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lunedì 22 giugno 2015

Subito fuori dall'euro e tasse al 15% Ecco la ricetta leghista anticrisi

Lega, la ricetta dell'economista della Lega Claudio Borghi Aquilini: "Flat tax e fuori dall'euro: siamo in guerra"




Dal palco della festa di Pontida è stato uno dei più scatenati. La passione all'esperto economico della Lega, Claudio Borghi Aquilini, di certo non manca, soprattutto dopo il risultato sorprendente incassato in Toscana, dove ha superato il 20% da candidato presidente della Regione in una delle zone d'Italia più rosse che si possa immaginare. Se oggi Matteo Salvini dovesse guidare un governo, chiamerebbe lui a fare il ministro dell'economia, ma classificarlo di destra o di sinistra sarebbe complicato, perché lui dice che starebbe: "dalla parte del buon senso. Nel nostro programma - dice in un'intervista al Corriere della sera - ci sono ingredienti di destra come la flat tax che piace ai Repubblicani Usa, e altri di sinistra, come la piena occupazione in Costituzione e un certo interventismo statale".

La ricetta - Borghi non ha dubbi sul clima che il Paese sta attraversando: "Qui è come se fossimo stati in guerra: bisogna ricostruire". Il primo passo non può che essere l'uscita dall'Euro dell'Italia: "Inevitabile è la parola - dice Borghi - Ma la premessa è il recupero della sovranità". L'esempio è l'Ungheria che con la propria moneta: "e nessuno può imporgli niente. É libero". I rischi sollevati da più parti non ci sarebbero: "se non per le speculazioni nel giorno di cambio della moneta. Non possiamo farci fermare da una technicality".

Fisco e tasse - In campagna elettorale aveva minacciato di organizzare uno sciopero fiscale: "se Renzi non si fosse dimesso dopo la mia vittoria". L'idea ora è solo rinviata al prossimo eventuale ballottaggio previsto dall'Italicum. A chi gli critica la volontà di insistere sulla Flat tax al 15% sostenendola insufficiente per il fabbisogno dello Stato, Borghi la sbriga breve: "L'aliquota è l'ultimo dei problemi: può variare modificando le esenzioni, che sono l'aspetto che garantisce la progressività della tassa. Ma è come disquisire se mentre si precipita sia meglio il paracadute rotondo oppure ellittico.

Debito - L'unico modo per l'economista della Lega di riparagare i debiti e uscire dallo stato di crisi dell'economia europea, e italiana, deve essere opposto all'austerità: "E non con questa moneta. I debiti - dice Borghi - si ripagano lavorando". I prodotti italiani sono tra i più richiesti all'estero, fuori dall'Euro secondo Borghi avremmo: "una posizione privilegiata. Guardi l'Islanda - insiste - esporta solo merluzzi e muschio e non vuole nè euro, nè Europa. Noi possiamo esportare Chianina e Sassicaia".

Multe e bollo: così non paghi Ecco i furbetti delle targhe

Il trucco per non pagare più multe e bollo auto: i furbetti della targa bulgara




In Italia ogni anno ci sono circa 15 mila multe non pagate dagli automobilisti. E il trucchetto dei furbetti molto spesso sfrutta il fatto che gli elenchi delle immatricolazioni tra uno Stato e l'altro non sono accessibili facilmente da parte delle forze di polizia. Basterebbe infatti registrare una targa in un paese straniero per riuscire a sfuggire alle grinfie delle contravvenzioni e del fisco, evitando così non solo di pagare le multe per eccesso di velocità, ma anche l'annosa imposta del bollo. Come riporta il Resto del Carlino, le difficoltà a reperire i proprietari di un veicolo con targa stranierta aumentano quando le stesse autorità estere si dimostrano poco disponibili a diffondere i dati in loro possesso. Un sempre maggior numero di italiani sta scoprendo l'opportunità di scampare alle multe con questo sistema, attratti anche dalle tariffe assicurative meno costose e le tasse praticamente inesistenti.

Dove - Il paese più gettonato tra gli evasori quasi totali delle auto è la Bulgaria. Lo dimostrano anche i diversi annunci sui diversi siti di compravendita auto e la quantità di annunci dove si specifica che l'immatricolazione è bulgara. Il bollo a Sofia costa un decimo rispetto a quanto chiesto in Italia e l'assicurazione all'anno può arrivare a costare meno di 200 euro.

Il trucco - Dall'Italia il meccanismo parte con l'immatricolazione regolare delle auto, poi radiate per essere esportate all'estero. A questo punto vengono immatricolate di nuovo in Bulgaria e tornano in Italia per essere cedute in locazione. Nel corso dei vari passaggi però la polizia italiana sta cercando di intervenire e il rischio per i targati esteri è altissimo perché verrebbero accusati di truffa aggravata alla pubblica amministrazione e insolvenza fraudolenta. Soprattutto in Romagna, c'è chi ancora riesce a sfuggire ai controlli non immatricolando l'auto entro un anno dall'arrivo in Italia, anche perché il veicolo rimane intestato a un parente (o un amico) ancora residente all'estero.

Pontida, la prima volta del Sud Le reazioni dei leghisti. Le voci

Pontida 2015, la prima volta dei leghisti del Sud al raduno della Lega


di Matteo Pandini 


Il popolo di Pontida non contesta la svolta a Sud di Matteo Salvini, se non altro perché preferisce aggrapparsi alle parole d’ordine contro l’immigrazione e la sinistra o ai nuovi simboli come la ruspa. Ma certamente la strada per miscelare istinti indipendentisti e ambizioni nazionali è in salita. Anche se ai cori per la secessione, i militanti che hanno invaso il prato bergamasco hanno preferito quelli contro Renzi. Bersagliato da vaffa. Roberto Calderoli, l’Azzeccagarbugli che conosce a menadito leggine e regolamenti, chiarisce che l’articolo uno dello statuto leghista resta «l’indipendenza della Padania». E ripete che anche il simbolo è sempre il solito, con il Sole delle Alpi accanto al guerriero, e quindi niente Lega italiana: «Piuttosto mi taglio la mano!». Per non farsi mancare nulla, ricorda che suo nonno era un indipendentista bergamasco che diceva: «Bergamo nazione, tutto il resto è Meridione». Ancora più esplicito, prima di lui, il rappresentante dei Giovani padani Andrea Crippa che urla la voglia di indipendenza incassando applausi.

Insomma, se Salvini volesse davvero modificare il Dna del partito, rendendolo più digeribile anche al Sud, avrebbe molto da lavorare. Se non altro perché rischierebbe di raffreddare molti dei suoi sostenitori che vivono a Pontida e dintorni. E che ieri sono rimasti un po’ spiazzati, sentendo un paio di interventi con marcato accento meridionale. «Anche Bossi ci ha provato più volte a prendere consensi sotto Roma, ma è sempre andata male…» osserva un militante lombardo di lungo corso. Nel pratone sono spuntate parecchie bandiere di Noi con Salvini. Tra questi vessili, ecco uno striscione che invoca il segretario del Carroccio per «riscrivere l’unità d’Italia». A poche centinaia di metri, alcune camicie verdi srotolano un lenzuolo contro il tricolore. Quanti saranno i meridionali? «Impossibile saperlo» spiega un ragazzo dell’organizzazione.

Il Matteo milanese ha provato ad accontentare tutti, suggerendo gemellaggi tra militanti sparsi in tutta la Penisola. E gridando che solo un patto sancito dalla Padania fino al Salento potrà cacciare Renzi. In passato, Umberto Bossi aveva provato alcune strade per sfondare sotto il Po. Prima, la creazione di una Lega Centro e di una Lega Sud. Poi alcune alleanze, come quella con Raffaele Lombardo e il Movimento per l’autonomia. Esperimenti falliti. Pure Angela Maraventano, ex vicesindaco di Lampedusa, era sì arrivata in Senato grazie alla Lega. Ma era stata candidata in Emilia Romagna.

A dire la verità, c’è solo un leghista che ha dimostrato - soprattutto nell’ultimo anno - di saper trasformare il suo secessionismo entusiasta in un nuovo patriottismo di destra, assai apprezzato soprattutto a Roma. Parliamo di Mario Borghezio, eletto all’europarlamento anche con i consensi dei nazionalisti di CasaPound. Ieri non ha parlato. Ma negli ultimi mesi ha spesso definito la Lega una sorta di realtà patriottica a difesa degli italiani da Nord a Sud. Ma per farlo, ha dovuto nascondere la Padania con nuove parole d’ordine. Tutela del made in Italy, feroce eurocritica, opposizione durissima all’immigrazione. Visto dalla Pontida 2015, il Sud è sembrato un po’ meno lontano. Ma non ancora abbastanza vicino.

domenica 21 giugno 2015

Gp Austria, dominio di Nico Rosberg Ferrari al buio: Kimi ko, Vettel quarto

F1, Nico Rosberg vince al Gp d'Austria davanti al compagno di squadra Lewis Hamilton. Quarta la Ferrari con Vettel




Si conferma il re a Zeltweg Nico Rosberg che con la sua Mercedes vince il Gp d’Austria lasciandosi alle spalle il compagno di scuderia, Lewis Hamilton. Per il pilota tedesco, 11esima vittoria in carriera, si tratta del terzo successo stagionale, sesta doppietta su otto gare per le Frecce d’Argento. Terzo gradino del podio per la Williams di Felipe Massa che vince il duello con la Ferrari di Sebastian Vettel penalizzata da alcuni problemi nel pit stop che ha costretto la ’rossà ai box per 13 secondi. Ancora una giornata no per Kimi Raikkonen, nel primo giro il ferrarista è protagonista di un pauroso incidente con la McLaren di Fernando Alonso.

Caivano (Na): Randagismo, aggredito da branco di cani in località Omo Morto Finisce in ospedale per accertamenti e cure

Caivano (Na): Randagismo, aggredito da branco di cani in località Omo Morto Finisce in ospedale per accertamenti e cure 





E' stato aggredito stamattina da un branco di cani impazziti, mentre faceva footing, in località Omo Morto, Salvatore De Luca, 35 anni, originario di Caivano. Il ragazzo prova a difendersi, ma invano. Soccorso subito da alcuni amici che percorrevano la stessa strada, il ragazzo da lì a poco viene trasportato al pronto soccorso per cure medica. 

Maturità, terza prova con soffiata: "Le materie? 2 studenti su 5 le sanno già"

Maturità, il sondaggio: il 40% degli studenti conosce in anticipo le materie della terza prova. Le spie? "Sono i professori"




Quattro maturandi su 10 che lunedì 22 giugno affronteranno la terza prova, hanno ammesso di sapere già quali saranno le materie del "quizzone multidisciplinare". Chi gliel'ha detto? I professori. Lo rivela un sondaggio del sito "specializzato" Skuola.net, e la spiegazione è semplice: a differenza delle prime due prove, messe a punto dal Ministero dell'Istruzione, la terza prova è preparata dalle singole commissioni di esame, ed è prevedibile dunque un alto tasso di "spionaggio interno". Anzi, di "spintarelle".

Tari, spunta la lista della vergogna: i ministri e i banchieri che la evadono

Tari, Ministeri, banche ed Agenzia delle entrate evadono 28 milioni di euro





Tra gli evasori della Tari ci sono anche Presidenza del Consiglio, Ministeri vari, sedi di banche e pure dell'Agenzia delle Entrate, per un totale di 28 milioni di euro non pagati all'Ama (la partecipata che gestisce i rifiuti a Roma) e dunque allo Stato (l'evasione totale secondo l'Ama sale a circa 100 milioni). E' il risvolto imbarazzante della tassa sui rifiuti. Nella lista delle utenze non domestiche non in regola con il versamento è del 30 aprile e comprende il Ministero dell'Interno (3,459  milioni non pagati), quello delle Infrastrutture (2,2 milioni), la presidenza del Consiglio (616mila euro), il Tribunale amministrativo regionale del Lazio (244mila euro) e anche chi le tasse le riscuote, l'Agenzia delle Entrate (416mila euro). 

Chi ha sollevato il caso - Lo scandalo è scoppiato grazie all'interrogazione parlamentare del senatore di Ncd Andrea Augello: "Emerge l'incredibile cifra di 28.660.301 milioni di euro non pagati da tutti i ministeri, dal dipartimento della Pubblica Sicurezza, dal Comando generale dei Carabinieri, dal Tar del Lazio, dall'Archivio di Stato, dalla Camera dei Deputati e persino dall'Agenzia delle Entrate, che ha oltre 418.000 euro di arretrati; il problema non è nuovo ed è già emerso alcuni anni fa, senza che le varie amministrazioni vi abbiano posto rimedio". Secondo Augello "il Comune (di Roma, ndr) non ha finora assunto alcuna seria iniziativa per risolvere il problema, salvo procedere agli adempimenti di rito per l'iscrizione a ruolo degli importi dovuti; non sorprende l'indifferenza dell'amministrazione comunale, che non riesce a riscuotere il tributo neppure dal 40% degli inquilini del patrimonio capitolino e consente persino a banche ed istituti finanziari di accumulare morosità per oltre 5 milioni di euro". Nell'elenco dell'Ama ci sono anche molte banche (alcune con quasi un milioni di euro evaso), bar e ristoranti (secondo l'Ama almeno il 30% degli esercizi evade la Tari).