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lunedì 5 gennaio 2015

Pubblica l'elenco di chi non paga le multe Per il sindaco di Oristano finisce male...

Oristano, il Comune pubblica online l'elenco di chi è in ritardo con multe e tasse: maxi-denuncia




In provincia di Savona c'è un sindaco che per essersi rifiutato di incassare le tasse sulla casa è stato commissariato. A Oristano, in Sardegna, il primo cittadino ha invece deciso di percorrere un'altra strada: pubblicare sul sito del Comune l'elenco dei concittadini morosi che non hanno ancora pagato tutte le gabelle dovute. In entrambi i casi, comunque, l'effetto boomerang è assicurato, e pesante. Perché per Guido Tendas, primo cittadino di Oristano, è in arrivo una maxi-causa collettiva dei cittadini finiti, loro malgrado, alla gogna mediatica bollati in qualche modo come "evasori fiscali". Come riporta La Stampa, la volontà dell'amministrazione oristanese era quella di recuperare i 300mila euro di arretrati tra multe e tassa sui rifiuti. Peccato che i contribuenti finiti nella lista nera, pubblicata sul sito, abbiano preferito rivolgersi ai loro avvocati per violazione della privacy, e le associazioni dei consumatori sono al loro fianco. Ora il Comune ha fatto rimuovere dal sito l'elenco infamante, promettendo provvedimenti disciplinari per i funzionari responsabili della pubblicazione. Una marcia indietro forse tardiva, visto che fino a qualche tempo fa era lo stesso sindaco Tendas a difendere la strategia: per lui è "normale che siano pubblici i ruoli delle persone che hanno debiti con il Comune". "Se la pubblicazione - spiegava ancora il sindaco - servisse a far emergere la necessità che tutti versino quanto dovuto, direi che è uno strumento adatto".

C'è un Comune che cancella le tasse Risultato: lo Stato manda a casa tutti

La storia di Camiciottoli, il sindaco di Pontinvrea che non fa pagare le tasse sulla casa: commissariato

di Antonio Castro 



Alle tasse sulla casa (Imu,Tari, Tasi), non si sfugge. Anche se il comune - caso raro in Italia - ha i conti apposto, addirittura in attivo (50mila euro risparmiati sul bilancio da 1 milione di euro del 2014). Paradossi di una fiscalità tutt’altro che comprensiva. E dell’incrocio perverso con una direttiva pensata dal braccio destro di Matteo Renzi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Graziano Delrio, immaginata da un ex primo cittadino (di Reggio Emilia), per far risparmiare. Ma che avrà proprio l’effetto contrario.

I fatti: Matteo Camiciottoli, sindaco di Pontinvrea (Savona) che di mestiere fa il ristoratore, 850 residenti, ha (avrebbe) gestito così bene la finanza comunale da risparmiare sul bilancio circa 50mila euro. Morale i cittadini del borgo non pagano né Imu né Tasi sulla prima casa, e neanche la Tari. Miracolo? No, solo che Camiciottoli e i suoi amici della lista civica che amministra il paesotto hanno pensato bene di risparmiare e gestire al meglio i servizi comunali, a cominciare dalla raccolta dei rifiuti. Raccolta differenziata - riporta l’edizione locale del Secolo XIX e de La Stampa - che è balzata dal 20% al 64%. Morale: si sono risparmiati 30mila euro dal bilancio comunale e con qualche altra accortezza si è evitato di imporre dal 2012 ad oggi l’ennesimo balzello (Tasi, Tari Imu), sui contribuenti.

Peccato che il testardo e battagliero primo cittadino oltre a evitare ai sui amministrati (rivotato con il 97% dei consensi), di sborsare quest’anno le tasse sui servizi indivisibili, l’immondizia e la casa, si opponga alla fusione con gli altri piccoli comuni limitrofi. E così - ricorda il quotidiano torinese - «tra qualche settimana arriverà un commissario prefettizio ad acta». A fare cosa? Ad imporre al comune di Pontivrea di unirsi o associarsi con gli altri paesotti limitrofi per «associare le funzioni amministrative, dall’anagrafe alla ragioneria». 

Il decreto Delrio sull’accorpamento prevedeva come scadenza ultima per optare per l’aggregazione dei piccoli comuni il 30 dicemrbe. Solo che il sindaco e il Consiglio comunale non hanno obbedito. E così tra qualche giorno un commissario incaricato dalla Prefettura di Savona scalerà il 425 metri (sul livello del mare), per ottemperare agli obblighi romani e avviare la fusione comunale.

«Le unioni consociate», Camiciottoli giustifica così la decisione di non fondersi, «smontano poteri e funzioni dei paesi con problemi di gestione, risorse e costi aggiuntivi, come riferito dalla Corte dei Conti in audizione alla Camera. Il progetto viola l’articolo cinque della Costituzione. Essendo inemendabili i primi dodici punti della Carta costituzionale, i nostri legali sono pronti a ricorrere al Tar». Insomma, Delrio e Renzi, ex sindaci ma di grandi città, dovranno spiegare e giustificare in un aula di giustizia (amministrativa), perché un comune virtuoso, che elimina le tasse ai residenti, gestisce bene i compiti assegnati, debba forzatamente fondersi con altri.

Ma c’è dell’altro e la vicenda potrebbe non finire così. Almeno non subito. La giunta comunale ha aderito a una causa contro la presidenza del Consiglio e il Viminale per far dichiarare l’incostituzionalità («con violazione degli articoli 2, 3, 42, 47 e 53 della Carta»), della tassazione sulla prima casa. E in primavera si terrà la prima udienza al tribunale di Genova. 

Il nostro sospetto, chiosa il sindaco barricadero, è che si tratti di un «un falso risparmio». L’obiettivo vero è creare Comuni «di 15mila abitanti che invece di essere amministrati da liste civiche finiranno sotto il “cappello” della politica. Piuttosto», rilancia, «consorziamoci per offrire servizi meno cari, come mense o scuolabus». E la rivolta antitasse dei sindaci si espande. A Roccavignale, sempre nel savonese, il sindaco per evitare di far pagare l’Imu agricola ha proposto di spostare la sede sopra 600 metri di quota. L’altra settimana il Comune di Fivizzano, (Massa Carrara), ha deciso di spostare la sede legale in una frazione ad 860 metri di altezza per provare a non pagare l’Imu agricola (116 mila euro per 8mila abitanti).

Le cinque App "indispensabili" per spiare partner, figli e dipendenti

Tecnologia, le cinque App "indispensabili" per spiare partner, figli, amici e dipendenti




Spiare quello che dicono o fanno i propri coniugi, partner, figli, amici o impiegati? Sapere dove sono, o con chi? Si può fare, e non è un mestiere complicato da investigatore privato o hacker. Basta scaricare una App e dare una sbirciatina (a voler essere rigorosi, "violare" la privacy) dal proprio smartphone o tablet. E' Market Watch a stilare la lista "indispensabile" per gli aspiranti spioni.

Le cinque App indispensabili - Studiata per iPhone e iPad, Connect consente di monitorare le azioni del soggetto da seguire sui principali social network (Facebook, Twitter, Instagram, Google Contacts, LinkedIn): in pratica, un aggregatore di profili che mette a confronto status e aggiornamenti della stessa persona senza il bisogno che questi accetti alcuna vostra richiesta o invito. C'è poi Find my friends, per iPhone e Android, che segue i movimenti di una persona grazie alle mappe e alla sincronizzazione con la rubrica del telefono. Utilissima per ritrovare un iPhone rubato, può servire ai più maliziosi per rintracciare anche il dispositivo di qualcun'altro... Trick or Tracker, invece, è pensata per permettere ai genitori di seguire passo passo i propri figli. Per Android o iPhone, ha il "difetto" di richiedere il consenso delle persone seguite ma può essere molto utile quando un figlio, magari un minore, si sposta da solo fuori casa fornendo aggiornamenti ogni 15 minuti. C'è anche una App fatta apposta per i datori di lavoro più sospettosi: con Trackerphone App possono tenere sotto controllo i dipendenti monitorandone il telefono, individuarne i movimenti nelle ultime 24 ore nel raggio di 10 metri e registrare informazioni tra i 2 e i 60 minuti. Particolarmente indicata per chi ha dipendenti furbetti e assenteisti. Topsyapp, infine, si presenta come la applicazione definitiva, "progettata per monitorare i vostri dipendenti, figli o altri su un dispositivo mobile o smartphone che possedete o che avete il diritto e consenso di monitorare". Costa più della media (da 6,99 a 33,99 dollari al mese) ma di fatto è il compendio di tutte le altre App. 

domenica 4 gennaio 2015

Letta, Prodi, Merkel e Cameron: la lezione a Renzi sui voli di Stato

Letta, Prodi, Merkel e Cameron: lezione a Renzi sui voli di Stato




La notizia l'ha data un grillino: "Matteo Renzi ha usato un volo di stato per andare con la famiglia a Courmayeur". Renzi si difende, dice che non è stata una scelta ma una necessità dettata dall'obbligo di rispettare le regole della sicurezza (leggi la sua difesa). Se è vero che non c'è nulla di illegittimo (questo dovrà essere accertato) è altrettanto vero che l'uso dei mezzi di Stato è facoltativo. Nel 2006 per esempio Romano Prodi arrivò sul passo Campolongo alla guida della sua auto ed Enrico Letta, nei trasferimenti che non riguardavano impegni istituzionali, volava su aerei di linea. Ci sono poi esempi europei. Il più eclatante è quello del primo ministro inglese David Cameron. Fece scalpore, nel 2011, la sua partenza per andare in vacanza a Ibiza insieme alla famiglia. Quella volta Cameron scelse una compagnia low cost e si presentò al banco Easyjet tenendo per mano i figli Nancy, sette anni, e Arthur, cinque. Mancavano la moglie Samantha e l’altra figlia, Florence, all’epoca di otto mesi, ma solo perché erano partite il giorno prima. Sempre con Easyjet, of course. 

Esempio tedesco - Il primo ministro inglese, comunque, non è l’unico a scegliere le vacanze low profile. Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel si è sempre distinta per le ferie all’insegna della sobrietà. Ad esempio, quando trascorre un periodo di relax nell’amata Ischia (la prima volta ci andò con il padre circa vent’anni fa), è solita raggiungere l’isola insieme al marito a bordo di un traghetto di linea. Non solo. Nell’aprile del 2014 la cancelliera, sempre accompagnata dal fedele consorte, si è recata anche a visitare gli scavi di Pompei pagando di tasca sua il biglietto d’ingresso per lei e per le persone che la accompagnavano, tra cui c’erano alcuni uomini della scorta.

Un altro Napolitano: le cariche del figlio

Dopo Napolitano un altro Napolitano: il figlio di Giulio




Il successore di Napoltano? Napolitano. Non è un refuso, ma una possibilità: quella che al Colle dopo Giorgio Napolitano, arrivi suo figlio Giulio Napolitano. Certamente non a "questo giro", considerato che "il principe Giulio" ha solo 45 anni e non ha raggiunto i 50 anni previsti dalla Costituzione per diventare Presidente della Repubblica.  Della suggestione ne parla Il Giornale che sottolinea che il figlio dell'attuale Capo dello Stato sia un habitué dei Palazzi dei poteri romani. Professore all'Università RomaTre "a lungo guidata dal rettore Guido Fabiani, per coincidenza marito della sorella di Clio Napolitano, madre di Giulio". Il figlio del presidente ha ricevuto molte consulenze: dalla giunta Veltroni, dal Conim, dalla Federcalciio, dall'Agcom e anche dalla Fondazione dell'ex presidente del Consiglio Enrico Letta...Ben inserito nei palazzi che contano, Giulio potrebbe prendere il posto di papà Giorgio. A nessuno è sfuggita la sua presenza in bella vista nella foto dietro al padre mentre prepara il discorso di fine anno....

La figura - Giulio Napolitano - come scrive il sito L'inKiesta "sembra destinato a prendere quel ruolo di mediazione e tessitura economico-politica bipartisan, appaltato nella prima e nella seconda Repubblica all’ex direttore del Tempo". Frequentatore dei salotti romani che, nel tempo libero, si sposta nella Toscana "che conta", tra Capalbio ed Ansedonia. Anche qui Giulio si muove con disinvoltura esattamente come nei meandri a molti oscuri dell'amministrazione dello Stato. Insomma, per un Napolitano (Giorgio) che lascia la scena politica, si affaccia con prepotenza un altro Napolitano (Giulio). Arriverà anche lui al Colle? C'è chi è pronto a scommettere che è solo questione di tempo....

Evasione fiscale, cambia tutto Pene più morbide: ecco la riforma

Reati fiscali, salterà un processo su tre




Novità sui processi per i reati fiscali. L'innalzamento della soglia di punibilità per omesso versamento dell'Iva e delle ritenute (dai 50 mila euro attuali a 150mila) farà cadere circa un terzo dei procedimenti. Uno su tre dei processi in corso per i reati di omesso versamento Iva e ritenute è destinato a essere archiviato. Sarà questo il primo effetto delle soglie di punibilità più elevate, previste dallo schema di decreto legislativo sulla certezza del diritto, esaminato in prima lettura dal Consiglio dei ministri della vigilia di Natale. Come racconta il Sole 24 Ore , l'intervento attua i principi stabiliti dalla delega fiscale, concentrando l'azione penale sulle ipotesi più gravi di frode e, allo stesso tempo, allentando la presa sulle violazioni più strettamente legate alla crisi economica. Si tratta, in particolare, dei reati di omesso versamento di Iva e di ritenute. Oggi il fascicolo in Procura viene aperto se la somma non versata supera i 50mila euro. Invece, se il testo esaminato dal Governo (e inviato alle commissioni parlamentari per i pareri) verrà confermato, la soglia per il penale salirà a 150mila euro. Per le violazioni sotto questo importo si applicherà solo la sanzione amministrativa. 

Processi - Conti alla mano, se consideriamo le notizie di reato pervenute negli ultimi tre anni in 38 Procure tra quelle interpellate nelle scorse settimane, significherebbe archiviare circa 8.500 fascicoli su poco più di 25mila. A questo poi andrà sommato il dato sui procedimenti pendenti, anche alla luce del fatto che un numero elevato di fascicoli è stato “chiuso” nel 2014 e altri lo saranno anche nei prossimi anni per effetto della sentenza della Corte costituzionale dello scorso aprile (80/2014) che ha allineato le soglie di punibilità fino all'estate 2011 tra omesso versamento e omessa dichiarazione Iva. Per far uscire dalle Procure i fascicoli con le violazioni più contenute, inoltre, la bozza di decreto legislativo esaminato dal Governo esclude il reato in tutti i casi in cui l'importo delle imposte - sui redditi e Iva - evase non supera il 3% di quelle dichiarate. 

Clamorosa indiscrezione sulla Merkel: Grecia ed euro verso il terremoto

Der Spiegel: Merkel e Schaeuble tranquilli, la Grecia può uscire dall'Euro




Il governo tedesco ritiene che l'Eurozona sia assolutamente in grado di sopravvivere all'eventuale uscita della Grecia, se sarà necessario. E' quanto rivela il settimanale tedesco Der Spiegel che cita fonti del governo di Berlino, che riferiscono a loro volta delle convinzioni sia del cancelliere Angela Merkel sia del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble. Per i due l'Eurozona, dal primo gennaio a 19 con l'ingresso della stabile ed economicamente affidabile Lituania, abbia effettuato le necessarie riforme dalla crisi del 2012, quando Atene venne salvata dalla troika Bce-Ue-Fmi per rendere gestibile l'eventuale addio della Grecia all'euro. 

La granata Tsipras - "Il pericolo di un contagio è limitato perché Portogallo e Irlanda (gli altri due Paesi salvati) si debbono considerare riabilitati", riferisce lo Spiegel. Allo stesso tempo contro il rischio di conseguenze negative c'è anche il fatto che l'European Stability Mechanism (ESM), il fondo di salvataggio dell'Eurozona, sia un "efficace" sistema di recupero e che sia ora operativo, a differenza del 2012. Lo stesso vale per le grandi banche. Da Berlino nessun commento alle indiscrezioni dello Spiegel, che aggiunge come non sia ancora chiaro il particolare - tutt'altro che secondario - se un Paese che esca dall'Eurozona possa restare nell'Ue. In sintesi il settimanale di Amburgo riferisce che per il governo tedesco l'uscita della Grecia dall'euro sarà inevitabile se i sondaggi saranno confermati nelle urne il 25 gennaio e a vincere sarà l'estrema sinistra di Syriza di Alexander Tsipras, che non vuole uscire dall'euro ma intende rinegoziare l'accordo di salvataggio con la troika cancellando una grossa fetta del debito pubblico greco.