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venerdì 30 gennaio 2015

Ecco il "maxi-sconto" sui debiti fiscali: come pagare l'87% in meno a Equitalia

Equitalia, cartella esattoriale da 87 mila euro: il giudice applica la legge e la riduce a 11

di Francesco De Dominicis 



È la rottamazione degli studi di settore? Forse. Quegli odiosi meccanismi che, specie negli ultimi anni di crisi, hanno creato più di un problema alle partite Iva oltre che alle piccole e medie imprese, potrebbero finire in soffitta. A dare una spallata, ieri, allo strumento creato per accertare e determinare i redditi di imprese, lavoratori autonomi e professionisti è stata Rossella Orlandi: se un imprenditore ha motivi seri, certi e documentabili per non adeguarsi allo studio di settore non deve adeguarsi. Quello che ha detto il direttore dell’agenzia delle Entrate per certi versi non è una novità clamorosa: tuttavia se a parlare in questi termini è il numero uno del fisco italiano il quadro cambia drasticamente. Il messaggio «politico» è forte.

Addio studi di settore - Nel dettaglio, Orlandi ha spiegato che gli studi di settore «non sono uno strumento catastale, ma uno strumento di accertamento e nessuno è obbligato a pagare per reddito che non ha. Se siete convinti che i vostri dati siano corretti non adeguatevi». Più che un chiarimento (del quale non ci sarebbe bisogno), quello di «lady fisco» pare un invito: verificate bene i vostri conti e lasciate stare gli studi di settore. Se ci sarà una profonda riforma è presto per dirlo. In ogni caso, è evidente il tentativo di Orlandi di «umanizzare» l’amministrazione tributaria cercando di migliorare il dialogo tra Stato e cittadini. Obiettivo evidente anche quando il numero uno del fisco ha parlato della nuova dichiarazione dei redditi precompilata: «l’agenzia delle Entrate non ha mai fatto campagne terroristiche» sul nuovo 730. «Mi auguro che questa importante riforma - ha aggiunto- venga portata a fondo», ma «bisogna evitare contrapposizioni che non servono a questo Paese. Vorrei chiedere a tutti uno sforzo grande per provare a fare ognuno il massimo». Staremo a vedere.

La storia - Frattanto, altre buone notizie per i contribuenti sono arrivate da un tribunale, quello di Busto Arsizio in provincia di Varese. I magistrati lombardi, grazie all’azione dell’avvocato Pasquale Lacalandra, hanno dato semaforo verde a uno dei primi casi in Italia di «piani del consumatore» abbattendo un debito fiscale di una impiegata in cassa integrazione dell’87%, da 86mila euro a 11mila euro. La questione ruota attorno a una legge approvata nel 2012 sulla «composizione della crisi da indebitamento». Si tratta di norme poco conosciute che hanno di fatto introdotto nel nostro ordinamento il «fallimento» delle persone fisiche e dei piccoli imprenditori, vale a dire l’accertamento di situazioni di bilanci «familiari» in rosso, tecnicamente si parla di «squilibrio economico tra i pagamenti da effettuare e il patrimonio del debitore». Un po’ quel che accade quando un’azienda alza bandiera bianca e si avvia una procedura concorsuale.  Come funziona? «Le procedure - spiega l’avvocato Lacalandra - riguardano i debitori non soggetti al fallimento (piccoli imprenditori, professionisti, privati in genere, ecc.)». E quali sono i vantaggi? «Il procedimento per la composizione delle crisi da sovraindebitamento - dice l’avvocato - permette di rivolgersi al tribunale con una proposta che, se accolta, diventerà vincolante per i creditori, anche se non si prevede il pagamento integrale di tutti i debiti». Nel caso deciso dalle toghe di Busto Arsizio è stata data una sforbiciata a una cartella esattoriale di Equitalia. Con un taglio dell’87% che è quasi da incorniciare.

giovedì 29 gennaio 2015

Renzi vuole chiudere con Mattarella ma sul Colle è gelo col Cav

Quirinale, le condizioni di Berlusconi a Renzi





Dopo l'incontro con Matteo Renzi a palazzo Chigi, Silvio Berlusconi ha incontrato i grandi elettori di Forza Italia per fare il punto sull'elezione del Capo dello Stato. Il Cav parlando davanti agli azzurri ha affermato: "Con Renzi non abbiamo ancora individuato un nome, ma andiamo avanti nel confronto. Abbiamo avuto la sfortuna di avere sempre presidenti della Repubblica a noi contrari e che hanno ostacolato la nostra azione politica e la nostra rivoluzione liberale...". Silvio Berlusconi parla ai ’grandi elettorì di Fi in vista della partita del Colle, subito dopo l’incontro con Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Il Cav torna a lamentarsi del fatto che gli ultimi tre Capi di Stato sono stati di sinistra, lanciando un nuovo avvertimento al premier, alla vigilia del primo scrutinio per scegliere il successore di Giorgio Napolitano. Il leader azzurro, raccontano alcuni presenti, avrebbe sottolineato che il presidente della Repubblica può incidere in decisioni della Cassazione e "io ne so qualcosa...".

La mossa - Poi il Cav parla anche di una probabile candidatura da parte del Pd di Sergio Mattarella: "Hanno sempre nominato giudici costituzionali di sinistra che abrogavano le nostre leggi. Gli ultimi tre Capi di Stato sono stati a noi ostili". Silvio Berlusconi poi difende la scelta di votare a favore delle modifiche all’Italicum, premio di maggioranza alla lista compreso, ricordando e rivendicando di averlo voluto sin dal 1994, anno della sua discesa in campo. E aggiunge: "Sarebbe una follia, con questa nuova legge elettorale, presentarsi divisi e frazionati in tante sigle alle elezioni. Dobbiamo presentarci con una lista unica".

Quirinale, l'ultima carta di Renzi: far tradire ancora Alfano...

Quirinale, l'ultima carta di Renzi far tradire ancora Alfano





La trattativa per il Colle entra nel vivo. Silvio Berlusconi e Matteo Renzi sono alla partita decisiva. L'incontro di oggi, come avrebbe detto il Cav ai suoi grandi elettori l'intesa sul nome non c'è. Di fatto Renzi avrebbe proposto a Berlusconi il nome di Sergio Mattarella, ma su questo candidato Berlusconi non potrebbe convergere con i voti di Forza Italia. Il Cav è stato chiaro: ""Hanno sempre nominato giudici costituzionali di sinistra che abrogavano le nostre leggi. Gli ultimi tre Capi di Stato sono stati a noi ostili". E Mattarella è proprio uno di quei giudici costituzionali che Silvio preferirebbe evitare in questa corsa al Colle. Così in questo momento l'opzione Mattarella non potrebbe passare perché mancherebbero i voti del Cav. Ed è in questo scenario che arrivano alcune indiscrezioni che parlano di contatti costanti tra Renzi e Alfano (l'ago della bilancia) per convincere il leader di Ncd a portare in odte al Pd i suoi voti proprio sul nome di Mattarella. 

Il tradimento - Ma in questo caso Alfano verrebbe meno al patto siglato col Cav qualche giorno fa che vedeva un'intesa tra Ncd e Forza Italia sulla scelta di un candidato che potesse rappresentare i moderati. Insomma se Alfano accettasse l'offerta di Renzi presterebbe il fianco ad un altro tradimento nei confronti del Cav. Una mossa che potrebbe inasprire i rapporti tra Silvio e Angelino proprio adesso che è cominciata la fase del disgelo. I giochi si apriranno domani con la prima votazione. Può succedere di tutto e non sono esclusi colpi di scena...

"Feltri al Colle". Matteo Salvini lo candida Ma Vittorio lo bastona: "Vuol dire che..."

Vittorio Feltri: "Io al Quirinale? La politica sta raschiando il fondo del barile"





La Lega Nord, per il Quirinale, ha fatto il nome di Vittorio Feltri. Un'ipotesi rilanciata anche dal leader, Matteo Salvini. Il fondatore di Libero, intervistato da Il Tempo, dice la sua sull'ipotesi quirinalizia. A modo suo, senza peli sulla lingua: "Vede, fa piacere essere citato, scelto da qualcuno, anche per il Quirinale. E' sempre meglio che farsi dare della testa di cazzo pubblicamente...". Dunque si chiede a Feltri se, per caso, non avrà da ridire anche su se stesso. Il direttore risponde: "Non si tratta di questo bensì di una constatazione diversa. Ed abbastanza evidente. Il fatto che sia uscito il mio nome dimostra a che punto siamo arrivati nel decadimento della nostra classe politica. Se mi rottamo da solo? Macché. Voglio dire che ormai si è arrivati a raschiare il fondo del barile".

In Lombardia sì alla legge anti moschee Gad Lerner sbrocca: "Leghisti trogloditi"

La Lombardia approva la legge anti moschee e Gad Lerner sbrocca: "Trogloditi"





La Regione Lombardia ha approvato la legge anti-moschee dando così uno schiaffo al sindaco di Milano Giuliano Pisapia che aveva indetto un bando per l'assegnazione di spazi in città, che avrebbe portato alla costruzione di almeno due moschee. Dopo una lunga giornata di discussioni e di cambiamenti dell'ultimo minuto, la normativa è passata coi voti favorevoli della maggioranza e con quelli contrari del Pd e dei Cinquestelle. In sostanza, con questa nuova legge si irrigidiscono le regole e i requisiti per costituire luoghi di culto. 

Ma questa norma ha già scatenato la polemica sui social network. Alessandro Gilioli, nel suo blog su l'Espresso dice che la Lombardia va contro la Costituzione e su Twitter scrive: "Meravigliosa la Lega che nella legge regionale anti-moschee impone il rispetto per il paesaggio lombardo", mentre Gad Lerner cinguetta: "Con l'approvazione della legge anti-moschee la regione Lombardia conferma di essere governata da trogloditi".

Corona bastonato: in cella 4 anni in più L'ex re dei paparazzi punito dalle toghe

Fabrizio Corona, la Cassazione: "No allo sconto di pena"





Niente sconto di pena per Fabrizio Corona. Viene revocata la decisione del gip del tribunale di Milano presa lo scorso 10 gennaio, quando applicando la "continuazione" dei reati per i quali l'ex fotografo era stato condannato il cumulo della pena totale era sceso da 13 anni e due mesi a 9 anni. La decisione è della Cassazione, che ha rinviato a un nuovo esame, davanti al gip del tribunale di Milano, il calcolo della pena totale che Corona deve scontare. Corona è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali.

La decisione - Nel dettaglio i giudici della Prima sezione penale hanno accolto in buona parte il ricorso del pm del tribunale di Milano contro lo sconto di pena applicato dal gip lo scorso febbraio. "Si annulla l'ordinanza impugnata - si legge nel dispositivo depositato in cancelleria - limitatamente al riconoscimento della continuazione tra i reati di estorsione e i restanti reati oggetto delle sentenze dell'8 marzo 2010 del gip del tribunale di Milano e del 7 giugno 2012 della Corte d'Appello di Milano, e si rinvia per nuovo esame al gip del tribunale di Milano. Si rigetta il ricorso di Corona Fabrizio che si condanna al pagamento delle spese processuali".

La richiesta - Corona, ad oggi, è recluso nel carcere milanese di opera da circa due anni. Nei giorni scorsi l'ex re dei paparazzi aveva chiesto al tribunale di Milano di poter scontare il resto della pena ai domiciliari o in una comunità quale quella di Don Mazzi. "Sto male, soffro di attacchi di panico", aveva detto Corona ai giudici, che hanno deciso di disporre una perizia psichiatrica per verificare lo stato di salute mentale del carcerato.

Renzi, la Boldrini e...la nipote: un favore che costa 40mila euro

Matteo Renzi paga 40mila euro per far contenta Laura Boldrini

di Franco Bechis



Per la presidentessa della Camera, Laura Boldrini, era diventata quasi una fissa: il linguaggio di genere. Lei non sopporta di essere declinata al maschile, e ritiene che insegnare i giusti modi declinando al femminile anche termini da sempre utilizzati al maschile sia esigenza di civiltà. A forza di insistere Matteo Renzi l’ha accontentata. E ha puntato sul sogno della Boldrini la bellezza di 40 mila euro. Anzi, per la precisione 39.900 euro non si sa se Iva compresa o meno. A stanziare la somma è stato il dipartimento pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, guidato grazie a una delega data dallo stesso Renzi nell’autunno scorso, dalla parlamentare del Pd, Giovanna Martelli. Il 17 dicembre scorso ha destinato quella somma non piccola per una “ricerca relativa al linguaggio di genere, con l’obiettivo di approfondire la riflessione sulle relazioni reciproche fra cambiamento socio-culturale e l’evoluzione degli usi linguistici, quale efficace strumento della lotta alle diseguaglianze basate sul genere”.

Niente trattativa - Una ricerca per 40 mila euro è davvero pagata profumatamente. Se Palazzo Chigi avesse fatto una gara, probabilmente ci sarebbe stata la fila per vedersela assegnare. Ma gara non c’è stata, e a trattativa diretta è stata scelta per compilare il libro dei sogni della Boldrini la dottoressa Chiara Meta. Classe 1978, ex insegnante di liceo, ricercatrice di scienze dell’educazione all’Università di Roma Tre, la brava prof non è proprio uno di quei nomi indiscutibili del mondo accademico italiano. Ha pubblicato numerosi saggi su Antonio Gramsci (che con la parità di genere linguistica ci azzecca assai poco) e per Aracne editrice ha dato alle stampe un lavoro che si avvicina un pizzico di più alla materia: “Neofemminismo e legislazione del lavoro negli anni Settanta”. Poco conosciuta nel mondo accademico, la fortunata Meta che ha fatto bingo con quella commessa da 40 mila euro, è invece meglio conosciuta nel vasto mondo del Partito democratico. Anche grazie alla parentela con uno dei leader del Pd laziale: Michele Pompeo Meta, presidente della commissione trasporti della Camera.