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domenica 8 novembre 2015

PIENO AL DISTRIBUTORE PADANO Benzina e gasolio a prezzi stracciati

Tutti al benzinaio leghista. Salvini fa il pieno: prezzi stracciati




Sabato stranissimo alle porte di Milano con le code chilometriche vicino Cinisello Balsamo. Non è colpa del solito traffico di pendolari verso il capoluogo lombardo, ma di Matteo Salvini che ha "offerto" gasolio e benzina a prezzi stracciati, perché privi dei costi di Iva e accise. La Lega ha messo in scena un'iniziativa per protestare contro il ricarico di tasse che pesano sul carburante distribuito in tutta Italia. Secondo i calcoli leghisti la benzina oggi venduta alla pompa a 1,434 euro, potrebbe costare agli automobilisti 0,447 euro al litro, mentre il gasolio arriverebbe a 0,456. In media in Italia, urlano i leghisti al megafono agli automobilisti accorsi a centinaia per un pieno a buon mercato, si pagano 22 centesimi di tasse in più degli altri Paesi europei: "Non promettiamo di tagliare le accise subito - ha detto Salvini alla manifestazione #Liberiamoci - ma sicuramente è una vergogna. Quando saremo noi al governo mi impegno a toglierne qualcuna, per esempio i 22 centesimi che gli italiani pagano in più rispetto agli europei".

Il distributore - La manifestazione è stata finanziata direttamente dalla Lega, che si è accollata la differenza del costo del carburante al benzinaio marchiato Retitalia. Sono state 100 le automobili fortunate che hanno potuto rifornirsi con al massimo 10 euro ciascuno di carburante, circa 20 litri di carburante. Contro l'iniziativa della Lega hanno protestato invece alcuni gruppi dei centri sociali milanesi.

sabato 7 novembre 2015

La casa di Mattielli andrà ai suoi rapinatori Guarda il Video

La casa di Mattielli andrà ai suoi rapinatori. L'insulto dai rom: "Morto? Non mi spiace"




La casa di Ermes Mattielli ad Arsiero, in provincia di Vicenza, potrebbe finire nelle mani dei due ladri rom albanesi lo stavano derubando nella notte del 13 giugno 2006 e che l'uomo aveva ferito. Oltre alla condanna per duplice tentato omicidio, Mattielli era stato condannato anche a risarcire i due ladri con 135mila euro. L'artigiano però non possedeva altro che la sua casa, proprietà che potrebbe finire nelle mani dello Stato, perché l'artigiano non aveva eredi diretti: "Potrebbe avere fatto testamento indicando qualche beneficiario - ha detto l'avvocato Maurizio Zuccollo al Giornale di Vicenza - Per la legge a pagare il risarcimento saranno gli eredi". Non essendoci figli o fratelli, resta un parente finora noto, un cugino che abita ad Arsiero: "Gli eventuali eredi dovranno pagare i 135mila euro di risarcimento solo nel caso di accettazione dell'eredità. Che non so a quanto possa ammontare - ha detto l'avvocato - ma se fosse inferiore a 135mila euro è difficile che l'eredità possa essere accettata". Una brutta notizia, almeno in parte, per i due rapinatori da risarcire, considerando che se lo Stato diventasse proprietario dei beni di Mattielli, i tempi per il risarcimento si potrebbero allungare.

La madre - "Sonia Caris, madre di uno dei rapinatori, non nasconde la sua soddisfazione per il risarcimento che è stato riconosciuto anche al figlio. Saputo che Mattielli è morto, la donna ha risposto: "Se dicessi che mi dispiace, direi una bugia". Non ha nessuna intenzione di perdonare: "l'uomo che ha tentato di uccidere mio figlio - ha detto - ma non ho augurato il male a nessuno".



Putin e l'attentato all'aereo sul Sinai La "vendetta" russa contro l'Egitto

Putin sospende tutti i voli per l'Egitto




Per ragioni cautelari la Russia ha sospeso tutti i voli da e per l’Egitto, compresi i collegamenti con il Cairo, e la misura rimarrà in vigore "finchè non sarà stato stabilito di nuovo il necessario livello di sicurezza": lo ha precisato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, dopo che il presidente Vladimir Putin aveva ordinato al governo di intervenire in tal senso accogliendo le indicazioni di Alexander Bortnikov, direttore dell’Fsb, i servizi segreti eredi del disciolto Kgb sovietico.

I numeri - Secondo l’agenzia turistica di Stato Rostourism e l’associazione dei tour operator russi Turpomosh, nel Paese arabo al momento si trovano in vacanza tra i 40.000 e i 45.000 connazionali: un numero tale da far temere agli esperti del settore che, per completarne il rimpatrio, possa occorrere addirittura un mese di tempo. A tale riguardo Rosaviatsa, l’ente federale per l’Aviazione Civile, ha indetto una riunione al vertice per valutare i passi da compiere. Il provvedimento è stato deciso con riferimento al disastro dell’Airbus-321 della compagnia siberiana Metrojet, precipitato sabato scorso nel deserto del Sinai con 224 persone a bordo, nessuna delle quali sopravvissuta. 

Dietro la telefonata c'è una truffa Call center: come evitare le chiamate

Call center: i consigli per evitare le chiamate di operatori sconosciuti




Chiamano a tutte le ore e spesso è impossibile liberarsene. Sono le frequenti telefonate di promozione commerciale che riceviamo sia sul cellulare che sul numero di casa e che spesso nascondono delle vere e proprie truffe. Di questo caso si è occupato spesso l'inviato di Striscia la Notizia Moreno Morello che ha svelato piccole strategia per liberarsi di operatori scaltri. 

I consigli - Prima di tutto bisogna stare attenti a come questi operatori si presentano e a quello che dicono quando chiamano: spesso si qualificano come dipendenti o collaboratori di enti o società che non esistono e che non hanno nessun legame con le aziende con cui avete stipulato il contratto di fornitura. Parlano di "Ufficio dell’abbassamento dei prezzi" o di "Ufficio centrale dell’energia e del gas metano". Un interlocutore distratto, soprattutto se anziano, a volte non riesce subito a capire che si tratta di una promozione. Ma quando si presentano inventando fantomatici uffici, allora meglio troncare subito. Il secondo consiglio è quello di non dare i propri dati personali se non siete sicuri che state parlando effettivamente con un operatore delle aziende di cui siete già clienti. Soprattutto non dovete mai dare l'Iban. Non fidatevi degli operatori che insistono troppo al teleoperatori che insistono per trattenerci al telefono e vendere i loro prodotti. La regola prima ovviamente è quella di guardare il display prima di rispondere al telefono. Se qualcuno vi chiama per vendere qualcosa ma ha oscurato il numero dovete subito riattaccare. 

"Nuzzi e Fittipaldi da impiccare" Lo dice il direttore di Radio Maria

Don Livio Fanzaga: "Quei giornalisti io li impiccherei"




"Gli autori di questi libri, le case editrici, diventeranno milionari. Poi vengono a far le prediche, dite che l'avete fatto per guadagnare! Voglio semplicemente dire che l'avete fatto per guadagnare! Voglio semplicemente dire, a chi ha venduto i documenti, a chi li ha comprati...dico loro che Giuda dopo aver concluso l'affare andò a impiccarsi.  Andò a cercare l'albero dove si impiccò. Mi dispiace per lui, per tutti i suoi…diciamo i suoi discendenti, a cui auguro di pentirsi.Quello che mi scandalizza sono i Giuda di ieri e di oggi". Sono durissime le parole del direttore di Radio Maria, Don Livio Fanzaga, per i libri bomba "Avarizia" e "via Crucis" di Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi che hanno sconvolto il Vaticano.

Le parole dure - "Giornalisti cattolici che dicono delle cattiverie….che hanno la lingua biforcuta, la penna biforcuta. È una cosa che mi fa rimettere…Mi fa nausea, mi fanno stomacare. E devo fare fatica a pregare per loro, perché io li impiccherei quasi quasi…". Il suo intervento si conclude poi con parole meno dure e un più misericordioso "Ti fan sudare sangue, a leggerli. Ma siccome il papa ieri a parlato di perdono, per carità perdoniamoli".

Colpo di scena al processo Yara: spunta il sangue di una donna

Colpo di scena al processo Yara: sangue di una donna sulla giacca della Gambirasio




Durante il processo per l'omicidio di Yara Gambirasio, un nuovo colpo di scena. Come racconta Oggi, durante il dibattito in aula contro Massimo Giuseppe Bossetti, imputato per il delitto, si scopre che sulla giacca della 13enne di Brembate ci sono delle macchie di sangue. Sono di Silvia Brena, una delle insegnanti di ginnastica di Yara.

 Lo garantisce l'esame del Dna. "È positiva al sangue, abbiamo escluso che sia saliva o altro materiale biologico", ha spiegato il capitano Nicola Staiti, uno degli ufficiali del Ris di Parma che ha condotto l'indagine scientifica. Visto che la macchia ha resistito a tre mesi sotto la pioggia e la neve, si deduce che è per forza una una traccia lasciata nelle ultime ore di vita di Yara. "Può essere una traccia lasciata per contatto?", ha chiesto l’avvocato Claudio Salvagni. "Lo escluderei, è qualcosa di più corposo", ha risposto l’ufficiale.

La donna era già comparsa in aula come testimone. Ha quasi sempre risposto "non ricordo" alle domande. Dopo le ultime rivelazioni sul suo sangue sulla giacca di Yara, adesso i difensori di Bossetti chiederanno quasi sicuramente che Silvia Brena torni a deporre. 

venerdì 6 novembre 2015

La Cassazione condanna Mario Monti: "Illegittima la conversione anticipata lira-euro"

La Cassazione condanna Mario Monti: "Illegittima la conversione anticipata lira-euro"




È illegittima la norma che ha anticipato lo stop della conversione lira-euro, contenuta nel decreto Salva Italia varato nel dicembre 2011 dal Governo di Mario Monti. Lo ha deciso la Corte Costituzionale dichiarando fondata un’eccezione di legittimità sollevata dalla sezione specializzata in materia di impresa del tribunale di Milano. La Consulta ha rilevato che sussiste la violazione dell'articolo 3 della Costituzione, inerente i principi di "tutela dell'affidamento e di ragionevolezza". La sentenza potrebbe costare allo Stato 1,3 miliardi di euro, l'equivalente delle lire non convertite incassate in anticipo

Tre mesi prima - Secondo i giudici delle leggi, "non è dubitabile che il quadro normativo preesistente alla disposizione denunciata di incostituzionalità fosse tale da far sorgere nei possessori di banconote in lire la ragionevole fiducia nel mantenimento del termine fino alla sua prevista scadenza decennale, come disposto, sia dalla norma sulla prescrizione delle banconote cessate dal corso legale, sia dalla norma che prevede il diritto di convertire le banconote in euro presso le filiali della Banca d'Italia. Il fatto che, al momento dell'entrata in vigore della disposizione censurata, fossero già trascorsi nove anni e nove mesi circa dalla cessazione del corso legale della lira - si legge nella sentenza n. 216 depositata oggi - non è idoneo a giustificare il sacrificio della posizione di coloro che, confidando nella perdurante pendenza del termine originariamente fissato dalla legge, non avevano ancora esercitato il diritto di conversione in euro delle banconote in lire possedute".

Colpa del debito pubblico -  Nemmeno la "sopravvenienza dell'interesse dello Stato alla riduzione del debito pubblico, alla cui tutela è diretto quell'intervento legislativo - rilevano i giudici costituzionali - può costituire adeguata giustificazione di un intervento così radicale in danno ai possessori della vecchia valuta, ai quali era stato concesso un termine di ragionevole durata per convertirla nella nuova: se l'obiettivo di ridurre il debito può giustificare scelte anche assai onerose, esso non può essere perseguito trascurando completamente gli interessi dei privati, con i quali va invece ragionevolmente contemperato". Nel caso in esame, si legge ancora nella sentenza, non ci sarebbe "alcun bilanciamento fra l'interesse pubblico perseguito dal legislatore e il grave sacrificio imposto ai possessori di banconote in lire", perché "non lascia alcun termine residuo, fosse anche minimo, per la conversione", né lo scopo perseguito "imponeva un tale integrale sacrificio".