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lunedì 25 gennaio 2016

Travaglio vuole cambiare lavoro Cos'ha comprato per 1 milione di euro

Il Fatto Quotidiano si compra il sito di commercio online "Discoveryfood"




L'editoria va così così, le 100mila e passa copie vendute appena qualche anno fa sono un ricordo. E così la parola d'ordine a "Il Fatto Quotidiano" è diventata "diversificare". Cioè trovare altre strade per far soldi, anche se col giornalismo e i media c'entrano zero. Dà notizia il sito dagospia.com che la società editrice del quotidiano diretto da Marco Travaglio avrebbe acquistato per una somma intorno al milione di euro una società di commercio gastronomico online che si chiama "Discoveryfood" (www.discoveryfood.it). L'amministratrice delegata del giornale, Cinzia Monteverdi, ha motivato così la sua scelta, di fronte alla perplessità di alcuni azionisti e di alcune firme del quotidiano: Il sito è in crescita, in prospettiva sarà un affare". Scrive sempre dagospia che i giornalisti di Travaglio hanno avuto conferma indiretta dell'acquisizione "alimentare" quando a natale hanno ricevuto una gift card da 100 euro da utilizzare proprio nello scaffale merci di Discoveryfood.

Caivano (Na): Rimpasto Problemi con la Lista Civica La Svolta L'assessore alla Cultura Sorrentino si è dimessa

Caivano (Na): Rimpasto Problemi con la Lista Civica La Svolta L'assessore alla Cultura Mena Sorrentino si è dimessa Nuova crisi in Maggioranza?



di Gaetano Daniele



Avv. Mena Sorrentino


Caivano, le indiscrezioni su una eventuale crisi di governo cittadino erano già nell'aria. La cosa però, sembrava finita lì. E invece questa mattina, dopo una nuova incomprensione politica, l'assessore allo Sport e Cultura Mena Sorrentino, si è dimessa da assessore. La cosiddetta Fase 2, denominata dal Sindaco Monopoli, inizia a sbocciare come una rosa. Avanti un altro.... chi sarà il prossimo ad essere messo da parte? Oppure, chi si dimetterà per altre incomprensioni politiche? 

Di seguito la Missiva dell'Avv. Penalista Mena Sorrentino 

“Con decreto sindacale del 2 Luglio 2015 il sindaco, Dott. Monopoli,  mi conferiva la carica di assessore a: dignità, pubblica istruzione, cultura, sport, spettacolo, biblioteca e frazioni. Nei mesi successivi, fino ad oggi, ho condotto tale assessorato con massimo impegno, dedizione e trasparenza, ponendo tale funzione al vertice di tutti i miei doveri lavorativi e persino familiari. Posso dire, senza alcuna riserva, che mi sono completamente prodigata per il bene comune, unica finalità che và a comporre la mia idea di politica. Tante sono state le iniziative assunte nei confronti degli indigenti quali la mensa scolastica gratuita, il trasporto scolastico gratuito ed infine una card del valore di 150€ che consentisse l’acquisto di libri e materiale scolastico, un significativo cambio di rotta rispetto alle azioni amministrative precedenti. Ho favorito l’associazionismo locale con il mio costante supporto, dando risposta a tutte le istanze che mi venivano rappresentate. Ho dato ai cittadini caivanesi tutta la mia disponibilità, e con rammarico posso dire che tanti ancora erano i progetti che intendevo concretizzare per il mio paese, che avrebbero certamente incontrato il loro positivo  riscontro. Purtroppo devo rassegnare le mie dimissioni per una profonda incompatibilità con le linee politiche del movimento politico al quale appartengo, “la Svolta”, dal quale per di più mi dissocio. Il problema è quello di conciliare due principi opposti: la coerenza con le mie idee e la responsabilità verso il movimento. Tale decisione, se pur sofferta, è presa di fronte alla mia coscienza, pertanto rimetto le mie deleghe nelle mani del sindaco al quale esprimo tutta la mia riconoscenza, fiducia e disponibilità. Nel contempo ringrazio tutti coloro che mi hanno offerto la loro preziosa collaborazione, ed in particolare ringrazio il dirigente Dott. Coppola che mi ha rispettabilmente accompagnato per tutto il mio percorso istituzionale”. 

Renzi-papà Boschi, guerra legale? Clamoroso dopo il crac di Etruria

Renzi-papà Boschi, guerra legale? Clamoroso dopo il crac di Etruria


di Franco Bechis
@FrancoBechis



Banca Etruria in stato di insolvenza? Sì, ma esclusivamente per le decisioni prese congiuntamente nel novembre scorso dalla Banca di Italia e dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan: sarebbero loro infatti, con le scelte fatte nella procedura di risoluzione, ad avere portato il patrimonio netto dell’istituto di credito da positivo come era fino alla vigilia a negativo, rendendo così obbligatoria la dichiarazione di insolvenza. Secondo quello che risulta a Libero, sarà questa la tesi difensiva scelta dal vertice della vecchia banca davanti al tribunale di Arezzo che deve decidere sullo stato di insolvenza dopo il deposito della dichiarazione dei liquidatori di Banca Etruria. Un vertice - lo ricordiamo - che era presieduto da Lorenzo Rosi ma che vedeva come vicepresidente anche Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena, ministro delle Riforme istituzionali e dei rapporti con il Parlamento nel governo guidato da Renzi.

Giuseppe Santoni, commissario liquidatore della banca nominato nel febbraio scorso proprio da Padoan e dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nella sua relazione (il cui contenuto, rivelato ieri dal Fatto Quotidiano, ricalca il documento sullo status dei conti di Etruria depositato il 15 marzo scorso e anticipato da Libero), chiede al tribunale di dichiarare lo stato di insolvenza. La camera di consiglio per la decisione è già stata fissata per il prossimo 8 febbraio quando probabilmente si presenterà a nome del consiglio di amministrazione il solo ex presidente Rosi (immaginabile che il vice Boschi cerchi di stare lontano dai riflettori). Ma entro il primo febbraio l’ex vertice della banca dovrà depositare le memorie difensive, cercando di replicare alle considerazioni di Santoni.

E in questi giorni sono tutti al lavoro con i loro legali. Siccome la dichiarazione dello stato di insolvenza rischia di aprire le porte a una accusa pesantissima come quella di bancarotta fraudolenta, i vecchi amministratori hanno deciso di abbandonare ogni diplomazia, difendendosi con le unghie e con i denti. Anche a costo di vedere il padre di un ministro (Boschi) schierarsi a muso duro contro un altro ministro dello stesso governo (Padoan). Più scontata invece la durezza del confronto con la Banca di Italia, che si era già colta nelle memorie difensive presentate per difendersi dai rilievi ispettivi.

Ma vediamo con quali argomenti i vecchi amministratori sostengono di non avere messo loro ko la banca, rigettando la palla delle responsabilità su Bankitalia e ministero dell’Economia. La tesi difensiva - per altro confermata dai numeri stessi della relazione dei commissari liquidatori - parte da un assunto: al momento del commissariamento l’insolvenza non esisteva, perchè la banca aveva un margine operativo ancora superiore ai 90 milioni di euro, e le svalutazioni di 622 milioni di euro di crediti effettuate (e rivelate da Libero) il giorno 11 febbraio 2015 dal consiglio di amministrazione uscente nel giorno stesso in cui avrebbero passato il testimone ai commissari erano eccessive, ma approvate dopo un lungo pressing della Banca di Italia che le aveva chieste. In quel momento - l’ultimo in cui era presente il consiglio di amministrazione regolare - il patrimonio netto era ancora positivo, anche se la banca non era in condizioni ottimali. Ancora a fine settembre - e sono sempre dati forniti dalla liquidazione - il patrimonio netto è attivo sia pure per 22 milioni, ma Etruria in quel modo non potrebbe ancora essere considerata insolvente.

L’insolvenza vera e propria arriva con l’applicazione della risoluzione. I commissari motivano la necessità iscrivendo perdite operative della banca praticamente in poco più di 40 giorni per circa 24 milioni di euro, registrando giusto per un pelo la negatività del patrimonio netto (di 1,1 milione). Con la risoluzione poi Banca Etruria viene espropriata di tutto l’attivo a favore della new bank, e con lo stesso atto si procede a una nuova svalutazione dei crediti che si somma a quella di 622 milioni di euro già operata a febbraio. Con una prima misura vengono svalutati crediti per ulteriori 416 milioni di euro, poi fanno una seconda svalutazione «prudenziale» di 140 milioni. Alla fine i crediti di Banca Etruria sono svalutati quasi al 94 per cento, che è una somma abnorme. Quindi la risoluzione opera 556 milioni di euro di svalutazione di crediti, a cui si aggiungono i 622 milioni di febbraio che di fatto erano stati imposti da quelli che poi sarebbero divenuti organi della risoluzione. In tutto un miliardo e 178 milioni.

A cui si aggiungono 22 milioni di euro di debito con la new bank per le obbligazioni subordinate che sono state curiosamente trasferite lì (quindi non tutte sono state azzerate). Così certo la banca diventa insolvente. Ma i vecchi amministratori sarebbero responsabili se davvero quella cifra fosse di impossibile realizzo. Riassumo in parole povere la tesi difensiva: anche ammesso che ci sia stato qualche credito concesso senza ottenere le dovute garanzie ad amici e amici degli amici; ammesso - ed è vero - che la crisi economica abbia impedito anche a clientela tradizionale di onorare i suoi impegni di restituzione del dovuto, che le garanzie fornite si siano svalutate con la caduta dei mercati, per arrivare al 93-94% di svalutazione dei crediti bisognerebbe che tutta la zona dove operava Etruria fosse stata bombardata a tappeto. Bisognerebbe trovarsi in un territorio in cui ogni impresa è fallita, e nemmeno un capannone è restato in piedi. E non è così. Ma con quell’operazione la fotografia di Banca Etruria al 28 dicembre è certamente quella dell’insolvenza. Il problema è chi l’ha generata. E la risposta di Rosi, papà Boschi & c, è una sola: il governo nella persona del ministero dell’Economia, insieme alla Banca d’Italia. Prepariamoci a vedere dei bei fuochi di artificio.

Allarme rosso: il virus Zika in Europa La grande paura: cosa rischiamo

Allarme rosso: Zika, il virus in Europa. La grande paura: cosa rischiamo 




Un allarme che arriva dalla Gran Bretagna: tre cittadini, appena rientrati nel Paese dopo viaggi in Sud America e Caraibi, sono risultati affetti dal virus Zika. Si tratta dei primi tre casi nel Regno Unito e in Europa. Immediato l'allarme delle autorità mediche, perché il virus sembrerebbe legato alla nascita di neonati con deformità encefaliche, e risulta piuttosto aggressivo. Secondo quanto riportato dalle autorità locali, i turisti avrebbero contratto il virus con punture di insetto in Colombia, Suriname e Guyana. La sanità inglese ha poi puntualizzato che il virus Zika "non si trova in forma naturale" nelle isole britanniche e che "il contagio non avviene direttamente da persona a persona". Ad ora non esiste alcun vaccino contro il virus Zika: l'unica forma di protezione è evitare la puntura della zanzara che trasmette la malattia.

Nessuna pietà per il vigile assenteista Timbrava il cartellino in slip: licenziato

Il vigile assenteista in mutande è stato licenziato




E' stato licenziato il "vigile in mutande", il dipendente del Comune di Sanremo diventato suo malgrado il simbolo dei furbetti del cartellino scovati dalla Guardia di finanza nell'inchiesta "Stakanov" sull'assenteismo nel Comune di Sanremo. Già erano stati licenziati due messi notificatori e due operai specializzati. Ieri è stato il turno del vigile (il provvedimento tra l'altro gli è stato recapitato da alcuni colleghi), due messi notificatori e un operaio. Ma la lista è probabilmente destinata a allungarsi e l'ufficio procedimenti disciplinari del Comune di Sanremo sarà chiamato a un super lavoro, viste le oltre 200 posizioni da esaminare e le relative audizioni.

Ecco come non pagare il canone Rai Le dritte, i rischi, il modulo da scaricare

Non pagare il canone Rai, come evitare la tassa: le dritte, i rischi, il modulo




Canone Rai in bolletta, non è certo una novità. L'importo cala da 113 a 100 euro, e si pagherà da luglio in poi. Niente più bollettino, dunque: il salasso arriverà direttamente nella bolletta elettrica, aggravata da 70 euro a luglio (poi, da agosto in poi, altre tranche in cui verranno diluiti i restanti 30 euro). Dal 2017 la versione definitiva della nuova tassa, spalmata su dieci rate da dieci euro l'una.

Chi però non dovesse pagare il canone (o, a suo rischio e pericolo, non volesse) potrà farlo dichiarando all'Agenzia delle Entrate di avere i requisiti per l'esenzione dal balzello. Tra le novità introdotte dalla legge di Stabilità, si stabilisce l'esclusione della possibilità di denunciare la cessazione dell'abbonamento per suggellamento, impacchettando il televisore e dimostrando di non usufruire del servizio. Il tributo, insomma, va versato in tutti i casi in cui si sia in possesso di un apparecchio televisivo, e il fatto che lo si usi o meno non conta nulla.

Per rientrare nei casi di esenzione dal pagamento del canone Rai, insomma, si dovrà presentare tramite raccomandata con ricevuta di ritorno una dichiarazione all'Agenzia delle Entrate, nel dettaglio alla direzione provinciale I di Torino (che gestisce la tassa). Alternativamente la richiesta di esenzione può essere presentata a mano presso l'Ufficio delle Entrate più vicino al proprio luogo di residenza. Per presentare la dichiarazione sarà necessario usare il modello predisposto proprio dalle Entrate

Cliccando su questo link: www.agenziaentrate.gov.it ecco il modulo e le condizioni per chiedere l'esenzione dal pagamento della più odiata delle tasse.

Un sondaggio tombale per Renzi Le cifre lo spingono alle dimissioni

Un sondaggio tombale per Renzi: le cifre lo spingono alle dimissioni




Firmato da Antonio Noto, direttore di Ipr Marketing, arriva un nuovo sondaggio tombale per Matteo Renzi. Si parte dal livello di popolarità del premier, sceso al 38 per cento. Dunque, le cifre relative ai partiti: ora il Pd viene dato al 30,5% rispetto al precedente 33 per cento. A tallonare i democratici il M5s, che resiste al 27% nonostante le recenti tribolazioni. Dunque la Lega Nord al 15,5%, poi Forza Italia al 10 per cento. Tra gli altri partiti, Fdi al 5%, Sel al 4%, Area popolare-Ncd-Udc al 3%, Idv allo 0,5%, Scelta civica allo 0,2 per cento. Ma i fari, come detto, restano puntati su Renzi e Pd: le cifre in netto calo, infatti, possono influire sul referendum costituzionale. La flessione è legata a doppio filo alla riforma del governo, la stessa riforma che Renzi vuole legittimare e "saldare" con un referendum. Peccato però che sulla consultazione popolare, il premier, ha detto chiaro e tondo: "Se perdo vado a casa". E la possibilità che vada a casa, alla luce di queste cifre, si fa sempre più concreta.