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giovedì 24 settembre 2015

Occhio alla "mattanza" degli Intercity Gli 80 treni che rischiano di saltare

Treni, gli Intercity di Genova e Torino a rischio: 80 convogli rischiano di sparire




Cambia il ministro, cambiano gli accordi. Così, con l'addio di Maurizio Lupi al ministero dei Trasporti, ecco che Genova e Torino rischiano di trovarsi, da un giorno all'altro, senza ben 84 treni Intercity, i più utili per i pendolari. Come spiega Francesco Balocco, assessore regionale ai Trasporti, Piemonte e Liguria, avevano avviato un piano con l'ex ministro "per dimezzare le 4 coppie di Intercity tra Torino e Genova e per usare i soldi così risparmiati, circa 3,5 milioni, per potenziare i regionali Torino-Savona e Cuneo-Ventimiglia". Ma ora che i vertici sono cambiati, come  scrivono su La Stampa, se non ci sarà un "contratto ponte" e un rinnovo del piano di sostituzione dei treni, si dovrà dire addio alla maggior parte degli Intercity presenti sui territori interessati.

Le prospettive - Se dovesse verificarsi questo scenario, il disagio sarebbe palpabile. Torino perderebbe gli unici collegamenti possibili con Roma e Napoli. Ancora peggio lo scenario che si prospetta per la Liguria, con 36 treni a rischio, 22 dei quali percorrono le tratte Genova-Milano. Ma c'è un altro problema. Finora il governo non ha ancora pagato a Trenitalia i 200 milioni di euro che deve alla compagnia per i servizi erogati a regime di proroga. E, a poche settimane dall'entrata in vigore dell'orario invernale, non si hanno notizie sulle intenzioni future del governo. I viaggiatori, soprattutto i pendolari, rimangono così nell'incertezza. Sono infatti 15 mila gli italiani che ogni giorno usano gli Intercity per recarsi al lavoro e che non sanno se fra qualche settimana il treno ci sarà o meno. Per questo Assoutenti ha chiesto aiuto ai parlamentari e ha scritto una lettera a ognuno di loro per avvisarli del problema. Ma da Roma garantiscono: "Abbiamo in programma riunioni tecniche per trovare una soluzione e per vedere se sia possibile concedere una nuova proroga".

Volkswagen, ombre su Pirelli e Fiat La lettera della Procura e quell'accusa

La Procura: "La beffa sui diesel italiani che favorisce i costruttori"




Il pericolo che in Italia la situazione sia uguale a quella denunciata negli Usa è concreto. Riporta il Fatto quotidiano che "le auto diesel vendute come ecologiche inquinano in realtà più delle altre grazie a decreti legislativi scritti apposta per favorire i costruttori, applicati in modo scorretto dal ministero dei Trasporti e nel totale disinteresse di quelli della Salute e dell'Ambiente". L'8 luglio, il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti e i colleghi Graziano Delrio e Beatrice Lorenzin hanno ricevuto una lettera di Giuseppe Pignatone, capo della Procura di Roma, nella quale si rivela che le indagini dei pm di Roma "confermano" tutti i dubbi sui Filtri antiparticolato (Fap) montati sulle auto diesel per ridurre le emissioni: il Fap, scrive Pignatone, "oltre a immettere nell'aria altre sostanze nocive, determina la trasformazione del to, ossia polveri sottilissime non misurate dai dispositivi di monitoraggio in uso, ma ben più nocive per la salute umana". Insomma, i risultati non sono attendibili. Come il caso Volkswagewn.

Dal 2008 (da quando una normativa europea prevede il taglio delle emissioni), il ministero dell'Ambiente, scrive il Fatto "si è limitato a eleggere i Fap a tecnologia ufficiale per l'Italia" e "una volta preso atto che esistevano prototipi di filtro in grado, secondo i costruttori, di abbattere la massa di particolato, l'attività del ministero è consistita nel cercare di creare una procedura perché potessero essere verificati gli effetti dei suddetti filtri e potessero essere omologati", ha detto ai magistrati l'ingegner Fabio Romeo della Direzione generale per le Valutazioni Ambientali. I produttori sono fondamentalmente due, scrive la Procura: "Pirelli Eco Tecnology e Iveco Spa".

Pirelli è praticamente diventata subito monopolista di un mercato dei filtri che valeva 20 miliardi di euro. Ma, come segnalano gli inquirenti romani, che nel 2014 hanno ereditato un'indagine della Procura di Terni che coinvolge cinque dirigenti del dicastero dei Trasporti, mentre il ministero concedeva l'omologazione ai Fap di Pirelli e Iveco senza la prova di durabilità (la resistenza nel tempo), la negava al sistema 3D di Dukic Day dream, che invece aveva sviluppato un sistema in grado di resistere al tempo e all'usura. 

Ora l'inchiesta deve essere valutata dal gip dopo che il pm Giorgio Orano ha chiesto l'archiviazione perché la vicenda si sarebbe sviluppata per un grave difetto normativo e non per una cospirazione contro Dukic dei dirigenti inquisiti per falso e abuso d'ufficio. "Cospirazione" che, per il pm di Terni Elisabetta Massini, aveva invece garantito "ingiusti profitti" a Fiat, Iveco e Pirelli. La Dukic ha presentato opposizione, forte anche della lettera del procuratore Pignatone citata all'inizio.

Ecco tutti (sono 208) gli esami medici che il governo ora ci vuole far pagare

Sanità, tutte le prestazioni che Renzi vuol tagliare



di Andrea Valle


Sono 208 le prestazioni a rischio inappropriatezza, comprese nell' elenco che il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha consegnato ai sindacati medici nel corso dell' incontro di ieri pomeriggio. Sul tavolo del confronto il decreto contro le prescrizioni inutili a cui sta lavorando il ministero e che preoccupa i camici bianchi, passibili di sanzioni se non giustificano adeguatamente le prescrizioni di queste prestazioni, soprattutto esami.

A quanto si apprende i sindacati hanno 48 ore di tempo per fare le loro osservazioni tecniche, da riconsegnare al ministro. Entro la fine della settimana arriveranno altre piccole osservazioni dal Consiglio superiore di sanità, che ha già espresso parere positivo facendo alcuni rilievi recepiti dai tecnici del dicastero. Lo schema di decreto andrà poi in Conferenza Stato-Regioni. Il ministro ha annunciato ai sindacati l' intenzione di avviare un tavolo tecnico con le Regioni, a cui spetta l' applicazione del provvedimento e delle eventuali sanzioni, in modo che l' attuazione sia omogenea in tutti il territorio nazionale. La Lorenzin ha ribadito infine che nella Legge di stabilità saranno inserite le nuove norme sulla responsabilità professionale per arginare il fenomeno della medicina difensiva.

Fra le oltre 200 prestazioni di specialistica ambulatoriale oggetto del giro di vite, ce ne sono alcune di estrazione e ricostruzione dei denti, l' applicazione di apparecchi mobili o fissi; esami di radiologia diagnostica come Tac e risonanza magnetica della colonna, degli arti superiori e inferiori, densitometria ossea. E ancora, dovranno essere prescritti con precisi paletti esami di laboratorio come colesterolo totale e Hdl e Ldl, trigliceridi, solo in persone con più di 40 e con fattori di rischio cardiovascolare o familiarità, da ripetere a distanza di 5 anni; test allergologici; test per valutare la compatibilità in caso di trapianto (tipizzazione genomica); esami di dermatologia allergologica.

Il documento scatena reazioni contrapposte. «Il punto debole del decreto ministeriale della Lorenzin è che mette in moto un meccanismo, quello sanzionatorio rispetto alle prescrizioni cosidette 'inappropriate', che oltre a spaventare il medico e farlo lavorare male, creano un danno al malato che vedendosi negare la Tac o l' esame rinuncerà a curarsi del tutto o andrà nel privato. Così salta il delicato e fondamentale rapporto paziente-medico». Ad affermarlo è Domenico Iscaro, presidente nazionale dell' Anaao Assomed, che commenta l' incontro tra i sindacati di categoria e il ministro Lorenzin per valutare la bozza di decreto ministeriale sull' appropriatezza prescrittiva. «Abbiamo fatto presente al ministro che nessun medico si sogna di contestare l' appropriatezza», aggiunge Iscaro, «ma è il metodo che non accettiamo, ovvero realizzare questo passo con un atto amministrativo». Quindi secondo l' Anaao si «rischia di fare una grande confusione e trasferire sulla spalle dei pazienti più deboli il peso di alcune scelte», conclude. L' elenco delle oltre 200 prestazioni a rischio inappropriatezza «si traduce nei fatti in un altro taglio alla sanità». E' il commento di Massimo Cozza, segretario Fp Cgil medici, dopo l' incontro fra il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e i sindacati medici sul decreto contro le iper-prescrizioni.

«Abbiamo espresso la nostra contrarietà», spiega Cozza all' Adnkronos Salute, « a questo sistema che prevede che siano i cittadini a pagare quando si ritiene che la prestazione sanitaria non rispetta le indicazioni di appropriatezza e che i medici siano sanzionati se invece la prescrivono e le loro motivazioni non vengono giudicate sufficienti. E' un sistema punitivo sbagliato. E' giusto avere linee guida e criteri contro l' inappropriatezza prescrittiva», prosegue, « ma non si può procedere con diktat e 'liste di prescrizione', che rischiano di minare il rapporto di fiducia fra il medico e il cittadino. L' anamnesi è un atto medico complesso che non si può racchiudere in una griglia di criteri». I medici radiologi esprimono un parere fortemente positivo sulla iniziativa del ministro Lorenzin. «Si tratta, pur con tutte le modifiche necessarie sulle sanzioni, di un primo passo importante che consente di mettere il tema della appropriatezza, ed in particolare di quella prescrittiva, al centro di un tavolo fatto di soluzioni pratiche e non solo di discussioni filosofiche». Lo ha detto Corrado Bibbolino Segretario Nazionale SNR all' uscita della riunione di Lungotevere Ripa. Previste sanzioni, dottori sul piede di guerra. 

SALTA LA TESTA DELL'AD TEDESCO Volkswagen, lascia l'ad Winterkorn

Wolkswagen, si dimette l'ad Winterkorn: "Il gruppo ha bisogno di un nuovo inizio"




Travolto dallo scandalo "dieselgate", si è dimesso l'ad di Volkswagen, Martin Winterkorn. "Volkswagen ha bisogno di un nuovo inizio e sto aprendo la strada a questo nuovo inizio con le mie dimissioni". Queste le parole del dirigente del gruppo di Wolfsburg, che travolto dalle critiche ha mollato il timone del colosso dell'auto.

"Avanti con trasparenza" - "Sono scioccato dagli eventi dei giorni scorsi. Non sono a conoscenza di nessun atto illegale da parte mia", ha detto Winterkorn in merito allo scandalo delle emissioni truccate che ha coinvolto la casa automobilistica. L'ex ad ha poi aggiunto:"Il processo di chiarificazione e trasparenza deve continuare." La decisione del manager di lasciare la guida del gruppo è arrivata dopo la riunione del Consiglio di amministrazione.

Il governo - Nel frattempo, il ministro dei trasporti tedesco, Alexander Dobrindt, ha negato di essere stato a conoscenza della contraffazione di Volkswagen, come sostenuto dalla stampa tedesca che ha citato il testo di un'interrogazione parlamentare dei Verdi. Secondo un’analisi del britannico Guardian, 11 milioni di veicoli dotati del software truccato corrispondono a un milione di tonnellate di inquinamento atmosferico ogni anno. L'equivalente, secondo il giornale, delle emissioni di tutte le centrali, i veicoli, le industrie e produzioni agricole del Regno Unito.

Il regalo di Pd e Ncd agli immigrati Sì allo ius soli, cittadinanza per tutti

Ius soli, asse Pd-Ncd: così regalano la cittadinanza agli immigrati




Khalid Chaouki, deputato Pd di origini marocchine, esulta su Twitter. Scrive che il Partito democratico e il Ncd in commissione Affari Esteri hanno raggiunto un accordo su due emendamenti, presentati da Scelta civica e il partito di Alfano, per sbloccare lo ius soli alla Camera. "Si tratta di una riforma importante per il futuro dell’Italia che andava condivisa con il numero più ampio possibile di forze politiche", dice Chaouki. In base all'emendamento degli alfaniani, diventerà italiano il figlio nato in Italia da un immigrato che è in possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo e, su richiesta di Scelta civica, il minore di 12 anni che arriva in Italia purchè abbia concluso almeno cinque anni di scuola nel nostro territorio. Il Partito democratico ha dunque fatto un passo indietro sul periodo del permesso di soggiorno, mentre il Ncd ha ceduto sul numero dei genitori: da due o uno soltanto in regola.

Immediate le reazioni politiche. Cristian Invernizzi della Lega ha annunciato che farà ostruzionismo. Definisce l'accordo un "cavallo di troia per spalancare le porte a un numero potenzialmente infinito di immigrati". Sul fronte opposto,  Celeste Costantino (deputato di Sel) attacca il Pd, che secondo lui si "accontenta del risultato minimo".

ADDIO, CAV: ALTRI 7 SE NE VANNO Verdini spietato: sgretola Forza Italia

Forza Italia, la valanga s'ingrossa: altri sette abbandonano il partito e vanno con Denis Verdini




La valanga s'ingrossa. Dopo il senatore Francesco Amoruso, che due giorni fa ha annunciato l'addio a Forza Italia per entrare nella verdiniana Ala, e dopo Domenico Auricchio, protagonista della stessa parabola, oggi altri sette deputati di Forza Italia e un senatore hanno deciso di abbandonare Silvio Berlusconi per entrare nella formazione guidata da Denis Verdini. I nomi: l'ex ministro dell'Agrigoltura, Francesco Saverio Romano, quindi Ignazio Abrignani, Luca D'Alessandro, Monica Faenzi, Giuseppe Galati, Giovanni Mottola, Massimo Parisi.

E al Senato... - In particolare, a Romano è stato affidato il compito di responsabile del coordinamento tra il Gruppo parlamentare di Ala al Senato e la componente del gruppo alla Camera. Quindi Peppe Ruvolo, che passa al gruppo verdiniano a Palazzo Madama e fa salire a 13 il numero dei senatori che appoggeranno il premier, Matteo Renzi, per l'approvazione della riforma costituzionale.

Attacco a Forza Italia - I transfughi, in una nota, scrivono: "Forza Italia ha ormai esaurito la sua spinta riformatrice e la sua vocazione popolare e liberale. La linea politica già intrapresa dal vertice di Forza Italia mira a rincorrere i populismi di varia natura, in una prospettiva di sostanziale subalternità a Salvini. In tale ottica diviene importante offrire il proprio contributo per una politica di centro, che abbia come riferimenti la società e le sue sfide da una parte e il rafforzamento delle istituzioni dall'altra, perché il Paese ha bisogno di uno slancio che coinvolga le sue energie migliori".

"Rimboccare le maniche" - E ancora, continuano gli ormai ex azzurri: "La nostra cultura politica popolare e il nostro radicamento territoriale ci impongono questa scelta. Ci impegneremo in Alleanza liberalpopolare-Autonomie consapevoli che in questa congiuntura politica ci si debba rimboccare le maniche e mettersi in gioco. Un forte impegno parlamentare quello che ci attende, incoraggiati dal consenso che registriamo nella comunità politica che rappresentiamo".

Confalonieri, messaggio dal carcere "Dovete aiutarlo, rischia la pazzia"

Fedele Confalonieri visita Marcello Dell'Utri in carcere: "Vive come un sequestrato, temo che vada fuori di testa"




Da un patron di Mediaset come Fedele Confalonieri ci si aspetterebbe di tutto tranne che vederlo aggirarsi per il carcere di massima sicurezza di Parma. Tutto si spiega quando viene rivelato il motivo della sua presenza fra le celle: una visita all'amico Marcello Dell'Utri, una delle tante.

La vita in carcere - Secondo quanto rivela il Corriere della Sera, Confalonieri ha deciso di raccontare qualcosa dell'ultimo incontro, nonostante questo gli provochi "molto dolore". Il profilo dell'amico che Confalonieri descrive è quello di un uomo provato, che si sente "un sequestrato". È dimagrito 15 chili in 18 mesi e, alle volte, si lascia abbattere dal contesto di massima sicurezza che lo circonda. Secondo Confalonieri, Dell'Utri si dedica alla biblioteca del carcere, dove trova conforto nei suoi amati libri, ma il rischio che "vada fuori di testa" è alto.

L'ingiustizia - "Lo Stato non ha più il diritto di tenermi qui", avrebbe confessato Dell'Utri. L'ex senatore si riferisce al fatto che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto ingiusta la condanna impostagli dalla giustizia italiana per concorso esterno in associazione mafiosa. I fatti che riguardano Dell'Utri, sono riferiti a prima del 1994, anno in cui la Cassazione elaborò, per la prima volta in modo compiuto, la fattispecie di reato. Per questo, secondo Confalonieri, la vicenda non è altro che "un caso di giustizia che va risolto il prima possibile", polemiche politiche a parte.

Il passato - Per i giudici Dell'Utri è stato condannato perché considerato l'"amico di Silvio Berlusconi" indicato dai pentiti che, dal 1974 al 1992, fu il garante decisivo dell’accordo tra l'ex premier e Cosa nostra. E per questo, ora, sta scontando sette anni di carcere. Ma per il patron Mediaset il suo amico rimane "una persona che comunque ora è ingiustamente detenuta, perché qualsiasi cosa gli sia stata addebitata, ora non può più esserlo. Gli dico che abbiamo avuto una vita piena - ha aggiunto Confalonieri - che siamo avanti negli anni e che se ci lamentassimo rischieremmo magari di far arrabbiare il Padreterno. Però - ha detto - lui in effetti il purgatorio lo sta già scontando", qui, in carcere.