendum fosse passato, le conseguenze per Palazzo Chigi avrebbero potuto essere tragiche.

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