Grecia, il Parlamento approva l'accordo con l'Ue. Syriza spaccata, Tsipras a rischio dimissioni
di Claudio Brigliadori
@Piadinamilanese
La Grecia approva il pacchetto di riforme "lacrime e sangue" imposto dall'Ue, ma forse Alexis Tsipras perderà la poltrona. Paradossi (fino a un certo punto) ellenici: il Parlamento di Atene vota sì all'accordo con l'Unione europea che spacca Syriza, con il governo che perde i pezzi. A fronte dei 229 sì, i no sono stati 64 e 6 gli astenuti. Ora il premier, che su quell'accordo si è giocato tutto, faccia compresa, deve far di conto: riuscirà ad avere una maggioranza solida per portare avanti quelle misure? Molto difficile.
Rischio dimissioni - Possibile, dunque, che Tsipras si dimetta, lasciando il campo a un governo di emergenza nazionale sostenuto dalla parte moderata di Syriza, To Potami, Pasok e Nea Demokratia, proprio come voleva da settimane Angela Merkel e i falchi rigoristi dentro l'Unione europea. Alternativa: lo stesso Tsipras guiderà quella coalizione allargata, per non darla vinta alla sinistra oltranzista e per non lasciare spazio alla "vecchia guardia", quegli esponenti cioè che per almeno 10 anni hanno ridotto la Grecia sul lastrico e che ora si sono riconvertiti come filo-rigoristi più che affidabili (soprattutto per Bruxelles e Berlino). In ogni caso, sarebbe uno Tsipras più addomesticato, giocoforza.
Ore drammatiche - Doveva essere un nuovo referendum sul governo, dopo quello (vinto da Tsipras) contro l'austerity. Il clima è stato ancora più rovente e drammatico di due settimane fa, con il Parlamento spaccato, le minacce del premier ("O votate l'accordo o lascio"), piazza Syntagma in preda agli scontri tra antagonisti anarchici e forze dell'ordine (con 50 arresti). Accordo che, spiegava Tsipras, "non mi piace, ma era l'unico possibile, ho fatto una scelta di responsabilità". Il premier greco, nel suo appello agli onorevoli, aveva spiegato: "Sono orgoglioso perché abbiamo combattuto per il nostro popolo, non solo contro la corruzione e i problemi dentro al nostro paese, ma anche contro il sistema monetario internazionale. Abbiamo dato una lezione di dignità al mondo". Non così la pensano i duri del suo partito, con la presidentessa del Parlamento ellenico Zoi Konstantopoulou categorica: "L'accordo con i creditori potrebbe produrre un genocidio sociale". Lei ha votato no, così come Yanis Varoufakis e tanti altri dentro Syriza. Difficile dire chi ha tradito chi. L'unica cosa certa è che tempi ancora più duri arriveranno per i greci, ma questo lo sapevano già loro per primi.