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domenica 20 marzo 2016

Belpietro: l'offensiva anti-Cav di Salvini? Una conseguenza non prevista...

Belpietro: la profezia sul Cav cosa farà grazie a Salvini


di Maurizio Belpietro



Per descrivere ciò che sta accadendo nel mondo del centrodestra, ieri la maggior parte dei giornali usava termini come parricidio, suicidio e sfascio. Parole già usate nei giorni scorsi da Libero per raccontare il caos di Roma. Sul nostro giornale, infatti, ci eravamo presi la briga di anticipare ciò che stava accadendo, spiegando che la guerra in corso avrebbe avuto come epilogo finale non la vittoria del centrodestra, ma la sua sconfitta. E allo stesso tempo l' insuccesso era messo nel conto pur di raggiungere l' obiettivo, ovvero la fine della lunga leadership di Silvio Berlusconi nell' area moderata.  Il tira e molla su Guido Bertolaso, prima scelto, poi rifiutato, poi di nuovo designato e infine scartato, non si comprende se non si fa lo sforzo di capire che l' elezione del sindaco di Roma non c' entra nulla. La posta in gioco, in questo caso, non è chi si insedierà in Campidoglio nei prossimi mesi, ma chi in futuro guiderà la coalizione di centrodestra. Bertolaso è il mezzo, non il fine. Matteo Salvini e Giorgia Meloni lo usano, ma il fine resta Silvio Berlusconi. Non è l' ex capo della Protezione civile ad essere nel mirino, ma l' ex presidente del Consiglio. Salvini e Meloni si vogliono liberare di lui, della sua presenza, della sua influenza sul centrodestra, per prepararsi alla sfida elettorale del 2018.

Ciò a cui assistiamo dunque è una fase di transizione: nel centrodestra c' è chi si scalda i muscoli in attesa di prendere il posto del Cavaliere nella sfida contro Matteo Renzi, quando si voterà per il rinnovo del Parlamento. Naturalmente si può comprendere che i due giovani che guidano Lega e Fratelli d' Italia vogliano farsi largo e lo facciano anche a scapito del precedente leader. Il parricidio, in politica ma non solo, sta nelle cose e non c' è di che scandalizzarsi. Se si vuole, perfino la sconfitta nella Capitale può stare nelle cose. Si accetta oggi l' insuccesso per preparare la vittoria di domani. Fin qui insomma, tutto normale. Può dispiacere a Berlusconi e forse anche ai suoi fan, ma da che mondo è mondo esistono le stagioni ed esiste pure il cambio di stagione. Ciò detto, in quello che reputiamo un fenomeno naturale e perfino un processo psicologico conosciuto come l' uccisione del padre, c' è un piccolo problema che rischia di sconvolgere ogni cosa. La guerra nel centrodestra per la futura leadership, ossia per trovare il candidato che un domani dovrà confrontarsi con Matteo Renzi, potrebbe funzionare se noi ci trovassimo in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. Cioè se avessimo due blocchi omogenei contrapposti, ognuno dei quali esprime un proprio leader. Ma noi non abbiamo queste condizioni.

Noi ci troviamo a fare i conti con tre blocchi: uno di centrosinistra, un altro di centrodestra e infine un terzo che dichiara di essere antisistema. Nel primo blocco ci sono tensioni e c' è chi minaccia una scissione a sinistra. Nel secondo blocco le scissioni si susseguono una dietro l' altra dal 2012 (prima Ncd, poi Fitto, quindi Verdini e ora un' altra è sulla rampa di lancio), mentre nel terzo si registra una lenta emorragia. Con questo scenario, se domani Lega e Fratelli d' Italia facessero da soli non otterrebbero di costringere Forza Italia a seguirli, ma accelererebbero solo un processo di disgregazione del centrodestra che porterebbe il partito di Silvio Berlusconi fuori dal blocco di opposizione.

Per essere chiari, significa che Salvini e la Meloni stanno facendo un piacere al Renzi che dicono di volere combattere. Poniamo infatti che Berlusconi esca suonato dal voto di Roma, cioè più che marginalizzato. Che gli resterebbe da fare? Di unirsi al blocco di centro che, uscito da Forza Italia, oggi sostiene il governo. Così noi avremmo un blocco antisistema costituito dai Cinque Stelle, un centrodestra dimagrito costituito da Lega e Fratelli d' Italia, un grande schieramento di Centro-Centrosinistra e, probabilmente, un raggruppamento di sinistra.  Paradossalmente, Salvini e la Meloni, rompendo con Berlusconi, stanno predisponendo le condizioni per un nuovo patto del Nazareno. Che per il presidente del Consiglio sarebbe ovviamente manna dal cielo.

Con i voti portati in dote da ciò che resta del centrodestra, Renzi potrebbe liberarsi definitivamente delle sue frange estreme, mandando Massimo D' Alema e i pochi seguaci che gli restano a quel Paese. La mossa di Lega e Fratelli d' Italia per avere la leadership del centrodestra e dare una svolta lepenista all' area moderata per Renzi non potrebbe essere migliore. Lui rimarrebbe arbitro della situazione, senza più la zavorra sinistra e con delle opposizioni di molto dimagrite. Uno scenario più favorevole per rimanere al centro della scena non si poteva immaginare.

Ministri, chi è ricco e chi è povero: ecco i loro redditi (sorpresa Boschi...)

Stipendi degli onorevoli: Galletti è il ministro più ricco, la Boschi è la più povera



È Maria Elena Boschi il ministro del governo Renzi che guadagna di meno: 96.568 euro nella dichiarazione 2015 relativa all' anno fiscale 2014. Il più «ricco», invece, tra i ministri è il titolare dell' Ambiente Gian Luca Galletti: 126.119 euro. I redditi dell' esecutivo, a partire da quello del premier Matteo Renzi (imponibile di 107.960 euro) sono rimasti sostanzialmente gli stessi nell' ultimo anno. Tra i più facoltosi e sopra la soglia dei 100mila euro, Giuliano Poletti (122.886 euro).

Da Brunetta a Bersani - Il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta con 226mila 248 euro è il deputato più «ricco». Al secondo posto l' esponente di Scelta Civica, Giovanni Monchiero, con 203mila 35 euro. Al Senato il più ricco è invece Karl Zeller del gruppo delle Autonomie che dichiara 450mila 044 euro. Parecchio a distanza gli altri leader politici. Sfiora i 150 mila euro l' ex segretario Pd, Pier Luigi Bersani, (147mila 443 euro), mentre Angelino Alfano, ministro dell' Interno e segretario di Ncd, dichiara 116mila 276 euro. Sfiora invece i 100 mila euro (99mila 444 euro) Giorgia Meloni leader di Fratelli d' Italia, e pressoché gli stessi redditi dichiara anche Denis Verdini, leader di Ala, che denuncia 99mila 783 euro. Sugli stessi livelli anche il capogruppo della Lega alla Camera Massimiliano Fedriga con 98mila 471 euro.

I grillini - Stessa cifra per Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera del Movimento Cinque Stelle e dall' altro esponente grillino Alessandro Di Battista. È invece l' ex premier e commissario europeo alla concorrenza, Mario Monti, il più ricco tra i senatori a vita con un reddito imponibile di 694.513 euro. Reddito che è più che triplicato rispetto ai 207.325 euro dichiarati nel 2014. Dietro Monti, si piazza l' ex capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi con 687.042 euro.

Nazionale, Conte ne chiama 28: chi sono i big esclusi (e un rientro storico)

Nazionale, Conte ne chiama 28: chi sono i big esclusi (e un rientro storico)



Dopo la lunga pausa invernale, la Nazionale Italiana torna in campo a meno di tre mesi dall’inizio di Francia 2016. Due sono le novità tra i 28 calciatori convocati dal Commissario tecnico Antonio Conte per le amichevoli contro Spagna e Germania: prima chiamata per il centrocampista del Napoli Jorginho, brasiliano naturalizzato italiano classe 1991, e per Federico Bernardeschi attaccante della Fiorentina. Rientra nel gruppo Thiago Motta, assente dal Mondiale 2014 in Brasile. Gli azzurri affronteranno giovedì 24 marzo allo «Stadio Friuli» di Udine (ore 20.45) i Campioni d’Europa in carica della Spagna, e martedì 29 marzo, all’ «Allianz Arena» di Monaco di Baviera (ore 20.45), la Germania Campione del Mondo. Il raduno è previsto domani (entro le ore 24.00) presso il Centro tecnico federale di Coverciano. Lunedì inizierà la preparazione: primo allenamento al mattino a porte chiuse, seconda seduta il pomeriggio (aperta alla stampa i primi 15’). L’Italia rimarrà a Coverciano fino a mercoledì, giorno della partenza per Udine, dove la Nazionale ha già disputato sei incontri collezionando 5 successi e un pareggio. Questo l’elenco dei convocati: Portieri: Gianluigi Buffon (Juventus), Mattia Perin (Genoa), Salvatore Sirigu (Paris Saint Germain).Difensori: Francesco Acerbi (Sassuolo), Luca Antonelli (Milan), Davide Astori (Fiorentina), Andrea Barzagli (Juventus), Leonardo Bonucci (Juventus), Matteo Darmian (Manchester United), Lorenzo De Silvestri (Sampdoria), Andrea Ranocchia (Sampdoria).Centrocampisti: Alessandro Florenzi (Roma), Emanuele Giaccherini (Bologna), Jorginho (Napoli), Riccardo Montolivo (Milan), Thiago Motta (Paris Saint Germain), Marco Parolo (Lazio), Roberto Soriano (Sampdoria), Marco Verratti (Paris Saint Germain).Attaccanti: Federico Bernardeschi (Fiorentina), Giacomo Bonaventura (Milan), Antonio Candreva (Lazio), Eder (Inter), Stephan El Shaarawy (Roma), Ciro Immobile (Torino), Lorenzo Insigne (Napoli), Graziano Pellè (Southampton), Simone Zaza (Juventus).

Letta, che pugnalate (e che gufate) "Bravo Renzi, mi ricordo quando Berlusconi..."

Enrico Letta, le pugnalate (e le gufate) a Renzi su Pd, Verdini e Berlusconi



"Guardo da lontano, con preoccupazione e partecipazione emotiva a questa crisi di valori, di comportamenti e di prospettive". L'ex premier Enrico Letta commenta con queste parole i sussulti che continuano a scuotere il Pd. "Spero prevalga la voglia di ognuno di salvare l'Ulivo e il Partito democratico - dice in un'intervista al Corriere della Sera - che sono la più grande novità positiva della politica italiana degli ultimi venti anni". "Il rischio di una crisi insanabile - aggiunge rispondendo a una domanda sulla possibilità di una scissione - dovrebbe portare tutti a essere più responsabili, a partire da chi ha l'onore della guida e che ha dunque una responsabilità in più". Quanto a Matteo Renzi, dal segretario Pd "mi aspetto che chi guida si assuma l'onere della inclusione e non l'onere del cacciare un pezzo di Pd". C'è poi il capitolo Denis Verdini con il sostegno di Ala al governo. Letta non si sente chiamato in causa, nel raffronto con il governo di larghe intese varato con l'appoggio di Forza Italia. "Trovo molto scorretto questo paragone. Non si può paragonare un governo di eccezione, nato perché non c'erano altre maggioranza possibili, con un governo di scelta come quello che Renzi rivendica sempre di essere". Come voterà al referendum di ottobre? "Quando tutti i dati saranno chiari, dirò come la penso. Ma non mi sento di criticare Renzi per aver deciso di investire su questo tema. Lo stesso fece Silvio Berlusconi sul referendum del 2006, anche se poi lo perse".

Parte la clamorosa accusa alle toghe: i conti segretissimi dei giudici

I conti segretissimi delle toghe: cosa ci nascondono



Il Csm non vuol far conoscere i suoi conti segreti. Da mesi la Corte dei Conti del Lazio gli chiede il rendiconto delle spese dal 2010 in poi. Ma ogni volta la risposta è sempre la stessa: no. La motivazione?  L’obbligo di far conoscere i conti non riguarda gli organi di rilevanza costituzionale. Ma la questione si è complicata in quanto lo scorso 21 febbraio – come ha riferito Il Tempo il presidente Ivan De Musso ha dato 120 giorni di tempo al Csm per presentare il rendiconto ma palazzo dei Marescialli ha deciso di investire della questione la Corte Costituzionale.  La Corte dei Conti ha definito un “peccato di superbia, mosso dall’insofferenza istituzionale di essere sottoposto al controllo di un altro organo dello Stato di cui non riconosce l’autorità” ha detto il presidente De Musso.  Sulla vicenda interverrà la Consulta.

Stipendi faraonici - L’ultimo rendiconto del Csm risale al 2013 e quantifica in 35 milioni la dotazione annuale fornita dal ministero dell’economia per le spese di funzionamento e gli emolumenti dei componenti del Consigli. I consiglieri togati e quelli laici godono di stipendi da favola e fringe benefit (come auto blu, treni, aerei e alberghi pagati, più 220 euro di diaria). Il Tempo fa notare inoltre che a palazzo dei Marescialli si lavora tre settimane al mese, per un massimo di 15 giorni, dal lunedì al giovedì, Ma stranamente nel bilancio c’erano la bellezza di 630mila euro per straordinari. Perché adesso il magistrati del Csm non vogliono farci conoscere i loro conti?

Custode nei guai: "Non ha detto la verità" Bossetti ora spera: la svolta al processo

"Avevo paura che mi davate la colpa". Terremoto per Bossetti: parla il custode



Un nuovo colpo di scena irrompe nel processo a Massimo Bossetti, accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio. Il presidente della Corte d'assise di Bergamo ha deciso di sospendere la deposizione in aula del custode della palestra, Walter Brembilla, proprio quel luogo da cui sparì la giovane ginnasta bergamasca. Secondo il magistrato era venuta meno "qualsiasi genuinità dele prove". Una decisione necessaria considerando il tenore delle domande che gli avvocati della difesa di Bossetti avevano cominciato a fare a Brembilla, cioè come fosse un imputato più che un testimone.

I dubbi - Il custode ha depositato diverse testimonianze agli inquirenti, mettendo insieme una serie di versioni contrastanti. A cominciare dalla sua presenza in casa, accanto alla palestra, nel lasso di tempo in cui Yara è sparita. L'uomo ha spiegato che si è contraddetto per: "paura che mi davate la colpa perché ero il custode. Ero sotto pressione, sono stato in Questura un casino di volte. Ho avuto paura che se dicevo che ero sceso in casa alle 18.30 - ha detto incalzato dai legali - avrebbero sospettato di me. non avevo niente da nascondere, non mi ha minacciato nessuno". La corte ha sintetizzato la sua posizione, Brembilla ha confermato aggiungendo: "Se non fossi stato in grado di dare risposte molto precise sugli orari, avrebbero sospetato di me. ma io non ho visto niente".

I movimenti - In aula Brembilla ha spiegato che quel pomeriggio era andato alla stazione di Ponte San Pietro per prendere un ragazzo. È poi rientrato in palestra intorno alle 17.10, prima di riaccompagnarlo a fine allenamento in stazione verso le 18.40. Nel mezzo di quei due viaggi, il custode dice di aver ricevuto due telefonate.

Sospettato - Per uno degli avvocati difensori di Bossetti, Paolo Camporini, il custode della palestra ha avuto finora un atteggiamento di "omertà e reticenza". Parole dette ai giornalisti e ribadite in aula: "Vi sono reati commessi in aula - ha chiarito l'avvocato - appunto omertà e reticenza". I sospetti dei legali di Bossetti puntano il dito proprio sulla paura del custode: "È una persona che sicuramente sa qualcosa, non vuole e non ha voluto dirlo. Strano che avesse paura, perché allora la ragazza non era ancora stata ritrovata".

sabato 19 marzo 2016

Come nel peggiore degli incubi: ecco quanto avrai di pensione

Come nel peggiore degli incubi: quanto avrai di pensione



attivi. Il grande piano di comunicazione per informare gli italiani su quanto prenderanno di pensioni (forse) partirà il 7 aprile. Sono decenni che si valuta quanto potrebbe essere impattante (politicamente) informare gli italiani sul futuro previdenziale. Prima, con il sistema retributivo, non era una gran sorpresa. Questione di poche migliaia di lire. Ma ora con la riforma Dini prima (e con la Fornero per chi ci andrà tra qualche lustro), il calcolo è assai più complicato. Dipende dai versamenti, dagli anni di anzianità, dalle aspettative di vita, dall' andamento del Pil, dall' inflazione e da molte altre variabili che possono far oscillare (e di molto) l' assegno.

L' operazione Busta Arancione costerà in tutto circa 3,5 milioni l' anno (il Parlamento a dicembre aveva fatto saltare i fondi, ma Boeri testardo li ha fatti saltare fuori risparmiando altrove e coinvolgendo anche l' Agenzia per la digitalizzazione che ci metterà 5 milioni tra 2016 e 2017). Francobolli e fogli stampati (4 pagine a testa), sono un impegno notevole. Come quello di inserire nelle buste paga di un milione e mezzo di statali le proiezioni future.

Problemi tecnici e gestionali a parte gli italiani (dotandosi di un Pin o chiedendo appuntamento ad uno sportello Inps), potranno sapere con ragionevole certezza quanto gli spetterà. Ha spiegato ieri Boeri: «Molti contribuenti non riescono ad immaginare quanto sarà la propria pensione, perché si costruisce con i primi anni di contributi, non con gli ultimi, come succedeva un tempo. Qualcuno può scoprire che avrà la pensione più bassa, altri che sarà più alta: con delle variabili che possono essere cambiate e valutate. In genere, al termine della simulazione online, una maggioranza ha scoperto di averla più bassa: presumibilmente il 60%. Ma quasi il 95% dei rispondenti era felice di avere questa risposta. Per molti anni i governi», ha ammesso il presidente dell' Inps, «non hanno voluto darla questa informazione, e credo che l' incertezza faccia male all' economia, molto più che la consapevolezza».

Di certo le simulazioni di precari, lavoratori atipici e cococo lasciano ben poco alla consapevolezza e tanto spazio allo sconforto. Ieri il Corriere della Sera si è lanciato in simulazioni e proiezioni. Ed è saltato fuori quello che i politici temono di più: la generazione mille euro - fra 30 o 40 anni - non avrà di che mangiare (se non alla caritas). Un ragazzo di 25 anni, con un contratto precario da 600 euro al mese, potrebbe andare in pensione (a legislazione vigente) a 63 anni (minimo di 20 anni di contribuzione).

Peccato che i contributi su 600 euro (circa il 30%) costituiscano una ben misera rendita. O il precario si trova rapidamente un lavoro meglio pagato (i primi anni di contribuzione sono fondamentali, ripete Boeri come un mantra), oppure, calcolatrice Inps alla mano, partendo dai 600 euro mensili che guadagna adesso, l' assegno Inps che maturerà sarà molto modesto. Stando alla simulazione del CorSera «potrà percepire, a 67 anni una rendita grosso modo pari a 300 euro». Una paghetta da figlio di papà, peccato che mamma e papà presumibilmente non ci saranno più fra 40 anni per compensare gli ammanchi (come fa oggi il welfare familiare). Non è un mistero che i contributi versati oggi dai precari servano a pagare parte delle pensioni dei fortunati pensionati andati in pensione con il sistema retributivo.

Non se la passeranno meglio neppure coloro che un posto di lavoro meglio retribuito (o meno sfruttato) lo hanno. La crisi economica globale (dal 2008 a quando finirà), ha eroso non solo il portafogli ma anche il "castelletto previdenziale". I rendimenti sono stati modesti o negativi. E oltre un lustro di andamento negativo peserà sugli assegni futuri.

Certo allungare il numero di anni lavorati - come dimostrano le simulazioni che abbiamo realizzato - serve a rimpinguare l' assegno. Non si raggiunge più (o molto difficilmente) l' ultima retribuzione lavorativa, però ci si avvicina parecchio. Certo restare al lavoro più tempo possibile "blinda" il posto di lavoro - e quindi i giovani resteranno precari a vita - sempre che non si venga derubricati ad esubero...