Visualizzazioni totali

domenica 5 luglio 2015

L'ultimo insulto della Mannoia, stavolta ce l'ha con gli italiani: "Sono tutti senza..."

Immigrati, Fiorella Mannoia contro gli italiani: "Sono senza pietà"




L'immigrazione è un problema internazionale, ma Fiorella Mannoia punta il dito contro gli italiani che secondo lei non sono accoglienti. In un'intervista a Letteradonna.it la cantautrice, durante il Festival letterario Caffeina, a Viterbo, parla degli sbarchi. "Ora stiamo affrontando una situazione drammatica, un esodo biblico che non possiamo sostenere da soli. In qualche modo ci devono aiutare, altro che chiudere le frontiere. Quello che mi addolora di molti connazionali è la mancanza di pietà. Il problema c’è e va affrontato, ma non possiamo dimenticare la compassione che significa dividere il dolore degli altri in maniera sincera. Solo uniti ce la possiamo fare". 

Alcune settimane fa, anche Gianni Morandi aveva tenuto una posizione "buonista" sugli immigrati. Al suo post su Facebook era seguita la replica di Matteo Salvini su Twitter: "Se Gianni Morandi è così attento a esigenze di #immigrati, dia buon esempio: accolga, ospiti, mantenga e paghi di tasca sua!". 

OCCUPAZIONE NON PROLETARIA Dove Renzi passa i suoi weekend

Matteo Renzi trascorre i weekend romani in famiglia a Villa Doria Pamphilj


di Enrico Paoli 



Lunedì mattina, all’incirca all’ora di pranzo, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, riceverà a Villa Doria Pamphilj il presidente della Repubblica d’Angola, Josè Eduardo dos Santos. Tanti i temi da affrontare. In fondo il rapporto del nostro Paese con il continente africano non si limita alla delicata questione dell’immigrazione. Affari e business, petrolio e materie, è quanto si muove dietro le quinte.

E proprio dalle quinte del Casino Algardi, la splendida dimora che occupa il parco di Villa Doria Pamphilj, potrebbe spuntare direttamente il premier, senza dover attraversare la Capitale. Perché di lunedì mattina, con il tipico traffico caotico della città eterna nel primo giorno della settimana, andare da Palazzo Chigi a Doria Pamphilj è comunque un’impresa. Meglio essere già su posto. Secondo quanto rivelato dal quotidiano The New Yorker e raccontato da Panorama nell’edizione di questa settimana, il capo del governo avrebbe preso l’abitudine di trascorrere i week end con la famiglia all’interno di quella che la presidenza del Consiglio definisce la «sede di rappresentanza durante le visite di Capi di Stati e di Governo». La signora Agnese e figli preferiscono evitare il soggiorno a Palazzo Chigi dove il capo del governo, al terzo piano, dispone dell’appartamento di servizio, dotato di tutti i comfort. Del resto per chi aveva detto che non voleva «trasferirsi a Roma», preferendo «restare a Firenze» si tratta comunque di un ottimo compromesso. E poi vuoi mettere la pace e la tranquillità di Villa Doria Pamphilj con il caos del centro di Roma? Impagabile.

Il Casino dell’Algardi, «attualmente in uso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri» è una di quelle meraviglie che costellano la Capitale, e i romani che sono abituati ad andare a correre nei parchi (l’altro particolarmente gettonato è Villa Ada, sulla Salaria, dove hanno vissuto i Savoia e dove fu arrestato Benito Mussolini) sanno di cosa si tratta. Vedere ma non toccare. Le visite guidare, negli ultimi mesi, sono stata bloccate. L’attuale presidente del Consiglio, invece, preferisce toccare con mano invece di guardare e basta. Come fece Gheddafi in occasione della visita ufficiale in Italia che ottenne di gestire a proprio piacimento non solo il parco con la famosa tende ma anche l’interno della splendida villa d’ispirazione palladiana. La tenda da beduino che il leader libico Gheddafi piazzò nel parco della seicentesca villa Doria Pamphili fu il suo modo di dire al mondo che usanze e costumi possono essere diversi ma devono essere ugualmente rispettati. Il colonnello, ovviamente, dormì nella villa, occupando completamente la zona riservata a sede di rappresentanza del governo italiano.

Fortuna che non è toccata a Bettino Craxi. «Tangentopoli non era ancora scoppiata», racconta il sito dell’Associazione per Villa Pamphilj, che si batte per la tutela e la salvaguardia del complesso, «e quella fotografia, al centro dell’articolo pubblicato il 2 febbraio 1992 dal settimanale Panorama, diede origine ad una grande rivolta popolare: nella villa, nelle scuole, nei condomini, nei mercati rionali, nelle piazze dei quartieri immediatamente a ridosso passarono rapidamente i fogli della petizione che avevamo preparato e, in pochissimo tempo, raccogliemmo quasi 30.000 firme». Una raccolta che aveva un preciso obiettivo: impedire a Craxi di trasformare il Casino del Bel Respiro conosciuto come Villa Algardi in una sorra di numer «10 Downing Street» italiano. Una sollevazione popolare che indusse Craxi a ripiegare sull’ormai mitico Hotel Raphael, dietro Piazza Navona.

Allora furono le firme, oggi è una lettera aperta al governo a riaprire il caso Doria Pamphilj. «Gentile presidente questa è una lettera aperta su una grande bellezza romana che la riguarda». La villa è il Casino del Bel Respiro che (come si legge sul sito del governo «è detto anche dell’Algardi dal nome dell’architetto-scultore che ha curato la realizzazione, fu voluto dal Pontefice Innocenzo X Pamphilj che lo fece edificare a partire dal 1644 nel parco») ed è molto cara ai romani che vorrebbero tornarne in possesso». Lo Stato la acquisì dagli eredi Pamphilj tra il 1957 e il 1970 per il centenario di Roma Capitale, sottraendo il parco a una dissennata lottizzazione e la villa alla vendita al regno del Belgio che voleva farne la residenza dell’ ambasciatore. Poi il Casino dell’Algardi corse il rischio di diventare residenza personale del presidente del Consiglio. Alla fine vinse la mediazione e dal 1985 la villa è sede di rappresentanza della presidenza del Consiglio. «Come avrà saputo, presidente Renzi, il nuovo capo dello Stato ha affidato a una commissione di studiosi il progetto di apertura continuativa al pubblico del Quirinale. Sarebbe splendido se anche lei decidesse di restituire la villa dell’Algardi ai romani, fermo restando il suo uso nelle oggettivamente rare occasioni pubbliche». E se lo ha fatto il capo dello Stato...

sabato 4 luglio 2015

Salvini esplosivo, che siluro "Il Cav? Chi se ne fotte se..."

Matteo Salvini: "L'addio all'euro spaventa Silvio Berlusconi? Chi se ne fotte"




Sul Quotidiano Libero, in una lunga intervista, molto interessante, Matteo Salvini ha spiegato che al referendum greco voterebbe "no", voterebbe per il rifiuto delle condizioni imposte dalla Troika e, nei fatti, per l'addio all'euro, suo primo cavallo di battaglia. Certo, anche il segretario federale del Carroccio sottolinea come l'eventuale vittoria del "no" in Grecia avrebbe gravi conseguenze per l'Italia, conseguenze economiche stimabili in un impatto di circa 50 miliardi di euro. Una vera e propria montagna di soldi, che però, per Salvini, varrebbe la pena pagare: la sua, contro la moneta unica, è una lotta senza quartiere.

La battuta sul Cav - Una lotta sulla quale è tornato nel corso di un convegno a Milano, dedicato all'euro, appunto. Si è parlato di moneta unica. E di Silvio Berlusconi. Salvini si è detto "convinto" del fatto che le posizioni di Berlusconi sulla moneta unica, ora, siano simili a quelle della Lega Nord, che ormai da dodici mesi martella con la campagna per promuovere l'addio alla divisa. Ma dopo le parole "dolci", Salvini ha sparato contro il leader di Forza Italia. Qualcuno chiede al leghista se, forse, Berlusconi non è "spaventato" dalla prospettiva di uscire dall'euro. Tranchant e sprezzante la risposta: "Berlusconi si spaventa? Chi se ne fotte". Dunque Salvini ha concluso snocciolando il suo personalissimo punto di vista: "Sono convinto che Berlusconi ha capito, ma è circondato da persone che l'hanno spaventato".

Da Napoli alla Jihad peggio di Totò Il bestiario delle sciroccate convertite

Le intercettazioni di lady Jihad con la famiglia




La lavatrice, il trasloco, le mutande e i debiti. Ecco le intercettazioni delle telefonate, pubblicate sul Fatto, di Maria Giulia Sergio, lady Jihad, con la sorella, la mamma e il papà in cui si parla del trasferimento in Siria di tutta la famiglia. Dei dialoghi deliranti in cui i genitori esprimono qualche perplessità sull'andare alla guerra. 

M. Giulia: Mia suocera dice vi aspetta a braccia aperte.
Marianna (l'altra figlia): Inshallah.
Assunta: Digli però mia mamma è preoccupata che vuole portarsi tutte le cose che ha di là, come dobbiamo fare?
M. Giulia: Ma per questo mamma non c'è problema, poi adesso parlo io con Said (il marito albanese di Maria Giulia, Aldo Kobuzi, ndr).
Assunta: Pure i mobili mi porterei.
M. Giulia: No mamma, i mobili no.
Assunta: La corrente c'è lì?
M. Giulia: C'è tutto.
Marianna: C'è anche la lavatrice però a mamma la lavatrice gliela danno lo stesso? Perché è anziana?
M. Giulia: A mamma gli danno tutto io scrivo una lettera a Dawla Islamia, non preoccuparti.
Assunta: Allora facciamo i bagagli e andiamocene.
Marianna: Perché sai che mamma deve mettere sette otto lavatrici al giorno, come sempre no?

Marianna: Mamma è preoccupata per la biancheria, come fa? Io dico va beh partiamo solo con le mutande così mettiamo dentro tutte le lenzuola, tutte le cose, non lo so.
M. Giulia: Sì così, così sì.
Marianna: Partiamo solo con le mutande.

Assunta: La roba che ho qua, poi là devo fare l'eremita che non ho niente, neanche un asciugamano.
Sergio: Scusa come te li porti là, prima cosa, tieni un autotreno?
Assunta: E se io non mi trovo bene là? Io non posso fare marcia indietro.
Marianna: Ma che cosa non ti trovi bene?
Assunta: Che ne so io, qualsiasi cosa.
Marianna: Cosa... non ti piace il mangiare, non c'è il caffè? Devi avere un po ' di spirito di iniziativa, dai.
Assunta: Ehhh di iniziativa voglio vedere voi perché lei diceva mi mancano le mie esigenze quando era lì?
Marianna: Sì, perché tu hai detto a mamma mi mancano le mie abitudini ma io ho detto a mamma sicuramente le tue coccole.
Assunta: Pure a me mi mancheranno le mie abitudini, cosa faccio?
Marianna: Ma tu hai due figlie lì, lei era lì da sola.
Assunta: Non mi sento sicura di fare questo viaggio.
Marianna: Comunque, questa è opera di Satana e basta.
Assunta: È opera di Satana, non lo so di chi è l'opera.

Maria Giulia: Quando ti ho detto c'è il califfo la Hijra (l'emigrazione) è un obbligo... è obbligatorio. Coloro che non fanno Hijra nella (per) la terra dell'Islam pagheranno tutto nel giorno del giudizio con il fuoco dell'inferno, e con l'ira di Allah l'Altissimo... che Dio mi salvi... che Allah l'Altissimo ci preservi da questo destino infelice, speriamo nella preghiera. Non fare come gli ipocriti. Come quelli che dicono noi siamo musulmani ma non hanno l'islam nel cuore... fanno soltanto esercizio fisico... 5 preghiere al giorno e basta, ok? Ricordati mamma che quando sarai morta nessuno ti aiuterà, nessuno. Quando sarai morta il destino è già scritto, hai capito? Nessuno potrà aiutarti e non ci sarà perdono alcuno per coloro che hanno disobbedito a Allah l'Altissimo.
Assunta: Io se non mi trovo bene dopo con te me la prenderò perché tu mi hai costretta a venire.

M. Giulia: Ah ! Ascolta papà, parliamo di una cosa seria, pà ascolta pà, perché tu vai di nuovo, cos'hai deciso di andare a lavorare.
Sergio: Sì.
M. Giulia: Ma perché? Perché?
Sergio: Perché? Perché papà già cinque anni sono stato così, quattro anni e mezzo.
M. Giulia: Ma cosa devi fare, ma Subhana Allah (Lode ad Allah), cosa devi fare a lavorare per questi maledetti kuffar (miscredenti)?
Assunta in sottofondo: Digli che devi togliere i debiti che abbiamo.
Sì, sì, ho capito M. Giulia: Noi non possiamo stare in mezzo ai miscredenti maledetti.
Sergio : Sì, sì.
Maria Giulia: Noi dobbiamo venire qui, nella terra della Siria.
Sergio: Nella terra della Siria, sì...
M. Giulia: Dove c' è il califfo.
Sergio: Esatto, esatto.

NIENTE CARNE, BEVANDE, MEDICINE Isole greche al collasso, turisti in fuga

Allarme nelle isole greche: carne e medicine cominciano a scarseggiare




Carne e medicine cominciano a scarseggiare nelle isole greche perché i locali non hanno più soldi per pagare i fornitori stranieri; e dunque cominciano i primi problemi per i turisti che, sfidando il rischio default, hanno deciso di avventurarsi comunque nei mari ellenici.

Secondo il sito del quotidiano greco Kathimirini, in diverse isole delle Cicladi i turisti stanno già avendo i primi problemi. La Camera di Commercio locale ha chiesto al governo di prendere prov
vedimenti contro l'aggravarsi della situazione. Gli albergatori temono infatti di trovarsi presto a corto di determinati cibi e bevande e di dover addirittura chiudere i battenti. Il che vuol dire che, dopo il 2014 - anno record per affluenza turistica - il turismo quest'anno potrebbe subire una brusca battuta d'arresto.

E già si vedono i primi segnali: l'associazione delle aziende turistiche greche ha riferito che negli ultimi giorni le prenotazioni sono crollate del 30-40 per cento, ovvero, almeno 240mila turisti non si sono materializzati. 

ITALIA (QUASI) FUORI DALL'EURO Le cifre che terrorizzano l'Europa

Sondaggio, cosa voterebbero gli italiani al posto dei greci




Mentre la Grecia si prepara a votare al referendum promosso dal premier Alexis Tsipras l'Europa si spacca fra chi voterebbe no in accordo con il governo di Atene e chi invece direbbe sì all'Europa.

Ma come voterebbero gli italiani se fossero al posto dei greci? Secondo un sondaggio realizzato da Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera, la maggioranza (51%) voterebbe a favore delle misure imposte dall'Europa, pur di evitare il fallimento dell'Italia e l'uscita dall'euro, il 30% voterebbe no, col rischio di ritornare alla lira. Gli elettori del Pd (83%) e quelli centristi (67%) sono nettamente a favore del sì, mentre a favore del no sono gli elettori di Forza Italia (48%), del Movimento 5 Stelle (48%) e i leghisti (56%). Insomma, dal sondaggio emerge che solo una strettissima maggioranza degli italiani voterebbe per le misure imposte dall'Europa: cifre che preoccupano le istituzioni continentale e il fronte rigorista capeggiato da Angela Merkel. Inoltre, si evince che quasi un terzo del Belpaese vorrebbe subito tornare alla lira: un dato più che significativo.

Detto questo, la maggioranza degli italiani (53%) prevede che, al di là del referendum, la Grecia troverà un accordo con l'Ue mentre un italiano su tre (31%) è pessimista e ritiene che la Grecia alla fine fallirà e uscirà dalla moneta unica.

Gli italiani sono poi preoccupati dell'effetto domino che la crisi greca potrebbe avere sull'Italia (55%) mentre il 16% è preoccupato per i crediti che l'Italia vanta sulla Grecia, che potrebbero non essere onorati causando un buco nei nostri bilanci pubblici. Solo il 15% si dice sicuro che l'Italia non corre rischi perché è un Paese più solido della Grecia. Di sicuro gli intervistati credono che, comunque vada, questa vicenda indebolisce l'Europa (72%) mentre solo il 14% è di parere opposto perché ritiene che così si rafforzi il concetto che con l'unificazione tutti i Paesi devono cedere una parte della propria sovranità.

Ci sono 142 milioni di debiti dell'Unità Indovinate un po' chi dovrà pagarli

Lo Stato dovrà pagare i debiti della vecchia Unità




Lo Stato deve restituire alle banche il vecchio debito de l'Unità. Secondo il Messaggero, lunedì 22 giugno, sarebbe divenuto esecutivo il decreto ingiuntivo presentato a maggio 2004 dagli istituti, relativo a un'esposizione di 176 milioni circa, accollatasi dall'ex Ds per conto del giornale ma sul quale c'è una garanzia primaria e solidale dello Stato. Per entrare in possesso dei crediti, però, le banche dovranno depositare un precetto e, comunque, Palazzo Chigi avrebbe fatto sapere al legale dei creditori (Girolamo Bongiorno) la disponibilità a sedersi attorno al tavolo.

La nuova Unità è tornata in edicola solo da pochi giorni, ma a quanto pare dovrà pagare per i "peccati" del passato. Il debito, nel frattempo, si è ridotto a 142 milioni a seguito di pignoramenti effettuati nel 2010 per un totale di circa 32 milioni su somme reperite alla Camera (25 milioni) e al Senato (7 milioni). Palazzo Chigi ha fatto opposizione, discussa nelle udienze del 16 dicembre 2014, poi in quella del 17 febbraio 2015 che ha prodotto la provvisoria esecutività dell'azione maturata nei giorni scorsi. Va detto che a latere dei tre pool c' è una posizione di 8 milioni del Banco Popolare (ex Efibanca). E comunque un pool è guidato da Intesa Sanpaolo (1988), due da Bnl (1993-94) e, nei tre, partecipano Intesa Sanpaolo (anche per conto di Carisbo e Cassa Firenze) Unicredit (per conto di Mcc), Bnl, Sga (il veicolo al quale il Banco di Napoli trasferì del 1997 le sofferenze). I finanziamenti beneficiavano di contributo pubblico in conto interessi (incassato per intero). Tra gli istituti più determinati ci sarebbe Unicredit.