Matteo Renzi trascorre i weekend romani in famiglia a Villa Doria Pamphilj
di Enrico Paoli
Lunedì mattina, all’incirca all’ora di pranzo, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, riceverà a Villa Doria Pamphilj il presidente della Repubblica d’Angola, Josè Eduardo dos Santos. Tanti i temi da affrontare. In fondo il rapporto del nostro Paese con il continente africano non si limita alla delicata questione dell’immigrazione. Affari e business, petrolio e materie, è quanto si muove dietro le quinte.
E proprio dalle quinte del Casino Algardi, la splendida dimora che occupa il parco di Villa Doria Pamphilj, potrebbe spuntare direttamente il premier, senza dover attraversare la Capitale. Perché di lunedì mattina, con il tipico traffico caotico della città eterna nel primo giorno della settimana, andare da Palazzo Chigi a Doria Pamphilj è comunque un’impresa. Meglio essere già su posto. Secondo quanto rivelato dal quotidiano The New Yorker e raccontato da Panorama nell’edizione di questa settimana, il capo del governo avrebbe preso l’abitudine di trascorrere i week end con la famiglia all’interno di quella che la presidenza del Consiglio definisce la «sede di rappresentanza durante le visite di Capi di Stati e di Governo». La signora Agnese e figli preferiscono evitare il soggiorno a Palazzo Chigi dove il capo del governo, al terzo piano, dispone dell’appartamento di servizio, dotato di tutti i comfort. Del resto per chi aveva detto che non voleva «trasferirsi a Roma», preferendo «restare a Firenze» si tratta comunque di un ottimo compromesso. E poi vuoi mettere la pace e la tranquillità di Villa Doria Pamphilj con il caos del centro di Roma? Impagabile.
Il Casino dell’Algardi, «attualmente in uso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri» è una di quelle meraviglie che costellano la Capitale, e i romani che sono abituati ad andare a correre nei parchi (l’altro particolarmente gettonato è Villa Ada, sulla Salaria, dove hanno vissuto i Savoia e dove fu arrestato Benito Mussolini) sanno di cosa si tratta. Vedere ma non toccare. Le visite guidare, negli ultimi mesi, sono stata bloccate. L’attuale presidente del Consiglio, invece, preferisce toccare con mano invece di guardare e basta. Come fece Gheddafi in occasione della visita ufficiale in Italia che ottenne di gestire a proprio piacimento non solo il parco con la famosa tende ma anche l’interno della splendida villa d’ispirazione palladiana. La tenda da beduino che il leader libico Gheddafi piazzò nel parco della seicentesca villa Doria Pamphili fu il suo modo di dire al mondo che usanze e costumi possono essere diversi ma devono essere ugualmente rispettati. Il colonnello, ovviamente, dormì nella villa, occupando completamente la zona riservata a sede di rappresentanza del governo italiano.
Fortuna che non è toccata a Bettino Craxi. «Tangentopoli non era ancora scoppiata», racconta il sito dell’Associazione per Villa Pamphilj, che si batte per la tutela e la salvaguardia del complesso, «e quella fotografia, al centro dell’articolo pubblicato il 2 febbraio 1992 dal settimanale Panorama, diede origine ad una grande rivolta popolare: nella villa, nelle scuole, nei condomini, nei mercati rionali, nelle piazze dei quartieri immediatamente a ridosso passarono rapidamente i fogli della petizione che avevamo preparato e, in pochissimo tempo, raccogliemmo quasi 30.000 firme». Una raccolta che aveva un preciso obiettivo: impedire a Craxi di trasformare il Casino del Bel Respiro conosciuto come Villa Algardi in una sorra di numer «10 Downing Street» italiano. Una sollevazione popolare che indusse Craxi a ripiegare sull’ormai mitico Hotel Raphael, dietro Piazza Navona.
Allora furono le firme, oggi è una lettera aperta al governo a riaprire il caso Doria Pamphilj. «Gentile presidente questa è una lettera aperta su una grande bellezza romana che la riguarda». La villa è il Casino del Bel Respiro che (come si legge sul sito del governo «è detto anche dell’Algardi dal nome dell’architetto-scultore che ha curato la realizzazione, fu voluto dal Pontefice Innocenzo X Pamphilj che lo fece edificare a partire dal 1644 nel parco») ed è molto cara ai romani che vorrebbero tornarne in possesso». Lo Stato la acquisì dagli eredi Pamphilj tra il 1957 e il 1970 per il centenario di Roma Capitale, sottraendo il parco a una dissennata lottizzazione e la villa alla vendita al regno del Belgio che voleva farne la residenza dell’ ambasciatore. Poi il Casino dell’Algardi corse il rischio di diventare residenza personale del presidente del Consiglio. Alla fine vinse la mediazione e dal 1985 la villa è sede di rappresentanza della presidenza del Consiglio. «Come avrà saputo, presidente Renzi, il nuovo capo dello Stato ha affidato a una commissione di studiosi il progetto di apertura continuativa al pubblico del Quirinale. Sarebbe splendido se anche lei decidesse di restituire la villa dell’Algardi ai romani, fermo restando il suo uso nelle oggettivamente rare occasioni pubbliche». E se lo ha fatto il capo dello Stato...
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