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giovedì 24 settembre 2015

Volkswagen, ombre su Pirelli e Fiat La lettera della Procura e quell'accusa

La Procura: "La beffa sui diesel italiani che favorisce i costruttori"




Il pericolo che in Italia la situazione sia uguale a quella denunciata negli Usa è concreto. Riporta il Fatto quotidiano che "le auto diesel vendute come ecologiche inquinano in realtà più delle altre grazie a decreti legislativi scritti apposta per favorire i costruttori, applicati in modo scorretto dal ministero dei Trasporti e nel totale disinteresse di quelli della Salute e dell'Ambiente". L'8 luglio, il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti e i colleghi Graziano Delrio e Beatrice Lorenzin hanno ricevuto una lettera di Giuseppe Pignatone, capo della Procura di Roma, nella quale si rivela che le indagini dei pm di Roma "confermano" tutti i dubbi sui Filtri antiparticolato (Fap) montati sulle auto diesel per ridurre le emissioni: il Fap, scrive Pignatone, "oltre a immettere nell'aria altre sostanze nocive, determina la trasformazione del to, ossia polveri sottilissime non misurate dai dispositivi di monitoraggio in uso, ma ben più nocive per la salute umana". Insomma, i risultati non sono attendibili. Come il caso Volkswagewn.

Dal 2008 (da quando una normativa europea prevede il taglio delle emissioni), il ministero dell'Ambiente, scrive il Fatto "si è limitato a eleggere i Fap a tecnologia ufficiale per l'Italia" e "una volta preso atto che esistevano prototipi di filtro in grado, secondo i costruttori, di abbattere la massa di particolato, l'attività del ministero è consistita nel cercare di creare una procedura perché potessero essere verificati gli effetti dei suddetti filtri e potessero essere omologati", ha detto ai magistrati l'ingegner Fabio Romeo della Direzione generale per le Valutazioni Ambientali. I produttori sono fondamentalmente due, scrive la Procura: "Pirelli Eco Tecnology e Iveco Spa".

Pirelli è praticamente diventata subito monopolista di un mercato dei filtri che valeva 20 miliardi di euro. Ma, come segnalano gli inquirenti romani, che nel 2014 hanno ereditato un'indagine della Procura di Terni che coinvolge cinque dirigenti del dicastero dei Trasporti, mentre il ministero concedeva l'omologazione ai Fap di Pirelli e Iveco senza la prova di durabilità (la resistenza nel tempo), la negava al sistema 3D di Dukic Day dream, che invece aveva sviluppato un sistema in grado di resistere al tempo e all'usura. 

Ora l'inchiesta deve essere valutata dal gip dopo che il pm Giorgio Orano ha chiesto l'archiviazione perché la vicenda si sarebbe sviluppata per un grave difetto normativo e non per una cospirazione contro Dukic dei dirigenti inquisiti per falso e abuso d'ufficio. "Cospirazione" che, per il pm di Terni Elisabetta Massini, aveva invece garantito "ingiusti profitti" a Fiat, Iveco e Pirelli. La Dukic ha presentato opposizione, forte anche della lettera del procuratore Pignatone citata all'inizio.

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