Visualizzazioni totali

mercoledì 2 marzo 2016

"OPERAZIONE VERDINI" Il piano diabolico di Renzi per azzerare Alfano e Ncd

"Operazione Verdini": il piano diabolico di Renzi per far fuori Alfano e Ncd



Il piano di Matteo Renzi è diabolico: rinsaldare il suo governo e indebolire Angelino Alfano in un colpo solo. Come fare? Francesco Verderami sul Corriere della Sera la chiama "la battaglia dei centri": creare un nuovo gruppo "moderato" fondendo Ala di Denis Verdini a quel che resta di Scelta civica che fu di Mario Monti. Il premier sarebbe dunque il gran manovratore di un'operazione politica garibaldina, che punterebbe a creare una sorta di "Pd-2" in aperta contrapposizione a Ncd. In caso di fusione dei gruppi parlamentari, Verdini si ritroverebbe non solo in maggioranza, ma addirittura al governo, e senza la necessità formale di passare dal Quirinale. Enrico Zanetti, viceministro dell'Economia e leader degli ex montiani, per ora rifiuta l'ipotesi di accorpamento, "e non per questioni di antropologia politica, sia chiaro". E che le grandi operazioni di avvicinamento di Verdini al Pd siano iniziate (da tempo) lo ha certificato anche Eugenio Scalfari su Repubblica, chiedendo a politici ed elettori di sinistra perché "non potesse accettare in maggioranza Verdini, che è perfino più ragionevole di Alfano". Interrogativo a cui, in effetti, Renzi ha già dato una risposta. Di sicuro per ora Pierluigi Bersani e i suoi fanno muro ("Renzi vuole ricreare la Casa delle Libertà di Berlusconi", ha ironizzato l'ex segretario) ma anche in sede elettorale un partito di centro forte ma non fortissimo e alleato del Pd e non del centrodestra farebbe molto comodo. 

Bersani al tritolo, la frase contro Renzi: "Mi vuole cacciare? Ma prima si deve..."

Bersani al tritolo, la frase contro Renzi: "Mi vuole cacciare? Ma prima si deve..."




Se non è il preludio per una scissione, poco ci manca. Almeno stando a sentire le parole di Pierluigi Bersani ai giornalisti nei corridoi di Montecitorio, a pochi giorni dal voto di fiducia al governo Renzi del gruppo Ala di Denis Verdini. Se l'ex fedelissimo del Cav sia o meno entrato in maggioranza, per Bersani ci sono pochi dubbi e da parte sua partono una serie di attacchi ferocissimi contro il segretario del Pd: "Non è vero che abbiamo bisogno di Verdini come non era vero che avevamo bisogno di Berlusconi con il Patto del Nazareno. È una scelta - ha ribadito - Renzi scelga se vuol fare quello che rottama o quello che resuscita e su questo bisognerebbe fare una discussione anche congressuale".

Porta in faccia - La minoranza di sinistra del Pd ha chiesto alla segreteria di anticipare il congresso, ma da Renzi è arrivato un secco no: "Una risposta arrogante, tranciante - ha rimbrottato Bersani che ormai sembra quasi rassegnato a un'idea - eccoci finalmente approdati alla Casa delle Libertà. Se uno che vota la fiducia non è in maggioranza - come hanno tentato di chiarire alcuni ministri Pd - allora uno che non la vota non è all'opposizione... siamo tra aggiuntivi e disgiuntivi, siamo nella Casa delle Libertà".

Metamorfosi - A Renzi Bersani riconosce con acidissimo sarcasmo un grande merito: "È riuscito a cambiare la papille gustative di un bel pezzo dell'area democratica e del mondo dell'informazione, visto che ora Verdini risulta improvvisamente commestibile. Io continuo a trovare questa cosa piuttosto sorprendente". Più volte pungolato, Bersani dice di non avere nessuna intenzione di mollare il partito: "Se uno riesce a buttarmi fuori, deve aver un gran fisico..."

Il colpo basso alla famiglia Boschi: la mossa di Verdini, governo a rischio

Il colpo basso alla famiglia Boschi: mossa-Verdini, governo a rischio


di Fosca Bincher



Il proposito è quello di «verificare l’attività degli organi di gestione degli istituti bancari coinvolti in situazioni di crisi o di dissesto» e in primis Banca Etruria, Banca delle Marche, Cassa di risparmio di Ferrara e Cassa di risparmio della provincia di Chieti. Poi certo di dare un’occhiata a tutto il sistema bancario italiano e ai fattori che ne hanno provocato la crisi da quando è entrato in vigore l’euro. Presentata al Senato questa è l’ultima richiesta formale di istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare che abbia gli stessi poteri della magistratura per indagare anche su Pier Luigi Boschi, papà del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi e già membro del comitato esecutivo e vicepresidente di Banca Etruria fino al commissariamento deciso dalla Banca d’Italia l’11 febbraio 2015.

Non è la prima proposta di commissione di inchiesta sulle quattro banche finite in procedura di risoluzione approdata in Senato da dicembre ad oggi, e molte altre sono state depositate dai gruppi di opposizione alla Camera dei deputati. Questa però è una proposta di inchiesta speciale, specialissima. Perché porta la firma del nuovo alleato di Renzi e della Boschi: Denis Verdini, il leader di Ala. Il primo firmatario per altro è Lucio Barani, quell’ex socialista che porta sempre il garofano all’occhiello che siede nel banco a fianco di Verdini in Senato.

Poi però in ordine alfabetico ci sono le firme di tutti i senatori del nuovo gruppo. C’è Sandro Bondi con la sua Manuela Repetti, ci sono gli altri volti più o meno noti della compagnia come Ciro Falanga, Eva Longo, la ex grillina Adele Gambaro e l’ex cosentiniano Vincenzo D’Anna. Potrebbe sembrare un colpo basso da parte del nuovo alleato, ma in fondo anche il Pd sulla carta ha appoggiato la proposta di una commissione che facesse luce su quegli scandali bancari. Renzi ha oscillato però fra commissione di indagine e commissione di inchiesta, e fra le due c’è una bella differenza. La prima disegna un banale quadro dei fatti con la matita saldamente in mano alla maggioranza parlamentare che decide poi che forma debba avere quel disegno. La seconda di solito viene guidata da un membro dell’opposizione e avendo poteri della magistratura quando interroga un testimone pretende la verità dei fatti, e se quello sgarra rischia pure l’arresto.

La differenza è sostanziale. Verdini comunque sceglie la versione più dura e incisiva della commissione di inchiesta, anche se nel titolo e nelle premesse resta un pizzico generica: “Sul sistema bancario e finanziario, con particolare riguardo alla tutela dei risparmiatori”. E anche l’arco di tempo della inchiesta è piuttosto largo, prendendo in considerazione ben tre lustri: quelli intercorsi fra il 10 gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015. Apre un faro sui comportamenti di Banca di Italia e di Consob in quel periodo, ma poi punta diretta proprio alle quattro banche che sono finite al centro della polemica politica, Etruria in testa, chiedendo di verificare «l’attività degli organi di gestione degli istituti bancario coinvolti in situazioni di crisi o di dissesto, con particolare riguardo all’osservanza degli obblighi di diligenza, trasparenza e correttezza nell’allocazione di prodotti finanziari, nonché degli obblighi di corretta informazione degli investitori». Davanti a Verdini & c- spiega la proposta di inchiesta parlamentare- non potrà «essere opposto il segreto di ufficio né il segreto professionale o quello bancario».

Luci spente al decollo: sì, ma perché? Un pilota svela questo e altri misteri

Perché spengono le luci quando l'aereo decolla? Un pilota svela questo e altri misteri



Non sono solo "capricci" del pilota o regole che non servono a nulla. Cosa c'è dietro tutte le procedure di decollo e atterraggio degli aerei? L’abitudine di oscurare le luci della cabina passeggeri durante il decollo e l’atterraggio ha un perché. Un pilota ha finalmente rivelato il vero motivo di questa procedura. Dice Chris Cooke al magazine Travel + Leisure che si tratta di una misura di precauzione per permettere agli occhi dei passeggeri di adattarsi al buio più rapidamente, in caso qualcosa dovesse andare storto durante le due fasi più delicate del volo. Aggiunge: "Immaginate di trovarvi in una stanza luminosa a voi familiare e piena di ostacoli. All’improvviso qualcuno spegne le luci e vi chiede di uscire rapidamente". 

È lo stesso motivo per cui viene richiesto di tenere i finestrini alzati. In caso di emergenza, la prima cosa a saltare sono le luci interne e la luce naturale seppur minima può aiutare a salvare i passeggeri a mettersi in salvo.

Scoperta inquietante nel golfo di Napoli Un altro Vesuvio "gonfio di gas"

Sta per nascere un secondo Vesuvio. La scoperta inquietante nel golfo di Napoli



I ricercatori mantengono la massima prudenza, ma quel che è stato scoperto nel fondo del golfo di Napoli potrebbe essere il principio di un nuovo vulcano a ridosso del capoluogo campano. Si tratterebbe tecnicamente di un "duomo", un rigonfiamento che emette gas alto circa 15 metri e che copre un'area di 25 chilometri quadrati. Scrive il Mattino che la scoperta è stata pubblicata dalla rivista Scientific reports ed è stata frutto del lavoro di una campagna oceanografica coordinata da Consiglio nazionale delle ricerche, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e Università di Firenze.

I dettagli - L'osservazione delle attività sul fondo del golfo napoletano hanno permesso di scorpire che: "siamo in presenza di un'attività correlabile a un fenomeno vulcanico secondario - ha detto Guido Ventura dell'Ingv - non associato, per ora, a una risalita diretta di magma". Nel corso del lavoro sono stati rilevate 35 emissioni di gas attive e oltre 650 piccoli crateri legati a emissioni di gas avvenute negli ultimi 12mila anni. Secondo Salvatore Passaro del Cnr: "La struttura si trova a metà strada tra i vulcani attivi dei Campi Flegrei e del Vesuvio, a profondità variabili tra i 100 e i 170 metri".

Bolletta elettrica, la rapina da paura Aumentano (e tanto): ecco tutte le cifre

Bolletta elettrica, rapina da paura. Aumentano (e tanto): ecco le cifre



Una nuova stangata per i contribuenti arriverà dalle bollette elettriche se verrà approvata senza modifiche la norma contenuta nel ddl Concorrenza ora all'esame del Senato. Dal primo gennaio 2018 la fine del mercato tutelato può portare a un considerevole aumento delle bollette.

Al momento chi non ha ancora scelto il proprio fornitore sul libero mercato sta sotto l'Acquirente unico, la società pubblica che acquista elettricità per il mercato tutelato. In sostanza, fra due anni, i 25 milioni di utenti che ora sono nella fascia protetta devono per forza migrare sul libero mercato. Nella nuova versione del ddl concorrenza coloro che a quella data non hanno fatto il salto nel libero mercato verranno riforniti, per un periodo di transizione, da un "servizio di salvaguardia". Le utenze verranno assegnate ai fornitori di energia attraverso aste, a condizioni che incentivino il passaggio al mercato libero.

Questo servizio di salvaguardia potrà costare anche quattro volte il normale prezzo dell'energia. Le associazioni dei consumatori hanno sollevato il problema con una lettera a Renzi ma finora non c'è stato alcun cambiamento. Le bollette quindi rischiano di schizzare in alto. L'aggravio risulterà ancora maggiore perchè nel costo dell'energia confluirà pure quello del canone Rai.

LA PREVISIONE DI SOCCI Nozze gay: "Saranno fatali" Ecco chi la pagherà (cara)

Le unioni gay costeranno care a Renzi. Si apre la guerra contro i cattolici


di Antonio Socci
Twitter @AntonioSocci1


Antonio Socci

Dopo l' approvazione della legge Cirinnà, Matteo Renzi ha dichiarato: «Ha vinto l'amore». L' amore per le poltrone (ha chiosato qualche maligno, pensando pure ad Alfano e Verdini). Avrebbe potuto fare un figurone citando Virgilio: «Omnia vincit amor et nos cedamus amori» («L' amore vince tutto, anche noi cediamo all' amore»). Ma anche questa si prestava alla parodia: come non cedere all' amore della poltrona?

È evidente che nel Giglio magico - secondo gli oppositori cattolici, ma anche secondo gli oppositori di Sinistra - si applica la filosofia ispirata a un fiorentino antico, Niccolò Machiavelli, e a uno dei giorni nostri: Denis Verdini, che, per la Sinistra snob, è indigeribile, mentre a Renzi va benone. Matteo non ha l' intralcio di una cultura politica - e di una Chiesa solida - che invece avevano nella Dc di De Gasperi e Dossetti, di Mattei, Moro e Fanfani. Non ha l' impiccio di grandi principi che possono ostacolare la sua azione e il suo potere.

Renzi è un cattolico light, professa la «politica del fare» (come ripete sempre Crozza) e una fede «politically correct», relegata alla vita privata e quindi culturalmente e politicamente irrilevante. Più che l' utopia evangelica di La Pira ricorda la brillante facondia di Leonardo Pieraccioni.

Nel popolo del Family day si dice che il cattolicesimo di Renzi resta a livello di «etichetta» non di etica, perché un' etica politica poi pretende di determinare i contenuti dell' azione e di non tradire i propri valori. Monsignor Giovanni D' Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, ha dato voce al pensiero di tanti cattolici: «Abbiamo un Presidente del Consiglio che si reputa cristiano, ma sinceramente non so cosa gli sia rimasto di cristiano quando gli sento fare certi ragionamenti. Oggi molti si dicono cristiani senza più esserlo e questo è il vero pericolo della nostra società».

Con «l' operazione Cirinnà», Renzi non ha solo acceso le polveri degli oppositori di Sinistra, ma di fatto è ufficialmente entrato in guerra con i cattolici. I quali, al Family day - dove erano presenti molti elettori Pd - lo avevano avvertito: «Renzi ci ricorderemo». E infatti oggi annunciano battaglia pure contro il referendum costituzionale di ottobre, quello dove Renzi si gioca il suo futuro politico.

Massimo Gandolfini, portavoce del Family day, lo ha dichiarato: «Voteremo no». E ha sfidato Matteo ad andare davvero nelle parrocchie - come ha detto - a spiegare la sua posizione sulle unioni civili e le riforme: «Si confronti con noi. Finora si è rifiutato di farlo». La legge Cirinnà apre un caso esplosivo per i cattolici. Non solo per i profili di incostituzionalità o per le assurdità di certi suoi articoli. Ma anche perché è stata promossa da politici cattolici.

C'era di mezzo l' autorevolissimo documento di Giovanni Paolo II e Ratzinger del 2003 che - a proposito di «progetti di legge favorevoli alle unioni omosessuali» tuonava testualmente: «Il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge. Concedere il suffragio del proprio voto ad un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale». Renzi non solo ha ignorato un così solenne pronunciamento della Chiesa, ma è stato addirittura il promotore di questo progetto di legge. Un' operazione molto spericolata per un politico cattolico. La frattura è traumatica.

Tuttavia va riconosciuto che sarebbe troppo comodo attribuire solo a lui (e, in subordine, ad Alfano) tutta la responsabilità. Renzi deve essersi sentito autorizzato ad andare avanti dal «non m' immischio» di papa Francesco che, nella conferenza stampa delle ore più critiche della legge, ha detto addirittura di non ricordare quel pronunciamento della Santa Sede del 2003. Papa Bergoglio s' immischia solo se si tratta di «immigrazione» (in quel caso entra a gamba tesa pure nelle presidenziali americane).

Forse è vero che il Papa non ricorda bene quel documento, ma i suoi sostenitori fanno presente che nel 2010, quando la legge per i matrimoni omosessuali fu discussa in Argentina, l' allora cardinal Bergoglio usò parole di fuoco: «È in gioco qui l' identità e la sopravvivenza della famiglia… È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre. È in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori… Qui pure c' è l' invidia del Demonio… un' invidia che cerca astutamente di distruggere l' immagine di Dio… Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio.

Non è solo un disegno di legge (questo è solo lo strumento) ma è una "mossa" del padre della menzogna che cerca di confondere e d' ingannare i figli di Dio». Parole durissime. Ma Bergoglio oggi da Papa non le ha ripetute perché - ha detto - «il Papa è per tutti», cioè: vuole piacere a tutti. O almeno ai più potenti. Perché il povero popolo del Family day è stato da lui trattato a pesci in faccia.

Del resto anche Renzi nel 2007 era con il Family day, mentre nel 2016 è stato il suo grande avversario. Entrambi dunque - Bergoglio e Renzi - hanno avuto atteggiamenti opposti ieri rispetto ad oggi. Evidentemente il potere (ecclesiastico e politico) provoca amnesie. O è insorta in loro la volontà di non pestare i piedi a certe forze che hanno aiutato ad arrivare fino alla poltrona che occupano o che sono oggi loro sostenitrici.

A questo proposito, per l' approvazione della Cirinnà, Renzi ha addirittura ricevuto una telefonata di congratulazioni da Obama: è la conferma che il nostro premier ha obbedito all' agenda imposta dall' Impero. Il presidente Obama è stato il forte supporto sia del papato di Francesco che della premiership di Renzi. Infatti Renzi è il tipo di «politico cattolico» che va bene a papa Bergoglio: esprimono entrambi un cattolicesimo subalterno ai poteri e all' ideologia dominante. Da questo «contesto internazionale» Renzi ha avuto la sua vera legittimazione, perché non sono stati certo gli italiani a mandarlo a Palazzo Chigi. Da circa vent' anni l' Italia è una sorta di colonia, quasi completamente priva di vera sovranità e sballottata fra Unione europea a egemonia tedesca e Stati Uniti, i quali - richiesti in questi giorni di chiarimento sulle intercettazioni di Palazzo Chigi del 2011 - hanno risposto esplicitamente che loro, in territorio italiano, fanno quello che vogliono.

Dunque l' Impero si è congratulato con Renzi per la legge Cirinnà. Ma i «sudditi» italiani invece non hanno gradito. Perfino il più renziano dei giornali, Repubblica, ieri ha pubblicato un sondaggio dove si rivela che negli ultimi quattro mesi - da novembre a oggi - Renzi ha perso addirittura 7 punti percentuali nel gradimento degli italiani (e il suo governo ne ha persi 5). Il premier infatti, in questi mesi, ha preteso di far credere a tutti noi che l' urgenza più grande dell' Italia fossero i matrimoni gay. Mentre il Paese è allo sbando, con le sue banche nella tempesta, con un debito pubblico fuori controllo, con tasse sempre più soffocanti e una drammatica disoccupazione giovanile.

Il governo è arrivato a introdurre le pensioni di reversibilità per i coniugi gay - discriminando peraltro le coppie di fatto eterosessuali - negli stessi giorni in cui prospettava restrizioni nell' accesso alle stesse pensioni di reversibilità per le vedove. Ha deluso tanti che gli avevano dato fiducia. Con Renzi l' Italia sta sprecando un' occasione storica: infatti col petrolio ai minimi storici, il costo del denaro ridotto a zero e il cambio dell' euro favorevolissimo, il nostro Pil dovrebbe crescere del 4 per cento annuo. Invece respira appena. Per nascondere questo flop si è usata anche l' arma di «distrazione» di massa dei matrimoni gay. E sono insorti guai più grossi.