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venerdì 9 ottobre 2015

De Girolamo, veleno sugli alfaniani Le pagelle, i voti (e i loro segreti)

Nunzia De Girolamo, le pagelle sugli ex amici del Nuovo Centrodestra




Nunzia De Girolamo, recentemente rientrata in Forza Italia, ha analizzato uno a uno i suoi ex compagni di Ncd. La deputata, intervistata da Panorama, ha detto di aver capito che la sua felicità politica l'aveva già trovata in Fi ed ora se ne è resa conto. La De Girolamo aveva lasciato il partito di Berlusconi per seguire Angelino Alfano nell'avventura di Ncd. Era stata ministro del governo Letta, fu costretta a dimettersi per una vicenda legata a nomine nella sanità locale, benché non fosse indagata. E Ora è rientrata in Fi dopo un contrasto con Alfano e il suo partito, che accusa di aver virato troppo a sinistra per seguire Matteo Renzi.

Ncd - "Il Nuovo centro destra è ormai una costola, anzi una costoletta dal Pd - ha detto De Girolamo - Il progetto è fallito. Sia chiaro, mi ci metto anche io tra quelli che hanno sbagliato qualcosa. Però un appiattimento così supino su Renzi era inimmaginabile alla vigilia".

Alfano - Quindi la deputata inizia a dipingere i membri di Ncd con aggettivi ed episodi che li connotano: "Alfano ha il difetto della vanità. Il problema è tutto lì. Pur di non spegnere il riflettore sul Viminale, ha indotto il partito a farsi renziano."

Gaetano Quagliarello - "Un individualista. Anche per questo non può più sopportare mortificazioni. Si appresta a uscire da Ncd."

Beatrice Lorenzin - "Coerente, ha il coraggio di dire apertamente che è renziana. Ed è l'unica che si salverà, rimane la più furba".

Maurizio Lupi - "Come Alfano ha scelto l'io e non il noi. Eletto europarlamentare, doveva dimettersi da ministro e prendere in mano il partito. Ma invece di sfidare Angelino ha preferito rimanere alle infrastrutture..."

Renato Schifani - "Lo vedo infelice. Non credo finirà la sua carriera politica nel Pd". 

Fabrizio Cicchitto - "Il suo approdo è ideologico. Da ex socialista vede in Renzi la rivalsa sui comunisti che distrussero il Psi e Bettino Craxi. Così lui fa pace con la sua storia".

Barbara Saltamartini - Lei è un'amica, spero possa tornare con noi, prima o poi".

Quella voce sulla Meloni: al voto, Giorgia in campo? Roma, tutti i nomi in gioco

Ignazio Marino si è dimesso, toto-nomi a Roma: chi si candiderà a sindaco




Ignazio Marino si è dimesso. Roma tira un sospiro di sollievo. Ma guarda anche al futuro, tanto che sono già iniziate le indiscrezioni e le ipotesi su chi potrebbe occupare la poltrona lasciata vuota al Campidoglio (indiscrezioni e ipotesi che, in verità, proseguivano da tempo, da prima che Marino ufficializzasse il suo ineludibile destino: andarsene). Ciò che ora accadrà a Roma è chiaro: si va alle urne, probabilmente nella primavera del 2016 e, va da sé, si fanno i nomi dei possibili candidati alla poltrona di sindaco capitolino.

Sinistra - Si parte dal Pd, dove si fanno i nomi del prefetto Franco Gabrielli (commissario de facto di Marino), di Francesco Rutelli (per un clamoroso e improbabile bis) e anche di Walter Veltroni, che al pari di Rutelli è già stato sulla poltrona più alta del Campidoglio. Ma i democratici potrebbero puntare anche su Matteo Orfini, commissario per Roma e assai gradito a Matteo Renzi, o Roberto Giacchetti, altrettanto gradito al premier.

Grillini - Ma ora come ora, i grandi favoriti per la corsa al Campidoglio, potrebbero essere i grillini, in grado di "godere" dei disastri di Marino e della disgregazione della destra, che dopo Gianni Alemanno (anche lui assai criticato e ben poco popolare) non è riuscita ad esprimere un candidato valido. Per i pentastellati si parla di Alessandro Di Battista, candidato ideale e molto "gradito". Lui tempo fa aveva smentito l'ipotesi, ma la "manina" di Beppe Grillo potrebbe spingerlo in corsa: suo il nome adatto per raccogliere il "seminato" delle disastrose precedenti amministrazioni. 

L'outsider - Il nome più caldo per la prossima tornata elettorale, insieme a quello di "Dibba", è infine quello di Alfio Marchini, che nel 2013 si candidò da indipendente ed ottenne un significativo 10 per cento. Marchini, si dice, potrebbe essere interessato anche al palcoscenico della politica nazionale, ma dopo il crollo di Marino avvenuto prima del previsto potrebbe anche tornare sui propri passi e ritentare la corsa capitolina, dove con buona probabilità potrebbe essere appoggiato anche dal centrodestra. Infine, una suggestione, sempre a destra: Giorgia Meloni. Romana e popolarissima, potrebbe anche farsi ingolosire dalla corsa al Campidoglio, dove con l'appoggio del centrodestra avrebbe grosse, grossissime, possibilità di spuntarla.

giovedì 8 ottobre 2015

"MI DIMETTO...O FORSE NO" Ignazio Marino, l'ultima pagliacciata

Ignazio Marino si è dimesso da sindaco di Roma: "Ma potrei ripensarci entro 20 giorni"




Assediato, Ignazio Marino cede. O forse no: il sindaco di Roma, travolto in ultimo dallo scandalo rimborsi, fa l'atteso passo indietro. Definitivo? Mistero. Perché l'allegro chirurgo ci regala l'ultimo colpo di teatro: "Presento le mie dimissioni - spiega -, sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni". Così nella lettera con cui annuncia il passo indietro (a metà): "Non è un'astuzia la mia - aggiunge -, è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche".

Pioggia di dimissioni - Schiacciato dalle cene (private) pagate con la carda di credito del Comune, il sindaco, all'angolo, stupisce ancora (in negativo). Dopo un'infinita sequela di disastri - dalla Panda rossa fino alle smentite papali, roba da record - Marino cede sotto al peso dell'accusa di aver portato al ristorante moglie, parenti e amici, spacciando il banchetto come pranzo di lavoro. Ci ha provato, fino all'ultimo, a coprire lo scandalo. Si è offerto di restituire 20mila euro (restituire?). Ma niente, niente da fare. Il Campidoglio lo ha "espulso", il premier Matteo Renzi (e il Pd) lo hanno scaricato. Nelle ultime ore, il diluvio: prima le dimissioni di Stefano Esposito, poi quelle di Marco Causi, dunque quelle di Luigina Di Liegro. Quindi la nota, ambigua, in linea con il personaggio. Dimissioni che assomigliano un po' a un "ricatto" al Pd, che resta nel limbo: davvero, Marino, avrà l'ardore di ritirarle? Difficile. Eppure vuole dare "fastidio" fino a quando gli sarà possibile farlo.

Una "aggressione" - Nella nota, Marino, prosegue: "Non nascondo di nutrire un serio timore che immediatamente tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivo-mafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio". E ancora, l'ex sindaco aggiunge: "Tutto il mio impegno ha suscitato una furiosa reazione. Sin dall’inizio c’è stato un lavorio rumoroso nel tentativo di sovvertire il voto democratico dei romani. Questo ha avuto spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla. Oggi quest’aggressione arriva al suo culmine. Ho tutta l’intenzione di battere questo attacco e sono convinto che Roma debba andare avanti nel suo cambiamento".

Caivano (Na): Intervista al Consigliere comunale di Liberi Cittadini Francesco Emione

Caivano (Na): Emione boccia l'amministrazione a guida Simone Monopoli 


a cura di Gaetano Daniele



Architetto Francesco Emione
Consigliere comunale "Liberi Cittadini"

Architetto Emione,Caivano è sommersa dai rifiuti, perchè?

Perché i dipendenti sono in agitazione, avanzano legittime rivendicazioni alle quali bisognerà dare una risposta. Non è colpa della ditta come si vuole far credere, il solito scaricabarile politico. La stessa ditta c’era anche quando governava il Commissario, ma la città era più pulita. Diciamo al verità: la questione rifiuti è stata presa sottogamba dall’amministrazione Monopoli, tant’è che il sindaco ha dato la responsabilità di settore ad un funzionario bibliotecario incompetente (cioè non esperto) e soprattutto conflittuale. Sotto il profilo squisitamente politico, manca l’autorevolezza dei membri della giunta rispetto alle scelte gestionali. Stanno sbagliando tutto, in pratica non ne azzeccano una. Vanno rivisti i ruoli. Azzerata la giunta soprattutto per ciò che riguarda le deleghe più delicate. In altri tempi sarebbero fioccate revoche e dimissioni. Ma hanno puntato tutto sull’allettante appalto dei rifiuti  di 30 milioni di euro, stanno sperperando soldi pubblici, purtroppo non sono in grado nemmeno di far raccogliere i rifiuti. Siamo al collasso igienico sanitario e sta per arrivare il saldo Tari 2015. Oltre al danno al beffa. 

Architetto Emione, lei ha denunciato un conflitto di interessi tra Ente e Politica, ci può spiegare meglio di cosa si tratta?

Rispondo con un antico brocardo “Come la moglie di Cesare, il politico non solo deve essere onesto, ma anche sembrarlo”. Invece, gli appalti - rigorosamente senza gara -  vengono dati a ditte suggerite dai consiglieri o peggio di stretti congiunti. Il paradosso è che i beneficiati  che , grazie  alla politica, hanno superato i concorrenti hanno pure l’ardire di replicare alle critiche. Siamo al decadimento culturale oltreché politico. S’immagini cosa sarebbe accaduto se un assessore della giunta Falco avesse dato l’incarico al fratello: sarebbe accaduto il finimondo e Monopoli avrebbe gridato allo scandalo. E’ indecoroso quanto sta succedendo con gli appalti e gli incarichi”. 

Il Sindaco Monopoli pare sia partito senza cognizione di causa, prima si fa ritrarre in bella posa con gli esponenti di Casa Pound, poi il consigliere comunale, Castelli, lascia Forza Italia, in più il funzionario Vito Coppola interviene in dibattiti di competenza politica, ma questa, secondo lei, che amministrazione è?

“E’ un fallimento amministrativo (ambiente, manutenzioni, istruzione, mensa, servizi sociali, contenzioso) su tutti i fronti perché non c’è alla base il collante politico. Sono dilettanti allo sbaraglio che si sono trovati li perché hanno cavalcato il malumore dell’elettorato. Ma la prossima volta, almeno il 50% dei consiglieri di maggioranza non sarà rieletto. Anche i partiti famiglia gestiti da cognati e fratelli saranno spazzati via. Hanno creato tante aspettative, ma hanno portato il paese allo sfascio. Su Casapound non mi meraviglio visto che il sindaco non fa mistero delle sue simpatie per la destra estremista, salvo poi votare i partiti che gli garantiscono potere. Su Coppola ribadisco tutto ciò che ho già espresso. E’ il responsabile dei settori ecologia e pubblica istruzione per capirci: rifiuti e mensa. Non credo di debba aggiungere altro”. 

Architetto Emione, mi faccia capire, dopo quanto portato avanti da questa amministrazione, lei andrebbe a trattare per dare una mano a risollevare Caivano?

“ No, se si tratta si patti consociativi. Si, se vogliono aprire il dialogo sulle proposte. Ma nessuno faccia il furbo: la minoranza è una, quindi se abbandonassero i toni da campagna elettorale e capissero che stanno danneggiando il Paese, dovrebbero aprire il confronto con tutti, architetto Sirico in testa. Dubito che abbiano questa umiltà”.

Architetto Emione, noi de il Notiziario sul web crediamo che le priorità per Caivano siano: Ambiente, rilancio commerciale, scuola, secondo lei?

“Rifiuti, fasce sociali più deboli (mensa, famiglie monoreddito, quartieri a rischio, bambini ed adolescenti) lavoro, piano urbanistico in cui certamente è compreso il ragionamento commerciale. Ma nelle istituzioni, a parte il cicaleccio di bassa lega in un volgare clima da circolo, non si sta parlando di nulla: solo di appalti senza gara e somme urgenze. Altro che discontinuità” 

Architetto Emione, lei è stato il politico più votato a Caivano (800 preferenze circa), quindi rappresenta una bella fetta di elettorato, cosa si sente di dire ai caivanesi in questo momento triste?

“ Che non devono abbandonare la fiducia nelle istituzioni, nonostante certe volte mi sconforti anch’io. Che devono ponderare le scelte elettorali perché l’onda di protesta non produce mai buoni risultati. Che c’è una sola classe dirigente politica a Caivano e c’è sempre stata, ma non è rappresentata da questa maggioranza che mostra un raro dilettantismo. Che stiamo costruendo una valida seria e competente alternativa e presto la proporremo agli elettori. Ai giovani validi e competenti che quelli in maggioranza, non sono esempi da seguire. Che il merito alla lunga paga” .

Rapimento Moro e strage di Bologna Documento segreto: chi c'era dietro

Rapimento Moro e strage alla stazione di Bologna, un documento rivela l'esistenza di un accordo coi terroristi palestinesi




Il Lodo Moro è esistito, lo rivela un documento da poco desecretato. L'accordo, stipulato negli anni '70, prevedeva che i palestinesi potessero trasportare armi nel nostro Paese in cambio dell'immunità dagli attentati. Il Giorno rivela l'esistenza di un messaggio cifrato inviato dal colonnello Stefano Giovannone il 17 febbraio 1978 dal Libano ai suoi superiori in Italia. Al termine di un incontro con George Habbash, leader del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, Giovannone parla di un'imminente "operazione terroristica di notevole portata programmata asseritamente da terroristi europei, che potrebbe coinvolgere il nostro Paese - continua il colonnello - a mie reiterate insistenze per avere maggiori dettagli, Habbash mi ha assicurato che l'Fplp opererà in attuazione confermati impegni miranti escludere nostro Paese da piani terroristici". Questi "confermati impegni" per "escludere il nostro Paese da piani terroristici". È un caso se un mese dopo Aldo Moro verrà rapito e successivamente ucciso?

La scoperta, effettuata da Enzo Raisi, ex deputato bolognese di An-Fli, riapre l'ipotesi della pista palestinese per la strage alla stazione di Bologna, per la quale sono già stati condannati in via definitiva tre neofascisti. Ora però sembra meno improbabile leggere l'attentato come una ritorsione contro l'Italia, che poco prima aveva arrestato Abu Saleh, uno dei capi del fronte.

LA NOVITÀ CONTANTI, (RI)CAMBIA TUTTO Ecco quando scatterà il nuovo limite

Il Governo studia la modifica della soglia per i pagamenti in contanti: nuovo limite a 3mila euro




Con la prossima legge di Stabilità il Governo potrebbe modificare il tetto imposto per i pagamenti in contanti oggi fissato a mille euro. Per ora dal Governo dicono che "è possibile" che la soglia possa essere rivista al rialzo, dopo che nel 2011 il governo Monti aveva imposto la soglia storicamente più bassa, riducendola dai 12.500 euro in vigore nel 2008. Secondo l'indiscrezione anticipata da Repubblica, le pressioni sul ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il premier Matteo Renzi starebbero arrivando dai centristi della maggioranza, che già nei mesi scorsi avevano fatto approvare una mozione parlamentare sull'aumento della soglia, votata da ben 288 deputati contro 83. Nell'oceano di annunci e proclami renziani si ritrova traccia già nello scorso febbraio dell'intenzione di riformare la soglia, anzi sembrava dovesse essere una misura imminente. Al tutto si aggiunge la proposta di Forza Italia degli scorsi giorni, presentata sotto forma di progetto di legge.

Le novità - Il Governo potrebbe portare la soglia dai 1000 euro attuali ai 3mila euro. L'Italia rimarrebbe tra i pochi Paesi europei a imporre dei limiti sull'uso dei contati. Ben undici, tra cui Germania e Olanda, non prevedono nessuna soglia per i pagamenti con banconote. In altri Paesi, come Spagna e Francia, i limiti vanno dal 2500 ai 3mila euro.

Gli ostacoli - Le scuse perché il Governo rinvii l'aumento della soglia sui contanti sono ormai ridotte al lumicino. Commercianti e albergatori continuano a fare pressione, soprattutto in vista del Giubileo, per permettere a pellegrini e turisti di fare le proprie spese con maggiore facilità. Con la situazione già critica a Roma per i guai del sindaco Ignazio Marino, per Renzi un flop economico dall'arrivo dei pellegrini potrebbe essere un problema in più da digerire. Resterebbero da convincere gli ultimi pezzi di maggioranza ancora contrari, allarmati dal potenziale aumento dell'evasione fiscale, contro la quale il governo Monti aveva introdotto il limite dei 1000 euro. Le coperture per i mancati introiti fiscali però sarebbero facilmente assorbibili, stando alle buone notizie che ha illustrato la direttrice dell'Agenzia delle entrate Orlandi nel corso dell'audizione alla Camera. Soprattutto dal rientro di capitali dall'estero, la voluntary disclosure, arrivano i segni più confortanti con le 70mila richieste e i 3 miliardi di entrate per lo Stato ormai alla portata.

Il Pd umilia Alfano sulle unioni civili Ncd in rivolta, cosa rischia il governo

Unioni civili, il Pd accelera: ddl Cirinnà arriva in Senato. Ncd: "Inaccettabile forzatura"




Il Pd accelera sulle unioni civili e Ncd fa tremare il governo. Giovedì nell'Aula del Senato dovrebbe essere annunciato il nuovo testo sulle unioni civili da depositare in ufficio di presidenza. Nessuna novità per quanto riguarda il contenuto: il ddl dovrebbe recepire la discussione portata avanti in Commissione e servire come stratagemma per superare l'ostacolo degli emendamenti. L'obiettivo dei democratici è quello di incardinarlo tra il 13 e il 15 ottobre con la richiesta di Luigi Zanda nella prossima capigruppo. Una richiesta avallata anche dal Movimento 5 stelle. C'è anche la tentazione di approvarlo subito, ma al momento resta confermato il via libera al pacchetto costituzionale per la data prefissata e quindi sembra improbabile che si possa aprire uno spazio per il sì prima di fine mese. "Dipende dai lavori d’Aula - spiega una fonte dem -, se ci sono due o tre giorni a disposizione si potrebbe anche tentare...". 

Il balletto sui tempi - Sulle unioni civili però, al di là delle pressioni di Alleanza Popolare, si registra una prima divisione anche dentro il Pd. Sono dodici i cattolici del partito del Nazareno ad opporsi a qualsiasi accelerazione, nella convinzione che se si riesce a superare la "finestra" prima della sessione di Bilancio il provvedimento non dovrebbe vedere la luce prima della fine dell'anno. Molti di questi senatori sono renziani della prima ora. Una delegazione dei cattolici del Pd - tra questi Lepri, Vittorini, Del Barba, Collina - si è presentata in blocco in commissione Giustizia dove è in discussione il provvedimento proprio per evitare che si possa arrivare all'incardinamento in Aula delle unioni civili dopo il voto sulle riforme. I vertici del partito, tuttavia, appaiono sicuri: "È normale - viene spiegato - che in un partito come il nostro ci sia qualche distinguo su temi così delicati. Siamo però sicuri di poter fare sintesi e di arrivare all'approvazione della legge entro la fine dell’anno".

Ncd nel frattempo resta sulle barricate: in una conferenza stampa a Palazzo Madama, Maurizio Sacconi, Carlo Giovanardi ed Eugenia Roccella di Ap hanno chiesto, d'intesa con Forza Italia, di introdurre il reato di "surrogazione di maternità" e "utilizzo di gameti". Tensioni che si sono riversate anche sulle votazioni sul ddl Boschi, visto che dei 7-9 voti mancati alla maggioranza alcuni vengono "addebitati" proprio al Nuovo centrodestra. D'altronde, dentro il Nuovo Centrodestra, i toni nei confronti del Pd sono aspri. L'ex ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi ha definito la mossa dei dem sulle unioni civili "una inaccettabile forzatura di cui non comprendo il senso. Introdurre tensioni nella maggioranza continuando ad alzare asticelle divisive non è un buon servizio né al governo né al Paese". Anche per Renato Schifani si tratta di "una inopportuna quanto intempestiva accelerazione, soprattutto in un momento in cui il Senato e le forze parlamentari, specie quella della maggioranza, sono impegnate nel trovare un equilibrio ed una unità per portare a compimento la riforma della Costituzione". Di "trucchetto gattopardesco" parla la Roccella: "Il nuovo ddl Cirinnà è sostanzialmente identico al vecchio: serve soltanto a troncare il dibattito sugli emendamenti in commissione. Un  trucchetto che umilia il Parlamento. È evidente che il Pd non è interessato a cercare un accordo con l'alleato di governo".