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sabato 12 dicembre 2015

"È nella lista degli islamici radicali" L'accusa al deputato (italiano e Pd)

Khalid Chaouki (Pd) nella lista degli islamici radicali del ministero della Difesa




È stato inserito dal ministero della Difesa nella lista sul radicalismo islamico Khalid Chaouki, deputato Pd di origini marocchine. È finito, riporta il Giornale, in mezzo a sospetti jihadisti elencati nel Dossier sulla comunità islamica italiana: indice di radicalizzazione realizzato da Michele Groppi e di fatto finanziato dal governo. Il ricercatore, incaricato dal Centro militare studi strategici (Cemiss), ha ampliato una ricerca del 2011 dall'International institute for counter-terrorism (Ict) dal titolo Islamic Radicalization Processes in Italy. "Conosco Chaouki e lo stimo", ha commentato il ministro della Difesa Roberta Pinotti esprimendo massima solidarietà per il compagno di partito.

Gli altri nomi - Nel rapporto si trovano nomi e cognomi di personaggi pubblici musulmani considerati pericolosi. E fra questi appunto si trova quello di Chaouki, ma anche Hazma Roberto Piccardo (ex segretario dell'Ucoii, l'Unione delle comunità islamiche italiane), Luigi Ammar De Martino (presidente dell'organizzazione sciita Ahl Al-Bait) e Abdur-Rahman Rosario Pasquini (vicepresidente del Centro islamico di Milano e Lombardia). "Nonostante le sue numerose affermazioni contro il terrorismo e l'intolleranza religiosa si legge nel rapporto il signor Khalid Chaouki nel marzo del 2013 suscitò numerose polemiche per aver sponsorizzato, attraverso la sua pagina Facebook, la canzone di un rapper anche lui marocchino, Ius Music, inneggiante alla violenza e al terrorismo, anche contro gli italiani". "Per di più" continua il dossier "il deputato sarebbe anche comparso nel video della canzone in veste di un preside severo che punisce, umiliandolo, un bambino italiano per aver scritto sul muro a scuola". 

Il documento terrificante della Cia: "Ecco cosa faranno i terroristi"

Il terrificante documento della Cia: "Cosa farà il terrorismo islamico"




Era il 2000, 15 anni fa. Negli Stati Uniti al governo c'era George W. Bush. E la Cia pubblicava un rapporto di 70 pagine in cui ipotizzava come sarebbe stato il mondo oggi, nel 2015. E a rileggere oggi quel rapporto vengono i brividi. Già, perché l'intelligence a stelle e strisce aveva predetto (quasi) tutto. Il fascicolo, per esempio, recitava: "I fatti internazionali verranno sempre più influenzati da grandi e potenti organizzazioni anziché dai governi". Tutto vero: si pensi all'Isis, del quale, in Occidente, si parla dal 2012. In pochi anni il Califfato di al-Bahdadi ha evidentemente influenzato le politiche estere di tutti i Paesi occidentali. Ma non solo: si pensi anche agli hacker cinesi sospettati di aver rubato informazioni ai milioni di dipendenti del governo Usa o a quelli della Corea del Nord, accusati dalla Fbi di aver lanciato un massiccio attacco hacker contro Sony.

Ancor più inquietante la seconda profezia della Cia, che scriveva: "Da qui al 2015 le strategie dei terroristi diventeranno sempre più sofisticate ed elaborate al fine di aumentare il numero delle vittime delle stragi di massa". Pochi dubbi sulla veridicità del punto: Torri Gemelle, Londra, Madrid e fino ai recenti spargimenti di sangue in Francia. Si prevedeva poi che "Iraq e Iran svilupperanno missili a lungo raggio. L'Iran (...) potrebbe testare queste armi nel 2001 e missili cruise entro il 2004". Qui c'è del vero e c'è del falso: a luglio, a Vienna, è stato siglato un accordo sul nucleare iraniano, mirato a impedire a Teheran di produrre armi atomiche almeno per 10 anni. Però, nell'ottobre scorso, l'esercito iraniano avrebbe testato un nuovo missile a lunga gittata a propellente liquido, che sarebbe in grado anche di trasportare armi nucleari.

Il rapporto Cia prevedeva che nel 2015 la popolazione mondiale sarebbe arrivata a 7,2 miliardi di persone: oggi siamo a 7,4, miliardi, previsione dunque corretta. E ancora, si prevedeva che "le risorse energetiche riusciranno a soddisfare la domanda", e in effetti, soprattutto negli Usa, la produzione di petrolio negli ultimi anni è cresciuta a dismisura, così come quella di gas naturale. L'intelligence profetizzava poi che "l'economia cinese crescerà e supererà quella dell'Unione europea, ma rimarrà dietro agli Usa". Difficile stabilire la veridicità del punto: per alcune stime l'economia di Pechino è già più forte di quella di Washington, e secondo altre, invece, l'economia europea è più grande di entrambe. Infine, una profezia errata. La Cia ipotizzava che "la popolazione di molti Paesi africani diminuirà a causa dell'Aids, della carestia e delle crisi economiche e politiche": così non è stato, e infatti secondo le stime Onu nel 2050 un abitante su 4 del pianeta Terra sarà africano (gli africani sono passati da 800 milioni nel 2000 a 1,1 miliardi nel 2014).

Renzi vieta la manifestazione ai truffati Cortei e fischi: assediato a Firenze

Divieto di protesta per i truffati delle banche. Ecco come Renzi tiene alla larga i fischi




Si è aperto un weekend di contestazioni per Matteo Renzi. Già oggi pomeriggio ha dovuto evitare di intervenire a un convegno al Polo Universitario di Novoli per motivi di sicurezza. Da giorni gli studenti di destra e sinistra stavano organizzano la pioggia di fischi da far cadere sul premier per protestare contro la riforma del calcolo Isee.

Leopolda - L'evento clou del renzismo alla stazione Leopolda rischia di essere travolto da altre proteste, come riferisce l'Huffingtonpost. Sabato i sindacati di base e i centri sociali sfileranno per Firenze contro il governo dell'ex sindaco. Domenica invece sarà la volta delle vittime dei crac dei quattro istituti di credito coinvolti dal decreto salva-banche. Una manifestazione prevista con la conclusione trionfale della Leopolda 2015 alla quale però è stata già messa la sordina. La Questura ha negato l'autorizzazione alla manifestazione prevista davanti alla Leopolda. Così il manipolo di pericolosi pensionati truffati dovrà accontentarsi del più lontano piazzale della Porta al Prato, a poco meno di un chilometro di distanza.

Sette regole per difendere i risparmi e non farsi fregare un euro dal conto

Sette regole per difendere i tuoi risparmi dal bail in




Dopo il dramma del pensionato che si è suicidato per aver perso i risparmi di tutta la vita e dopo il decreto salva banche varato dal governo Renzi, è utile capire meglio cosa cambierà dal 2016 e come si possono difendere i propri soldi. Ecco il vademecum, pubblicato sul Giornale, in sette punti.

Chi rischia di più - In caso di bail in, secondo la normativa Ue, i primi chiamati a pagare sono gli azionisti - che si vedranno ridotti o azzerati i valori dei propri titoli. Dopo di loro tocca a chi ha sottoscritto obbligazioni subordinate, una speciale categoria di bond il cui rimborso in caso di fallimento della banca avviene successivamente a quello dei creditori ordinari. Seguono i possessori di obbligazioni ordinarie e infine i correntisti. In quest'ultimo caso il rischio riguarda solo la liquidità superiore ai 100mila euro. I conti oltre questa soglia verrebbero coinvolti solo nel caso in cui il bail-in di tutti gli strumenti con un grado di protezione minore nella gerarchia fallimentare non bastasse a risanare la banca. Ad azionisti e creditori sarà chiesto un contributo dell'8% del passivo della banca.

Chi rischia meno - Possono stare tranquilli i correntisti fino a 100mila euro, i possessori di covered bond, ovvero le obbligazioni garantite, e i debiti verso dipendenti, fisco ed enti previdenziali e i fornitori. Fino al gennaio 2019 riceveranno un trattamento di favore anche i detentori di bond non garantiti che, per tre anni, saranno equiparati ai correntisti. I depositi sono esclusi dal bail-in, così come lo sono i conti deposito (anche vincolati), i libretti di risparmio, gli assegni circolari e i certificati di deposito nominativi, il tutto però fino a 100mila euro per depositante. In generale, è meglio non affidare troppo denaro a un' unica banca.

Più conti in banche diverse - Se il risparmiatore ha due o più conti in banche diverse, nel caso praticamente impossibile di fallimento di entrambi gli istituti, può stare tranquillo solo se ciascun conto non supera i centomila euro.

Più conti nella stessa banca o conti cointestati - Se il conto corrente è cointestato, l'importo massimo garantito sale a 200mila euro. Quindi un conto che presenta un saldo da 150mila euro cointestato a due soggetti è escluso dal bail in. Per il correntista che ha invece più conti aperti nella stessa banca vale il saldo totale. Quindi se ho tre conti rispettivamente con 50mila, 30mila e 60mila per un totale di 140mila euro non sono al riparo.

Conto sotto i 100mila euro ma soldi in azioni, fondi e Btp - Per i libretti e i certificati di deposito valgono le stesse regole applicate ai conti correnti: nessun rischio fino a 100mila euro. Può stare tranquillo chi possiede titoli depositati in una banca a rischio ma senza possedere azioni dell'istituto di cui è cliente: i titoli che sono solo conservarti nel deposito di una banca che fallisce non corrono rischi. In generale: il bail-in non colpirà gli asset finanziari non emessi dalla banca in crisi (azioni, bond, Btp, Bot, fondi).

Le polizze assicurative - Se abbiamo sottoscritto una polizza assicurativa con una compagnia che fa parte di un gruppo bancario avviato al fallimento possiamo stare sereni. Idem se il risparmiatore si ritrova con in portafoglio dei bond bancari piazzati all'interno di fondi di investimento, fondi pensione o polizze assicurative.

Le cassette di sicurezza - Chi ha sul conto meno di 100mila euro ma ha anche una cassetta di sicurezza non deve preoccuparsi. Il contenuto delle cassette di sicurezza non è infatti coinvolto dalle procedure di salvataggio previste dalle nuove regole europee.

venerdì 11 dicembre 2015

IL PENSIONATO SUICIDA Giordano: "Il banchiere? Ecco che cosa gli farei"

Pensionato suicida, Giordano feroce: "Che cosa farei a quel banchiere..."





Pubblichiamo Posta Prioritaria, la rubrica in cui Mario Giordano risponde alla lettera di un lettore.

Caro Giordano, sono la figlia di Cantori Cesare, un signore di 95 anni compiuti il 30 ottobre 2015, malato di mieloma multiplo, con cure fortissime che gli procurano tante sofferenze, tra l’altro da anni completamente sordo. Sapevo che mio padre aveva messo i suoi risparmi nella Banca Marche, ma non il tipo di investimento che aveva fatto. Si parlava da tempo delle sofferenze di questa banca, ma noi tutti in famiglia (mio marito, mio figlio, mio fratello ed io) vi abbiamo mantenuto il nostro conto corrente e i nostri risparmi per tre motivi: 1 - Si veniva sempre rassicurati dal personale della banca che tutto si sarebbe risolto. 2 - Abbiamo sempre pensato alla Banca delle Marche come alla «Nostra» Banca: eravamo orgogliosi che i nostri soldi sarebbero stati investiti nel nostro territorio. 3 - Pensavamo che se tutti avessero portato via i loro soldi dalla banca, questa sarebbe fallita immediatamente. Nell’ottobre 2015 ho accompagnato mio padre in banca e sono venuta a conoscenza che aveva investito in obbligazioni subordinate 110.000 euro, bloccate, invendibili. Ora la situazione è questa. Le mie azioni, 4.000 euro sono state azzerate. Poca perdita, lei dirà, ma per me valgono quanto 2 rate e mezzo di pensione. La perdita subìta da mio padre è però davvero inaccettabile. Il poveretto è sconvolto, assolutamente non ci vuol credere. Non dorme più e vive in uno stato di agitazione molto forte che compromette anche la cura che sta facendo. I suoi sono risparmi accumulati da generazioni con grandi sacrifici. Mio padre non si è concesso mai lussi, sempre parsimonioso in tutto. Sono tante le cose che mi chiedo ora, ma una per tutte. Perché lo Stato permette che i debiti della banca, contratti da amministratori spregiudicati devono essere pagati con i soldi dei risparmiatori che li hanno guadagnati onestamente e accumulati in una intera vita di sacrifici? Che razza di Stato è l’Italia che permette una simile ingiustizia? A titolo informativo specifico le date in cui mio padre (nato nel 1920) ha sottoscritto le obbligazioni: 50.000 nel 2009 all’età di 89 anni e 60.000 nel 2012 all’età di 92 anni. Oltre alla perdita economica, ora ci sentiamo traditi e abbiamo tutti una terribile sensazione di sfiducia nel sistema economico, nella società e nella vita in generale.

di Meri Cantori
Osimo (Ancona)

Sottoscrivo tutte le sue amare domande, cara Meri. E ne aggiungo una: chi è quel criminale funzionario di banca che ha fatto sottoscrivere 60mila euro di obbligazioni a un 92enne malato di mieloma multiplo? Non lo potremmo individuare e processare per direttissima?

di Mario Giordano

I soldi buttati per lo yacht fantasma: gli strani bonifici al cardinal Bertone

I soldi buttati nello yacht fantasma e quegli (strani) bonifici a Bertone...




Nelle carte contenute nel fascicolo della procura di Civitavecchia sul fallimento della Privilege yard spa con l’ipotesi di bancarotta fraudolenta c’è anche la corrispondenza tra uno degli indagati, Mario La Via, e il cardinale Tarcisio Bertone, all’epoca segretario di Stato vaticano. L’alto prelato, in base ai documenti in possesso di Libero, sembra utilizzare le casse della traballante azienda come un bancomat per un gran numero di «erogazioni» di beneficenza, soprattutto nei confronti del Movimento dei Focolari e dei Salesiani, l’ordine a cui lo stesso Bertone appartiene.

Marcianise (Ce): PRODOTTI CINESI ALL’OUTLET. La guardia di finanza sequestra 522 MILA capi d’abbigliamento

Marcianise (Ce): PRODOTTI CINESI ALL’OUTLET. La guardia di finanza sequestra 522 MILA capi d’abbigliamento


Fonte: CasertaCe.net



La merce arrivava a Fiumicino e da lì veniva smistata in tutta Italia: anche all'outlet di Marcianise

MARCIANISE – Articoli di abbigliamento prodotti in Cina venduti da una nota maison di alta moda per uomo come prodotti made in Italy. E’ stata ribattezzata True Made l’operazione dei finanzieri del Comando Provinciale di Roma, giunta a conclusione di articolate indagini sotto il coordinamento della procura della Repubblica di Civitavecchia, scattate dai controlli di routine nell’area merci dello scalo aeroportuale di Fiumicino.

I militari si sono insospettiti davanti ad alcune spedizioni di capi di abbigliamento e relativi accessori, provenienti dalla Cina e dirette a una rinomata casa partenopea, che, oltre a essere corredati da un cartellino descrittivo che specificava, in lingua italiana, che il processo di fabbricazione era fedele alla ‘Antica sartoria napoletana’, avevano una piccola etichetta con la dicitura ‘Made in China’ facilmente asportabile. La presenza dei prezzi di vendita, sia al dettaglio che outlet, ha fatto il resto inducendo le fiamme gialle del Gruppo di Fiumicino a ritenere di trovarsi davanti un colossale traffico di prodotti taroccati, con la variante, questa volta, costituita dalla mistificazione della loro origine, provenienza e qualità.

Il sequestro non è scattato subito consentendo ai militari di seguire le partite di merce fino alla centrale di stoccaggio e ai luoghi di smercio, tutti riconducibili a una nota maison di alta moda per uomo, che, in questo modo, commercializzava maglioni, pullover, camicie, smanicati, cravatte, guanti, foulard, cinture in realtà prodotti in Cina.

Il quadro investigativo si è poi consolidato grazie alle perquisizioni locali eseguite, con la collaborazione dei Comandi Provinciali competenti per territorio, nei punti vendita di Napoli, Ischia, Roma, San Cesareo (Roma) e Bologna, nonché presso i famosi outlet di Valmontone (Roma) e Marcianise, nel centro di distribuzione di Nola e nella sede legale e amministrativa della società riconducibile a un insospettabile napoletano, che dovrà rispondere dell’introduzione e della vendita di prodotti industriali con segni mendaci.

Ammontano, invece, a oltre 522.000 i pezzi sequestrati, tra capi di abbigliamento ed etichette Made in China.