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lunedì 26 ottobre 2015

Tragedia alla gita per vedere le balene il battello si rovescia: 5 morti

Vancouver, affonda nave per l'osservazione delle balene. Cinque morti




In Canada, vicino a Vancouver, una gita in battello per osservare le balene si è trasformata in una tragedia. Secondo quanto riferiscono i media canadesi, il pomeriggio dell 25 ottobre, una barca con a bordo 27 persone si è rovesciata nelle acque vicino all'isola di Tofino. Cinque persone sono morte mentre altre risultano ancora disperse nonostante le ricerche siano proseguite tutta la notte, sotto una forte pioggia. Le dinamiche dell'incidente non sono ancora chiare. Si sa solo che l'imbarcazione, il Leviathan II, lungo 20 metri, era uno dei tanti battelli che portano i turisti a osservare le balene nella tipica gita che la città d Vancouver propone ai suoi visitatori. Un tragitto battuto più e più volte dunque, e ritenuto sicuro da tutti i navigatori. Ma qualcosa per il Leviathan II è andato storto e il primo mayday è stato lanciato alle 16 ora locale. I soccorsi sono subito intervenuti, ma per 5 persone non c'è stato nulla da fare.

Caivano (Na): Intervista all'Arch. Francesco Emione (Liberi Cittadini)

Caivano (Na): L'Architetto Emione a testa alta e a muso duro replica alle continue diatribe interne alla maggioranza: "Si pensi al bene del Paese, il puzzle ormai ha preso forma"



intervista a cura di Gaetano Daniele 



Architetto Francesco Emione
Consigliere comunale (Liberi Cittadini)

Consigliere Emione, in questi ultimi giorni, in Forza Italia, primo partito di maggioranza e del Sindaco Simone Monopoli, sta succedendo di tutto e di più. Il Gruppo consiliare appunto, composto dai consiglieri Gaetano Ponticelli, Teresa Fusco, Giuseppe Mellone, Giuseppe Frezza e Cinzia Buonfiglio, pare sia entrato in rotta di collisione proprio con il Sindaco Monopoli. Alla base, due missive, in una si parla di ripristinare la legalità. Secondo lei perchè si è arrivati a tanto?

“ Il sindaco ed i consiglieri del suo partito hanno il dovere di chiarire: se vi sono illegalità devono andare in Procura ed informare la Prefettura. Credo vi siano gli estremi per lo scioglimento perché a denunciare illegalità sono stati gli stessi consiglieri del partito del Sindaco. Si è arrivati a questo perché alla base della maggioranza manca il collante politico. I partiti e le liste sono a gestione familiare. C’è un dilettantismo allo sbaraglio. Ma non importa il motivo, ora bisogna chiarire i fatti gravissimi denunciati. Devono chiarire nelle istituzioni, non se ne possono uscire a tarallucci e vino”. 

Consigliere Emione, questione Cimitero. Il problema affidamento è stato trasportato fino all'ultimo giorno, o quasi, per poi affidarlo ad altra ditta. (pare siano dovuti intervenire anche i Carabinieri). La cosa che sorprende di più è che il limite oltre il quale non è possibile l'affidamento fiduciario è di 40 mila euro, appunto, questo affidamento diretto è di 39.700 euro oltre iva, non le sembra una strana coincidenza? Ma soprattutto, perchè in questi ultimi mesi non è stata indetta una regolare gara d'appalto?

“La gara è stata espletata, e c’è un giudizio in corso innanzi al Consiglio di Stato. Il problema attuale è un altro affidamento frutto di clientelismo e dilettantismo. Hanno dato la gestione del servizio per le lampade votive e la gestione di un impianto elettrico così grande ad una ditta che, alla Camera di Commercio, si qualifica come piccolo imprenditore edile per lavori di muratura con soli due dipendenti. Non ha mai gestito un impianto cimiteriale. A meno che dietro quest’affidamento non vi sia un sub appalto in nero. Come tanti altri, anche quest’atto sarà inviato dalla minoranza all’Autorità Anticorruzione.

Consigliere Emione, neanche sei mesi di mandato Monopoli, ed è successo di tutto, se questo è l'inizio, cosa si devono aspettare i cittadini di Caivano?

“Mi auguro che il Sindaco prenda coscienza della situazione perché così non si può andare avanti. La città che l’ha eletto, ora ha capito che questa maggioranza - come ha ammesso lo stesso Monopoli - pensa solo agli incarichi per amici e parenti. C’è troppo dilettantismo, purtroppo Caivano degraderà ancora. Meglio che si dimettono. Non c’è nulla da aspettarsi di buono. E ciò mi fa male perché sono un amministratore, ma soprattutto abito e lavoro in città”.

Consigliere Emione, problema rifiuti. Il Sidnaco Monopoli promise in agenda che nella prima settimana di settembre avrebbe tolto, eliminato, tutta la spazzatura dalle vie di Caivano. Ciò non solo non è avvenuto, ma la spazzatura è addirittura triplicata. Perchè?

“Perché il settore è gestito male, da soggetti che non hanno la giusta competenza. Solo a Caivano c’è un’emergenza rifiuti ogni 15 giorni, eppure continuano ad aumentare la spesa. I cittadini pagano ed i rifiuti sono per strada. La causa di tutto è come sempre il dilettantismo, la mancanza di autorevolezza. Nonostante il fallimento, l’assessore non ha sentito il dovere di dimettersi ed il funzionario è rimasto saldo al suo posto,. C’è la prospettiva di un appalto da 30 milioni di euro e non si può mettere una simile questione in mani sbagliate. O forse lo si è fatto apposta?”

Consigliere Emione, rimarco, una nuova elezione potrebbe essere una soluzione, o meglio un'alternativa a questa amministrazione giovane capeggiata da un leader ormai alla frutta?

“ Quando il partito del sindaco e di maggioranza relativa scrive che c’è illegalità al Comune, non c’è altra strada che le dimissioni. Il silenzio degli altri consiglieri fa capire che c’è una crisi grave e nessuno se la sente di smentire. Quando il sindaco sfiducia i consiglieri del suo partito dicendo che chiedono solo incarichi ed appalti non c’è altra strada che il ritorno alle urne. Quando si dimettono due segretari di partito, un consigliere passa da un partito all’altro, un altro era già uscito da Forza Italia, e si chiede aiuto a una forza di minoranza che rappresenta la vecchia amministrazione significa che non c’è più la maggioranza. Sono andati in crisi dopo appena sei mesi. Ma credo che tutto si risolverà a tarallucci e vino con qualche incarico per zittire i dissidenti interni. Un compromesso al ribasso, sulla pelle della città”.

Lavorare da casa, ora c'è una legge ecco tutte le novità su stipendi e ferie

Smart working, il lavoro da casa sarà regolamentato da una legge




Si chiama "smart working" ed è la nuova frontiera del lavoro: si farà tutto da casa, con un occhio sul pc e uno sui figli o sui fornelli. Una forma di impiego "agile", adottato da un numero sempre maggiore di aziende e che ora, in Italia, sarà regolato da 9 articoli contenuti nel disegno di legge collegato alla legge di Stabilità. A predisporlo, come scrive il Corriere della Sera, è stato il professor Maurizio Del Conte su richiesta del governo Renzi.

Come funziona - La legge interviene su una serie di materie che comprendono i diritti del lavoratore, privacy, infortuni e retribuzione ma lascia anche spazio alla contrattazione degli impiegati con le aziende che sceglieranno di farli lavorare lontano dalla sede principale. Lo "smart working" infatti, potrà essere svolto sia da casa che in spazi di co-working creati appositamente. In entrambi i casi, lo scopo deve essere uno: "Incrementare la produttività e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro".

Ferie, infortuni e stipendio - L'intesa regolerà sia i dispositivi tecnologici di cui il lavoratore potrà servirsi, sia le fasce orarie in cui si lavorerà e quelle che, invece, saranno di riposo. Lo "smart working" potrà inoltre essere a tempo determinato o indeterminato, ma si potrà recedere il contratto solo per giusta causa o con un preavviso di almeno 30 giorni. E sugli infortuni è già tutto stabilito: il ddl copre gli incidenti che avvengono sia fuori dall'azienda, sia nell'eventuale percorso da casa allo spazio di co-working. E per lo stipendio? Non deve essere inferiore a quello di chi ogni giorno si siede alla scrivania dell'ufficio. 

Caivano (Na): Mentre il Paese muore sotto ai rifiuti, da indiscrezioni, si tumulano morti in cantieri ancora in corso d'opera (Questione di spazio?)

Caivano (Na): Mentre il Paese muore sotto ai rifiuti, da indiscrezioni, si tumulano morti in cantieri ancora in corso d'opera (Questione di spazio?)



di Gaetano Daniele



Mentre il Paese muore sotto ai rifiuti speciali e ai sacchetti della spazzatura, la politica affida piccoli lavoretti a fratelli di consiglieri comunali, a mogli di assessori ed in più, da indiscrezioni, come da foto, vengono tumulati anche morti in cantieri ancora in corso d'opera. Un fatto che se fosse confermato farebbe resuscitare anche tutankhamon. Insomma, due salme, forse di amici, in totale sfregio alle leggi vigenti, per cui si chiede anche conto alla Polizia Municipale e ai Carabinieri di indagare sull'indiscrezione lanciata da il Notiziario sul web, di come, se fosse confermato il tutto, sia possibile che si tumulino salme in un Cantiere. Insomma, si è riscontrato già, in campagna elettorale, una pseudo forma di abusivismo nell'affissione di manifesti non in appositi spazi, affidamenti diretti senza gara d'appalto (ovviamente legale) ma non in discontinuità con il passato, affidamenti a fratelli e a mogli di consiglieri comunali, appunto, continuità con il passato se non peggio, ora, se fosse confermata l'indiscrezione, anche tumulazioni abusive? Il Sindaco di Roma Marino, si è dimesso per molto meno. 

Belpietro, per la Procura di Milano pubblicare notizie è un reato

Per la Procura di Milano è un reato pubblicare notizie


di Maurizio Belpietro
@Belpietro.tweet




Per la Procura di Milano pubblicare una notizia è un reato. Anzi di più: se si racconta un illecito, verificando che qualcuno ha commesso un reato, si è colpevoli di ricettazione, violazione che il codice penale punisce con una pena da due a otto anni. È la prova che fare il giornalista è più pericoloso che fare il ladro. A rubare infatti si rischiano solo fra i sei mesi e i tre anni di carcere. Ecco forse perché i furti aumentano e le notizie sui casi scottanti diminuiscono.

Vi chiedete di che cosa io stia parlando? Lo spiego subito. Anni fa, quando dirigevo il settimanale Panorama, un tizio mi inviò una mail, scrivendo di essere a conoscenza di una serie di illegalità commesse da un importante gruppo imprenditoriale. Capita spesso che nelle redazioni arrivino segnalazioni. A volte si tratta dell’archivio segreto dello Ior (una soffiata che consentì a Gianluigi Nuzzi di scrivere «Vaticano Spa»), a volte di qualcosa che riguarda strani misteri.

Come in altri casi, diedi la mail a uno dei migliori cronisti di Panorama, per l’appunto Gianluigi Nuzzi. Il quale, dopo alcuni giorni, tornò da me dicendo che il materiale segnalato era interessante. Il collega, per convincermi che non si trattava di invenzioni, volle farmi conoscere i due signori con cui era entrato in contatto. Si trattava di addetti alla sorveglianza, di una società che aveva lavorato per i magazzini della Coop Lombardia. In breve, i due raccontarono di essere stati indotti a eseguire intercettazioni illegali all’insaputa dei dipendenti. Un’accusa grave, che però i vigilantes sostenevano con video e registrazioni. 

I due erano disponibili a raccontare tutto e anche ad autodenunciarsi, perché sapevano che senza una denuncia all’autorità giudiziaria sarebbe stato difficile accertare i fatti, ma chiedevano a Panorama una tutela legale. «La Coop cercherà di distruggerci: dateci almeno un avvocato». Richieste del genere, anche economiche, le ho sentite spesso da parte di chi intende vuotare il sacco ma ha paura di ritorsioni. Tuttavia le ho sempre respinte, perché le redazioni non sono un bancomat. I due temevano anche di perdere il lavoro e per questo mi venne l’idea di presentarli a Bernardo Caprotti, il patron di Esselunga, che conoscevo. Lo chiamai e lo incontrai. Gli spiegai soltanto che ero entrato in contatto con due tizi che facevano i vigilantes dei supermercati, chiedendogli di dar loro una mano perché erano una fonte di Panorama. Lasciai nomi e numeri di telefono, senza sapere se Caprotti avrebbe esaudito o meno la mia richiesta. 

Devo confessare che della faccenda in seguito non mi occupai perché di lì a pochi giorni lasciai Panorama, assumendo la direzione di Libero. Anche Nuzzi trascurò la questione, perché impegnato a presentare «Vaticano Spa», il libro nato da una segnalazione che, come per la Coop, mi era giunta da uno sconosciuto. E così passarono i mesi, fino a quando Nuzzi, che mi aveva seguito a Libero, tornò a parlarmi della storia delle intercettazioni abusive nei supermercati. Aveva fatto accertamenti e interviste, verificando i fatti. Risultato, decidemmo di pubblicare tutto, raccontando in più puntate ciò di cui eravamo venuti a conoscenza. Nuzzi fece anche altro: consegnò agli inquirenti il materiale raccolto.

Le indagini accertarono che le intercettazioni e le riprese televisive abusive esistevano, che qualcuno le aveva eseguite, dunque che erano stati commessi dei reati a danno dei lavoratori della Coop. Insomma, Nuzzi ed io avevamo raccontato una storia vera e fatto il nostro mestiere di giornalisti, verificando le notizie e segnalandole all’autorità giudiziaria. Non dico che ci aspettassimo un premio (quello si dà solo a giornalisti rigorosamente di sinistra, mica a gentaglia che lavora per quotidiani liberali, anzi liberi), ma certo non credevamo neppure di finire indagati con l’accusa di ricettazione e calunnia, autori secondo la tesi della Procura di una specie di complotto ordito da Caprotti ai danni della Coop. E invece è quel che è successo.

Ribadisco. Le intercettazioni c’erano. I vigilantes lavoravano per la Coop e controllavano i dipendenti della Coop su indicazioni di un dirigente dell’azienda. Tanto è vero che la persona poi fu allontanata. Ma la colpa è nostra: dovevamo tacere di fronte a un reato e far finta di niente. È la giustizia, bellezza. Se in un’azienda succede un incidente la colpa è del legale rappresentante. Se in un supermercato spiano i dipendenti, la colpa è di chi racconta i fatti, il quale, se per disgrazia ha guardato o ascoltato video e intercettazioni al fine di essere certo di ciò che scrive, è pure colpevole di ricettazione. Forse io e Nuzzi avremmo dovuto rubare qualche cosa: avremmo rischiato di meno.

Caso Stival LA MAMMA DI LORIS Un'intercettazione l'inchioda "Tu mi fai venire dei dubbi..." la confessione al marito

Veronica Panarello, intercettato il dialogo che la inchioda; "Mi fai venire dei dubbi..."




È trascorso quasi un anno dalla morte del piccolo Loris Stival, il bambino di otto anni trovato soffocato in un canalone a Santa Croce Camerina. Per la procura la colpevole dell'omicidio è la mamma di Loris, Veronica Panarello, e sulla sua colpevolezza ora pende una prova schiacciante, quella di un'intercettazione tra Veronica e suo marito, nonché padre di Loris, Davide Stival.

Il dialogo sospetto - L'intercettazione è stata pubblicata come anticipazione dal settimanale Giallo, che a sua volta si riferisce a un'esclusiva di Porta a Porta, come riporta Il Giornale. Il dialogo tra Veronica e il marito risale al 6 gennaio 2015, quando la donna si trovava già in carcere con l'accusa di omicidio. Nel corso del colloquio, il marito incalza più volte Veronica, le chiede come siano andate davvero le cose la mattina in cui Loris morì. Lei sembra negare tutto, e ripete perentoria di non essere la colpevole. Poi però, le parole la tradiscono. Quando il marito le chiede: "Loris è rimasto a casa quella mattina?", Veronica ci pensa e poi dice: "Non lo so... ora mi fai venire dei dubbi". E aggiunge anche: "Può essere che hai ragione tu, può essere che io mi ricordi di averlo lasciato a scuola e invece...". Parole queste, che potrebbero aggravare ulteriormente la posizione della Panarello. La donna infatti deve rispondere all'accusa di omicidio aggravato perché secondo gli inquirenti sarebbe stata lei a soffocare Loris, con alcune fascette da elettricista, e ad abbandonare il corpo senza vita del bambino nella zona del Mulino Vecchio, dove è poi stato rinvenuto. 

Caivano (Na): Il Mattino: "Forniture e appalti? ai parenti del Sindaco"

Caivano (Na): Il Mattino: "Forniture e appalti? ai parenti del Sindaco" 




di Gaetano Daniele



Lettera di dimissioni del segretario della Civica
"Noi insieme con Monopoli"


Il Mattino accende i riflettori sul caso Caivano

Anche il Mattino, accende i riflettori su Caivano. Forniture, appalti e parentele, questo il tema scottante che tocca ancora una volta il cuore di Caivano. Le parentele, in senso lato, possono anche riguardare appunto, fratelli, mariti o cugini di consiglieri comunali che, invece di vigilare, invece di controllare che somme urgenze, appalti diretti e indiretti avvengono e quindi affidati a familiari ed amici o ad amici di amici. Purtroppo, così non è!. Sì, potrebbe recitare la maggioranza, si tratta di poca roba, di poche migliaia di euro, oppure: ma questi fornitori, anche prima consegnavano materiale per l'Ente. Bene! Se cosi fosse, le mogli, oppure i fratelli, oppure chicchessia, dovevano restare alla larga dalle liste elettorali, o meglio, fare una scelta di campo. Accettare e continuare con le forniture all'Ente, oppure gestire gli interessi pubblici? il problema appunto, non è il quantitativo, il dilemma è che tali pratiche all'interno di amministrazioni trasparenti non devono avvenire, soprattutto da parte di un'amministrazione il cui leader, Simone Monopoli, in campagna elettorale, sventolò appunto la bandiera della coerenza e della discontinuità, facendone un vero e proprio cavallo di battaglia. E questa volta, a parlare di parentele è anche il Mattino, uno dei primi quotidiani nazionali. Non solo, proprio mentre siamo intenti a riportare la notizia che compare su Il Mattino, apprendiamo che, un altro segretario, grande sostenitore del Sindaco Monopoli, Carmine Piccirillo, nonchè segretario della Civica "Noi insieme con Monopoli", proprio stamattina, ha rassegnato le dimissioni da segretario. Piove sul bagnato, per il neo Sindaco Monopoli che, dopo neanche 6 mesi di consiliatura si ritrova a fare i conti con l'inesperienza politica, nonostante i quindici anni di attività politica, attiva. Insomma, non ci resta che sperare in un colpo di scena, anche se l'unica alternativa, pare siano subito nuove elezioni, in modo da affidare ad una vera forza politica, l'arduo compito di trainare un Paese come Caivano lontano dai mille problemi che l'affiggono. In primis, l'abnorme tegola spazzatura.