Yara, Massimo Bossetti si tradisce: la frase sul campo di Chignolo d'Isola che lo incastra
L'ultima novità nel caso Yara Gambirasio. Una svolta. Una svolta che potrebbe (davvero) essere decisiva. Una frase di Massimo Bossetti. Una frase con cui l'unico sospettato potrebbe essersi irrimediabilmente tradito. "Però il campo era bagnato, la terra impalciata e tutto, se corri in un campo, è facile che le scarpe si perdano", spiegava Bossetti alla moglie, Marita Comi. Parole che potrebbero definitivamente segnare la sua sorte. Parole che di sicuro aggravano, e di molto, la sua posizione. Il muratore di Mapello, insomma, si sarebbe tradito spiegando alla moglie che il terreno del campo dove venne ritrovata la tredicenne, nella sera della scomparsa, era ridotto a fanghiglia. Bossetti, fino ad oggi, aveva sempre negato di essere stato al campo di Chignolo d'Isola quella maledetta notte. Ma la verità che emerge dalla frase consegnata alla moglie sembra essere tutt'altra. La notizia delle intercettazioni è stata resa nota da Mattino Cinque. Nel frattempo, la procura di Bergamo continua a rigettare le richieste di scarcerazione avanzate dai legali di Bossetti.
Riportiamo l'intercettazione che aggrava la posizione di Massimo Bossetti
Bossetti: "L’ho sempre detto anche al pm. Diamo il caso che sia stato io, come voi dite, come avrei potuto fare a fermarmi davanti alla palestra o per casa sua".
La moglie: "L’hai convinta a salire dicono".
Bossetti: "Come se la conoscevo, a sto punto. Poi un’altra cosa, una ragazza si divincola, giusto? Poi gli ho detto, anche se dovessi essere stato io a rincorrerla in un campo, diciamo che in quel periodo lì pioveva, o nevicava, ti ricordi?".
La moglie: "Quella sera lì no, però".
Bossetti: "Però il campo era bagnato, la terra impalciata e tutto, se corri in un campo, è facile che le scarpe si perdano".
L'accusa - Nel frattempo il pm Letizia Ruggieri ha chiuso le indagini in vista della richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Bossetti, accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dalle sevizie. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la sera del 26 novembre 2010 l'uomo avrebbe colpito la ragazzina con pugni o con un corpo contundente sul capo, per poi ferirla con uno strumento acuminato, che fa pensare ad un cutter, un attrezzo utilizzato nei cantieri edili. Secondo le ricostruzioni dell'accusa, Bossetti avrebbe poi abbandonato la ragazza "agonizzante" nel campo di Chignolo d'Isola, dove poi è morta.
Il quadro - A rafforzare il quadro indiziario contro Bossetti ci sono poi altri elementi. Tra tutti il "legame" tra il sospettato e il campo di Chignolo d'Isola, un luogo di cui è stata accertata la sua "frequentazione e conoscenza". Inoltre c'è la bolla d'accompagnamento che riguarda un metro cubo di sabbia da trasportare in un cantiere nei pressi del campo: il documento, per gli inquirenti, rappresenterebbe la volontà da parte del carpentiere di Mapello di "precostituirsi una sorta di salvacondotto" per potersi aggirare nella zona, suppongono sempre gli inquirenti nel tentativo di verificare le condizioni in cui si trovava il cadavere. Gli inquirenti ritengono decisivo anche il fatto che il presunto assassino, in un colloquio in carcere del 23 ottobre 2014, ha ricordato con precisione che la sera in cui Yara scomparve pioveva o nevicava, e che il terreno del campo era ridotto a fanghiglia.