Matteo Renzi, le bordate da sinistra: per Landini è peggio di Berlusconi, a Pansa ricorda Mussolini. E Padellaro: "Ricordati di Craxi"
"Renzi? Sta mettendo in pratica le indicazioni che venivano dalla lettera della Bce e sta proseguendo come i governi precedenti Monti e Letta e anche con un peggioramento rispetto al governo Berlusconi". A dirlo è il segretario Fiom Maurizio Landini: sì, per lui Matteo Renzi è pure peggio di Silvio Berlusconi. Il dato più significativo è proprio questo: prima ancora di Matteo Salvini e dei leghisti, forse le critiche più dure al premier nonché segretario del Pd arrivano proprio da sinistra.
Pansa: "Renzi, l'Italicum e il Duce" - Ad esempio Giampaolo Pansa, firma storica del giornalismo progressista e oggi editorialista di Libero ma sempre spirito autonomo e controcorrente, lo ripete da tempo. A Renzi per ora manca ancora un balcone, la il parallelo con il Duce è concreto e preoccupante. Pansa lo ha ribadito anche su Libero di domenica 29 marzo: Renzi, scrive, "si propone di diventare il padrone politico dell'Italia". E i paragoni con i leader del passato si sprecano: "E' un impasto originale del bullismo fiorentino e dell'astuzia che ha sempre connotato i cervelli della città gigliata. No, è un figlioccio di Silvio Berlusconi, il Royal Baby descritto da Giuliano Ferrara. Macché, è quasi un gemello di Benito Mussolini. Lo dice la voglia spasmodica di una nuova legge elettorale super maggioritaria, l'Italicum, un desiderio ritornato prepotente in questi giorni". Secondo Pansa è questo il parallelo più calzante: "Anche il capo del fascismo voleva una legge elettorale all'incirca per la stessa ragione che muove Renzi". Le elezioni del 1924 che videro il Listone fascista demolire le opposizioni democratiche nasce proprio dalla volontà di Mussolini di togliere spazio e voce a socialisti, comunisti e popolari per controllare in toto il Parlamento. Più o meno, nota con inquietudine Pansa, la stessa ambizione di Renzi sia pur per esigenze che non sono sete di totalitarismo ma semmai volontà di controllo di tutta la catena decisionale. Il premier del "fare" che non tollera le lungaggini della burocrazia parlamentare e la palude dei confronti politici. L'errore che commise Mussolini nonostante molti consiglieri l'avessero messo in guardia dal rischio insito nel monopolio del Parlamento.
Padellaro: "Matteo come Bettino. Occhio che..." - Berlusconi o Mussolini? Antonio Padellaro sceglie un altro riferimento. L'ex direttore ed oggi editorialista del Fatto quotidiano fa il nome di Bettino Craxi partendo da una suggestiva, inquietante citazione: "Si vedono uomini cadere da un'alta fortuna a causa degli stessi difetti che li avevano fatti salire". Secondo Padellaro l'ascesa del leader socialista e del rottamatore ha notevoli punti di contatto: "Il congresso dell'acclamazione, l'esibizione del potere, la calca dei cortigiani, la ressa dei postulanti, il partito nuovo degli emergenti e del made in Italy". Come sta accadendo nel Pd e con la componente più di sinistra di esso, "ciò che restava dell'antico socialismo dei valori e della testimonianze fu bruscamente emarginato. Ero presente al famoso congresso di Rimini del 1982 quando Craxi dopo aver lanciato lo slogan Cambiamento (ma guarda un po'), nell'apoteosi degli applausi, dei garofani agitati al cielo, nella calca delle televisioni impazzite, stretto tra mille fans, invocato da nani e ballerine viene avvicinato da un signore anziano che timidamente prova a mormorargli: Bettino sono un vecchio compagno.... E lui sarcastico e tra le risate della corte: Che sei vecchio lo vedo. Forse fu lì che cominciò la discesa". Insomma, tra Matteo e Bettino ci sono "la stessa presa di potere del partito con un blitz che non farà prigionieri. Lo stesso scontro interno con una sinistra interessata unicamente alle proprie rendite di posizione e che il giovanotto prima divide e quindi incamera. La stessa immagine di un partito ringiovanito, di una forza nuova, rinnovatrice che entra in campo sgomitando e scalciando. Poi, la stessa rapida conquista di Palazzo Chigi. Lo stesso disprezzo per il Parlamento retrocesso a ente inutile. La stessa corsa a salire sul carro del vincitore. La stessa sudditanza dei giornaloni. Lo stesso disegno per mettere sotto controllo la Rai. La stessa guerra alla Cgil. Lo stesso spirito d'intesa con la Confindustria. Allora, il taglio di 4 punti della Scala mobile. Oggi, la modifica dell'art. 18". E poi il colpo finale: "Lo stesso asse di potere con la destra. C'è molta differenza tra il Caf di Craxi con Forlani e Andreotti e il patto del Nazareno di Renzi con Berlusconi?". Come sia finito Craxi, nota Padellaro, è noto: nello stesso turbine di corruzione che avvolge ancora oggi l'Italia.
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