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lunedì 30 marzo 2015

Adesso Sollecito presenta il conto: ecco quanti soldi chiederà all'Italia

Raffaele Sollecito, ecco quanto chiederà





Raffaele Sollecito chiederà 516mila euro come risarcimento per “ingiusta detenzione”. Il ragazzo pugliese e i suoi legali, dopo la sentenza di assoluzione della Corte di Cassazione che lo ha assolto per l’omicidio di Meredith Kercher, sono pronti a chiedere i danni alla giustizia italiana per averlo lasciato in carcere da innocente per quattro anni. Si aspetta la lettura delle motivazioni della sentenza: Sollecito ha due anni di tempo dalla pubblicazione della sentenza definitiva. Da qui partono le ragioni per ottenerlo ma è difficile e non scontato. Intanto i conteggi sono stati già fatti: "La cifra massima prevista- dice l' avvocato Maori a Il Giorno - è di 516mila euro. Somma che scaturisce moltiplicando i 500 euro al giorno previsti dalla legge per gli anni trascorsi ingiustamente in carcere da Raffaele. Se le motivazioni ce lo consentiranno, dimostreremo tutte le sofferenze subite da Sollecito". Non solo. "Potremmo rivolgerci anche alla Corte di giustizia europea per i danni patrimoniali subiti dalla famiglia Sollecito, che in questi otto anni ha dovuto sostenere molte spese economiche sia per la difesa anche tecnica di Raffaele, sia per raggiungere fisicamente ogni settimana il ragazzo che era rinchiuso nel carcere di Terni. Ogni venerdì il papà di Raffaele, terminato il lavoro, si spostava da Bari in Umbria per fare visita al figlio, che non è mai stato lasciato solo un momento".

La conferenza -  Raffaele Sollecito, in una conferenza stampa organizzata con Giulia Bongiorno e  Luca Maori - ha detto che non "accetterò mai più che qualcuno mi chiami 'assassino". Sette anni e cinque mesi è un tempo lungo, ora ho bisogno di tempo per guarire"

La famiglia di Mez Poi un pensiero alla famiglia Kercher: "Vivono una situazione psicologica molto difficile. Ma non è vero che non ci sono colpevoli per l' omicidio di Meredith. L' unico colpevole è, da sempre, Rudy Guede. Che in fondo è anche il vero vincitore...Pur avendo commesso un delitto atroce è stato condannato a soli 16 anni e a breve comincerà a usufruire di permessi premio. Che almeno ci dica la verità finalmente, la smetta di prenderci in giro. Purtroppo temo che se la voglia vendere questa verità e temo che troverà qualcuno disposto a pagargliela. Spero che Rudy abbia modo di leggermi se dovesse fare una cosa del genere, sarebbe orribile"

"Svelati gli intrecci tra Pd, Coop e clan" Arrestato il sindaco Pd di Ischia

Arrestato il sindaco di Ischia Giuseppe Ferrandino





Il sindaco di Ischia Giuseppe "Giosi" Ferrandino è stato arrestato dai carabinieri assieme ad altre otto persone a causa di un'inchiesta su tangenti pagate per la metanizzazione dei comuni dell'isola campana. I reati di cui è accusato il primo cittadino vanno dall'associazione per delinquere alla corruzione all'emissione di fatture per operazioni inesistenti. L'inchiesta era iniziata lo scorso aprile 2013 ed aveva portato alla luce un sistema di corruzione basato sulla costituzione di fondi neri in Tunisia da parte della CPL Concordia con cui retribuire pubblici ufficiali per ottenerne i "favori" nell'aggiudicazione di appalti.

Tutti in manette - In carcere, su disposizione del gip Amelia Primavera, sono finiti, oltre al sindaco, suo fratello Massimo Ferrandino, il responsabile delle relazioni istituzionali del Gruppo CPL Concordia Francesco Simone, l'ex presidente Roberto Casari, il responsabile commerciale dell'area Tirreno Nicola Verrini, il responsabile del Nord Africa Bruno Santorelli, il presidente del consiglio di amministrazione della CPL distribuzione Maurizio Rinaldi e l'imprenditore di Caserta Massimiliano D'Errico. Arresti domiciliari, invece, per il dirigente dell'Ufficio tecnico del Comune di Ischia Silvano Arcamone, mentre per Massimo Continati e Giorgio Montali, direttore amministrativo e consulente esterno della CPL, è stata disposta una misura cautelare ll'obbligo di dimora nel Comune di residenza.

Le accuse - Sarebbe stato proprio grazie all'interessamento del sindaco ed alla complicità dell'architetto Silvano Arcamone che l'appalto di metanizzazione dello stesso Comune (capofila del progetto) e di quelli di Lacco Ameno e Casamicciola Terme è stato affidato alla CPL. La cooperativa quindi avrebbe provveduto al pagamento attingendo a dei fondi neri costituiti mediante l'emissione di fatture per operazioni inesistenti con una società tunisina (la Tunita sarl). Secondo il Pm, come si legge dagli atti dell'inchiesta, i dirigenti della CPL Concordia avrebbero fatto "sistematico ricorso ad un modello organizzativo ispirato alla corruzione che li ha portati ad accordarsi non solo con i sindaci, gli amministratori locali e i pubblici funzionari, ma anche con esponenti della criminalità organizzata casertana e con gli amministratori legali a tali ambienti criminali".

Socci: ecco cosa ci dice la tragedia della Germanwings L'11 settembre dell'Europa che precipita senza Dio

Lubitz e la strage Germanwings, Antonio Socci: "L'Europa ha chiuso Dio fuori dalla cabina di quell'aereo"


di Antonio Socci 


Le cronache sulla tragedia dell' aereo precipitato in Alta Provenza descrivono tutto nel dettaglio, ma ne manca sempre uno. Essenziale. Anche nei giorni del dolore di tante famiglie, nell'elaborazione del lutto, quando si cerca di arginare l' oceano di lacrime che sale dal cuore con la rabbia, manca dalle cronache la sola presenza capace di illuminare la notte oscura del male e della morte: Dio.  È stato notato che i giornali parlano di soccorritori, volontari e psicologi, ma mai della presenza di sacerdoti... Forse nella Francia della «laicité», la Francia che legifera contro i segni religiosi negli spazi pubblici, Dio continua ad essere come il pilota che è stato chiuso fuori dalla cabina: fuori dalla scena pubblica, fuori dalla storia. Del resto è stato proprio un poeta francese come Jacques Prévert a cantarlo: «Padre nostro che sei nei Cieli/ Restaci./ E noi resteremo sulla terra». Totalmente diverso il comportamento degli americani dopo l' 11 settembre 2001 e dopo altre tragedie simili. Oltreoceano il dolore della comunità assume subito un orizzonte religioso, si esprime con la preghiera, con segni e riti che rimandano alla grande speranza che vince il male e la morte. Negli Stati Uniti la religione cristiana esprime la forza morale che illumina la vita comune, la democrazia e la libertà personale (non a caso è consuetudine che il giuramento del presidente venga fatto sulla Bibbia).

È stato detto, banalmente, che questa dell' Alta Provenza è la prima tragedia aerea europea: volo partito dalla Spagna, diretto in Germania, precipitato in Francia con passeggeri di tutte le nazionalità. Ma è una tragedia europea anche perché mostra lo smarrimento spirituale della nostra Europa, incapace di dare un nome al mistero del Male e di accogliere la testimonianza di un Bene più forte della morte. In fin dei conti potremmo dire che questa tragedia assume un valore simbolico. Perché l' oscura follia individuale del copilota, che ha causato la strage, evoca le nostre follie collettive e i loro fiumi di sangue.

L'epoca dei Totalitarismi - È un po' la metafora del Novecento europeo, il tempo delle ideologie, dei totalitarismi e delle due guerre mondiali. Forse qualcuno troverà eccessivo o arbitrario questo parallelo. Ma l' immagine di un uomo solo, perso nei meandri della sua mente, che impedisce al vero pilota di rientrare nella cabina, e - suicidandosi - porta a schiantarsi sulla roccia tutta un' umanità, fotografa in modo impressionante il Novecento europeo. Somiglia al secolo in cui si è preteso di espellere Dio dalla cabina della storia e l' uomo, solo, nel suo delirio di onnipotenza, nel suo superomismo che ha partorito tiranni sanguinari, ha prodotto l' inferno sulla terra.

E oggi? Oggi che apparentemente quelle ideologie e quei totalitarismi, in Europa, sono stati spazzati via? Siamo sicuri che i loro veleni non circolino ancora nelle nostre vene? Siamo certi che la laica tecnocrazia europea, così politically correct, nichilista e accanita gendarme dei parametri economici, non ci stia portando in picchiata contro la montagna? Oggi che continuiamo a tenere il Pilota fuori dalla cabina della vita sociale e della storia, stiamo andando verso un mondo più umano? Siamo sicuri che stavolta l' espulsione di Dio ci sta facendo volare nei cieli della felicità e della libertà? La potenza tecnologica e scientifica di cui disponiamo, mirabile come il jet della Lufthansa, appare guidata da un' ideologia tecnocratica faustiana che è incapace di distinguere il bene dal male e addirittura rifiuta di porsi il problema del Bene e del Male. Infine rifiuta i «limiti» che si devono imporre al «copilota», cioè all' uomo. Crediamo che così ci arridano davvero le magnifiche sorti e progressive? Molti segni dicono l' esatto contrario. Non c' è solo la perdurante crisi economica che sembra condannare l'Europa a un declino che porterà povertà e crisi sociali devastanti, mentre veniamo «comprati» dall' imperialismo economico di giganti totalitari come la Cina o dalla finanza petrolifera islamica. Ma c' è di più: c' è la sistematica guerra contro la vita e contro la famiglia, il vertiginoso restringimento delle libertà personali e dei diritti dei popoli, il disprezzo verso ogni riferimento morale e spirituale, l' incapacità totale di far fronte alla pesantissima minaccia islamista, se non con il dileggio satirico delle religioni e delle cose sacre.

C'è il declino demografico, l' immigrazione massiccia, il nichilismo dilagante che rende un deserto la vita spirituale delle giovani generazioni. Sono solo alcuni dei segnali di allarme che ci dicono: attenzione, l' «aereo Europa» perde vertiginosamente quota e sta andando in picchiata contro una montagna. Poi come sempre l' Europa trascina con sé il mondo. Un grande filosofo francese contemporaneo, René Girard, in un suo libro recente, analizzando proprio questi segni, scriveva: «L' impressione è che l' intera umanità si stia recando a una sorta di appuntamento planetario con la propria violenza». Girard, grande convertito, ritiene che la sorte della civiltà si giochi nel prendere posizione di fronte a Gesù Cristo, colui che ha tagliato in due la storia umana e che pone ogni epoca davanti al bivio: o lui o la violenza distruttrice del Male. Del resto è quello che la Chiesa ha provato a ripetere per tutta la modernità. Scrisse il grande John Henry Newman: «L' eccesso dell' iniquità è l' indizio di una morte prossima. Se si rimuovesse dal mondo la Chiesa, il mondo giungerebbe in breve tempo alla sua fine». Anche Benedetto XVI, che nei nostri anni è la voce del «Pilota divino» rifiutato dal mondo, nell' enciclica sulla speranza ha messo a tema «la fine perversa di tutte le cose» come conseguenza della cancellazione definitiva del cristianesimo.

«La fine perversa di tutto» - Lo ha fatto con una citazione di Kant molto eloquente: «Se il cristianesimo un giorno dovesse arrivare a non essere più degno di amore (…) allora il pensiero dominante degli uomini dovrebbe diventare quello di un rifiuto e di un' opposizione contro di esso; e l' anticristo (…) inaugurerebbe il suo, pur breve, regime (fondato presumibilmente sulla paura e sull' egoismo). In seguito, però, poiché il cristianesimo, pur essendo stato destinato ad essere la religione universale, di fatto non sarebbe stato aiutato dal destino a diventarlo, potrebbe verificarsi, sotto l' aspetto morale, la fine (perversa) di tutte le cose». È un pensiero drammatico, quasi apocalittico. Ma c' è una controprova? Sì e ce la fornisce la storia. Infatti lìEuropa, che era il continente più piccolo e svantaggiato, messo al tappeto dalle invasioni barbariche, ha potuto letteralmente conquistare tutto il pianeta alla sua civiltà proprio grazie all' energia intellettuale e morale che si è sprigionata dai secoli cristiani, che non sono solo quelli del Medioevo, ma anche quelli dell' umanesimo, del Rinascimento e dell' epoca barocca post-tridentina.

Proprio in questi giorni rileggevo due pensieri di un grande sociologo e storico delle religioni, Rodney Stark (non cattolico) che parlando ai moderni europei li ammoniva così: se il cristianesimo non avesse fatto irruzione nella storia «la maggior parte di voi non avrebbe imparato a leggere e gli altri leggerebbero papiri scritti a mano». E ancora: «Senza una teologia affidata alla ragione, al progresso, all' uguaglianza morale, il mondo intero sarebbe oggi più o meno dove le società non europee erano, diciamo, nell' 800: un mondo pieno di astrologi e alchimisti ma non di scienziati. Un mondo di despoti, senza università, banche, fabbriche, occhiali, camini e pianoforti. Un mondo dove la maggior parte dei bambini non raggiunge i 5 anni di vita e molte donne muoiono dando alla luce un figlio. Un mondo che vive veramente in "secoli bui"». L' uomo contemporaneo, credente o no, deve tutto al cristianesimo. Eppure lo disprezza e volendo escludere la fede, rischia di perdere la ragione. E di suicidarsi. 

Forza Italia, ecco tutta la verità Che veleni tirano tra i big: chi dice cosa

Forza Italia e Berlusconi, tutti i veleni tra i big: cosa pensano Romani, Brunetta, Santanchè & co.





In Forza Italia si allarga il fronte degli scontenti. Adesso affiora anche il malessere di Paolo Romani, stanco di essere in un «partito diviso e litigioso». In realtà il dissenso del presidente dei senatori azzurri non è cosa nuova. Risale ai giorni del Quirinale, alla rottura del patto del Nazareno e alla rappresaglia forzista sulle riforme. Un testo a cui Romani ha contribuito e che Silvio Berlusconi alla fine ha archiviato come «deriva eversiva». Per non parlare di Renato Brunetta: «Oramai siamo riconosciuti solo per i litigi», si sfoga Romani parlando alla convention azzurra di Milano, «i peggiori di noi vanno in tv solo per dire stupidaggini, dalle intransigenze stile Brunetta alla melassa a cui appartengo...». Immediata la replica del capogruppo alla Camera: «Meglio intransigenti che inesistenti!».

Le parole di Romani levano il tappo. L'ex ministro dello Sviluppo economico ha da dire anche sulla classe dirigente («Ci vuole un criterio di selezione ragionevole e razionale») e sugli alleati: «Salvini dice cose terrificanti, Alfano è il servo sciocco di Renzi». Bisogna darsi una mossa e lui prova a scuotere il partito: «Non va bene nulla» e da questa consapevolezza «bisogna ripartire». Romani incassa l'applauso di Osvaldo Napoli: «Forza Italia non può andare avanti contando da un lato gli inchini e dall' altro le risse. Mi chiedo se un partito possa affidare le proprie speranze di futuro a un manipolo di funzionari del tutto estranei alla politica». Nella polemica si butta ovviamente anche Raffaele Fitto: «Le parole di Romani sono realisticamente pessimiste, e mi chiedo: si aprirà una riflessione davvero libera in Forza Italia?». Non solo lo sfogo del presidente dei senatori azzurri. C'è anche Mariastella Gelmini che propone le primarie per la scelta del sindaco di Milano. «Un tema», ricorda Fitto, «che mi ha procurato attacchi inauditi. Spero», conclude, «che non si farà finta di nulla e non si prosegua con epurazione, esclusioni e commissariamenti».

Bene «la presa di coscienza che in Forza Italia ci sono dei problemi», dichiara Daniela Santanchè, «fare gli struzzi, mettere la testa sotto la sabbia, significa solo non volerne prendere atto, dunque non volerli risolvere». Il partito deve «tornare compatto», cosa che può succedere «se si apre un dibattito franco». La presa d' atto che le cose non vanno potrebbe facilitare una mediazione con i fittiani, dice Altero Matteoli. Il quale nega di aver litigato al telefono con Berlusconi: «Gli ho solo detto che non condividevo la circolare della senatrice Rossi», quella che impone un limite ai mandati dei consiglieri regionali. Berlusconi? Dopo giorni di silenzio, Silvio si manifesta telefonicamente alla convention milanese di Forza Italia. Annuncia che il riscatto del centrodestra partirà proprio da lì, dalle elezioni per il sindaco: «Ricordiamoci che a Milano, in Lombardia e in Italia noi siamo la maggioranza vera, naturale. Il 50% degli italiani che dichiara di non voler andare a votare non è di sinistra, è composto da moderati come noi che sono disgustati da questa politica e da questi politici». Il Cavaliere attacca Renzi («Purtroppo ha dimostrato che mira soltanto ad occupare il potere, la sinistra cambia faccia ma non la sua sostanza»), ma poi glissa sulle polemiche interne a Forza Italia. Preferisce parlare alla base del partito. Invita i militanti a essere «capillari», parlando ovunque, «a casa, nei posti di lavoro, al bar, in parrocchia», per spiegare «i nostri programmi e la necessità assoluta che i moderati tornino a fare sentire la loro voce». Berlusconi rimane in Brianza. Poca comprensione per i tormenti dei suoi dirigenti, zero voglia di affrontare le questioni di partito, ancor meno di correre dietro agli alleati per chiudere la trattativa in vista delle Regionali. In queste ore avrebbe dovuto incontrare Matteo Salvini: «Si sono sentiti al telefono», informa Giovanni Toti. Circostanza smentita dal segretario leghista: «Anche se tutti dicono che siamo sempre lì per incontrarci...».

Quegli inquietanti pizzini per Renzi: "Sembri il Duce, il Cav e Craxi..."

Matteo Renzi, le bordate da sinistra: per Landini è peggio di Berlusconi, a Pansa ricorda Mussolini. E Padellaro: "Ricordati di Craxi"





"Renzi? Sta mettendo in pratica le indicazioni che venivano dalla lettera della Bce e sta proseguendo come i governi precedenti Monti e Letta e anche con un peggioramento rispetto al governo Berlusconi". A dirlo è il segretario Fiom Maurizio Landini: sì, per lui Matteo Renzi è pure peggio di Silvio Berlusconi. Il dato più significativo è proprio questo: prima ancora di Matteo Salvini e dei leghisti, forse le critiche più dure al premier nonché segretario del Pd arrivano proprio da sinistra. 

Pansa: "Renzi, l'Italicum e il Duce" - Ad esempio Giampaolo Pansa, firma storica del giornalismo progressista e oggi editorialista di Libero ma sempre spirito autonomo e controcorrente, lo ripete da tempo. A Renzi per ora manca ancora un balcone, la il parallelo con il Duce è concreto e preoccupante. Pansa lo ha ribadito anche su Libero di domenica 29 marzo: Renzi, scrive, "si propone di diventare il padrone politico dell'Italia". E i paragoni con i leader del passato si sprecano: "E' un impasto originale del bullismo fiorentino e dell'astuzia che ha sempre connotato i cervelli della città gigliata. No, è un figlioccio di Silvio Berlusconi, il Royal Baby descritto da Giuliano Ferrara. Macché, è quasi un gemello di Benito Mussolini. Lo dice la voglia spasmodica di una nuova legge elettorale super maggioritaria, l'Italicum, un desiderio ritornato prepotente in questi giorni". Secondo Pansa è questo il parallelo più calzante: "Anche il capo del fascismo voleva una legge elettorale all'incirca per la stessa ragione che muove Renzi". Le elezioni del 1924 che videro il Listone fascista demolire le opposizioni democratiche nasce proprio dalla volontà di Mussolini di togliere spazio e voce a socialisti, comunisti e popolari per controllare in toto il Parlamento. Più o meno, nota con inquietudine Pansa, la stessa ambizione di Renzi sia pur per esigenze che non sono sete di totalitarismo ma semmai volontà di controllo di tutta la catena decisionale. Il premier del "fare" che non tollera le lungaggini della burocrazia parlamentare e la palude dei confronti politici. L'errore che commise Mussolini nonostante molti consiglieri l'avessero messo in guardia dal rischio insito nel monopolio del Parlamento. 

Padellaro: "Matteo come Bettino. Occhio che..." - Berlusconi o Mussolini? Antonio Padellaro sceglie un altro riferimento. L'ex direttore ed oggi editorialista del Fatto quotidiano fa il nome di Bettino Craxi partendo da una suggestiva, inquietante citazione: "Si vedono uomini cadere da un'alta fortuna a causa degli stessi difetti che li avevano fatti salire". Secondo Padellaro l'ascesa del leader socialista e del rottamatore ha notevoli punti di contatto: "Il congresso dell'acclamazione, l'esibizione del potere, la calca dei cortigiani, la ressa dei postulanti, il partito nuovo degli emergenti e del made in Italy". Come sta accadendo nel Pd e con la componente più di sinistra di esso, "ciò che restava dell'antico socialismo dei valori e della testimonianze fu bruscamente emarginato. Ero presente al famoso congresso di Rimini del 1982 quando Craxi dopo aver lanciato lo slogan Cambiamento (ma guarda un po'), nell'apoteosi degli applausi, dei garofani agitati al cielo, nella calca delle televisioni impazzite, stretto tra mille fans, invocato da nani e ballerine viene avvicinato da un signore anziano che timidamente prova a mormorargli: Bettino sono un vecchio compagno.... E lui sarcastico e tra le risate della corte: Che sei vecchio lo vedo. Forse fu lì che cominciò la discesa". Insomma, tra Matteo e Bettino ci sono "la stessa presa di potere del partito con un blitz che non farà prigionieri. Lo stesso scontro interno con una sinistra interessata unicamente alle proprie rendite di posizione e che il giovanotto prima divide e quindi incamera. La stessa immagine di un partito ringiovanito, di una forza nuova, rinnovatrice che entra in campo sgomitando e scalciando. Poi, la stessa rapida conquista di Palazzo Chigi. Lo stesso disprezzo per il Parlamento retrocesso a ente inutile. La stessa corsa a salire sul carro del vincitore. La stessa sudditanza dei giornaloni. Lo stesso disegno per mettere sotto controllo la Rai. La stessa guerra alla Cgil. Lo stesso spirito d'intesa con la Confindustria. Allora, il taglio di 4 punti della Scala mobile. Oggi, la modifica dell'art. 18". E poi il colpo finale: "Lo stesso asse di potere con la destra. C'è molta differenza tra il Caf di Craxi con Forlani e Andreotti e il patto del Nazareno di Renzi con Berlusconi?". Come sia finito Craxi, nota Padellaro, è noto: nello stesso turbine di corruzione che avvolge ancora oggi l'Italia.

Stravince Sarkozy, bene la Le Pen: "I francesi mandano a casa Hollande"

Francia, secondo turno amministrative: stravince l'Ump di Sarkozy, Hollande e socialisti demoliti. Marine Le Pen: "Front national al 40%"






Ora è ufficiale: Nicolas Sarkozy è tornato. L'Ump, il partito conservatore dell'ex presidente francese, ha vinto il secondo turno finale delle elezioni locali transalpine. In attesa dei risultati definitivi, tutti gli exit poll assegnano a Sarkò tra i 66 e i 70 dipartimenti. Sconfitto, ma in crescita, il Front National di Marine Le Pen, che potrebbe aver ottenuto fino a due dipartimenti. Confermata la débacle dei socialisti di François Hollande, successore di Sarkozy all'Eliseo, già pesantemente battuti al primo turno e che ora dovrebbero perdere circa metà dei 61 dipartimenti guidati fino a oggi. "Questa sera la destra repubblicana ha vinto le elezioni dipartimentali, è incontestabile. La sinistra, troppo dispersa, troppo divisa al primo turno, è in netto regresso", è l'autocritica del premier Manuel Valls. 

Sarkozy: "I francesi hanno mandato a casa Hollande" - Esulta, come ovvio, Sarkozy che ora punta forte a tornare di nuovo presidente: "L'alternanza è ormai avviata e niente la fermerà". "E' il risultato della campagna attuata da mesi dai candidati. Questo risultato supera di gran lunga le considerazioni locali. Il disconoscimento nei confronti del potere è senza appello. Mai un potere in carica aveva suscitato una tale sfiducia. E' un fallimento a tutti i livelli", è l'attacco del leader dell'Ump a Hollande. "Senza unità, niente sarà possibile in futuro - ha proseguito l'ex presidente -. Accelereremo la preparazione di un progetto realistico. Si apre una nuova tappa. Rinasce la speranza per la Francia. So che il cammino sarà lungo e difficile". 

La Le Pen: "Front National al 40%" - Soddisfatta, nonostante tutto, anche la Le Pen: "Il secondo turno vede una forte progressione del Front National. Siamo intorno al 40%. Dei risultati in progressione molto alta. Partivamo con molto svantaggio, un solo eletto uscente su 4mila... A questo si è aggiunta una campagna amara". "L'obbiettivo si avvicina - conclude la leader della destra anti-euro francese -: arrivare al potere. Disponiamo ormai di una moltitudine di eletti locali dappertutto in Francia, che aiuteranno nelle vittorie future". Quello del secondo turno, avverte, è un "risultato eccezionale, sarà la base delle vittorie di domani".

domenica 29 marzo 2015

Grande Vettel e super Marchionne La Ferrari torna a vincere dopo 2 anni

Formula 1, la Ferrari di Vettel trionfa a Sepang






Sebastian Vettel trionfa nel Gp di Malesia e riporta la Ferrari sul gradino più alto del podio dopo quasi due anni. Il pilota tedesco si impone davanti alle due Mercedes del campione del mondo in carica e leader iridato l’inglese Lewis Hamilton e del connazionale Nico Rosberg. Quarto posto per l’altra Rossa del finlandese Kimi Raikkonen che precede le due Williams del brasiliano  Felipe Massa e del connazionale Valtteri Bottas. A completare la top ten le due Toro Rosso dell’olandese Max Verstappen e dello spagnolo Carlos Sainz jr e le due Red Bull del russo Daniil Kvyat e  dell’australiano Daniel Ricciardo.

La gioia - "Grazie mille ragazzi, dai, forza Ferrari". L’urlo liberatorio all’arrivo di Vettel che firma il quarantesimo successo della sua carriera il primo alla guida del Cavallino rampante, dopo na gara durissima disputata con un caldo e un’umidità asfissianti. Con questo successo il quattro volte campione del mondo avvicina anche Hamilton in vetta al mondiale, l’inglese guida con 43 punti e il  tedesco insegue a meno tre. Al semaforo verde partenza regolare con Hamilton che precede Vettel e Rosberg. Sfortunato Raikkonen che buca un pneumatico per una ’pizzicatà da parte della Sauber di Felipe Nasr dopo pochi metri, il finlandese è costretto a fermarsi ai box al termine del primo giro, ripartendo dall’ultima posizione. Al quarto passaggio va fuori Verstappen ed entra la safety car sconvolgendo le strategie, Hamilton  decide di montare le gomme dura a differenza di Vettel che non rientra ai box e passa in testa, davanti alla Force India di Nico Hulkenberg e alla Lotus di Romain Grosjean, una volta che la safety car esce di scena.Hamilton invece riparte sesto e ci mette qualche giro di troppo per  risalire, il 30enne di Stevenage torna al secondo posto alla decima tornata ma intento il 27enne di Heppenheim gli ha guadagnato dieci secondi e mantiene inalterato il vantaggio fino al diciottesimo giro quando rientra ai box per il cambio gomme.

Marchionne - Un trionfo del presidente Sergio Marchionne che si è detto convinto che la Ferrari sarebbe tornata a vincere "anche prima del 2018". La situazione della Ferrari non era buona quando sono arrivato ma gli uomini e le donne della Ferrari in questi quattro mesi hanno fatto un lavoro eccezionale". Ora, "sarà il circuito a dire se siamo competitivi. Saremo alla pari con la Red Bull quando andremo sul circuito, non mi voglio sbilanciare né essere critico. Andiamo in pista e vediamo, i piloti sono gasati, vedremo", aveva detto. I fatti gli hanno dato ragione.