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martedì 6 gennaio 2015

Un milione di spie contro gli evasori Ecco il sito che denuncia i furbetti

Evasione fiscale, in un anno un milione di denunce anonime




E' il capolavoro del duo Monti-Befera. Non che il sito www.evasori.info abbia direttamente a che fare con l'ex presidente del Consiglio e l'ex numero uno dell'Agenzia delle entrate. Ma il suo successo è il frutto del clima di terrore e di caccia alle streghe creato nell'anno in cui il bocconiano ha spadroneggiato su un'Italia scioccata dalla crisi economica e dalla prematura fine del governo Berlusconi. A quei tempi risalgono i blitz degli 007 del fisco in rinomate località turistiche e pure nelle strade dello shopping a Milano e Roma. E sempre in quel periodo sono stati varati strumenti come il redditometro e incentivati i cittadini a denunciare chi non paga le tasse. A fare cioè quel che uno Stato incapace non è riuscito a fare per decenni.

Fatto sta che i numeri diffusi oggi dal sito evasori.info fanno impressione. Nel corso del 2014, infatti, le segnalazioni online compiute da semplici cittadini contro l’evasione fiscale sono cresciute del 76%. Il dato annuale aggiornato a oggi 5 gennaio 2015 parla di 1.122.589 segnalazioni e riguarda un’importo evaso di 170.518.147 euro. Se si confrontano i numeri con quelli di un anno fa, al 6 gennaio 2013 le segnalazioni erano state 854.681 per 129.284.347,61 euro. Nel mirino dei "delatori della porta accanto" non ci sono, ovviamente, i grandi evasori. Ma i comportamenti quotidiani, spesso all’insegna dell’evasione totale: dal caffé al bar alla cena al ristorante, passando per le prestazioni di  dentisti, idraulici ed elettricisti, concessionari e meccanici auto e  moto.

In testa alla classifica che riguarda il numero di segnalazioni ci  sono i bar (34,6% del totale delle segnalazioni) e i ristoranti (12%). Perché l’evasione più diffusa è quella che nasce e cresce intorno alla ristorazione: il caffè e  cornetto, per iniziare la giornata, senza scontrino; e poi la pizzeria che scrive il conto a penna direttamente sulla tovaglia di carta o  l’agriturismo che non registra gli ospiti, così può fare lo sconto. Seguono i servizi alla persona (9,4%), gli alimentari e tabacchi (9,3%), il catering e i fast food (5,7%), gli ambulanti (4,1%), i medici e i dentisti (3,1%), i rivenditori di auto e moto (1,5%).

Guidano invece la graduatoria costruita sulle somme evase medici e dentisti. Perché interi piani tariffari possono essere declinati  secondo il doppio binario: migliaia di euro con regolare fattura,  oppure migliaia di euro, ma un pò di meno, con una qualche fattura ogni tanto. Ben posizionate anche le imprese edili. Per i lavori di ristrutturazione di casa non si accettano assegni, solo contanti. Lo  impongono i fornitori, servono a pagare gli operai, sono le giustificazioni più ricorrenti. Ecco la classifica delle delle somme evase per categoria: medici e dentisti 12.542.961 euro; ristoranti 10.321.904 euro; immobiliari 9.501.176 euro; bar 9.460.976 euro; servizi alla persona 8.945.984 euro; costruttori 8.464.856 euro; rivenditori di auto e moto 7.526.005 euro; studi legali, avvocati e notai 5.639.768 euro.

Vendetta Berlusconi: "Se è stato lui, ecco cosa gli faccio"

Vendetta Berlusconi: "Se è stato Fitto lo sbatto fuori"




"Se è stato lui, questa volta lo sbatto fuori a calci"- Silvio Berlusconi è furioso per il codicillo all'interno della riforma fiscale che è stato svelato il giorno di Capodanno e finito su tutti i giornali. Quella norma avrebbe potuto permettergli la ricandidatura, ma il premier Renzi lo ha prontamente bloccato. Ieri si sono rincorse le voci secondo cui a dare in pasto ai giornali la notizia sarebbe stato Raffaele Fitto. Il Giorno, ha raccolto lo sfogo di Berlusconi contro il dissidente interno, anche se il Cav, a Toti, Verdini, Romani e Brunetta ha detto che lui non ha bisogno di un codicillo, "sono innocente e la sentenza di Strasburgo lo dimostrerà una volta per tutte". Non vuole averci più nulla da fare con la norma salva-Silvio.

Il nodo Fitto - D'altronde anche il Mattinale, house organ del capogruppo alla Camera Renato Brunetta, scriveva: "Berlusconi non ha bisogno di regali, né di spintarelle". La notizia che la legge salva-Silvio ha fatto infuriare i fedelissimi "incomprensibile come una norma concepita con l'intento di venire incontro a problematiche di cittadini onesti venga congelata perché potrebbe essere utile a Berlusconi", dice Ignazio Abriganini. Berlusconi ha detto chiaramente che non ha senso alzare le barricate in questo momento e conviene mantenere aperto il canale di dialogo con Renzi. Sia per il Colle che per le rifome. Un messaggio mandato anche a chi come Brunetta ripete che bisogna prima votare per il Colle e poi mettere mano alle riforme e a chi, come Romani, non si fida delle deleghi in bianco a Renzi sull'Italicum. Il nodo di Raffaele Fitto resta. Ieri è stato accusato di aver passato ai media la notizia della norma, ma il punto vero e che lui e i suoi 40 uomini hanno un peso sia sul tavolo dell'elezione della presidente della Repubblica, sia su quello delle riforme. 

lunedì 5 gennaio 2015

Renzi si difende sul volo di Stato ma queste carte lo smentiscono

Il documento che smentisce il premier




L’onorevole grillino si è premurato di recuperare anche la schermata del radar dell’aeroporto di Aosta, svelando - senza farsi troppi problemi - il codice utilizzato per segnalare la presenza a bordo di un velivolo del Presidente del consiglio. Lo screenshot scattato nel piccolo scalo della Val D'Aosta il 30 dicembre scorso dimostra qualcosa che pochi si aspettavano: Matteo Renzi ha utilizzato l’aereo di Stato per andare a sciare insieme alla famiglia, per raggiungere Courmayeur. La rivelazione è del deputato Paolo Romano, che ha pubblicato sul blog i piani di volo dell’aereo, la sua rotta spezzata da Tirana fino a Roma e poi, dopo una sosta a Firenze per far salire la signora Agnese e i bimbi, ripartito per l’aeroporto più vicino alla nota stazione sciistica. «Il Falcon 900 con Renzi e famiglia atterra alle 21,25 di martedì per le vacanze», denuncia. Il grillini sbertucciano il premier e il suo capodanno «all’insegna del risparmio per lui, a spese della comunità»: «Quanto è costato questo volo di Stato in missione-vacanza? Un Falcon costa 9.000 euro all’ora». Il premier che per mesi aveva tuonato contro le «scorte usate come carrello umano», detto di non volerne una perchè «la mia scorta è la gente» e promesso di non utilizzare le auto blu, si è dovuto difendere. «Gli spostamenti aerei, dormire in caserma, avere la scorta, abitare a Chigi non sono scelte, ma protocolli di sicurezza», ha tweettato Renzi ieri pomeriggio. A completare la risposta del Rottamatore ci hanno pensato “fonti di Palazzo Chigi”: «Il Presidente non ha raggiunto Aosta con il volo di Stato con cui si è recato a Tirana, in visita ufficiale in Albania (regolarmente atterrato a Roma), ma con un Falcon 900, nel pieno rispetto della normativa e dei protocolli di sicurezza. Ciò riguarda anche la famiglia quando si muove con lui, sottoposta agli stessi obblighi di sicurezza e a norma di legge». 

Tranne il cambio di aereo - non quello grosso con le insegne della Repubblica, ma il jet più piccolo (e veloce) in dotazione al trentunesimo stormo, sono confermate tutte le osservazioni dei grillini. Le “fonti” garantiscono che il premier ha pagato di tasca almeno l’alloggio nella caserma degli alpini dove dormiva, l’attrezzatura da sci («presa da un privato per la somma di 450 euro per tutta la famiglia»), skipass e cibo nei rifugi. «Il fatto che il Presidente sia sottoposto a una serie di misure di sicurezza non è una scelta, ma il rispetto delle norme che regolano il suo ruolo e il suo incarico, in linea con quanto avviene per i capi di governo in tutto il mondo», aggiungono le stessi fonti.

Peccato che le ragioni di “sicurezza” genericamente addotte per motivare la missione - vacanza contrastino in maniera aperta con una circolare della Presidenza del consiglio. Firmata dal segretario generale di Palazzo Chigi e spedita a tutti i capi di gabinetto il 10 maggio 2013 ha come oggetto le “modalità di concessione del trasporto aereo di Stato”. Non bastano i «motivi di sicurezza» - sempre che ve ne fossero, visto che il premier ha sciato tranquillo sulle piste, in mezzo alla gente -: il premier al momento di “prenotare” il volo deve invece dimostrare che non esistevano alternative. La circolare fu scritta al tempo in cui “regnava” Enrico Letta: seppur accusato dal suo successore di essere finito «nella palude», sugli aerei di Stato si era messo a fare sul serio. Non soltanto Letta aveva messo in vendita due jet della flotta, ma, appunto, aveva ristretto le possibilità di accedere al servizio. Il regolamento approvato meno di due anni fa prevede che sia «necessario corredare ogni istanza per la concessione di un volo di Stato da documentazione attestante le circostanze che rendono indispensabie e necessario l’utilizzo del mezzo aereo». Le sole deroghe previste dal documento sono «urgenza, motivazioni istituzionali, mancanza di mezzi di trasporto alternativi»: nessuna di queste condizioni sembra verificarsi nel caso della vacanza a Courmayeur. Non è finita: il premier o i ministro che utilizzano i Falcon devono «precisare» le circostanze «ostative all’uso di voli commerciali o altri mezzi di trasporto». La Val D’Aosta non era forse raggiungibile in altro modo?

Direttore della tv albanese sputtana (e massacra) Caprarica: "Non sapevo che fosse Capraricca, mi ha chiesto perfino..."

Il direttore della tv albanese sputtana Caprarica: "Mi ha chiesto perfino..."




Parla il proprietario di Agon Chanel Francesco Becchetti. Lo fa in una lunga intervista al Fatto Quotidiano. Parla e sputtana Antonio Caprarica che ha appena lasciato la direzione delle news e degli approfondimenti del canale italo-albanese. Il giornalista si era sfogato lamentando come la televisione di Tirana non gli offrisse gli strumenti per lavorare. Ma ecco che arriva la replica di Becchetti: "Il dottor Caprarica, arrivando in Albania, aveva stilato una lista degli oggetti indispensabili allo svolgimento della sua professione. L'iPad di ultima generazione, lo scaldapane 2.0 e naturalmente le ciabattine scendiletto per lui e per sua moglie. La persona che si era prodigata per trovarle adesso è molto triste". E ancora : "Aveva provveduto - continua Becchetti - a casa, macchina e autista e non riusciva a darsi pace per le ciabatte. L'ho consolato. 'Non te la prendere' gli ho detto: 'L'errore è essere stato troppo zelante'". Becchetti si pente di averlo scelta, credeva che "il suo cursus internazionale fosse l'ideale per guidare un tg nuovo e delocalizzato. Mi sbagliavo. Non conoscevo altri aspetti di questo signore e non ho centrato la scelta. Ammettere gli errori non mi turba. Solo chi la le cose sbaglia". Becchetti scherza (ma mica tanto) e diche: "Non sapevo che lo chiamassero "Capraricca" e poi lo soprannomina:  "il procacciatore di ciabattine". 

Candidati di Forza Italia al Colle Chi vuole chi: la mappa dei nomi

Forza Italia, tutti i candidati al Quirinale




Che Forza Italia sia divisa non è una novità. Da quando poco prima dello scisma alfaniano, le colombe si erano divise dai falchi, il partito non si è più ricompattato. Ma ora le fratture  interne avranno inevitabilmente ripercussioni sull’elezione del Presidente della Repubblica. Non a caso il premier è preoccupato: il primo “stress test” ci sarà giovedì 8 gennaio.  A Palazzo Chigi si parla ironicamente della “prova dell’otto”. La settimana che sta per cominciare infatti si comincia a votare per l’Italicum al Senato e sarà per Renzi la prova per capire se il Patto del Nazareno regge anche in vista delle elezioni per il Colle.

Il premier si chiede ancora se Berlusconi e iVerdini reggono ancora il partito. O se Raffaele Fitto può superare l’attuale soglia dei 18 senatori mettendo in crisi sia il voto per le riforme che quello per il Colle. Certo è che i segnali finora arrivati dalle esternazioni dei big azzurri confermano i sospetti e le paure del Pd. Non sono uniti. Era stato il portavoce Giovanni Toti ad infiammare gli animi poco prima di Natale spiegando: “Non c’è un veto assoluto rispetto a nessuno”. Ma Toti aveva detto un no forte a Prodi. Adesso, dopo il discorso di Napolitano ognuno pensa a un candidato diverso. Berlusconi, che in passato, aveva fatto il nome di Giuliano Amato adesso (come ha rivelato il nostro Franco Bechis) sarebbe pronto a sostenere Anna Finocchiaro e Sergio Mattarella. Augusto Minzolini e Daniela Santanché hanno dichiarato anche che sarebbero anche favorevoli a votare Romano Prodi. Renato Brunetta , capogruppo di Forza Italia alla Camera, nonostante il presidente della Mario Draghi Bce si sia sfilato dalla partita pensa al Governatore come possibile successore di Napolitano. E poi c’è Raffaele Fitto: il suo candidato è Pierferdinando Casini (che piace anche agli alfaniani di Ncd). In queste ore è spuntato anche il nome del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che potrebbe compattare Forza Italia e Ncd. Renzi spera ovviamente che il partito azzurro dia prova di compattezza e giovedì prossimo è pronto a testarlo.

Socci contro l'esercito rosso di Bergoglio: "Cosa succede a chi non è d'accordo"

Antonio Socci: com'è dura sfuggire all'Inquisizione dell'esercito rosso dei bergogliani

di Antonio Socci 



La stizzita «Inquisizione progressista» che in questi giorni si è scatenata contro Vittorio Messori mette in mostra un’intolleranza grottesca che è il connotato della stagione bergogliana. Ecco cosa è successo. Il 24 dicembre scorso Vittorio Messori, sul Corriere della sera, ha firmato un pacatissimo commento dove, con molto rispetto, accanto ad apprezzamenti per il papa argentino, ha esposto qualche «perplessità» su certi suoi gesti e dichiarazioni. Lo scrittore ha così dato voce a un disagio che, nel mondo cattolico, è sempre più vasto, anche se non viene raccontato dai media laicisti occupati ad osannare ogni giorno Bergoglio con uno sbracamento adulatorio che sfiora il ridicolo «culto della personalità». 

Anche molti vescovi e cardinali sono nauseati da un personalismo tanto esagerato e sospetto dei nemici di sempre della Chiesa, i quali infatti contrappongono Bergoglio alla Chiesa. Molti cattolici sono allibiti per la smaniosa ricerca dell’applauso ad ogni costo di papa Bergoglio che non si occupa dei cristiani perseguitati e massacrati, ma, per dire, dopo aver amorevolmente telefonato a Pannella, l’ha rifatto pure con Benigni (citandolo a sproposito nella messa in San Pietro) e ieri è intervenuto anche sulla guarigione del medico di Gino Strada. Nel mondo cattolico circolano battute sarcastiche su questa mondalità spirituale. Invece Messori ha evitato ogni polemica e ogni asprezza. Non ha nemmeno menzionato il traumatico Concistoro di febbraio e il Sinodo di ottobre che hanno visto per la prima volta un papa appoggiare e sostenere, da dietro le quinte, le tesi eterodosse di Kasper (stoppate per ora dalla sollevazione della maggioranza dei vescovi e dei cardinali).

Ratzinger - Messori è arrivato perfino a scrivere che - ad ogni modo - il «Papa emerito» ha dato «approvazione piena dell’attività di Francesco», cosa vera se s’intende che Benedetto ha dichiarato il riconoscimento gerarchico di Francesco, ma tenendo presente che papa Benedetto mai ha pronunciato una parola di adesione ai contenuti del magistero di Bergoglio. Anzi, in ogni sua dichiarazione pubblica di questi due anni, Ratzinger ha confermato i contenuti del suo pontificato che Bergoglio contraddice sui punti più importanti. Le considerazioni di Messori sono state pacate e rispettose. Ma per gli inquisitori bergogliani non importa. Basta mostrare qualche semplice «perplessità» per diventare - ai loro occhi - sospetti di sabotaggio, di torbido complotto e finire messi all’indice. Il cattobergogliano propugna l’ecumenismo più incondizionato con protestanti o ortodossi, vuole il dialogo con tutti, laicisti, massoni, comunisti cubani o cinesi, noglobal, islamici, perfino con i terroristi dell’Is (lo ha teorizzato lo stesso Bergoglio), ma nessun dialogo con i cattolici «ratzingeriani» o - come li ha definiti lui stesso al Sinodo - «tradizionalisti» (cioè fedeli al magistero di sempre). Quelli vanno «randellati».

Dunque a raffica hanno bersagliato Messori. Il primo è stato Luigi Alici, già presidente dell’Azione cattolica - per così dire - martiniano, il quale definisce il pezzo di Messori «un insopportabile esercizio di giornalismo obliquo». Alici condanna «scrittori e giornalisti» che fanno osservazioni critiche sulla «persona chiamata a guidare la Chiesa» (cioè sulle scelte papa Bergoglio), mentre ritiene che da «desacralizzare» sia il papato in quanto tale. Elogia infatti l’«opera provvidenziale di desacralizzazione della figura del papa» che Francesco conduce «in modo straordinario».

A dir la verità la dottrina cattolica dice l’opposto di Alici: la sacralità è propria dell’ufficio papale (la «figura del papa»), non della persona, fallibile e peccatrice, che di volta in volta lo ricopre. A scagliarsi contro Messori è arrivato pure Leonardo Boff, uno dei nomi simbolo della Teologia della liberazione sudamericana. Boff ha esaltato Bergoglio e ha attaccato, dopo Messori, il suo «amato Joseph Ratzinger» e gli «altri Papi anteriori». Boff è un ex frate che nel 1984 ebbe un pronunciamento negativo dalla Congregazione per la dottrina della fede, presieduta da Joseph Ratzinger. Nel 1992, a seguito di alcuni richiami e moniti di Giovanni Paolo II, lasciò l’abito religioso. Le sue posizioni impregnate di marxismo (oggi pure di new age) lo hanno fatto diventare un leader noglobal. Il 17 dicembre si è saputo che papa Bergoglio lo ha chiamato chiedendogli i suoi libri che gli servono per preparare la sua prossima enciclica sulle questioni sociali ed ecologiche (i contenuti saranno quelli sentiti nel comizio papale al Leoncavallo e agli altri centri sociali). 

Boff dice: «Il Papa appartiene alla teologia della liberazione nella versione argentina». Poi aggiunge: «Il Papa ha criticato la dottrina sociale della Chiesa, la considera astratta e non abbastanza chiara nella distinzione, che dev’essere nitida, tra chi sono gli oppressi e chi gli opressori». Pur avendo lasciato l’abito religioso Boff dice: «Io celebro, faccio battesimi, matrimoni, tutti i sacramenti quando non c’è un sacerdote. I vescovi lo sanno e mi dicono: vai avanti. Mi sento bene, in questa veste di laico». E nessuno ha da ridire nel Vaticano di Bergoglio. Che ha pure cancellato la sospensione «a divinis» voluta da Giovanni Paolo II per Miguel D’Escoto, ministro sandinista che ancora oggi esalta Fidel Castro (ecco spiegato il crollo disastroso dell’appartenenza alla Chiesa in America Latina: con pastori così…). Infine va menzionato l’incredibile «appello» intitolato «Fermiamo gli attacchi a papa Francesco» (come? Con l’imbavagliamento? Con una retata di dissidenti? Con la deportazione in Siberia?).

Il testo, sottoscritto dalle firme storiche del cattoprogressismo, da don Paolo Farinella ad Alex Zanotelli, da don Santoro delle «Piagge» a don Luigi Ciotti, alle «Comunità di base», si lancia a testa bassa contro l’articolo di Messori, definendolo un «attacco mirato e frontale», «una vera dichiarazione di Guerra», addirittura «un avvertimento di stampo mafioso». Fa ridere questa conversione ultrapapalina del vecchio mondo della contestazione. E questa volontà censoria. Non era proprio il cattoprogressismo a scatenarsi nella critica contro i predecessori di Bergoglio? Del resto una reazione di stizzita intolleranza contro Messori si è notata pure negli ambienti della corte bergogliana. E il direttore di Avvenire l’altroieri ha allestito un’intera pagina per mostrare il suo zelo ultrabergogliano e condannare il pacato articolo del più famoso scrittore cattolico italiano come fosse un pericoloso eretico. Cose mai viste se si ricorda l’ossequio con cui Avvenire ha sempre trattato certi clericali che attaccavano duramente papa Ratzinger e Wojtyla. 

Il Conclave - È nota pure la riverenza di Avvenire verso il cardinal Martini che, negli ultimi anni, ha avanzato critiche ben dure del pontificato di Ratzinger. Ma il «papa conservatore» era mite, aperto, con lui c’era libertà e tolleranza. Invece l’attuale «numero uno» a parole elogia la «parresia», poi di fatto non sopporta le critiche e ha modi di commando sudamericani, che producono un clima di terrore in Curia. Resta la domanda su come abbia fatto un rappresentante della «teologia della liberazione», come lo definisce Boff (oggi consulente di Bergoglio), a conquistare il papato. La risposta sta in un conclave confuso e frettoloso (probabilmente con alcune violazioni delle norme, quindi con una possibile invalidità dell’elezione). Il collegio cardinalizio più conservatore che si ricordi è stato convinto di votare un papa in continuità con Giovanni Paolo II e con Benedetto XVI, mentre in realtà stava votando il candidato della sinistra cattoprogressista. Oggi molti cardinali sono sgomenti. E tutto appare surreale. A Natale trecento ballerini di tango si sono allegramente esibiti per il compleanno di Bergoglio sul sagrato di San Pietro, mentre nel mondo imperversa un macello di cristiani. 

Così si lavora il meno possibile: lo spiega il vademecum Cgil

Ecco come lavorare il meno possibile: il vademecum della Cgil




Non solo le malattie "strategiche": i lavoratori fannulloni e scansafatiche hanno moltissime possibilità per evitare di presentarsi al lavoro e percepire ugualmente lo stipendio. Si tratta di leggi e anche norme previste dai vari contratti di categoria che se applicate in modo scriteriato danno la possibilità al lavoratore di stare a casa a lungo. Sul sito della Funzione Pubblica Cgil è consultabile il vademecum dei permessi: dieci pagine in cui si spiegano tutti i possibili permessi a cui hanno diritto i lavoratori. Ci sono i 15 giorni di licenza matrimoniale e i giorni concessi ai dipendenti pubblici per concoeci ed esami. Chi dona il sangue ha diritto a 24 ore di permesso senza limite annuale (sono le strutture pubbliche a fissare un tetto di quattro donazioni l'anno per gli uomini e due per le donne).

I permessi - L'antitetanica permette di assentarsi dal lavoro nelle ore successive alla vaccinazione. Ci sono poi i permessi per curare famigliari ammalati: la legge 104 a cui si accede dopo l'autorizzazione dell'Inps e dà diritto a tre giorni di permesso al mese. Un'altra legge consente ai volontari della protezione civile di assentarsi anche per dieci giorni consecutivi dal lavoro per effettuare simulazioni e formazioni, in caso di calamità naturali dà diritto a 30 giorni consecutivi di assenze. Anche i volontari del corpo nazionale del soccorso alpino hanno diritto a permessi retribuiti.  Il datore di lavoro non può negare al dipendente il permesso di svolgere il ruolo di presidente, scrutatore, segretario o anche rappresentante di lista dirante le elezioni. Permessi pagati anche per consiglieri ed amministratori di enti lorcali, incluse le comunità montane. Poi c'erano i permessi sindacali su cui però si è abbattuta la scure di Renzi che li ha di fatto dimezzati.