Procura unica contro i terroristi. E partire per il Jihad sarà reato penale
di Enrico Paoli
Per colpire e prevenire il terrorismo non servono fughe in avanti, basta la riproposizione di strumenti vincenti già adottati nel passato. L’obiettivo del governo è l’istituzione di una Procura nazionale antiterrorismo, sulla scorta dell’esperienza maturata con la versione dedicata alla mafia. L’ipotesi è già allo studio dell’esecutivo e la strada per la sua istituzione potrebbe essere la creazione di una struttura ad hoc. Le opzioni sono una nuova «superprocura» o l’estensione della Procura nazionale antimafia. L’importante, però, è fare presto.
Se dovesse prevalere questo secondo orientamento, la scelta sarebbe quella della Direzione unica, che si occuperebbe contemporaneamente di antimafia e antiterrorismo. Magistrati particolarmente esperti come Franco Roberti, Otello Lupacchini e Gian Carlo Caselli, confermano la necessità di costituire questo strumento. A studiare la questione saranno i tecnici dei dicasteri di Interni e Giustizia mentre sul tema è previsto un incontro tra i ministri Angelino Alfano e Andrea Orlando. Di una procura nazionale antiterrorismo, in realtà, si discute da tempo. Il riferimento è al disegno di legge presentato dal parlamentare di Scelta civica, Stefano Dambruoso, magistrato esperto di antiterrorismo, che estende le competenze della Dna alle indagini relative ai reati di associazione per delinquere con finalità di terrorismo, anche internazionale, e istituisce le Direzioni distrettuali antiterrorismo, mutuandone la struttura dalle direzioni distrettuali antimafia.
Ma nei piani del ministro dell’Interno e del governo non c’è solo la Procura antiterrorismo. Per farla funzionare servono gli «utensili» giusti. Le nuove norme che l’esecutivo vuole portare rapidamente all’esame delle Camere guardano alla figura del terrorista molecolare, cosiddetto «home made», capace di trasformarsi in un’impresa individuale terroristica nel senso che si autoradicalizza e si autoaddestra anche ricorrendo al web, si procura le armi e le istruzioni per l’uso, progetta da solo o comunque senza appartenenza a reti strutturate azioni terroristiche. In particolare il questore potrà ritirare il passaporto ai sospettati, proponendolo per le misure della sorveglianza speciale o dell’obbligo di soggiorno in modo da restringerne capacità di movimento e campo di azione.
Il provvedimento, poi, incide anche sull’organizzazione e sul finanziamento dei trasferimenti nei teatri di guerra con l’introduzione di una specifica figura di reato che, colmando un’oggettiva carenza, colpisce i combattenti stranieri ma anche chi agisce dietro le quinte tirando le fila degli spostamenti verso l’estero. Infine un controllo più stringente della rete potrebbe limitare la propagazione delle informazioni sensibili.