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mercoledì 11 febbraio 2015

Addio "Rustichella" e "Fattoria" Il governo vuole tagliare gli autogrill

Il governo vuole tagliare pure gli autogrill

di Claudio Antonelli 



Batosta in arrivo per le aree di servizio e tutte le società che vi lavorano: dai distributori di carburante a chi fornisce la ristorazione. Il governo, per mano di Maurizio Lupi e di Federica Guida, si appresta a una rivoluzione del panorama autostradale che porterà alla chiusura di circa il 30% delle aree di sosta. Tutte quelle considerate non profittevoli. L’atto di indirizzo della ristrutturazione è datato 29 gennaio e i tempi di attuazione sono brevi. Entro il 2015 le aeree di servizio con meno di 2 milioni di fatturato nel settore «oil» potranno essere chiuse, purchè la distanza dall’autogrill più vicino non superi i 50 chilometri (oggi è di 29). Si potrà procedere ad accorpare i medesimi servizi erogati in diverse aree di sosta purchè entro i 100 chilometri di distanza, per i rifornimenti di carburante, e 150, per il cibo e la ristorazione. Che non sono pochi. Inoltre secondo il governo oltre alla razionalizzazione della rete potrà essere rivista anche la modalità di resa dei servizi. I concessionari autostradali avranno la possibilità di mettere macchinette «pre pay» per il carburante o «vending machine» per chi ha bisogno di fare sosta e prendersi un caffè. Quindi, niente bar dove trovare la brioche appena sfornata.

Certo la crisi è crisi. Tra il 2011 e il 2013 le 469 aree di servizio hanno perso una media di 35% di fatturato e le società di ristorazione in piazzola almeno il 15. Ed è da qui che nasce l'idea di lanciare un piano aree di servizio. Il quale non va, però, a toccare i rapporti tra concessionarie autostradali ed erogatori di servizi. Tutte le compagnie petrolifere, come le società che si occupano del food retail, pagano alle concessionarie royalties fissate anni fa. Sarà un miglioramento del servizio? Presto dirlo. Ciò che stupisce molti analisti è che le modalità di assegnazione e i costi non cambiano. Sembra solo prevista una scure. Per questo le associazioni di categoria Faib Conferesercenti, Fegica Cisl e Anisa Confcommercio hanno parlato di «privilegi e rendite agli amici» oltre che di «occasione mancata» di vera riforma del sistema. Secondo le tre associazioni l’atto di indirizzo «per un verso ha perso la grandissima occasione di dimostrare, in nome del prevalente interesse generale, che gli imprenditori delle concessioni non si possono servire di un bene pubblico come se fosse di loro esclusiva proprietà».

In più, i 18 mesi di proroga per le sub- concessioni delle aree sarebbero secondo le tre associazioni una conferma di una volontà politica di mantenere un sistema privo di meccanismi premianti. «Si tratta di un provvedimento», si legge in una nota diffusa tramite agenzia, «che consente ai concessionari di aggiustarsi i propri interessi prodotti da posizioni di privilegio». Basti pensare che «dal 2002 al 2008, le royalty pretese e incassate dai concessionari sulle vendite dei carburanti presso le aree di servizio sono aumentate dalle vecchie 25 lire al litro agli ancora attuali 18 centesimi».

In sostanza - sempre a detta di chi si oppone al provvedimento - la crisi erodeva margini da un lato, mentre le percentuali destinate ai concessionari aumentavano. Così come le tariffe degli automobilisti. Resta il fatto che la necessità di ristrutturare la rete dei servizi appare sempre più impellente. Agli automobilisti interessa il servizio finale: migliore e meno costoso. Vedremo come andrà a finire. Intanto, i distributori annunciano sciopero.

Parte il Grande Fratello fiscale: così spiano conti e carte di credito

Fisco, conti correnti e carte di credito controllati

di Sandro Iacometti 



]Il grande fratello fiscale affila gli artigli. Il progetto, che viaggia sottotraccia da anni, era stato annunciato qualche mese fa. Obiettivo:  fare in modo che il fisco abbia a portata di mouse la possibilità di controllare in qualsiasi momento anche il più piccolo dettaglio della vita finanziaria, lavorativa, sociale e anche biologica di ogni singolo contribuente. Tutto, ovviamente, nel nome della lotta all’evasione e della semplificazione, che dovrebbe passare per il progressivo trasferimento di una serie di adempimenti fiscali (vedi il 730 precompilato) dal cittadino all’amministrazione.

L’operazione ruota intorno al progetto di «vista unica del contribuente» su cui lo scorso autunno il nuovo direttore dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, ha iniziato a premere l’acceleratore. L’idea è quella di eliminare sovrapposizioni e duplicazioni e unificare tutti i flussi di informazione in un solo canale. I dati confluiranno poi in una Anagrafe nazionale della popolazione residente su cui il supercervellone della Sogei, Serpico (Servizi per i contribuenti), effettuerà controlli, incroci e verifiche.

La rivoluzione a cui sta lavorando la Orlandi si sviluppa su più fronti e prevede il coinvolgimenti di tutti i soggetti in possesso di informazioni sensibili dei contribuenti, dai sostituti d’imposta ai commercialisti, fino agli enti previdenziali e alla sanità. Punta di diamante del progetto resta, comunque, il cosiddetto archivio dei rapporti, il contenitore dell’Anagrafe tributaria a cui tutti gli intermediari finanziari (banche, assicurazioni, sim e Poste), come previsto dal Salva Italia di Monti, devono periodicamente inviare le informazioni sui clienti. Incamerati negli scorsi anni i dati relativi al 2011 e 2012, il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha deciso ora di cambiare passo.

Nel provvedimento firmato ieri si stabiliscono infatti le nuove regole per l’invio dei dati. Tempi strettissimi per le informazioni relative al 2013, che dovranno avvenire entro il 28 febbraio, e al 2014, entro il 29 maggio. Poi, dal 2016, il sistemà entrerà a regime, con l’invio periodico delle comunicazioni relative all’anno precedente entro il 15 febbraio. La banca dati sarà ricca di informazioni. Ci sarà non solo il nome dei contribuente ma anche il codice identificativo del rapporto, il saldo di inizio e fine anno, l’importo totale dei movimenti attivi e passivi dell’anno. La novità principale, nell’ottica dell’unificazione di cui si diceva, riguarda le modalità di trasmissione dei dati. Al momento, infatti, le comunicazioni mensili, con le intestazioni dei rapporti attivi, e quelle annuali, con i saldi, viaggiano su un doppio binario: mensilmente tramite Entratel e Fisconline, annualmente tramite Sid (il nuovo Sistema di interscambio dati). Dal 2016 tutto viaggerà tramite Sid. Un’infrastruttura che rispetta standard di sicurezza più elevati e risponde anche alle perplessità sollevate a suo tempo dal Garante della privacy sul rischio di vulnerabilità dei dati sensibili dei contribuenti. L’utilizzo di un solo canale di trasmissione rientra in uno schema di unificazione dei flussi, ma complicherà molto la vita agli intermediari.

La sua gestione richiede infatti una serie di accorgimenti tecnici e di automatismi che risulteranno gravosi per gli istituti più piccoli. Basti pensare che nel 2011 il 77% degli operatori finanziari (10mila su 13mila) aveva meno di 100 rapporti da segnalare. Mentre 260 operatori avevano complessivamente più di 550 milioni di rapporti su un totale di 600 milioni. Con il nuovo sistema le segnalazioni mensili conterranno anche il codice univoco del rapporto oltre alle informazioni del tipo e natura e dei soggetti collegati. Un modo per rendere più facile al cervellone il collegamento di polizze, conti, titoli, mutui e tessere telefoniche con ogni singolo contribuente.

martedì 10 febbraio 2015

Renzi ci sta fregando un'altra volta: ricordate il bonus bebè. Saltato, perché...

Bonus bebè, il bluff del governo: mancano i decreti attuativi





Nessuno dei 50 mila genitori di bambini già nati in Italia dall'inizio del 2015 a oggi ha potuto finora incassare il bonus bebè promesso da Matteo Renzi nella legge di Stabilità. Il motivo? Manca la promulgazione dei decreti attuativi attesi entro gennaio ma non ancora varati dal Governo. A Palazzo Chigi fanno sapere che il decreto arriverà a giorni insieme al modulo per fare richiesta, ma nel frattempo le famiglie, stimate in circa 330 mila, che con un reddito inferiore ai 25mila euro l'anno dovevano beneficiarne, dovranno rifare i conti del proprio budget. La promessa era infatti di 80 euro al mese per tre anni, assicurati ad ogni figlio nato tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017, che poteva arrivare a 160 euro per i genitori che non sforano il tetto dei 7mila euro.

Il nuovo Isee - Una volta che il governo avrà regolamentato il bonus sarà l'Inps a raccogliere le domande e provvedere all'erogazione dell'assegno, ma c'è un altro problema. A tutto questo si aggiunge la difficoltà nell'usare il nuovo Isee, l'indicatore di situazione economica equivalente richiesto come parametro per l'ammissione delle famiglie al beneficio. Dal 1° gennaio è entrato in vigore il nuovo indicatore economico che consente l'accesso alle prestazioni sociali. Nella versione rinnovata, l'Isee includerà i redditi lavorativi, ma attribuirà un peso maggiore alla componente patrimoniale e soprattutto immobiliare. In più, dovranno essere dichiarate anche le giacenze medie sul conto corrente, un dato che le banche non sono ancora capaci di esprimere.

Confalonieri, Verdini, Marina & co: cosa sta succedendo intorno al Cav

Berlusconi molla Renzi, tutte le posizioni: Confalonieri e Verdini contrari, ma vince Marina




Alla fine ha vinto Marina. Silvio Berlusconi ha scelto il Matteo di centrodestra, Matteo Salvini, abbandonando il Matteo di governo, Matteo Renzi. E così Forza Italia è all'opposizione da subito, già sulle riforme istituzionali all'esame della Camera. E i primi risultati si stanno vedendo, con tanto di dimissioni del relatore azzurro Sisto. 

Confalonieri e Verdini, "renziani" sconfitti - Il patto degli spinaci con il leghista ha lasciato sul terreno vittime illustri: innanzitutto Fedele Confalonieri e Denis Verdini, che tra i fedelissimi del Cavaliere sono stati i più strenui sostenitori del fu Patto del Nazareno. Il terremoto dopo il voto sul Quirinale aveva già di fatto allontanato, anche fisicamente, Verdini: volato all'estero, il fiorentino sherpa tra Arcore e Palazzo Chigi in questi giorni si è defilato, lasciando sbrogliare la matassa ad altri. Anche Gianni Letta se n'è rimasto in disparte, non riuscendo più ad esercitare il suo proverbiale potere mediatore. Confalonieri ci ha provato, invano. Secondo l'HuffingtonPost, sarebbe arrivato a chiedere all'amico Silvio di non rompere con Renzi anche nel rituale pranzo del lunedì. Richiesta respinta. "Fai come credi, ma tieni fuori le aziende, evita che vengano coinvolte", avrebbe commentato Confalonieri, presidente Mediaset, che sempre l'Huffington dipinge come "preoccupato" e "rassegnato". 

Vince il falco Marina - Un indizio dei rapporti mutati con il premier e delle "conseguenze negative per la aziende di famiglia", d'altronde, per Fidel sarebbero già arrivate con il siluro partito dal governo proprio contro Mediaset. Sulla stessa linea di Confalonieri c'è Ennio Doris, fuori dall'Italia per lavoro ma anche lui in pressing su Berlusconi. A fare diga, però, quella che è diventata un po' a sorpresa il capo dei falchi anti-renziani: Marina Berlusconi, che in qualità di presidente Fininvest ha deciso di appoggiare la linea dura anche a costo di rimetterci qualcosa. E il padre l'ha ascoltata, giurando agli scettici: "Non mi farò ricattare". 

Briatore, furia sui soldi in Svizzera: "Io evasore? Datemi una medaglia"

Swissleaks, Flavio Briatore: "Macché evasore, dovete darmi una medaglia. In Italia serve un dittatore temporaneo"





"Dovrebbero darmi una medaglia e ringraziarmi per tutto quello che ho investito in Italia". Altro che evasore, Flavio Briatore si sente un eroe e affida al Giorno il suo sfogo per lo scandalo Swissleaks. Il nome dell'imprenditore cuneese è tra quelli dei vip internazionali (ci sono altri due italiani, Valentino Rossi e un altro Valentino, lo stilista) con conti in Svizzera, usciti dall'inchiesta internazionale partita dalle rivelazioni dell'informatico pentito Hervé Falciani. Già lunedì, una volta diffuse le notizie, Briatore aveva sottolineato in una nota di "non essere residente in Italia da oltre 25 anni e dunque non soggetto alle leggi del Fisco italiano". 

"Serve una dittatura temporanea" - "Avevo i conti in Svizzera, in perfetta regola, per alcune mie attività svolte altrove, tipo i contratti dei piloti, eccetera - spiega ora al Giorno -. Mai nascosto niente a nessuno. E se servissero ulteriori delucidazioni sono pronto a fornirle". La situazione italiana a suo dire è disperata: "Io un po' di quattrini li ho pure portati in Italia, sebbene notoriamente non sia un paradiso per chi deve investire". Contro "l'eterno disagio tricolore" serve "una dittatura temporanea. Chi vince le elezioni deve poter realizzare il suo programma senza impicci e impacci. Alla fine i cittadini giudicheranno".

Dove arriverà l'asse Silvio-Salvini: quanti voti prende "Forza Lega"

L'asse Berlusconi - Salvini può mangiarsi metà M5S

di Tommaso Montesano 



L’embrione della nuova, futura coalizione di centrodestra. Nel medio periodo in grado, attraverso il recupero di metà dell’elettorato del M5S e di parte degli astenuti, di superare il 35%. Ecco dove può arrivare, secondo i sondaggisti, la ritrovata alleanza tra Forza Italia e Lega. «Per il centrodestra è un buon inizio. Anche perché è l’unicio possibile», osserva Alessandro Amadori, direttore di Coesis Research. «Adesso il centrodestra torna a giocare la partita», aggiunge Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo istituto di ricerca. 

Solo quattro mesi fa, in campo c’era una sola squadra: quella di Matteo Renzi. «Il distacco tra il centrosinistra e il centrodestra era di quasi quattordici punti», ricorda Piepoli: «44% contro 30,5%». Ora la distanza si è assottigliata. Per merito di Matteo Salvini. «Forza Italia vale l’11,5%; la Lega e la lista Noi con Salvini si attestano al 15,5%. Aggiungendo a queste due forze il resto dei partiti di centrodestra, ovvero Fratelli d’Italia (3,5%) e Area popolare (5%), l’ipotetica coalizione arriva al 35,5%», fa di conto Piepoli. Ovvero sei punti percentuali in meno rispetto al centrosinistra, al cui interno sono però comprese le intenzioni di voto di Sel, che difficilmente confluirà nel listone unico imposto dall’Italicum. 

Certo, nel centrodestra prima bisognerebbe trovare un punto d’incontro, e l’impresa oggi pare ardua, tra centristi di Angelino Alfano e Lega, ma almeno sulla carta si assiste a «un riequilibrio tra le due coalizioni grazie all’ascesa della Lega», sostiene Piepoli. Numeri che arrivano proprio nel giorno in cui Forza Italia e il Carroccio siglano l’accordo per le elezioni regionali di primavera. Un’alleanza ritrovata che potrebbe fugere da trampolino di lancio per il centrodestra che verrà. «Nel medio termine, 2016/2017, l’unica soluzione per il centrodestra si chiama modello federativo», spiega Amadori.

Berlusconi - Con Berlusconi chiamato a recitare la parte di federatore. «Serve un Ulivo di centrodestra, in cui tutti i soggetti della coalizione sono chiamati a recitare la loro parte», afferma il numero uno di Coesis Research. Il Cavaliere, tanto per cominciare, dovrebbe giocare da «king maker, progettista della nuova casa». Invece Salvini, che pur andando a gonfie vele nei sondaggi «non avrebbe comunque l’esercito per battere Matteo Renzi da solo, troverebbe posto in un contenitore più ampio dove battersi». Gli stessi partiti più piccoli della coalizione, Fratelli d’Italia e Ncd, «avrebbero convenienza ad aderire, pena la loro marginalità al di fuori della coalizione». Sondaggi alla mano, la base di partenza è buona. «Anche con i numeri attuali, da qui al 2017 il divario potrebbe essere recuperato», sostiene Amadori. «L’elettorato grillino è mobile e la dimostrazione sta nel pessimo risultato che il M5S raccoglie nelle elezioni amministrative. Metà del 18% di cui sono attualmente accreditati i grillini potrebbe essere recuperato dall’asse FI-Lega. Nel mercato politico valgono le regole del commercio: è più facile recuperare un vecchio cliente che conquistarne uno nuovo». L’unione fa la forza. «Il centrodestra è risalito grazie a Salvini, ma il leader del Carroccio da solo non basta», avverte Piepoli, secondo cui oltre Lega e Forza Italia serve «un terzo elemento catalizzatore». In serata a fotografare la situazione arrivano i numeri di Emg per La 7: la Lega è il primo partito del centrodestra con il 15,2% e Fi insegue con il 12,4%. Tra le due coalizioni, il distaccio per l’istituto di Fabrizio Masia è pari a poco meno di otto punti.

Regionali, la mappa delle alleanze nel centrodestra (e le grane)

Regionali 2015, la mappa delle alleanze tra Forza Italia e Lega Nord. La variabile Ncd





Si fa presto a dire "alleanze". Alle regionali di primavera, Forza Italia e Lega Nord devono ancora capire come schierarsi perché in ballo c'è la variabile Ncd. Matteo Salvini ha già detto che lui Alfano non lo vuole, in alcun modo. Silvio Berlusconi, dal canto suo, sa che elettoralmente un accordo con il Carroccio conviene (anche perché passando stabilmente all'opposizione ricompatterebbe il suo partito) ma che dal punto di vista strategico l'apporto del Nuovo centrodestra in alcune regioni sarebbe ancora fondamentale. 

La mappa delle alleanze - La situazione, al momento, è eterogenea. In Veneto Lega e Forza Italia sostengono il candidato governatore uscente Luca Zaia, mentre Ncd è esclusa. In Liguria, invece, leghisti e azzurri corrono con un due nomi distinti, rispettivamente Edoardo Rixi e Federico Garaventa. Esclusa, ancora una volta la compagine di Alfano. In Toscana, invece, Forza Italia e Ncd sono unite nel nome di Gianni Lamioni, mentre la Lega corre da sola probabilmente con l'economista Claudio Borghi. Situazione fluida nelle Marche, dove ufficialmente per ora è in corsa Gian Mario Spacca sostenuto da alfaniani e liste civiche, ma né Forza Italia né Lega Nord escludono un sostegno alla candidatura centrista. In Umbria c'è una deroga alla linea nazionale del Carroccio, a conferma che le alleanze cambiano in base alle situazioni locali: qui Claudio Ricci, sindaco di Assisi, raccoglie Lega, Ncd e liste civiche, mentre Forza Italia deve ancora decidere se andare al voto autonomamente o unirsi alla candidatura. E' al Sud, però, che i giochi si complicano e parecchio. Forza Italia e Ncd sono alleate, con la componente alfaniana determinante. A sua volta, la Lega con NoiconSalvini punta all'exploit e non è detto che la lista del Carroccio al Sud decida di fare gruppo. Al momento, ci sono più possibilità in questo senso in Campania, dove azzurri e alfaniani appoggiano il governatore uscente Stefano Caldoro, con la Lega interessata. Salviniani alla finestra in Sicilia, invece, dove Ncd ha candidato Francesco Schittulli, nome che trova l'interesse di Forza Italia ma che non scalda quello dei padani.