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domenica 24 maggio 2015

Caivano (Na): Papaccioli, Sirico e Ziello a confronto Monopoli sempre assente

Caivano (Na): Papaccioli, Sirico e Ziello a confronto. Simone Monopoli invitato non si presenta


di Gaetano Daniele 



Terzo Incontro-Confronto rifiutato dal candidato Sindaco della destra locale, Simone Monopoli. Dopo aver rifiutato l'invito del Blog, il Notiziario sul web e, dopo aver detto no a Cogito, Monopoli, non si presenta neanche all'incontro-confronto organizzato da "Cronache di Napoli". Non c'è due senza tre e Monopoli fa l'enplein!. Nulla di personale, però!. Monopoli spiega le sue ragioni, lo fa attraverso il Corriere delle Città, diretto o molto vicino, poco importa, all'Avv. Giuseppe Caputo, segretario dei Popolarti per l'Italia, un partito che appoggia proprio indovinate chi? Simone Monopoli. In casa destra i fatti della pignata li conosce la cucchiarella. Ma andiamo avanti, la coerenza paga sempre, uno slogan che il dott. Monopoli ha fatto suo in questa tornata elettorale. Ma tanto coerente non è, visto che, il giornalino dove appunto escono le notizie è rappresentato o quasi, da un componente politico coalizzato con Monopoli. 

Dichiarazioni - Restando in tema, proviamo a riportare e, a rispondere alla coerenza del candidato sindaco di Forza Italia, Simone Monopoli. Ovviamente, ci riferiamo a lui perchè è l'unico che deserta gli incontri, quindi, cerchiamo di fare una critica politica costruttiva, basandoci su elementi imprescindibili, cioè sul passato politico e su quanto detto da Simone Monopoli in questi ultimi giorni di campagna elettorale, e lo si sa, in campagna elettorale, quelle in cui si vuole vincere a tutti i costi, non ci sono regole, come in un incontro di Box "abusivo": senza esclusioni di colpi. Monopoli riporta appunto, sul Corriere delle Città che, il centro sinistra nasconde le proprie nefandezze con sterili polemiche, addirittura, con molta superficialità ed ironia. La destra locale vuole far passare la questione dei gelati, Winner Tako, quasi un'operazione politica corretta. Senza però, spiegare o giustificare l'altro accaduto, quello di un altro candidato al consiglio comunale che si fa ritrarre in foto con il Vescovo (seppur ragazzata). Ricordiamo che, un candidato di Forza Italia, certo Navas, offrì dei gelati ai propri concittadini. Fin qui, nulla di strano, se non fosse altro che, sui coupon vi era riportato: "in collaborazione con Algida", poi smentito dallo stesso Navas, dopo che la notizia arrivò finanche a Milano, attirando l'attenzione della giornalista Selvaggia Lucarelli. Ma tutto ok, per la destra locale è tutto a posto, se vogliamo considerare i due milioni di euro di appalti con la tecnica della "somma urgente" e, come continua la nota, il fallimento dell'Igica, come se dietro queste pseudo accuse, ci fosse Luigi Sirico o Giuseppe Papaccioli o peggio la new entry Giuseppe Ziello, Difatti, la giustificazione del corriere continua: "Altro che gelati",  quasi a sdrammatizzare la vicenda in una risata da Bar: meglio offrire gelati e riportare sui coupon "in collaborazione con Algida", anche se Algida non sa niente che fare tutto il resto sopra citato.

Ma Monopoli continua, continua e decanta di essersi già confrontato con il Pd in consiglio comunale sedendo e puntando il dito dai banchi dell'opposizione, solo che, Monopoli dimentica che, ne Sirico ne Papaccioli e ne Ziello, facevano parte dell'amministrazione Falco, quindi nessuno dei tre candidati sindaco sedeva in consiglio comunale. Ricordiamo che, lo stesso Giuseppe Papaccioli e lo stesso Ziello, al di là di Sirico e del Pd,  hanno invitato più volte il candidato della destra locale Monopoli, a partecipare a un confronto pubblico, invitandolo più volte, addirittura dando la propria disponibilità a presentarsi da un giornalista suo di fiducia se temeva come riporta la nota un'imboscata. Ma nulla di fatto! Monopoli teme il confronto. Monopoli ha paura che Sirico gli possa tirare sulla scrivania l'autorizzazione di Forza Italia, di Luigi Cesaro, quando autorizzò lo sversamento delle 4.500 tonnellate di spazzatura dirette a Caivano. Monopoli teme che Sirico gli possa tirare sulla scrivania le bollette della provincia non pagate quando appunto, il candidato Sindaco di Forza Italia, Monopoli, era consigliere Provinciale, responsabilità politiche che, per Monopoli non sono da attribuire a lui, ma invece, i due milioni di somma urgente e il fallimento dell'Igica sono da attribuire a Sirico. Come funziona? quando sbaglia Monopoli le responsabilità sono del centro sinistra, quando sbaglia il centro sinistra la colpa è sempre del centro sinistra?. Insomma, Monopoli non ha mai colpa. Monopoli si confronta solo coi cittadini, ma purtroppo, il candidato Monopoli deve farsene una ragione, il consiglio comunale è rappresentato da 24 consiglieri comunali e non solo da lui e da Forza Italia. Monopoli deve iniziare a farsi anche un'altra ragione, e cioè che per poter realizzare le sue proposte programmatiche ha anche bisogno delle opposizioni, il Paese è di tutti, non solo di chi vince le elezioni, ovviamente qualora dovesse vincere le elezioni, cosa assai improbabile visto come si pone nei confronti dei competitor. Perchè chi vince le elezioni non vince il Comune!

Ferisce con un cacciavite due carabinieri Il senegalese è già fuori dal carcere

Genova, concessi i domiciliari al senegalese che ha ferito un carabiniere con un cacciavite





È ai domiciliari il cittadino senegalese che venerdì 22 maggio a Genova ha colpito due carabinieri con un cacciavite. La decisione è arrivata durante il processo per direttissima, e la prossima udienza si terrà il 17 luglio. Il militare ferito più gravemente era stato colpito alla bocca, al torace e alla spalla ed è stato dimesso con 22 giorni di prognosi. L'altro collega che aveva partecipato all’operazione ha ricevuto sette giorni. Il 31enne senegalese lavora come operaio edile presso una ditta genovese ed ora dovrà rispondere delle accuse di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate.

La vicenda - Durante l’interrogatorio davanti al giudice, l'uomo ha detto di aver reagito con violenza ai militari perché spaventato: i carabinieri erano in borghese e non aveva capito le loro intenzioni. Così per difendersi da quelli che pensava fossero due malintenzionati ha colpito i due militari con un cacciavite. Il senegalese era stato fermato con un connazionale di 50 anni che aveva partecipato allo scontro, ma l'uomo è stato rilasciato già ieri.

L'intervista di Salvini per Libero Cosa farà da premier: Il piano: "Tasse, euro e immigrati"

Lega Nord, Matteo Salvini intervistato da Perna: "Tasse, euro e immigrati, cosa farò al governo"


di Giancarlo Perna 



Sarà pure il selvaggio che dicono, però Matteo Salvini è puntuale al minuto. «Sono svizzero», ride scendendo dall’auto e mi stringe la mano. È accompagnato solo dall’autista, un omone con l’aria da guardia del corpo. Anche il segretario della Lega è un giovanottone ben piantato che all’occorrenza darebbe filo da torcere. «Gli assalti ai tuoi comizi, ti porteranno i voti di chi detesta gli intolleranti», gli dico mentre sediamo all’aperto nel bar dove mi ha dato appuntamento. Siamo sotto gli olmi di via Vincenzo Monti, tra le strade più gradevoli del quartiere bene di Milano. In questi paraggi, tre settimane fa, i black bloc hanno dato un saggio della loro creatività. Non ne resta traccia e la giornata è magnifica. «Penso che avremo più voti. Purtroppo. Perché preferirei averli per le proposte che faccio, che per i pomodori che schivo. La violenza però risveglia la gente che vorrebbe stare a casa ma, a quel punto, capisce che il voto serve», risponde Salvini. 

Sembra più giovane dei suoi 42 anni e meno truculento che in tv. Indossa una linda camicia bianca con le cifre, anziché la solita maglietta con su scritto qualche improperio. La barba da muftì, vista dal vivo, è più ordinata. Il viso è del bravo ragazzo, per di più con un sottofondo timidone che contrasta con la voce stentorea dell’uomo sicuro di sé. «Il tuo ex compagno di partito, Flavio Tosi, dice che i guai te li cerchi perché sei un arruffapopoli», gli ricordo. «Tosi fino a due mesi fa diceva che Zaia era un grandissimo governatore. Poi, per ragioni di poltrone, gli si è candidato contro. Che replichi a uno così?». 

Dal dialogo, penserete che tra noi c’è grande confidenza. In realtà è la prima volta che ci sentiamo e vediamo, però ci diamo del tu perché siamo entrambi giornalisti. È l’uso della cerchia. «Un altro veronese -proseguo-, il vescovo, Giuseppe Zenti, ha detto che le tue uscite sono “assurde e diaboliche”». «Addirittura -esclama Salvini e sgrana gli occhi con sincero stupore-. Me ne dispiaccio. Le mie posizioni sono quelle di altri vescovi. Maggiolini, il fu vescovo di Como diceva: “Libertà di religione, ma non invasione”. Comunque, compito di un uomo di chiesa è portarmi sulla retta via, non darmi del diavolo». Diversi passanti riconoscono Salvini e lo salutano con cenni. Qualcuno gli lancia una parola per dimostrargli simpatia. «Senza scorta?», chiede un signore e aggiunge: «Qui non ce n’è bisogno». «Sei un tale fanatico dell’ordine - gli dico - che ti sei sperticato in lodi alla Corea del Nord. Kim Jong un è il tuo modello?». «Noo - ride Matteo-, è l’ultimo che mi propongo. Ho solo detto che in Corea non ci sono radio, tv, cellulari e i bambini giocano tranquilli sulla strada, come un tempo da noi. Ma se manca la libertà, manca tutto. Anche se una settimana senza telefonino è impagabile». «La tua alleanza con Casa Pound ti ha spostato verso la destra estrema, mi sembra», osservo. «Non significa nulla -replica-. È solo una delle realtà con cui lavoriamo. Altre sono di sinistra. 

In alcune vertenze sindacali, filiamo d’amore con la Fiom-Cgil». «Che ti è rimasto del comunismo dei tuoi verdi anni?», chiedo. «L’impegno sociale -risponde-. Sto con gli ultimi: i genitori separati, i disabili, gli operai in difficoltà. Diversi ex comunisti mi votano. L’ultimo a dirmelo è stato oggi un uomo col Che tatuato sul braccio». «I sondaggi ti accreditano anche molti voti moderati. Parola che non fa parte del tuo vocabolario». «Effettivamente, non sono noto per essere tale -sorride-. Ma dobbiamo capirci. Questo è un quartiere moderato, avvocati, medici, partite Iva. Se però parli con loro, sono tutto fuorché moderati. Sono esasperati. Ne hanno le palle piene di passare per moderati e si arrabbiano se lo dici. E mi votano». Il cameriere ci porta il caffè freddo che abbiamo ordinato e una signora bionda e molto chic, profittando della pausa, dice a Salvini: «Mi raccomando. Tenga duro. Vada tranquillo». 

Il Cav è ancora il leader del centrodestra? 

«È il capo di Fi. Il centrodestra è dissolto». 

Un uomo in declino e solo? 

«Mi fanno ribrezzo quelli che hanno mangiato alla sua greppia e che ora lo abbandonano nella fase calante».

Alludi a Raffaele Fitto? 

«Lui lo rispetto. Ha una visione e prende la sua strada. Penso a quelli che vanno nei gruppi misti e sostengono Renzi». 

A che condizioni aderiresti al partito unico di centrodestra proposto dal Cav? 

«Non lo farò mai. A meno che non confluiscano tutti nella nostra posizione sull’euro e sulla Ue». 

Sei per l’uscita dalla moneta unica.  

«Due anni fa, ci prendevano per pazzi. Oggi, se ne dibatte nelle università». 

Hai valutato le conseguenze assieme a economisti coi controfiocchi o parli a vanvera? 

«Ho alle spalle un gruppo di lavoro, coordinato da Claudio Borghi, composto da liberisti e keynesiani. Concordano che, con qualche rischio, l’uscita dall’euro è l’unica salvezza, di fronte a morte certa». 

Tsipras era partito in quarta come te. Ora è arenato. 

«Io ho chiesto proposte che stiano in piedi. La Flat tax, l’aliquota fiscale unica, deve essere fattibile. C’è stato dibattito se fissarla al 15 o al 20 per cento. Abbiamo deciso per il 15». 

Se un giorno sarai a Palazzo Chigi, esci subito dall’euro? 

«Comincio a discutere con Bruxelles sui parametri. Non faccio la guerra al mondo a prescindere. L’Italia ha più forza contrattuale dei greci. Se usciamo noi, cambia tutto».  

Le prime misure economiche del tuo ipotetico governo? 

«Rendere più conveniente pagare le tasse che evaderle. Quindi, grossa detassazione attraverso la Flat tax, per fare emergere il sommerso. Se poi qualcuno si ostina a non pagare, va in carcere. E si getta la chiave». 

Come riportare l’immigrazione sotto controllo? 

«Copiando altri Paesi, Australia, Canada, Usa. Se è un normale immigrato, gli si chiede: Chi sei? Stai bene? Che lavoro fai? Per l’immigrazione caotica dell’Africa, in giugno vado in Nigeria, a spese mie». 

In gita? 

«Per chiedere ai governanti di quanto hanno bisogno per creare lavoro laggiù. L’ideale sarebbe l’adozione da parte dell’Ue dei Paesi africani più poveri. Nell’Ue siamo 28 Stati: un Paese a testa». 

Quale quota annuale di immigrati consideri accettabile? 

«Per quest’anno, zero. Con quattro milioni di disoccupati e duecentomila immigrati regolari senza lavoro, non c’è posto per nessuno». 

Operazioni militari per impedire gli sbarchi? 

«Non di terra. Nessun soldato in Libia. Ci sono navi e aerei. Gli scafisti vanno bloccati anche con la forza e i barconi affondati. Vuoti, ovviamente. Scrivilo, non si sa mai». 

Favorire l’immigrazione cristiana su islam e altri? 

«Idea del cardinale Biffi, che sposo. Sono più assimilabili. Penso ad accordi con Paesi affini, tipo Sudamerica. Meglio dei nord africani che fanno un casino dell’accidente». 

Per Bossi, la tua proposta di abbattere i campi rom è sbagliata. Finirebbero sotto i ponti, ed è peggio. 

«Non sono d’accordo. Né campi, né ponti. Si vive nelle case. Ti do sei mesi per organizzarti. Affitti o compri o, se hai diritto, prendi una casa popolare».  

Che rapporti hai col Senatur? 

«Riconoscenza e rispetto. Non sarò mai ingrato, a differenza di altri, verso chi mi ha dato una passione e insegnato tanto». 

Se dipendesse da te, che faresti per i marò? 

«Sono imbestialito per questa storia. Le liti internazionali si regolano col business. Gli affari tra noi, Ue e India sono notevoli. Finché non si risolve la questione, io con loro non scambierei un copeco. Invece, come nulla fosse, l’India ha un padiglione all’Expo». 

Fategli un sit-in davanti. 

«Why not?». 

Che pensi di Matteo Renzi? 

«È abile, furbo, spregiudicato e gli invidio la cattiveria che non ho. Però, non mi piace. È arrogante, supponente e ha pessimi consiglieri economici».  

Te la sentiresti di andare a Palazzo Chigi? 

«Da solo, forse no. Ma penso che la Lega abbia un progetto valido per l’Italia e l’Europa. E poiché siamo una bella squadra, sono pronto a provare». 

Ti considerano primitivo per atteggiamenti e barbarico modo di vestire. Come ti giustifichi? 

«Passo per truce. Ma, dopo avermi conosciuto, si dice: “È più dolce e più gentile”. A Libero faccio questo voto: d’ora in avanti, sarò sempre più dolce e più gentile». 

Vitalizio agli ex calciatori Le pensioni da serie A

Papponi del vitalizio, le pensioni da serie A degli ex big del calcio da Antonio Matarrese a Giancarlo Abete


di Franco Bechis 


Nella loro vita ne hanno visti tanti, e chissà quanti calci di rigore li hanno resi furibondi. Da giocatori in campo, da dirigenti sportivi ai massimi livelli. Chissà quante volte ce l’hanno avuta con l’arbitro... Ma di vite ne hanno avute due, talvolta anche parallele. Sono diventati parlamentari, hanno conosciuto un altro tipo di arbitro, che non porta i calzoncini corti ma spesso suscita discussioni simili. Poi sono andati in pensione, e da quel momento la loro vita si è capovolta. Non più calci di rigore. Ma un calcio, anzi un calcione al rigore. Si sono presi il vitalizio, e in breve tempo il rigore è stato un pallido ricordo.

Antonio Matarrese, presidente del Bari dei primi anni Ottanta. Poi a ruota alla guida della Lega calcio per un lustro. Da lì schizzato al vertice della Federcalcio, di cui è stato signore e padrone fra il 1987 e il 1996. Organizzò i mondiali 1990 in Italia, chiamò Arrigo Sacchi alla guida della Nazionale di calcio. Erano i tempi di Roberto Baggio e Totò Schillaci, e nel palmares azzurro di Matarrese ci fu una medaglia di bronzo ai mondiali del ’90 e una di argento a quelli del ’94. Bei tempi, e la passione per il calcio è proseguita, tanto è che ancora a inizio anni duemila divenne vicepresidente vicario della Lega guidata da Adriano Galliani. E nel 2013 è stato nominato membro onorario della Figc. E mentre si divertiva con il pallone, Matarrese viveva una seconda vita, naturalmente un po’ a singhiozzo visti gli impegni sportivi: deputato ininterrottamente dal 1976 al 1994, 18 anni. Contributi versati per il vitalizio: 223 mila euro. Assegni già riscossi: 991 mila euro. Differenza a suo vantaggio: 768 mila euro. Un calcione al rigore delle finanze pubbliche, anche se quello spread pazzesco fra versato e riscosso non è un privilegio proprio di Matarrese. L’arbitro ha assegnato quella possibilità a tutti gli ex parlamentari. Quelli che hanno fatto solo politica e quelli che hanno vissuto ben altri mestieri, anche più redditizi.

Come Matarrese il calcione al rigore l’ha tirato pure Giancarlo Abete, fratello di Luigi (ex presidente di Confindustria e attuale presidente di Bnl), imprenditore di successo e con una lunga carriera dirigenziale interna alla Figc, che ha presieduto dal 2007 ai rovinosi ultimi mondiali di calcio del 2014, quelli finiti da Cesare Prandelli contro l’Uruguay. È stato anche capo delegazione della federazione ai vittoriosi mondiali del 2006 in Germania. Mentre faceva carriera nel calcio, Abete si è fatto una capatina in Parlamento: deputato dal 1979 al 1992, tredici anni. E se ne è uscito con un vitalizio da 3.796 euro mensili. Che gli hanno già portato in tasca 668 mila euro di assegni, a fronte di 181 mila euro di contributi versati. Ha guadagnato 486 mila euro, da vero bomber che ha contributo come tanti altri a sfasciare quel rigore dei conti pubblici che poi sarebbe stato regola solo per gli altri italiani.

Come l’autorevole coppia tanti altri sportivi: da Enzo Maiorca, re dell’apnea che in Parlamento si è fatto solo un breve giretto grazie ad An, ed è già in vantaggio di 432 mila euro rispetto ai contributi versati. O come un altro calciatore che ha militato nello stesso partito: Luigi Martini, detto Gigi, che fu nella grande Lazio di Giorgio Chinaglia e vinse il primo scudetto biancoceleste. Poi ha fatto tanti altri mestieri, e alla fine si è preso (da non molto) il vitalizio. Pochi anni ed è già in vantaggio di 187 mila euro sui contributi versati. Dietro di loro una lunga fila di sportivi e dirigenti sportivi che o è andata in pensione solo nel 2013 o deve ancora andarci, ma che godrà delle stesse generose regole se nessuno vorrà cambiarle: Mario Pescante, ex presidente del Coni, Paolo Barelli, capo della Federnuoto, e ancora Franco Carraro (che è attualmente senatore), altro potente dello sport italiano. Tutti pronti per il loro calcio al rigore. È solo questione di tempo.

Il piano segreto della Germania Euro, cosa faranno alla Grecia

Euro, l'ipotesi sulla Grecia del ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble: "Se Atene fallisce di nuovo, possibile doppia valuta"





La posizione della Germania sul futuro della Grecia si sta facendo sempre più pessimista. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha evocato la possibilità che la Grecia possa avere bisogno di una moneta parallela che affianchi l’euro se i negoziati di Atene con i creditori internazionali fallissero. In un recente incontro, racconta il sito di Bloomberg, Shauble avrebbe parlato di questa ipotesi, senza però andare fino in fondo e adottarla come strada certa da seguire. L'esempio già praticato comunque esiste già ed è stato lo stesso ministro tedesco a citarlo: in Montenegro, infatti, l'euro circola e viene regolarmente accettato, anche se il Paese non è membro dell'area euro.

Ottimismo - Il fastidio di Shaeuble è cresciuto davanti all'ottimismo del governo greco su un possibile accordo con i creditori, definendo la progressione delle trattative "esitante". Ma poi ha sgombrato il campo da ogni eufemismo, prevedendo senza riserve che la Grecia potrebbe presto tornare in default: "Quello di cui sono conoscenza - ha spiegato Schaeuble - riguardo alla discussione con le tre istituzioni non giustifica l’ottimismo degli annunci di Atene. Al momento - ha aggiunto - non c’è niente di sostanziale negli annunci secondo i quali siamo più vicini ad un accordo. Si tratta solo di apparenza". A chi gli chiede se la Grecia sia più vicina all'insolvenza, Schaeuble risponde: "Non escludo niente. Capisco le speculazioni su una soluzione politica - ha detto ancora il ministro tedesco - Ma non c’è niente di sostanziale che le giustifichi". Della Grecia si tornerà a parlare nel prossimo G7 finanziario, secondo la previsione del ministro tedesco, summit che si terrà a Dresda tra mercoledì e venerdì della prossima settimana. Un argomento non ancora inserito nell'agenda ufficiale, ma che è sempre più percepito come urgente.

sabato 23 maggio 2015

Caserta: Breve riassunto dell'incontro confronto organizzato da Croanche di Napoli e Caserta

Caserta: Breve riassunto dell'incontro confronto organizzato da Croanche di Napoli e Cronache di Caserta 







Stamattina, negli studi di Cronache di Napoli e Cronache di Caserta, si è tenuto il terzo incontro confronto tra i candidati Sindaco di Caivano. L'incontro è stato condotto dai giornalisti Ciro Giugliano e Giancarlo Maria Palombi. Ricordiamo che il primo Incontro-Confronto fu organizzato dal nostro blog, il Notiziario sul web, il secondo Incontro-Confronto dal Giornalista di Caivano Press, Francesco Celiento e, appunto, il terzo da Cronache di Napoli e Cronache di Caserta. Presente in studio, Giuseppe Papaccioli, Luigi Sirico e Giuseppe Ziello. Assente Simone Monopoli, Raffaele Del Gaudio e Carlo Ciccarelli. Ricordiamo agli amici lettori del blog e non, che sul prossimo numero di domani di Cronache di Napoli e Cronache di Caserta, vi sarà l'intervista scritta dei candidati. Buona visione ma soprattutto buona lettura. 




Playoff: Milano già in semifinale, Sassari ha il matchpoint domenica

Playoff: Milano già in semifinale, Sassari ha il matchpoint domenica





Il verdetto era atteso ed è puntualmente arrivato: Milano in semifinale di playoff dopo sole tre partite. Al PalaUnipol di Casalecchio sul Reno l'EA7 Emporio Armani replica quanto fatto nelle prime due gare al Forum, dominando la Granarolo Bologna dall'inizio alla fine, senza mai andare sotto una solta volta nel punteggio in tutta la serie. Finisce 92-66 con 18 punti e 8 rimbalzi per Alessandro gentile migliore in campo per i milanesi. Tra i bolognesi, 17 punti di un redivivo Allan Ray, finalmente con buone percentuali al tiro. Netto, ancora una volta, il differenziale rimbalzi: 41 quelli acchiappati dai milanesi (7 per Samuels) contro 28 dei bolognesi.

Aspetta, Milano, la vincitrice dell'altra serie che ieri sera ha visto il terzo atto, quella tra il Banco di Sardegna Sassari e la Dolomiti Energia Trento. Al Palaserradimigi finisce 103-78 per i pa
droni di casa, che si portano 2-1 nella serie e domenica avranno il match point per la semifinale (che a quel punto sarebbe la stessa dello scorso anno). Trento paga un Mitcchell (miglior marcatore della regular season) con pessime percentuali al tiro (33% da 2 e 11% da 3) e soli 12 punti. Tra i sardi strepitoso Sosa che ai 23 punti affianca 8 assist.