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martedì 16 settembre 2014

TASI, CAOS E FREGATURE Quasi tutti i Comuni alzeranno le aliquote Ecco dove stangano chi è in affitto

Tasi, la fregatura delle aliquote al massimo. Detrazioni, è caos




Una giungla con fregatura annessa. E' la Tasi, la "nuova" tassa su illuminazione, pulizia delle strade e servizi indivisibili talmente "generica" e indecifrabile nella sua applicazione da rendere liberi i Comuni di determinare aliquote, scadenze e detrazioni a loro piacimento. Una giungla, perché ogni Municipio decide secondo propri criteri a chi concedere sconti e quando far pagare la tassa. E una fregatura, perché il confronto con l'Ici e con l'Imu è impietoso: come spiega al Corriere della Sera Giorgio Spaziani Testa, segretario generale di Confedilizia, i contribuenti sborseranno nel 2014 24,8 miliardi, 15,6 in più rispetto al gettito Ici del 2011 (9,2 miliardi). E il sospetto più che fondato è che alzando le aliquote al massimo e riducendo le detrazioni, a differenza di quanto accadeva con l'Imu, i Comuni incasseranno qualcosa in più anche rispetto alla tanto odiata vecchia tassa sulla prima casa.

Scadenze e aliquote - Ancora non è facile comprendere come si muoveranno i singoli Enti locali, perché le scadenze sono differenti: 2.178 Comuni hanno fatto versare la prima rata entro il 16 giugno scorso, poco più di 5.000 entro il prossimo 16 ottobre e appena 800 hanno stabilito il pagamento in un'unica rata al 16 dicembre. In questo caso, l'aliquota non può salire oltre quella base dell'1 per mille. Diversamente, come detto, i sindaci possono invece alzare il tetto fino al 3,3 per mille, a patto che lo 0.8 per mille sia destinato alle detrazioni per le categorie meno abbienti. In attesa che il governo imponga per i prossimi anni un limite chiaro, come annunciato dal premier Matteo Renzi la scorsa settimana in tv da Bruno Vespa, per ora i Municipi tendono tutti all'aliquota dello 0,25-0,26%, praticamente il massimo.

Proprietari e affittuari - C'è poi la questione della ripartizione della tassa tra proprietari e inquilini e la serie di detrazioni "variabili" di Comune in Comune. La tendenza è quella di far pagare la Tasi per il 90% al proprietario dell'immobile, ma qualche sindaco spreme un po' di più gli affittuari. Ad Aosta, Avellino, Belluno, Biella, Caltanisetta, Campobasso, Catania, Iglesias, Imperia, L'Aquila, Lanusei, Matera, Napoli, Oristano, Pesaro, Pisa, Sanluri, Sassari, Tempio Pausania, Teramo, Tortolì, Udine, Varese, Verbania, Verona e Villacidro, per esempio, il rapporto dice 70% a carico del proprietario e 30% a carico dell'inquilino, che scende al 20% a Brescia, Cosenza, Isernia, Lecco, Mantova, Messina, Perugia, Rimini, Roma, Taranto, Terni. 

La giungla delle detrazioni - Certo, ci sono poi le detrazioni, che però complicano i calcoli. Dimenticatevi la franchigia di 200 euro prevista dall'Imu. Qui il "salvagente" si gonfia e si sgonfia e si sgonfia a seconda della latitudine. Come ricorda il Corriere, c'è chi stabilisce fasce di detrazione a seconda della rendita catastale, della categoria catastale, dell'Isee, dei "figli a carico", di un non ben precisato "in uso a familiari".

Casa pulita e vitamina D contro le allergie invernali

Casa pulita e vitamina D contro le allergie invernali 




Intensificare le pulizie in casa e godersi al sole gli ultimi week end di bel tempo. Sono i due semplici accorgimenti per prevenire le allergie in inverno, soprattutto contro gli acari della polvere. «Presto verranno accesi i riscaldamenti e i moti convettivi di aria che ne conseguiranno aumenteranno la concentrazione degli allergeni degli acari della polvere nelle stanze - spiega G. Walter Canonica, Direttore della Clinica delle Malattie dell’apparato respiratorio e Allergologia dell’Università di Genova – Per difendersi è consigliabile prepararsi alla stagione fredda con un’accurata pulizia di ogni ambiente chiuso». Ma l’inverno porta con sé anche un altro sgradevole regalo: la tendenza a uscire meno all’aria aperta e il conseguente minore irraggiamento della pelle, determina una diminuzione di vitamina D, potenziale difesa fisiologica contro le allergie respiratorie. Se ne parlerà al XV Congresso nazionale SIMER- FIP (Società italiana di medicina respiratoria a Genova, 1-3 ottobre 2014), dove verrà presentato uno studio italiano che mette in correlazione allergie respiratorie, comprese rinite ed asma, e diminuzione di livelli di vitamina D nel sangue. «E’ noto un rapporto tra luce e allergie – prosegue il professor Carlo Mereu, Presidente SIMER e del Congresso di Genova - In Paesi che non hanno una forte esposizione al sole, la popolazione è maggiormente soggetta alle patologie autoimmuni rispetto a chi vive in località più soleggiate».

Lo studio scientifico. Nello studio si è osservato che la vitamina D ha anche un’azione ormonale e in particolare interviene nella modulazione della risposta immunitaria innata ed adattativa, incluse la sensibilizzazione allergica e lo sviluppo di patologie come le malattie autoimmuni. La ricerca è stata condotta in 18 centri nazionali su 309 pazienti (43% maschi; età: 16-86 anni) con allergia respiratoria (con o senza manifestazioni cutanee). «È stata evidenziata una relazione significativa tra bassi livelli di vitamina D, sensibilizzazione ad allergeni perenni e insorgenza di alterazioni del sistema immunitario che possono portare a dermatite atopica - illustra Carlo Lombardi, responsabile dell’Unità Dipartimentale di Allergologia, Immunologia Clinica e Malattie dell’Apparato Respiratorio della Fondazione Poliambulanza di Brescia – proprio la dermatite atopica in genere precede lo sviluppo di altre malattie allergiche e respiratorie come rinite, asma e allergie alimentari, fenomeno detto di ‘marcia allergica’». Non sono stati invece trovati collegamenti tra bassi livelli di Vitamina D e allergeni stagionali, come per esempio i pollini. Questo pone problemi interpretativi. «È probabile - conclude Lombardi - che avere allergie da allergeni perenni provochi una stimolazione cronica del sistema immunitario che, se è accompagnata da bassi livelli di vitamina D, può portare allo sviluppo di allergie respiratorie persistenti. Invece le forme stagionali determinano una stimolazione discontinua del sistema immune che non viene influenzata dai livelli di vitamina D e quindi non sempre si collega con lo sviluppo di allergopatie significativamente e clinicamente rilevanti”.

Le società scientifiche. Il ruolo propositivo delle società scientifiche nello sviluppo e nella progettualità presente e futura della pneumologia in Italia e in Europa sarà il filo conduttore di tutto il Congresso Simer-FIP di Genova, che culminerà con una tavola rotonda, nel corso della quale si parlerà anche dei giovani specialisti. «Vogliamo dare particolare visibilità alla pneumologia del domani – illustra Mereu - invitando i giovani ricercatori a presentare i risultati dei loro lavori anche con la selezione della migliore comunicazione orale. Nella tre giorni di lavoro a Genova affronteremo, con diversi specialisti internazionali, anche le novità sulla gestione di Asma e BPCO, le nuove terapie, le interazioni cuore-polmone e con le malattie reumatiche, grazie alla collaborazione con la Società italiana di reumatologia (SIR), l’impatto dell’inquinamento sulle malattie respiratorie e la qualità di vita, e poi le scoperte sulla tubercolosi, le polmoniti, il fumo di sigaretta e tantissimi altri argomenti. Mi preme infine ringraziare la Presidenza della Repubblica per il patrocinio al nostro Congresso Simer-Fip».

La nuova avveneristica cura anti-obesità: i batteri "mangiano" il grasso (da dentro)

Batteri trapiantati nello stomaco per combattere l'obesità




Dal diabete all’obesità, dalla sclerosi multipla all’autismo: sono solo alcune delle malattie la cui soluzione potrebbe trovarsi in una nuova metodica, il trapianto di flora batterica intestinale (microbiota), applicazione che oggi in Italia viene eseguita solo al Policlinico universitario Gemelli di  Roma dove già di routine viene usata contro infezioni intestinali potenzialmente letali. L’ateneo romano ha anche avviato sperimentazioni cliniche su alcuni pazienti con diabete insulino-resistente in fase precoce e con colite ulcerosa. E presto potrebbe partire un trial clinico sulla sclerosi multipla.

Il trapianto di microbiota è anche al centro del corso ’Postgraduate Course Gut Microbiome, Nutrition and Health’ organizzato dall’Associazione europea di gatroenterologia, endoscopia e nutrizione-Eagen che si apre oggi pomeriggio insieme al workshop congiunto XXVII International Workshop on Helicobacter and Microbiota in Inflammation and Cancer, dedicato a Helicobacter pylori e al suo ruolo nell’infiammazione gastrointestinale e nel cancro, a cura del Gruppo di studio europeo su Helicobacter-Ehsg (11-13 settembre). Il trapianto di microbiota fecale è uno dei più innovativi nuovi trattamenti del XXI secolo, sottolineano dal Gemelli. Gli esperti ritengono che questa procedura, che trapianta i microbi da un intestino umano a un altro attraverso la materia fecale, potrebbe offrire la cura a una vasta gamma di malattie e gettare nuova luce sul ruolo del microbioma in malattie gastrointestinali e non solo. Eseguire il trapianto di per sé è una procedura non complicata. Bisogna isolare la flora batterica di un donatore sano attraverso sofisticate procedure microbiologiche di purificazione, e questo liquido viene poi somministrato al ricevente per bocca o per via rettale.

Mentre il microbiota fecale si dimostrato essere sicuro ed efficace per i pazienti con infezioni ricorrenti da Clostridium difficile, la sua efficacia nel trattamento di altre malattie è ancora da dimostrare. Ma vi sono dati internazionali che dimostrano che il microbiota fecale è un trattamento efficace per una serie di altri disturbi gastrointestinali. Uno studio presentato lo scorso agosto alla conferenza dell’American Gastroenterological Association tenutasi a Chicago riporta che il 70% delle persone che ha ricevuto microbiota fecale per la sindrome dell’intestino irritabile refrattaria aveva una risoluzione e/o un miglioramento dei sintomi. La qualità della vita è stata anche migliorata nel 46% dei pazienti. I dati confermano inoltre il potenziale del trapianto nel trattamento della malattia infiammatoria intestinale, colite ulcerosa e morbo di Crohn. «La flora batterica interagisce con le cellule immunitarie che popolano il nostro intestino - spiega Antonio Gasbarrini, direttore dell’Unità operativa complessa di medicina interna e gastroenterologia del Gemelli e presidente del congresso Eagen - modulando l’attività di geni chiave per il corretto funzionamento del sistema immunitario».

Non si esclude dunque che con il trapianto di microbiota si possa porre rimedio anche a malattie gravi e complesse come la sclerosi multipla, misteriose come l’autismo che non a caso risulta spessissimo associato a numerosi problemi gastrointestinali. Al Policlinico Gemelli si è recentemente concluso un trial che ha confrontato l’efficacia del trapianto di microbiota intestinale rispetto alla terapia antibiotica standard con vancomicina nei pazienti affetti da colite da Clostridium difficile recidivante. Il trial, coordinato da Giovanni Cammarota, ha dato ottimi risultati: dei pazienti sottoposti a trapianto di microbiota, l’89% ha eradicato la malattia, contro il 23,6% dei pazienti trattati con vancomicina. Alcuni dei sottoposti a trapianto (19) hanno necessitato di procedure multiple, per un totale di circa 30 procedure. In seguito ai risultati dello studio, attualmente al Policlinico il trapianto si esegue di routine per trattare i casi di infezione da Clostridium difficile resistenti alla terapia antibiotica, che hanno altrimenti una potenza letale.

Un ulteriore trial, già approvato dal Comitato etico dell’università Cattolica e in procinto di partire, ha l’obiettivo di studiare l’efficacia del trapianto nella sclerosi multipla, malattia autoimmune per la quale c’è sempre maggiore evidenza di un coinvolgimento della flora intestinale. I primi risultati di queste sperimentazioni cliniche potranno essere ottenuti già all’inizio del 2015.

Epatite C, farmaci indisponibili: le associazioni scrivono a Renzi

Epatite C, farmaci indisponibili: le associazioni scrivono a Renzi 




Entro il mese di settembre ci sarà un nuovo incontro tra Aifa, l'Agenzia italiana del Farmaco, e Gilead, la casa produttrice del farmaco, per la determinazione del costo delle terapie salvavita per l'Epatite C in Italia. La preoccupazione dei pazienti è alta, da tempo si trascina la contrattazione sul costo del sofosbuvir, ora la richiesta, espressa con una lettera aperta, è che il presidente del Consiglio intervenga direttamente e prenda una posizione chiara, per salvare almeno 15-20mila pazienti a rischio della vita e poter curare subito altri 3-400mila cittadini mono e co-infetti da Epatite C. I farmaci salvavita sono già disponibili, ma ancora interdetti a causa del costo elevato imposto dall'azienda produttrice. Una situazione che ricorda l'avvento, nel 1996, dei farmaci antiretrovirali che ancora oggi permettono alle persone con Hiv di convivere col virus senza sviluppare l'Aids e morirne. Come allora, è necessario che i farmaci siano messi a disposizione dei pazienti più gravi nel tempo più breve possibile. Come allora, sono le associazioni, i pazienti, gli attivisti a chiedere con forza che questo avvenga. "Questa interminabile negoziazione mette a serio rischio la vita di migliaia di persone con malattia molto avanzata, molte delle quali non rientrano nel quanto mai opportuno, ma limitato, programma di uso compassionevole recentemente istituito", scrivono le associazioni EpaC, Lila, Nadir, Plus, chiedendo che "siano messe a disposizione le risorse per acquistare immediatamente la quantità di terapie salva-vita necessarie, senza le quali molti pazienti potrebbero morire nei prossimi mesi e che siano stanziati successivamente i fondi per un piano pluriennale per la cura di tutti i pazienti con Epatite C". Al premier Matteo Renzi le associazioni chiedono "di promuovere un incontro immediato con tutti i ministri competenti per avere risposte concrete sullo stato dell’arte del Piano Nazionale sulle Epatiti Virali, sulle risorse che lo stato intende mettere a disposizione e su quale sia la strategia che si intende porre in essere per impedire che i cittadini italiani, mono o co-infetti che siano, muoiano di Epatite C".

Qui di seguito il testo integrale della lettera inviata a Matteo Renzi e al ministro della salute Beatrice Lorenzin, firmata da Ivan Gardini, presidente EpaC; Alessandra Cerioli, presidente Lila; Filippo von Schlosser, presidente Nadir e Sandro Mattioli, presidente Plus.


"Egregio Sig. Presidente del Consiglio,
è con grande preoccupazione che ci rivolgiamo direttamente a Lei in qualità di Presidenti di associazioni impegnate nella tutela della salute e dei diritti delle persone affette dalle Epatiti e dall'Hiv/Aids. Abbiamo apprezzato e condiviso la sua performance "personale" per raccogliere fondi a favore della ricerca contro la SLA, una terribile malattia che ci auguriamo possa essere curata il prima possibile. Ora, però, Le chiediamo di occuparsi di una malattia per la quale la cura esiste già, ma si rende necessaria una Sua presa di posizione urgentissima per salvare almeno 15/20.000 pazienti a rischio vita e poter curare altri 3/400.000 cittadini mono e coinfetti da epatite C. Un suo impegno come capo del governo in questo campo permetterebbe di salvare vite umane! Come Lei certamente saprà, quest’anno - dopo molti anni di attesa - sono stati finalmente approvati dall’EMA (European Medicine Agency) e da altre Agenzie regolatorie alcuni farmaci che permettono di guarire dall’epatite C nel 90-100% dei casi. Possono essere utilizzati in pazienti recidivi o intolleranti a terapie gravate da numerosi effetti collaterali e soprattutto in pazienti a rischio vita con malattia avanzata, in lista di attesa per il trapianto di fegato e nel post-trapianto. Tutte persone che non avevano altre opzioni terapeutiche, molte delle quali condannate fino a poco tempo fa ad un lungo e doloroso cammino verso la morte. Parliamo, quindi, di farmaci salva-vita. La possibilità di avere oggi terapie combinate composte da farmaci efficaci a somministrazione orale, in grado di eradicare il virus della epatite C senza l’uso di interferone (invece a somministrazione iniettiva e con effetti collaterali devastanti), è una vera “rivoluzione”, alla stregua di quando nel 1996 arrivarono le prime terapie di combinazione dei farmaci anti-HIV/AIDS che ridussero drasticamente la mortalità per Aids nel nostro paese. Sarebbe una gran bella notizia se non fosse per la presenza di due “fattori” che stanno compromettendo l’accesso concreto a questi farmaci per tutte le persone che ne avrebbero bisogno: 

1) una rincorsa sfrenata al profitto senza precedenti delle aziende farmaceutiche produttrici, che hanno proposto prezzi di vendita altissimi e quasi proibitivi per molti paesi; 

2) una crisi economica nazionale che inevitabilmente porta costantemente tagli alla sanità, con una logica miope che serve solo a fare cassa, ma che inevitabilmente produrrà costi maggiori nel lungo periodo aggravando ulteriormente la spesa pubblica, oltre che causare sofferenze evitabili alla cittadinanza.

Che la spending review non abbia risparmiato nemmeno la rivoluzione sulla cura dell’epatite C è ormai un dato di fatto. Infatti, nonostante le numerose dichiarazioni alla stampa del Ministro della Salute sulla necessità di approvare un Piano Nazionale sulle Epatiti, in sostanza se n’è persa ogni traccia. Non ci risulta che il Suo Governo abbia stanziato un budget specifico per poterlo attuare, e neppure è noto se il Ministro Lorenzin abbia mai illustrato in Consiglio dei Ministri la straordinaria opportunità di eradicare un’intera patologia dal nostro paese. Siamo costretti a rilevare che la commercializzazione del Sofosbuvir, il primo di una serie di farmaci, è oggetto di trattative troppo lunghe tra l’azienda farmaceutica e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Non si trova l’accordo sul prezzo di vendita e la decisione viene continuamente rimandata. Noi rispettiamo il lavoro sin qui svolto da AIFA per ottenere il miglior prezzo possibile, ma questa interminabile negoziazione mette a serio rischio la vita di migliaia di persone con malattia molto avanzata, molte delle quali non rientrano nel quanto mai opportuno - ma limitato - programma di uso compassionevole recentemente istituito. A questo proposito, chiediamo a Lei e al Ministro Lorenzin, che dalla sede di una multinazionale farmaceutica lo scorso maggio dichiarò "Non possiamo accettare che queste cure siano date con criteri selettivi. Tratteremo con le aziende sul prezzo", quali strategie concrete si intende mettere in atto il 29 settembre 2014, quando vi sarà un ulteriore incontro tra AIFA e Gilead (azienda produttrice del Sofosbuvir).

Lei, Signor Presidente del Consiglio, sacrificherebbe la vita dei suoi cari sull’altare di una negoziazione del prezzo di un farmaco? Non si chiederebbe se non esiste una soluzione intermedia? È proprio la domanda che ci stiamo facendo tutti noi. La scienza insegna che esiste un punto di non ritorno nella malattia avanzata di fegato oltre il quale - anche se si guarisce dall’infezione - il decorso non cambia e la malattia progredisce fino alle sue nefaste conseguenze. I pazienti lo sanno e sono terrorizzati. Chi non lo sarebbe? I pazienti che contattano quotidianamente le nostre associazioni ci chiedono quando saranno disponibili questi farmaci, dove acquistarli alla folle cifra di 60.000 Euro, in quale Stato estero possono andare a curarsi. A queste migliaia di persone vanno date risposte, ora e subito! Con il Comunicato 376 del 13 Agosto 2014, AIFA comunica che l’azienda produttrice di Sofosbuvir ha fatto una proposta di vendita che contiene “elementi significativi di miglioramento”. A questo punto Le chiediamo - in qualità del capo del governo - che siano messe a disposizione le risorse per acquistare immediatamente la quantità di terapie salva-vita necessarie, senza le quali molti pazienti potrebbero morire nei prossimi mesi e che siano stanziati successivamente i fondi per un piano pluriennale per la cura di tutti i pazienti con epatite C. Sul lungo periodo, come già abbiamo chiesto attraverso l’appello che abbiamo inviato a tutti i Ministri della Salute dell’Unione Europea, chiediamo di usare qualsiasi mezzo per ridurre i costi futuri e garantire l'accesso universale a queste terapie, quali accordi su acquisti congiunti tra paesi della Unione Europea (che potrebbero essere applicati anche ai farmaci per l'epatite C) e l’utilizzo di licenze obbligatorie (compulsory licences) previste dalle norme internazionali della Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), che permettono ai Paesi colpiti da gravi emergenze sanitarie di produrre localmente farmaci equivalenti o importarli, anche se ancora coperti da brevetti.

Sig. Presidente del Consiglio, Le chiediamo quindi di promuovere un incontro immediato con tutti i ministri competenti per avere risposte concrete sullo stato dell’arte del Piano Nazionale sulle Epatiti Virali, sulle risorse che lo stato intende mettere a disposizione e su quale sia la strategia che si intende porre in essere per impedire che i cittadini Italiani, mono o co-infetti che siano, muoiano di epatite C. Noi associazioni dobbiamo dare risposte ai pazienti e ai familiari che ci interpellano ogni giorno: ci aspettiamo questo segnale di rispetto verso il lavoro che svolgiamo nei confronti di 3/400.000 cittadini già diagnosticati con l’epatite C, dei quali si stima siano da curare con urgenza almeno 20.000 mono-infetti e 3.000 co-infetti HCV/HIV. Non possiamo più tollerare un atteggiamento negazionista del problema, che nei fatti sembra pervadere il nostro paese a molti livelli".

Ocse e S&P bocciano l'Italia: "La ripresa non arriverà"

Ocse e S&P bocciano l'Italia: "La ripresa non arriverà"




Per l'Italia una bocciatura dietro l'altra. L'ultimo schiaffo a Matteo Renzi è quello dell'Ocse, che ha drasticamente tagliato le stime di crescita del Belpaese. Nel rapporto economico diffuso oggi, l'organizzazione prevede per il 2014 un calo del Pil della penisola dello 0,4% contro il +0,5% indicato nell'outlook semestrale dello scorso maggio. Anche per il 2015 la revisione al ribasso è drastica: le stime puntano ora a +0,1% contro il +1,1% pronosticato la scorsa primavera. Nel dettaglio, quelle relativa al Pil italiano sono le revisioni più pesante del rapporto (che è un aggiornamento tra gli outlook semestrali) e l'Italia è l'unico paese in recessione tra i big. L'Ocse ha tagliato per altro le prospettive anche degli altri paesi del G7. Il Pil tedesco è atteso in crescita dell'1,5% sia quest'anno (dall'1,9% indicato a maggio), sia il prossimo (dal +2,1%). Per l'insieme dell'Eurozona la crescita attesa quest'anno è ridotta a +0,8% (da +1,2%) e a +1,1% (da +1,7% il prossimo).

Il report vede nero - L'organizzazione, nel bollettino, rimarca: "Vista la debolezza della domanda, la flessibilità all'interno delle regole europee dovrebbe essere utilizzata per sostenere la crescita". Inoltre, per l'Ocse, in parallelo "il continuo fallimento dell'economia globale nel generare una crescita forte, equilibrata ed inclusiva sottolinea l'urgenza di sforzi di riforma ambiziosi". Resta deludente anche il recupero dell'Eurozona, "specialmente nei Paesi più grandi: Germania, Francia, Italia". Nel report si legge anche che "la ripresa in alcune economie periferiche è incoraggiante, altri Paesi fronteggiano ancora sfide strutturali e di bilancio, insieme al peso di un alto debito".

Schiaffo pure da S&P - Altre cattive notizie arrivano da Standard & Poor's, che taglia le stime di crescita del'Eurozona e prevede che l'economia italiana resterà al palo nel 2014. Se prima stimava un +0,5% del Pil italiano, ora abbassa l'asticella a zero. Al ribasso vengono riviste anche le stime di Francia (a +0,5% da +0,7%) e Olanda (a +0,8% da +1%), mentre restano invariate quelle di Germania (+1,8%), Spagna (+1,3%) e Belgio (+1,1%). Infine, per Renzi, gli schiaffoni del Financial Times, secondo il quale "l'Italia teme il vento freddo della deflazione". Con questo titolo il quotidiano della City londinese riassume la situazione dello Stivale in un'analisi sulle sofferenze dell'Eurozona. "La comparsa della deflazione in Italia - continua il Ft - suggerisce una preoccupante diffusione dalla Spagna, un'altra economia perimetrale dell'Eurozona, che ha rialzato la testa quest'anno".

Pane, pasta, latte, farina, libri: ecco su che cosa aumenterà l'Iva

Iva, l'Europa mette nel mirino le aliquote agevolate





"Aumentate l'Iva sui beni di prima necessità come pane e pasta". L'ordine a quanto pare arriva da Bruxelles. Secondo quanto racconta il Messaggero l'ultimo avviso sarebbe arrivato solo un paio di giorni fa. L'Italia secondo gli euroburocrati l'Italia come gli altri Paesi dell'Unione europea deve "fare i compiti a casa" quelli dettati nella scorsa primavera. Un elenco di prescrizioni che va dalla riforma del lavoro fino alla'accelerazione dei tempi della giustizia. Ma il chiodo fisso dell'europa resta la pressione fiscale. E' lì che Bruxelles vuole colpire l'Italia. Come se già non bastasse il peso dei vari balzelli che piovono sulla testa degli italiani potrebbe arrivare un aumento sull'Iva. Un documento da parte dell'Ue parla chiaramente di un aumento dell'imposta del valore aggiunto. 

Le indicazioni - "I recenti interventi volti ad alleggerire la pressione fiscale sui fattori di produzione sono stati piuttosto limitati. Vi è il margine - spiega il documento - per spostare ulteriormente il carico fiscale verso i consumi". Su questo punto le raccomandazioni erano andate anche oltre. "E' determinante anche una revisione delle aliquote ridotte dell'Iva e delle agevolazioni fiscali dirette". Traduzione: l'Ue ha chiesto al governo di rimettere mano all'Iva e dopo il doppio aumento dal 20 al 22 per cento decisa da Monti e Letta. E questa volta la richiesta è chiara: va aumentata l'a liquota minima del 4 per cento che riguarda beni essenziali come il pane e la pasta. E a confermare le indiscrezioni c'è anche una fonte autorevole del ministero dell'Economia: "L'aumento aleggia nell'aria". 

Su cosa aumenta - Su cosa aumenterà l'Iva? I prodotti su cui dovrebbe intervenire il rincaro sono: Riso, pane, pasta, farina. Ma anche frutta, verdura, patate, latte fresco, formaggi, burro, olio d'oliva,  mense aziendali e scolastiche. Rincari in vista anche su libri, giornali, riviste, occhiali e lenti a contatto. Infine l'aumento dell'Iva riguarderà anche attrezzature e apparecchi terapeutici. 

Consulta, fumata nera Violante e Bruno Sul Csm regge l'accordo Pd-Forza Italia

Consulta, fumata nera: niente quorum per Violante e Bruno. Eletti i membri laici del Csm




Fumata nera per l'elezione di due giudici costituzionali da parte del Parlamento in seduta comune. Da quanto si apprende da fonti parlamentari, nessun candidato ha raggiunto il quorum richiesto dei 3/5 dei componenti dell'Assemblea, pari a 570 voti. Camera e Senato torneranno a riunirsi a Montecitorio domani alle 18. Luciano Violante e Donato Bruno, i due nomi emersi in seno all’accordo Forza Italia-Pd, non hanno raggiunto il quorum per essere eletti. Il senatore di Forza Italia, Donato Bruno, si è fermato a 529 voti; per Luciano Violante i voti sono stati 530. Il quorum previsto per l’elezione dei magistrati di Corte Costituzionale è di 570. Si vota da giugno. Secondo fonti parlamentari, i nomi indicati dai partiti non dovrebbero cambiare nemmeno domani. Il Movimento Cinque Stelle ha disertato le votazioni.

Eletti i laici del CSM - Elisabetta Alberti Casellati, Teresa Bene e Renato Balduzzi risultano eletti membri laici del CSM da parte del Parlamento in seduta comune: è quanto apprende l'ANSA da fonti parlamentari. I tre hanno superato il quorum previsto di 482 voti.