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martedì 9 giugno 2015

Forza Italia nel caos L'ex ministro abbandona Berlusconi Al Senato sparisce Forza Italia?

Forza Italia, Francesco Nitto Palma verso l'addio: il partito traballa al Senato


di Salvatore Dama



Il paradosso è che nel 2013, compilando le liste elettorali, Silvio Berlusconi ci tenne a portare al Senato tutte le persone che riteneva più fidate. Egli stesso si candidò, ed era la prima volta, per un seggio a Palazzo Madama. I sondaggi davano in bilico i numeri della Camera alta e il Cavaliere, in vista di un possibile pareggio, voleva un gruppo affiantato e compatto. Una testuggine.

Tale e quale: due anni dopo ciò che rimane è un paesaggio post-atomico. Se n’è andato il capogruppo, Renato Schifani, e altri 28 senatori, migrati nel Nuovo centrodestra. Hanno detto addio a Berlusconi figure storiche come Sandro Bondi e Paolo Bonaiuti. Lo stesso Cavaliere è decaduto dal rango parlamentare, salutando Palazzo Madama il 27 novembre del 2013 per le note vicende giudiziarie.

Con l’addio dei senatori vicini a Raffaele Fitto, sono quasi cinquanta le defezioni, il gruppo è più che dimezzato. E - dicono - non è affatto finita. Ieri la notizia (svogliatamente smentita) dell’addio di Francesco Nitto Palma.

L’ex ministro della Giustizia sarebbe pronto a passare al gruppo misto. E non sarebbe da solo. «Altri azzurri della prima ora», informa l’Agenzia Italia, sono pronti all’ammutinamento. Il motivo? L’incomunicabilità con il cerchio magico.

Non l’adesione alla scissione di Fitto o al gruppo-cuscinetto di Denis Verdini, che potrebbe nascere nelle prossime ore unendo fuorisciti azzurri, delusi del Nuovo centrodestra ed esponenti di ritorno da Gal e dal gruppo misto.

Già oggi Berlusconi potrebbe avere un incontro proprio con l’ex coordinatore azzurro. I due si sono sentiti la scorsa settimana.

Ora la voce è che, non potendo arginare le manovre di Verdini, Silvio starebbe pensando di assecondarle. Un modo per avere il piede in due staffe: con un gruppo di ferma opposizione al governo, Forza Italia, e uno che dà una mano a Renzi, alle prese con un governo in difetto di numeri al Senato proprio mentre passano dalla Camera Alta provvedimenti cruciali come scuola e riforme costituzionali.

Ciò che sicuramente Berlusconi non farà è ritirarsi: «Non posso lasciare l’Italia, il Paese che amo, nel bel mezzo di una crisi. Per quello che posso tenterò di dare una mano», ha spiegato ieri il Cav ai microfoni dell’emittente svizzera Rsi.

Presto l’ex premier incontrerà Matteo Salvini. «Parleremo di Italia, del comune di Milano e del Milan», annuncia il segretario del Carroccio. Al momento la strategia è rinforzare l’asse del Nord, con il neo governatore della Liguria Giovanni Toti che sposa la linea dura di Lombardia e Veneto sull’accoglienza dei migranti.

La linea dell’intransigenza però scontenta le colombe azzurre e crea nuovi dissapori. Specie tra coloro che non vogliono discostarsi dal perimetro del Ppe: inseguire Salvini, ma perché? E c’è chi inizia a temere che Silvio Berlusconi, dopo il voto delle Regionali di domenica l’altra, si sia ulteriormente convinto che l’uomo giusto per sfidare il premier Matteo Renzi possa essere l’altro Matteo. D’altronde, non è Silvio che dice che le leadership si impongono sul campo?

Caivano (Na): Politica, Monopoli ha coraggio da vendere....?

Caivano (Na): Politica, Monopoli ha coraggio da vendere....?


di Gaetano Daniele 



Jean Anouilh diceva che, fino al giorno della morte, nessuno può essere sicuro del proprio coraggio. Il candidato della destra locale, Simone Monopoli invece, ha tantissimo coraggio? Oltre a disertare gli incontri con gli altri candidati Sindaco, mantiene già da subito le promesse fatte in campagna elettorale?. Sì, il buon giorno si vede dal mattino: "Il coraggio (o la follia) della coerenza!, così recitava uno dei suoi slogan al primo turno di campagna elettorale, scomparso però, subito dopo essersi reso conto di non aver stravinto al primo turno, oppure, continuità nella discontinuità. Tanto per citarne alcuni. 

I suoi consiglieri marketing, sventolavano addirittura ai 4 venti la bandiera della coerenza politica, e cioè che Monopoli, non solo aveva messo alla porta Giamante e Vanacore, tutta la vecchia gestione politica locale, il cosiddetto carrozzone, come appunto si evince da un ultimo articolo online: E nemmeno il sostegno a Sirico di Vanacore e Giamante (da non confondere con la scelta di Lello Del Gaudio, candidato a sindaco dei socialisti non arrivato al ballottaggio ma già eletto in Assise, che da figura estremamente politicizzato ha deciso di restare alla finestra, ndr) potrà sovvertire il risultato al ballottaggio. Anzi, la scelta di Sirico di accordarsi con Vanacore e Giamante, anche se non ufficialmente per evitare di rendere ancora più sgradito agli occhi degli elettori il carrozzone che il Pd ha costruito, potrebbe rivelarsi un clamoroso boomerang capace di rafforzare in termini elettorali ancora di più la candidatura di Simone Monopoli. Quest’ultimo, infatti, al primo turno non ha voluto né l’Udc, né la lista di Giacinto Russo perché Monopoli vuole vincere per governare senza punti di contatti sostanziali con “la cabina di regia che ha scritto gli ultimi trent’anni di fallimenti politici e amministrativi a Caivano”. Cacciati da Monopoli, se ne sono scappati tutti tra le braccia di Sirico e il Pd pensava di vincere al primo turno puntando tutto sui numeri ma in assenza di un progetto di governo serio e credibile. A conti fatti, è evidente che i “democrat” hanno sottovalutato la maturità dell’elettorato che, al contrario, ha premiato ben oltre ogni più rosea previsione, la coalizione Simone Monopoli. “Ringrazio i cittadini per l’enorme consenso che hanno dimostrato nei confronti miei e della coalizione che rappresento. Ma quando poi se fosse confermala l'indiscrezione, a fare accordi sottobanco con Giamante e Del Gaudio era proprio Monopoli. Poi ci viene anche difficile capire, al di là che la politica è anche questa, come alcuni consiglieri, dopo il trascorso politico maturato, possano ritornare "con il senno di poi" nelle braccia di chi fino a ieri ufficializzava incomprensioni caratteriali? 

Insomma, attribuivano al candidato sindaco del centro sinistra Sirico l'alleanza con parte dei socialisti, da Vanacore a Giamante, forse anche da Bernardo a Della Rossa, solo con l'esclusione di Del Gaudio che essendo figura politicizzata se ne stava beato a guardare il responso dalla finestra di casa sua, come se il fatto non fosse suo.... e oggi? questa coerenza di Monopoli? questo coraggio in che grado si misura? Se fosse confermato quanto dichiarato dall'ex. segretario dell'Mpa locale, e cioè che Simone Monopoli abbia già chiuso un accordo politico proprio con chi fino a ieri aveva definito il vecchio carrozzone, la vecchia politica, ci sarebbe veramente da ridere e piangere contemporaneamente. Diventerebbe, almeno crediamo, sempre se fosse confermata l'alleanza futura, il Monopoli indifendibile, indifendibile anche dai suoi stessi sostenitori che, orgogliosi e dignitosi, hanno sempre dichiarato (prima) pubblicamente, di non voler scendere a nessun compromesso con la vecchia gestione, a costo stesso di perdere, qualcuno ha anche affermando: a costo stesso di dimettermi. Solo parole?  

Insomma caivanesi, dopo una lunga riflessione comune e macerazione interiore, abbiamo ritenuto giusto pubblicare alcune considerazioni, sul coraggio del "probabile" sindaco di Caivano, che si appresta a governare il Paese per i prossimi anni, basandoli appunto, se fosse confermata l'indiscrezione, su valori ben saldi, come il coraggio e la coerenza, sì, il coraggio e la coerenza.....

lunedì 8 giugno 2015

Mobbing, fare causa al tuo capo: quando puoi farla e come vincere

Mobbing, la Cassazione mette paletti alle cause di risarcimento: "Devono coesistere 7 requisiti"




In Italia si stima ci siano oltre di un milione di persone mobbizzate al lavoro, sottoposte cioè  a comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti, da parte dei colleghi o dei superiori. La vittima si vede emarginata, calunniata, criticata: gli vengono affidati compiti dequalificanti, o viene spostata da un ufficio all’altro, o viene sistematicamente messa in ridicolo di fronte a clienti o superiori. Ma non tutte le angherie patite in ufficio possono essere "risarcite". 

Lo ha detto chiaro e tondo la Corte di Cassazione con una sentenza, la numero 10037/2015, che specifica le condizioni in base alle quali il lavoratore può ritenersi davvero vittima di mobbing. I giudici della suprema corte hanno individudato delle linee guida con sette parametri con cui il dipendente deve provare di essere stato danneggiato sul posto di lavoro: ambiente, durata, frequenza, tipo di azioni ostili, dislivello tra antagonisti, andamento per fasi successive, intento persecutorio. Perché si configuri il mobbing devono ricorrere tutti e sette, non uno di meno. Cosa non sempre facile considerato che l'onere della prova sta in capo al lavoratore. 
Eccoli.

1) Luogo di lavoro. Le vessazioni devono avvenire sul luogo di lavoro.

2) Durata del mobbing. I contrasti e le persecuzioni “lavorative” devono avvenire in un congruo periodo di tempo.

3) La frequenza delle attività vessatorie. Le persecuzioni devono essere molteplici e continuative.

4) Tipo di comportamenti. Le azioni “da mobbing” devono rientrare in almeno due delle categorie di azioni ostili riconosciute: attacco alla possibilità di comunicare; isolamento sistematico; cambiamento delle mansioni lavorative; attacchi alla reputazione; minacce o comportamenti violenti.

5) dislivello tra persecutore e mobbizzato. Bisogna provare l’inferiorità, a livello lavorativo, del soggetto sottoposto a mobbing.

6) Andamento per fasi successive. Devono ricorrere alcune tra le seguenti condizioni: conflitto mirato, inizio del mobbing, sintomi psicosomatici, errori e abusi, aggravamento dello stato di salute; esclusione dal mondo del lavoro, e così via.

7) Intento persecutorio. Va provato che dietro il mobbing ci sia un disegno vessatorio coerente.

Maradona, la (terribile) accusa a Platini "Il calcio è marcio. Michel mi disse che..."

Diego Armando Maradona accusa Michel Platini: "Mi ha confessato di aver truccato 167 partite"





Fatto fuori Sepp Blatter dal vertice della Fifa, la poltrona ora è nel mirino di Michel Platini. E a "far fuori" anche "Le Roi" ci pensa un altro ex big del calcio, il più grande di tutti: Diego Armando Maradona. L'ex fuoriclasse del Napoli, infatti, ha rivelato una confidenza che gli avrebbe fatto Platini: "A Dubai - ha spiegato il Pibe de Oro - mi ha confessato di aver combinato 167 partite". Una frase pesante, anzi pesantissima, e che pone sotto accusa l'attuale presidente della Uefa. Maradona non ha precisato se il riferimento alle partite truccate era al periodo da calciatore o da dirigente. Le accuse, come ovvio, sono tutte da provare. Maradona, infine, ha aggiunto che nel caso in cui alla presidenza della Fifa venga eletto il principe giordano Al Hussein, lui ne sarà il vice.

Caivano (Na): Intervista a Gaetano Daniele

Caivano (Na): Intervista all'Amministratore del blog, il Notiziario sul web, Gaetano Daniele 


Intervista a cura di Angela Bechis


Siamo in compagnia dell'Amministratore del blog, il Notiziario sul web, Gaetano Daniele. Un progetto online quello del blog il Notiziario sul web, che ha raggiunto risultati enormi, e continua a crescere giorno dopo giorno, oltre i 2 milioni di visualizzazioni. (32 mila visualizzazioni negli ultimi 15 giorni) Solo nell'ultimo anno con Google+ un milione e 52 mila visualizzazioni. Insomma, due parole per definire il risultato del progetto "Edizioni Gaetano Daniele": un successo! L'informazione sana e plurale il popolo del web la premia sempre. Ma proviamo a sentire l'amministratore Daniele. 

Innanzitutto, grazie per avermi concesso il piacere di intervistarla. A Caivano è ballottaggio tra Sirico e Monopoli, come vede questo confronto? 

Grazie a lei per la collaborazione. Caivano è confusa. Al primo turno Monopoli ha preso qualche voto in più, ciò non significa niente. Il ballottaggio è una competizione elettorale a parte. Considerando che Monopoli è molto più conosciuto rispetto al suo competior, per Sirico, aver raggiunto il ballottaggio è già una prima vittoria, al di là dell'esito finale. 

Perchè dice che Monopoli è più conosciuto rispetto a Sirico? 

Monopoli fa la professioni di medico sul territorio da oltre 20 anni. Sirico no. Monopoli fa politica attiva sul territorio da oltre 15 anni. Sirico no. Monopoli ha fatto l'assessore allo Sport e alla Cultura nella Giunta Papaccioli, anno 2007/2008. Sirico no. Monopoli ha fatto il Consigliere Provinciale negli ultimi 4 anni e mezzo, in maggioranza. Sirico no. Monopoli ha visto governare un'amministrazione, come quella Falco, non del tutto organizzata nel suo interno, questo gli ha giovato tantissimo in campagna elettorale, perchè oggi, politicamente parlando, il centro destra, attribuisce quel fallimento all'attuale candidato sindaco del centro sinistra, e sappiamo benissimo che non è così. E quindi mi viene ancora da dire: Sirico no. Non dimentichiamoci che Monopoli credeva di vincere al primo turno contro appunto, un candidato che aveva tutto contro, e questo non è accaduto, anzi, Monopoli rischia addirittura di perdere per la seconda volta in meno di 5 anni. Domandatevi perchè? 

Il suo voto a chi va?

Guardi, non credo che ai due candidati sindaco possa interessare il mio voto. 

Quindi cosa teme. 

Non temo nessuno. Diciamo solo che, sia nell'uno che nell'altro schieramento, guardando la ufficiosa composizione del consiglio comunale, ci sono tutte persone perbene. Monopoli ha già governato Caivano. Sirico no. Monopoli appunto, come ricordavo precedentemente, ha amministrato Caivano nella passata amministrazione Papaccioli, Sirico no. E' stato consigliere provinciale di maggioranza al fianco di Luigi Cesaro, e sottolineo di maggioranza, per far capire che ha già dato prova di se, Sirico no, forse qualcuno potrebbe rispondermi: ma il Pd ha governato nell'ultimo anno, ebbene, possiamo dire loro che, la composizione politica era diversa, il Pd perse le elezioni, ed in più non era compatto, oggi sì. Le alleanze erano diverse, il Pd subentrò per evitare il commissariamento in uno schieramento politico diverso, forse anche sbagliando. Oggi a fiancheggiare il Pd c'è tutto il centro sinistra in più anche parte dell'area di centro destra come Ncd, ci sono altre espressioni politiche di competenza. Insomma, non è "Semplice". 

Chi vince?

Non lo so. E' difficile. Monopoli ha chiuso la porta in faccia a tutti gli altri schieramenti politici, dai socialisti etc etc. Sirico no. Monopoli al primo turno, convinto di stravincere, ha rifiutato tutti i confronti, Sirico no, questi, sono tanti piccoli tasselli che hanno consentito a Sirico di conquistare giorno dopo giorno la fiducia dei caivanesi. Non è facile capire oggi come si muoveranno i caivanesi.

Qualche politico la reputa fazioso, cosa risponde?

La risposta è nella domanda, qualche politico, appunto, se non gli dai ragione sei fazioso. Pubblico un'intervista di Papaccioli, e mi etichettano papaccioliano. Pubblico un'intervista di Sirico, e mi sono subito venduto a Sirico. Vado da Del Gaudio, e chissà cosa sto tramando con Del Gaudio, mi vedono con Ziello, e sto trattando con il Movimento 5 Stelle. Insomma, sappiamo bene queste cose come vanno, il mio blog è aperto a tutti, sul mio blog, faceva il bello e cattivo tempo anche il dott. Monopoli e con ciò? Le ripeto, quando non ci sono idee e argomentazioni, si passa alle offese personali. Secondo lei perchè due persone arrivano alle mani? Perchè tra le due c'è sempre la meno colta che, non riuscendo più a portare a compimento un ragionamento, risolve con le mani, è la stessissima cosa.

Si sente di aggiungere altro? 

Che vinca il migliore nel rispetto della democrazia e della lealtà. Senza tutte queste tifoserie da stadio che qualcuno cerca di strumentalizzare. Le tifoserie da stadio non servono a nulla. Servono solo a fare baccano e a far perdere consensi ai propri candidati. 

Bomba Tasi, la "scadenza misteriosa": chi deve pagare (entro dieci giorni)

Tasi sulla casa, conto alla rovescia per il tax day: ecco chi deve pagare




Dieci giorni e sarà "tax day". Entro il 16 giugno, infatti tutti coloro che possiedono o utilizzano un immobile devo effettuare il versamento della prima rata della Tasi. La seconda rata si pagherà entro il 16 dicembre prossimo. Quanto pagare? Per il pagamento della prima rata, i proprietari degli immobili ubicati in quei Comuni che non hanno ancora deliberato le nuove aliquote (circa 7.000) pagheranno la metà di quanto versato l’anno scorso: il conguaglio verrà effettuato solo con il saldo di dicembre.

Nuove aliquote - I Comuni capoluogo di provincia che hanno già deliberato per il 2015 sono i seguenti: Ancona, Aosta, Arezzo, Asti, Bologna, Brescia, Cagliari, Enna, Firenze, La Spezia, Livorno, Lodi, Lucca, Mantova, Modena, Padova, Pesaro, Pordenone, Potenza, Reggio Emilia, Rimini, Rovigo, Sassari, Siena, Sondrio, Treviso, Verona, Vibo Valentia. La Cgia di Mestre ricorda che solo poco più di 2.100 Comuni decisero di far pagare la prima rata della Tasi entro il 16 giugno 2014, mentre tutte le altre amministrazioni che non avevano deliberato aliquote e detrazionientro il 23 maggio (poco meno di 6.000), posticiparono la prima rata al 16 ottobre. La scadenza della seconda e ultima rata, invece, era fissata per tutti al 16 dicembre 2014.

I conti - Con la scadenza della prima rata della Tasi prevista per il prossimo 16 giugno, i Comuni incasseranno circa 2,3 miliardi di euro, di cui 1,6 relativi alla prima abitazione. La Cgia di Mestre che, ha fatto i conti, ricorda che quest’anno i sindaci hanno tempo sino al prossimo 30 luglio, termine di approvazione del bilancio comunale di previsione, per decidere le aliquote, le detrazioni e le tariffe dei tributi locali. Allo stato attuale (primi giorni di giugno), solamente un migliaio di Amministrazioni comunali, pari al 14% del totale, ha provveduto a deliberare le aliquote e le detrazioni della Tasi per l’anno in corso.

Il giudice stalker molestava la collega: oggi ha liberato uno stalker assassino

Albenga, il giudice punito per stalking ha liberato lo stalker assassino


di Mario Giordano 


Ma che razza di storia è questa? Proviamo a raccontarvela dall’inizio. Ad Albenga c’era una donna che si chiamava Loredana. Aveva sposato un marocchino, con lui aveva pure avuto una figlia, oggi 14enne. Poi ha deciso di lasciarlo. E quello, come purtroppo accade spesso, è diventato uno stalker. Ha cominciato a importunarla. A minacciarla. Ad aggredirla. Loredana si è rivolta allo Stato. Ha chiesto aiuto, ha chiesto protezione. Lo dicono tutti, no? Donne, dovete denunciare. Telefoni Rosa, campagne di sensibilizzazione, spot alla Tv: lo ripetono in continuazione. Loredana l’ha fatto: l’ha denunciato. Allora hanno ordinato all’uomo di non avvicinarsi più a lei. Ma lui, per tutta risposta, non solo s’è avvicinato: ha pure tentato di strangolarla. Loredana si è salvata per miracolo, l’ex marito è stato arrestato. Solo che dopo poche settimane è andato davanti al giudice, ha patteggiato la pena, solo 2 anni, condizionale e libertà immediata. E sapete che cosa ha fatto per prima cosa, appena uscito di cella? Ecco, avete indovinato: è tornato da Loredana e l’ha ammazzata senza pietà, sotto gli occhi della figlia di 14 anni. Poi si è ucciso.

L’altro giorno sotto casa, c’era la mamma di Loredana, una signora dignitosissima seppur distrutta dal dolore. Si chiedeva: «A che serve denunciare le violenze se poi nessuno ti protegge?». Ce l’aveva in particolare con il giudice che aveva liberato l’assassino. «Perché l’ha fatto?». In effetti: il medesimo assassino aveva dato ampie dimostrazioni delle sue intenzioni. Aveva violato gli ordini. Aveva aggredito la donna che non doveva avvicinare. Diceva quella mamma, piena di amarezza: «Il magistrato diceva che per tenerlo in carcere voleva più prove. Ecco: ora la prova l’ha avuta». La prova sarebbe il cadavere di sua figlia. Che strano Paese questo: bisogna farsi ammazzare per dare la prova che si è in pericolo. Lo Stato non dà protezione ai vivi perbene: al massimo benedice le loro casse da morto.

Ma questo è solo l’inizio di questa storia assurda. Il bello arriva ora. Perché dobbiamo dirvi due cose sul giudice che ha preso quella sfortunata decisione di lasciare libero l’assassino. Il giudice, infatti, si chiama Filippo Maffeo, ha 65 anni, lavora al tribunale di Savona ed è piuttosto noto alle cronache locali perché in passato era stato sanzionato dal Csm, l’organo di autogoverno dei magistrati. E sapete qual era il reato che gli veniva imputato? Stalking. Proprio così. Aveva molestato una collega. L’aveva molestata a tal punto che era stato ordinato il suo trasferimento dalla sede di allora (Imperia) a Firenze. È stato allontanato dalla Liguria qualche anno. Purtroppo ci è tornato il 23 marzo 2015. Il 28 aprile 2015 ha tenuto l’udienza in cui ha liberato l’assassino.

Forse è solo sfortuna, si capisce. L’applicazione della legge sarà stata sicuramente puntuale e rigorosa, come sostiene il medesimo Maffeo in un’intervista a La Stampa che sa tanto di excusatio non petita. Ma non ci si può fare a meno di chiedere quanto possa essere sereno nel giudicare un caso di stalking un giudice che è stato accusato di stalking. Quel che è certo è l’effetto di questa decisione: devastante. C’è una ragazzina di 14 anni che non ha più la mamma: l’ha visto uccidere a coltellate, sotto i suoi occhi. Se fosse stato un altro giudice avrebbe agito nello stesso modo? Magari sì, non possiamo escluderlo. Ma, ecco, noi ci sentiremmo più tranquilli se un molestatore di donne fosse giudicato da qualcuno che non è mai stato bollato (dal Csm) come molestatore di donne. E non possiamo fare a meno di sentire risuonare nelle nostre orecchie la voce di quella mamma: «Quel magistrato voleva più prove...».

Perché voleva più prove? Perché quelle che aveva non bastavano? O perché non voleva infierire con uomo definito stalker proprio come era stato definito lui? Non ci permettiamo di mettere in relazione i due casi, ovviamente. Però è un fatto che nell’intervista a La Stampa, il medesimo Maffeo si dica piuttosto scettico sul funzionamento della giustizia: «La giustizia mi ha maltrattato...», dice. Ora: può amministrare con serenità la giustizia nei confronti di uomo accusato di stalking colui che pensa che la giustizia maltratti gli uomini accusati di stalking? Fa male vedere una toga che si arrampica sui vetri: «Il giudice dell’udienza preliminare si trova ad affrontare un caso di cui sa i dettagli quella mattina», dice per esempio. E ancora: «Una pena di due anni con il patteggiamento è una pena alta». Fino alla conclusione: «Ho fatto quello che un giudice poteva fare».

Affermazioni da considerare attentamente. Dire che «il gup sa i dettagli del caso soltanto la mattina dell’udienza», che significa? È una specie di giustificazione? Un’ammissione? In altre parole sta dicendo: «Non sapevo»? «Non avevo letto fino in fondo»? «Ho deciso ma senza aver approfondito bene la questione»? Questo pensa Maffeo? Davvero? E davvero ritiene che due anni con la condizionale e la libertà immediata siano una «pena alta» per uno che ha tentato di strangolare una donna, e che potrebbe rifarlo subito dopo? Forse un giudice dovrebbe avere un po’ più di attenzione quando parla davanti ai cadaveri provocati dalle sue decisioni. Realmente ritiene di aver «fatto tutto quello che un giudice poteva fare»? Ci pensi bene, perché se è così smettiamola di dire alle donne che devono denunciare i loro molestatori. Perché lo Stato, di fatto, ammette di non saperle proteggere.

«Non sono Frate Indovino», ripete ancora il magistrato. Nessuno, in effetti, chiede ai magistrati di essere Frati Indovini. Ma, ecco, magari si chiede loro di non liberare uno che ha appena tentato di strangolare la ex moglie. Poi si chiede loro anche di non importunare le colleghe in ufficio. Poi si chiede loro, quando sono chiamati a giudicare qualcuno, di essere equilibrati. Soprattutto si chiede loro di essere equilibrati a tal punto di non pensare di essere stati maltrattati dalla giustizia. E si chiede loro di non rilasciare interviste sgradevoli, in cui si cerca affannosamente di difendersi, dimostrando di avere una coda di paglia grande come un tribunale. Infine si chiede loro di non offendere le persone che, in seguito alla loro sentenza, hanno perso la vita, o la mamma, o la figlia. «Diciamo la verità», sostiene il magistrato, «nemmeno ora si conosce con esattezza cos’è accaduto in quella casa». Qualcuno glielo spieghi, per favore: una donna è morta, una figlia di 14 anni l’ha vista uccidere. Forse lei non se n’è ancora accorto, caro giudice, ma in quella casa c’è stata una tragedia. Colpa di uno stalker. Anzi, di due.