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mercoledì 16 dicembre 2015

Clamorosa evasione dal carcere di Stasi La "prodezza": come è riuscito a fuggire

La clamorosa evasione dal carcere di Stasi. La "prodezza": come è riuscito a fuggire




Alle 13, ora della conta, ci si accorge che nel "carcere modello" di Bollate, quello che ha appena accolto Alberto Stasi, c'è qualcosa che non torna. Nel dettaglio, non tornano i numeri: un detenuto è scomparso. Si tratta di Predan Zonic, 52 anni, origini serbe, evaso lunedì dal suo reparto, il numero 7. L'uomo avrebbe imboccato il lungo corridoio che separa le celle dagli spazi destinati dalle attività e, come racconta Il Giorno, avrebbe raggiunto il muro di cinta. Poi, il mistero. Insomma, Zonic, senza minacciare nessuno avrebbe eluso la sorveglianza interna per poi superare un cortiletto di passaggio, quindi si sarebbe infilato in un cantiere interno al penitenziario. L'ipotesi è che si sia accodato a un camion dello smaltimento dei rifiuti in uscita, il veicolo che gli ha permesso la fuga. Dunque, l'evasore si è dato alla macchia. Il serbo era a Bollate dallo scorso settembre (fu trasferito da Vigevano) per una violenza sessuale. Incredibile il fatto che abbia scelto di evadere a soli quattro mesi dal termine della pena: ad aprile, infatti, sarebbe stato un uomo libero. "Non si tratta della fuga organizzata di un criminale pericoloso, ma del colpo di testa di un detenuto a fine pena - spiega Massimo Parisi, direttore del carcere di Bollate -. Un'evasione assurda, un gesto anche per noi inspiegabile. Stiamo cercando di capire ogni aspetto di questa vicenda, probabilmente - ha concluso - ci sono motivi familiari dietro la fuga".

L'ex vescovo e i soldi dell'otto per mille: "Cosa ha fatto con due milioni di euro"

L'ex vescovo e i soldi dell'8 per mille: "cosa ha fatto con due milioni di euro" 




Due milioni di euro in tre anni. Soldi che provenivano dall'otto per mille destinato dal  Vaticano alla diocesi siciliana. La Procura, scrive Repubblica, sta per chiudere l'indagine. Francesco Micciché, questo il nome del prelato, è accusato di di appropriazione indebita, malversazione, diffamazione e calunnia nei confronti del suo ex economo, don Antonino Treppiedi, verso il quale aveva cercato di stornare i sospetti per un misterioso ammanco nelle casse della Curia. I pm coordinati dal procuratore Marcello Viola, seguendo il fiume di denaro uscito dai conti ufficiali dell'otto per mille della Curia trapanese, ha ricostuito un groviglio di bonifici, giroconti e false fatture che avrebbero consentito all’alto prelato di impossessarsi di grosse somme che avrebbe investito nell’acquisto di appartamenti e ville, a cominciare da quella mastodontica ( in parte adibita a bed and breakfast) di Monreale nella quale è andato a vivere insieme alla sorella e al cognato dopo la sua rimozione dall’incarico decisa da papa Francesco in seguito all’apertura dell’indagine nei suoi confronti.

Isis, 450 soldati italiani alla diga di Mosul Il terrore: una disastrosa bomba d'acqua

Isis, 450 soldati italiani alla diga di Mosul. Il terrore: una disastrosa bomba d'acqua


Isis, 450 soldati italiani alla diga di Mosul. Il terrore: una disastrosa bomba d'acqua

"Siamo in Iraq per l'addestramento ma anche con un'operazione importante per la diga di Mosul". Così il premier Matteo Renzi, spiegando che l'Italia invierà "450 uomini insieme agli americani" per la difesa dell'opera, che sarà costruita da un'azienda italiana. La diga, infatti, si trova "in un'area molto pericolosa al confine con lo stato islamico, è seriamente danneggiata e se crollasse Baghdad sarebbe distrutta", ha aggiunto. L'Italia, dunque, sarebbe sul punto di schierare forze di terra contro l'Isis: obiettivo, evitare che la diga possa entrare nel mirino dei terroristi. La paura, infatti, è che in caso di nuovo attacco l'opera possa generare una bomba d'acqua: la diga, spigano fonti curde, è già danneggiata; se crollasse potrebbe portare alla distruzione delle province Ninive, Kirkuk e Salahuddin, causando probabilmente danni fino a Baghdad, che si trova 350 chilometri a Sud.

Parcheggio nei box e liti tra condomini: occhio, una sentenza cambia tutto...

Parcheggio nei box e liti tra condomini: occhio, una sentenza cambia tutto...




Chi vive in un condomino sa quali nefaste conseguenze possa provocare un parcheggio sbagliato nei box. Magari anche soltanto parcheggiare la propria macchina fuori dal proprio box, lì davanti, anche se non è d'intralcio per nessuno: fioccano proteste, perché "lì non sta bene" e "deve starci dentro, al box". Ma oggi cambia tutto. Già, perché una sentenza stabilisce che l'assemblea condominiale può prevedere, con decisione deliberata a maggioranza, la facoltà per tutti gli inquilini di parcheggiare la seconda autovettura davanti o in prossimità del proprio garage, all'interno di un'area comune, purché lo spazio disponibile per il transito rimanga sufficiente e senza che questo comporti un mutamento della destinazione del bene comune. Così il Tribunale di Vicenza con la sentenza 984/2015 ripresa da Il Sole 24 Ore, sentenza che ha rigettato la domanda proposta da un condomino che si erea scagliato contro la possibilità prevista dall'assemblea condominiale. 

Caso Cucchi, un nuovo processo per i medici Confermata l'assoluzione degli agenti

Cucchi, un nuovo processo per i medici. Confermata l'assoluzione degli agenti




Per la morte di Stefano Cucchi, arrestato il 15 ottobre 2009 e deceduto dopo una settimana all'ospedale Pertini di Roma, la Cassazione ha annullato l'assoluzione di 5 medici, stabilendo dunque per loro un appello-bis in cui dovranno difendersi dall'accusa di omicidio colposo. Definitivamente assolti invece tre agenti della polizia penitenziaria, tre infermieri del "Pertini" e un sesto medico. I giudici del Palazzaccio hanno accolto la richiesta del procuratore generale Nello Rossi.

La Corte d'assise d'appello di Roma dovrà riesaminare, solo per l'accusa di omicidio colposo, la responsabilità del primario del reparto protetto del "Pertini" Aldo Fierro e quella dei medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis e Silvia Di Carlo.

E' definitiva, invece, l'assoluzione della dottoressa Rosita Caponetti. La Suprema corte inoltre ha confermato le assoluzioni di 3 infermieri e di 3 agenti della penitenziaria e preso atto del ritiro di un ricorso della parte civile. In parallelo procede l'inchiesta bis della Procura di Roma, che ha iscritto nel registro degli indagati 5 carabinieri.

"I medici sono responsabili della morte di mio fratello, se lo avessero curato non ci sarebbe alcun motivo di parlare di lui", ha commentato Ilaria Cucchi, che poi ai microfoni di TgCom24 ha definito il verdetto della Cassazione "un nuovo importante inizio". E ancora, ha aggiunto: "Mi auguro che adesso gli agenti della polizia penitenziaria parlino di quello che è avvenuto e dicano tutto quello che sanno. Si respira un'aria completamente diversa rispetto a quando sei anni fa mi mandarono il certificato dell'autopsia di mio fratello: adesso vedo che la Procura ha voglia di fare chiarezza e mi sento finalmente in sintonia con i magistrati", ha sottolienato.

martedì 15 dicembre 2015

"Bomba" in diretta a "La Zanzara": Cav, Del Debbio e una telefonata...

La "bomba" in diretta a La Zanzara: il Cav, Del Debbio e quella telefonata




Una "bomba" (politica) in diretta, a La Zanzara di Radio24. L'annuncio lo dà Giuseppe Cruciani, che ha spiegato: "Habemus Papam. Forse il centrodestra ha trovato il candidato a Milano. Berlusconi ha preso in mano il telefono e ha chiamato direttamente Paolo Del Debbio, per dirgli che se non si candida lui la partita a Milano, contro Sala, è persa". Una telefonata che potrebbe avere un impatto decisivo, una chiamata che potrebbe convincere Del Debbio a rompere gli indugi e a scendere in campo: da Quinta Colonna alla corsa nel capoluogo meneghino, sulla quale si vocifera da mesi ma che, ad oggi, non è ancora iniziata. Difficile che Del Debbio possa rifiutare un invito tanto esplicito (ammesso che la telefonata ci sia stata). Secondo Dagospia, che ha rilanciato la notizia, Berlusconi avrebbe deciso di chiamare il conduttore dopo avere incassato il "no" alla candidatura da parte di Ernesto Pellegrini, ex presidente dell'Inter.

Marò in viaggio verso l’Italia, liberati, finalmente tornano a casa

Marò in viaggio verso l’Italia, liberati, finalmente tornano in Italia, a casa


Fonte: ilGiornale.it



E’ ufficiale, dopo anni di reclusione in un posto ostile come l’India, i Marò sono stati rilasciati ed è stato permesso loro di tornare in Italia, essi sono infatti già in viaggio e dovrebbero raggiungere l’Italia tra pochi giorni.

L’operazione è stata chiamata “Lib-1-2015″, avviata nel 2014 dal ministero della difesa per liberare i due Italiani reclusi in India, si è conclusa oggi con l’effettiva liberazione di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

L’operazione Lib-1-2015, prevedeva la liberazione dei Marò attraverso due piani, il piano A, attuato per tutto questo tempo, è stato un piano diplomatico, di contrattazione e dialogo con il governo indiano, il Piano B, che è quello che ad oggi ha effettivamente permesso la liberazione dei due Italiani, invece può essere definito il piano d’azione teorico effettivo, in vista di un fallimento del piano A.

Il piano B, riguardava infatti la liberazione forzata degli italiani di fronte ad ostruzionismo da parte del governo Indiano, questo piano è stato inattuabile per tutto questo tempo, ma negli ultimi mesi qualcosa è cambiato, protagonista del piano B è stato Putin, e l’alleanza Italia-Russia nella liberazione dei due Marò.

Putin aveva già minacciato precedentemente l’India di una sua azione se non avessero liberato immediatamente i due Italiani, e questa settimana il piano B, con una collaborazione delle forze militari Italiane, e degli agenti speciali Russi, è stato attuato. Sono riusciti infatti, irrompendo nel carcere Indiano, a liberare i due Marò, e a mettersi in viaggio per l’Italia.

Aspettiamo così l’arrivo dei nostri due Italiani, troppo a lungo lontani dal nostro paese, secondo le stime del governo Russo, dovrebbero arrivare in Italia prima di Natale.