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sabato 13 settembre 2014

Marcianise (Ce): Doccia gelata per l'Assessore Biagino Tartaglione, a favore della SLA / Video

Marcianise (Ce): Doccia gelata per l'Assessore Biagino Tartaglione, a favore della SLA

a cura di Gaetano Daniele 



L'Assessore Biagino Tartaglione coglie l'occasione per rispondere al Consigliere Pierluigi Salzillo, sull'operato portato avanti fino ad oggi sull'ampliamento e sulla convenzione dell'Outlet di Marcianise. 


Sondaggi, Renzi in caduta libera: ecco quanto ha perso in tre mesi

Matteo Renzi, cala la popolarità: perde 15 punti in tre mesi




Tutti a favore di Matteo Renzi e del suo governo? Un concetto che pare ridimensionato. Almeno stando al sondaggio sulla popolarità del premier pubblicato da Repubblica. Certo, Matteo resta trasversale e il suo Pd vicino al 40%, ma i pareri sulla sua persona sono cambiati. E' quanto emerge dal sondaggio di Demos per l'Atlante Politico secondo cui il Pdr (il Pd di Matteo Renzi) come scrive Ildo Diamanti appare normalizzato. Ha perso, sempre secondo il sopracitato sondaggio, quella caratterizzazione "di sinistra" che piaceva agli elettori dell'ala più radicale del partito, ma fa pure fatica ad attingere consensi in quella piccola fetta di centrodestra a cui da sempre strizza l'occhio: detta altrimenti, il premier non piace più come prima, nonostante il gradimento resti alto. Nel dettaglio, l'Uomo da Rignano sull'Arno è al 54%, primo posto nel paese, rispetto al 69% di giugno.

15 punti in meno - Quindici punti di differenza che pesano. Le ragioni di tale calo, anche qua, sono molteplici. In primis la crisi, che non riduce la pressione sul reddito personale. Ma a deludere una larga fetta di elettorato sta una questione molto più semplice, che va al di là dei numeri, dei decimali, che trascende i famosi zerovirgola, ed è una semplice quanto altrettanto allarmante delusione diffusa. La delusione dei cittadini che ancora una volta hanno visto svanire all'orizzonte le promesse di ripresa del premier e che finora hanno assistito solo a una lunga, combattiva e combattuta, corsa a ostacoli del presidente del Consiglio nella riforme Istituzionali. Come afferma Demos infatti, gli elettori tendono a interessarsi e ad appassionarsi maggiormente ad altro tipo di riforme: quelle del mercato del lavoro, l'occupazione, l'adeguamento delle pensioni più basse, la scuola, il fisco. Fanno sbadigliare, al contrario, le sopracitate riforme istituzionali (fine del bicameralismo perfetto, riforma del a giustizia, la legge elettorale). 

Credito - Il calo sta lì a ricordarci come il credito dei cittadini nei confronti di Matteo Renzi, non sia infinito. Nel frattempo, come accennato, gli orientamenti di voto restano quelli che poi sono emersi nell'ultima tornata elettorale, con alcune significative differenze, come ci ricorda il sondaggio: si individuano infatti una crescita sostanziale per Forza Italia, che risale abbondantemente oltre il 18%. Si allarga pure il consenso di Sel, che forse, però, può essere spiegato banalmente col suddetto calo del Partito Democratico. In questo senso, i prossimi mesi appaiono decisivi, importanti, critici, Renzi dovrà stare attento a non tralasciare gli umori della società civile senza "riassumere e sovrapporre, governo e comunicazione".

Bluff auto blu: tagli solo a Palazzo Chigi I ministri si tengono i loro bolidi da Casta

Auto blu, taglia solo Palazzo Chigi, i ministeri "latitano"




Del Consiglio dei ministri del 24 aprile scorso, in cui Matteo Renzi annunciava che sarebbero rimaste solo 5 auto di Stato per ogni ministero e che sottosegretari capidipartimento sarebbero rimasti appiedati, è rimasto ben poco. Sia chiaro, da gennaio ad agosto di quest'anno le auto blu sono scese, ma solo da 1482 a 1277: a 140 giorni dal varo del Dpcm (decreto della presidenza del consiglio dei ministri) che prevedeva l'eliminazione delle auto blu per sottosegretari e capi dipartimento, la norma non è ancora apparsa sulla Gazzetta Ufficiale, finita magari in qualche stanza buia di Palazzo Chigi, e lì giace in attesa di ulteriori correzioni. 

A piedi - Senza il pezzo di carta scritto, il team dei sottosegretari continua a sgommare senza pietà sulle Lancia Delta azzurrine, mentre solo 4 ministeri, i più sobri, morigerati e low profile, hanno scelto di adeguarsi al diktat renziano dell'aprile scorso: il Tesoro e i tre senza portafoglio (Regioni, Riforme e Pubblica Amministrazione). Per esser precisi nemmeno il Tesoro ha fatto il suo compitino previsto dal decreto, ha solo dimezzato le auto di stato, da 24 a 12. Più bravi i ministeri senza portafoglio all'interno dei quali i bolidi color carta da zucchero sono spariti del tutto: letteralmente appiedati, gli alti burocrati usano auto proprie, si arrangiano, e ci scherzano su, come il sottosegretario alla funzione pubblica Angelo Rughetti, che ha twittato ironicamente un selfie della sua personalissima auto blu, una citycar economica, che di blu, ha solo il colore.

Consulta, Catricalà ritira la candidatura Bruciato dal caos di Forza Italia

Antonio Catricalà: "Ritiro la mia candidatura alla Consulta"




Duro stop per l'elezione dei membri della Consulta. Antonio Catricalà rinuncia ed esce dalla scena. "Ringrazio i parlamentari che mi hanno votato ma chiedo loro di non sostenere ulteriormente la mia candidatura" per la Consulta. "Non vorrei mettere a rischio la mia immagine professionale e spero che il Parlamento possa più facilmente superare le contrapposizioni che hanno finora ostacolato l’elezione dei due Giudici costituzionali", ha concluso. La rinuncia di Catricalà arriva dopo la fumata nera di ieri. 

La fumata nera - Nella votazione infatti nessun candidato ha raggiunto il quorum richiesto dei tre quinti dei componenti dell'Assemblea. Servirà quindi una nuova votazione, la decima. Luciano Violante resta il più votato con 468 voti. I suoi consensi sono aumentati rispetto a ieri (ne aveva 429). Erano lievitati anche i voti Catricalà, è arrivato a quota 368 a fronte dei soli 64 di ieri sera. Il quorum richiesto per essere eletti è tuttavia di 570 voti. Ora riparte il toto-nomi per capire chi debba sostituire Catricalà nella corsa verso la poltrona. 

I marò restano prigionieri, Renzi esulta: "Grazie India". La Meloni: "Tu sei pazzo"

Matteo Renzi elogia l'India, Giorgia Meloni lo sculaccia: "Sei impazzito?"




Se il buongiorno si vede dal mattino, a poche ore dal via libera della corte suprema di Delhi al rientro in Italia per quattro mesi di Massimo Latorre per motivi di salute, è già possibile capire come finirà la vicenda dei due marò: Latorre, a gennaio, verrà rispedito in India e Dio sa quando avrà fine  l'incredibile vicenda sua e del collega Girone. Ieri mattina, infatti, il premier appena sveglio ha fatto cinque tweet, uno dei quali dedicato proprio alla svolta nella vicenda-marò: "Collaborazione con la Giustizia indiana e stima per il premier Modi e il suo Governo. Lavoreremo insieme su tanti fronti". Pochi minuti e la leader dei Fratelli d'Italia Giorgia Meloni ha "sculacciato" il premier con un tweet al veleno: "Renzi, stimi l’India perchè rimanda a casa Latorre per 4 mesi dopo un’ischemia e 2 anni di detenzione illecita? Sei impazzito?". Siamo sicuri che tanti italiani condividono...


Di seguito il tweet di Renzi:

Matteo Renzi        ✔ @matteorenzi
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3. Collaborazione con la Giustizia indiana e stima per il premier Modi e il suo Governo. Lavoreremo insieme su tanti fronti.
10:07 - 12 Set 2014

I SOLDATINI DELLA MERKEL IN AZIONE Renzi alza la voce e l'Ue lo bastona: "Nessuna lezione all'Italia, ma..."

Jyrki Katainen risponde a Renzi: "Nessuna lezione"




Ieri mattina Matteo Renzi ha commentato gli ultimi moniti delle istituzioni europee sottolineando che "l'Italia non ha bisogno di lezioni". Le risposte non si sono fatte attendere. Jyrki Katainen, commissario agli Affari Economici e Monetari e prossimo vicepresidente del nuovo esecutivo Ue a guida Juncker, ha risposto così al presidente del Consiglio: "La Commissione Ue non è un maestro, noi siamo collaboratori. Stiamo solo valutando quanto bene i diversi Paesi stanno rispettando i loro impegni e quanto promesso verso gli altri Stati membri".

Draghi - Un incontro, quello dei ministri delle Finanze dell'Eurozona, fortmente incentrato sulla necessità per i singoli Paesi di approvare e implementare le riforme strutturali. Concetto ribadito con forza anche dal presidente della Bce Mario Draghi, presente all'incontro: Per "far si' che tornino gli investimenti", ha spiegato il numero uno dell'Eurotower, serve "fare riforme strutturali più ambiziose. I paesi dovranno affrontare le raccomandazioni specifiche in maniera determinata"

Dijsselbloem - Dal vertice dell'Eurogruppo esce un accordo tra i ministri delle finanze dell'Eurozona ad accelerare sul fronte della riduzione delle tasse sul lavoro."Ridurre il cuneo fiscale è una delle principali riforme che renderà le nostre economie più competitive", ha spiegato il presidente Jeroen Dijsselbloem.

Padoan - In mattinata una parziale rassicurazione ai partner europei era arrivata dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, con l'assicurazione che il nostro Paese rispetterà il tetto del 3% nel rapporto tra deficit e Pil. "Come la stessa Bce ammette nel bollettino il quadro macro è molto peggiore di sei mesi fa e c'è un'ovvia meccanica implicazione per i conti pubblici, noi rispetteremo gli impegni presi", ha detto Padoan. "Il target del 2,6% - ha aggiunto - era l'obiettivo compatibile con un quadro macro diverso, lo ripeto: noi rispetteremo i vincoli".

"Parigi è Parigi" - A chi gli chiedeva se il rispetto del vincolo del 2,6% nel rapporto deficit-pil volesse dire una manovra correttiva, Padoan ha così risposto: "Stiamo lavorando alla legge di stabilità che, per definizione, impatta sui conti, quando avremo i numeri sarete i primi a saperlo". "Parigi è Parigi". Così il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan risponde ai giornalisti che gli chiedono cosa ne pensi della richiesta che la Francia intende fare per ottenere una deroga al tetto del 3% del deficit. "Noi lo rispetteremo" ha aggiunto.

Il compagno Sallusti è passato a "L'Unità"? "Governi fantoccio": il direttore sta con Mosca, ecco cosa ha scritto...

Sallusti: "In Ucraina governo fantoccio di Obama"




Allarme! C'è un vetro-comunista reduce non pentito degli anni Settanta che ieri sera si è chiuso nell'ufficio del direttore de "Il Giornale". Si chiama Alexander (Sasha) Sallustič e ha scritto lui l'editoriale che appare oggi sulla prima pagina del quotidiano di via Negri. Il commento riguarda la Russia e le sanzioni aggiuntive che proprio ieri i 28 Paesi membri dell'Unione europea hanno deciso di varare nei confronti di Mosca. Sanzioni folli, si legge nell'editoriale, in un momento in cui gli indicatori economici dell'Ue sono da togliere il sonno. E che le ritorsioni russe alle sanzioni potrebbero mandare ancora più a picco. Insomma, nulla che faccia pensare a qualcosa di strano, nell'ufficio che fu di Indro Montanelli. Almeno fino  al penultimo capoverso dell'editoriale, in cui si legge "passi chi ci hanno messo nella cacca fino al collo, ma accendere pure il ventilatore per alzare l'onda è cosa da pazzi irresponsabili. E tutto per permettere al governo fantoccio di Kiev voluto da da Obama di continuare ad affamare il suo popolo...". Alt. "Governo fantoccio?". Come i regimi latinoamericani degli anni Settanta: quelli in Argentina, in Brasile, in Cile (dopo Allende), per i quali la stampa comunista creò l'espressione "governi fantoccio degli americani". Sasha Sallustič non ha resistito alla nostalgia e s'è tradito. Chissà cosa direbbe Montanelli...