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sabato 13 settembre 2014

SCIPPATORI LIBERI PER LEGGE Ecco a cosa serve lo "svuotacarceri"

Giustizia, la legge vieta la prigione agli scippatori


di Maurizio Belpietro 



I lettori milanesi sono stati informati da poche righe in cronaca. Se riassumo la vicenda è dunque ad uso e consumo di chi non riceve le pagine dedicate al capoluogo lombardo. Martedì, in una zona centrale e ben frequentata della città, una donna di 68 anni è stata seguita fin dentro l’androne del palazzo in cui abita, dopo di che le è stata strappata la collanina che portava al collo. Lo scippo ha avuto un esito violento, perché nella colluttazione che ne è seguita la vittima ha riportato ferite al collo. Non fosse per il seguito, si potrebbe dire che si è trattato di un episodio di ordinaria criminalità che ormai si registra quotidianamente nelle nostre metropoli. Sennonché lo scippatore una volta presa la collanina e fuggito è stato inseguito da un avvocato, il quale con la collaborazione di altri passanti è riuscito ad acciuffare il ladro. Tutto bene dunque? No, per niente, in quanto il bandito, una volta portato di fronte al magistrato, si è visto togliere le manette e rimandare a casa invece che in cella. Non dico che gli siano state rivolte delle scuse, ma quasi, e la colpa per una volta non è del pm ma della legge che pur non condividendo ogni procuratore è tenuto ad applicare.

Vi pare cioè incredibile che un tizio preso in flagranza di reato, dopo aver procurato lesioni a una donna, venga rimandato a casa con una pacca sulla spalla e al massimo una ramanzina? Eppure è la logica conseguenza di una misura approvata dal Parlamento italiano su indicazione del governo. Sotto il nome di Svuota carceri e con la scusa di venire incontro a una precisa richiesta dell’Europa, che altrimenti minacciava pesanti sanzioni nei confronti dell’Italia, mesi fa Camera e Senato hanno votato in tutta fretta una norma che praticamente fa divieto ai pm di mandare in galera chiunque non corra il rischio di essere condannato a una pena detentiva superiore ai tre anni. Risultato, di fatto si è garantita l’impunità a ladri, spacciatori, scippatori, stalker e tutte quelle persone che commettono reati che spaventano l’opinione pubblica ma che - chissà come mai - i politici liquidano come microcriminali. Chi strappa la collanina a una pensionata di ritorno dalla spesa certo non è un grande criminale, ma il collo ferito della donna è più importante di tanti discorsi sulle truffe alle banche o sulla corruzione, perché quella violenza contribuisce a generare un senso di insicurezza fin dentro la propria abitazione.

Quando nell’edizione del 2 luglio scorso noi di Libero, in assoluta solitudine, denunciammo il rischio che metter fuori i ladri e dichiararli non arrestabili fosse un autogol che avrebbe reso ancora più pericolose le nostre città, fummo accolti dallo scetticismo. Pochi altri organi di stampa decisero di approfondire la faccenda e anche quei pochi che scelsero di occuparsene lo fecero con scarsa convinzione. Risultato, la legge non è stata rivista né corretta, ma è stata pubblicata tale e quale sulla Gazzetta ufficiale. A onor del vero bisogna riconoscere che a stare zitti non sono state solo le principali testate, le quali sono solite commentare i grandi fatti ma non quelli che toccano la gente comune. A tacere, insieme ai quotidiani, sono stati anche coloro i quali la legge la debbono applicare, ossia i magistrati. Se il governo li tocca nel portafoglio o nelle ferie, apriti cielo. Ma se invece li colpisce nell’autonomia di spedire dietro le sbarre un tizio preso con le mani nella marmellata, anzi con le mani intorno al collo di una donna indifesa, fanno spallucce: un lavoro di meno. Né l’Anm, né il Csm - da cui è venuta un’alzata di scudi contro le parole pronunciate dal premier a Porta a porta a proposito delle vacanze - hanno sentito il dovere di protestare. Silenzio anche dalle Procure, di solito ciarliere nel denunciare ogni virgola berlusconiana in materia di giustizia.

Risultato: lo scippatore di martedì - insieme a tanti altri all’opera nelle città italiane - ha goduto della libera uscita e con lui hanno beneficiato della legge salva dalla galera anche alcune migliaia di condannati. Alla vigilia delle vacanze, solo a Milano ne sono stati messi fuori poco meno di un migliaio. Non si sa se sia stato uno di questi a rubare, togliendola dal tetto della vettura su cui era stata fissata, la bicicletta nuova fiammante di un giudice in partenza per le ferie. Ma se non è stato un ex galeotto è stato di sicuro qualcuno a conoscenza del fatto che rubare una bici è un reato senza pena, perché la galera è riservata ora solo ai colletti bianchi. Quelli che invece il colletto e le mani ce le hanno rosse di sangue per aver fatto battere la testa a una pensionata, possono stare tranquilli. 

venerdì 12 settembre 2014

Panico in volo, terrore a Malpensa: allarme ebola per una ragazza italiana Creato un cordone sanitario nello scalo

Milano, allarme ebola a Malpensa: sospetti su un'italiana di 35 anni




Allarme ebola anche a Malpensa: momenti di terrore allo scalo in provincia di Milano. L'allerta è scattata a bordo del volo della compagnia portoghese Tap 806, in arrivo alle 13.40 nell'aeroporto varesino. Una donna italiana di 35 anni, decollata da Dakar, in Senegal, e imbarcatasi poi a Lisbona, si è sentita male in volo, accusando i sintomi del virus killer. Il comandante, dopo aver contattato la torre di controllo, ha fatto scattare la procedura attivata dal ministero della Salute: dopo l'atterraggio, a bordo del volo è salito un medico nella tuta isolante bianca, i guanti e gli occhiali di protezione, per svolgere i primi controlli. I 125 passeggeri a bordo del volo e i membri dell'equipaggio, nel frattempo, sono stati fatti scendere e accompagnati al Terminal 2 di Malpensa, dove è stato allestito un cordone sanitario per trattare casi simili. Dagli esami medici svolti allo scalo, la donna non sembrerebbe però essere stata colpita da ebola, anche se saranno necessarie altre verifiche.

RECORD DELLA MOGHERINI Vola solo sugli aerei di Stato Ecco quanto ci costano i suoi viaggi

La Mogherini su un terzo dei voli di Stato dell'era Renzi




Prende un dubbio. O meglio un timore: che ora che è diventata "Lady Pesc", ossia responsabile della politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, a Federica Mogherini tocchi comprarle un jet privato. Uno tutto suo. Perchè i suoi viaggi all'estero, se possibile, aumenteranno ulteriormente. E in questi sei mesi a Palazzo Chigi non è che la ministra degli Esteri abbia scherzato, quanto a uso degli aerei di Stato, Rivela lanotiziagiornale.it, ripresa da dagospia.com, che la bionda Federica è stata il passeggero di punta di un terzo di tutti i voli di Stato da fine febbraio a oggi: 18 su 56.

Fin qui potrebbe non esserci nulla di strano: lei è (ancora per poco) il ministro degli esteri e all'estero è normale che vada. Ma il fatto è che i voli di Stato, dopo gli incredibili abusi del passato, oggi sono disciplinati da un paio di provvedimenti: una direttiva firmata il 23 settembre 2011 dall’allora premier, Silvio Berlusconi, e una circolare del 10 maggio 2013 predisposta all’epoca del governo di Enrico Letta. Secondo i quali per i trasferimenti dei ministri bisogna usare i voli di linea, quelli offerti dalle compagnie. Solo se si dimostra, con apposita documentazione, che questa opzione non è possibile, allora si può fare richiesta di un volo di Stato. Il quale, va da sé, costa molto di più.

Invece, molte delle tratte volate dalla Mogherini erano servite da voli commerciali. Il ministro, per esempio, il 23 luglio scorso (un mercoledì) ha preso un volo di Stato Bruxelles-Roma. Tratta comodamente coperta, più volte al giorno, da Alitalia, Vueling e Brussels Airlines. Il 3 giugno (martedì) è stata la volta di un Vienna-Roma. Anche qui tratta servita, il martedì, da Alitalia, Austrian e Air Berlin. Ancora martedì 24 giugno (martedì) la ministra è andata da Roma a Bruxelles.

"Contadino, villano, vergognati". Paola Perego fa infuriare Al Bano e su twitter è rissa: ecco cosa è successo...

Al Bano e la rissa su twitter con Lucio Presta




"Villano, contadino, vergognati". Volano stracci su twitter tra Lucio Presta e Al Bano. Come racconta Giuseppe Candela su Excite, tutto è cominciato al ridosso della prima puntata della nuova Vita in diretta, che ha visto la staffetta virtuale tra Cristina Parodi e Paola Perego. Ospite della Parodi era Al Bano, dopo che i due hanno condiviso la conduzione della prima edizione di Così vicini, così lontani. Il cantante ha dimostrato che, quando c'è la stima reciproca anche se si è "così lontani così diversi", sul lavoro si può creare un'amicizia. Così Al Bano avrebbe detto più volte alla Parodi, in diretta su RaiUno, di essersi "sentito abbandonato". Insomma frecciatine al veleno dirette alla sua nuova compagna di viaggio, ovvero la Perego. Al Bano a quanto pare  non ha gradito il cambio di conduzione. Così su twitter arriva l'attacco di Lucio Presta, agente e compagno di Paola Perego che twitta ad Al Bano: "Ci sono villani contadini che pur avendo successo nella vita, restano villani contadini. I contadini veri non mancano mai di rispetto!". Pronta la risposta su Twitter di Al Bano, che forte del suo consenso nazionalpopolare ha avuto il coraggio di contrastare l'agente: "Com'è possibile che un grande agente faccia lavorare sua moglie, nota professionista, con un contadino villano???".

La confessione del poliziotto: "Così ho preso la Tbc" La denuncia: "Col contatto con gli immigrati si rischia"

Virus, la confessione del poliziotto: "Così mi sono ammalato di tubercolosi"




"Sono stato contagiato dalla Tbc mentre partecipavo all'operazione Mare Nostrum". La confessione choc di un poliziotto arriva a Virus, il talk show su Rai Due condotto da Nicola Porro. "Con i migranti che giungono nel nostro Paese ho un contatto più che ravvicinato, ho un contatto diretto", racconta l'operatore di polizia, "Un giorno è stato accertato un caso di tubercolosi bacillica che è lo stadio nel quale la persona infetta può contagiare le persone vicine. A seguito di questo siamo stati sottoposti, io e alcuni miei colleghi, a un test Mantoux e nel mio caso è stato accertato il contagio". 

"Contagio evitabile" - Poi arriva l'amara verità: "Era evitabile adottando dei sistemi di collocazione idonei, ma soprattutto qualora la persona ahimé malata, contagiosa non fosse giunta sul mio posto di lavoro a quasi mille chilometri di distanza", aggiunge l'agente. "La sua sorte non la conosco. Non possiamo impedire che un ammalato arrivi nel nostro Paese o che sbarchi sulle nostre coste, ma nel momento in cui è sulle nostre coste abbiamo il dovere di impedire che l'ammalato possa contagiare altre persone e il dovere di curarlo". Infine il poliziotto parla della cura: "La profilassi che sto facendo ha un periodo minimo di sei mesi. Terminata la chemioprofilassi, l'infezione tubercolare (nell'auspicata ipotesi che sia rimasta nella sua fase latente) è un'infezione permanente. Ovvero il batterio stanzierà nell'organismo per tutta la vita. Quindi io per tutta la vita posso ammalarmi di tubercolosi". 

giovedì 11 settembre 2014

Matteo Salvini: "Renzi è un bluff sui pm"

Salvini smaschera lo "show" di Renzi: "Vi dico io che combina con le toghe..."

a cura di Gaetano Daniele  





di Franco Bechis

Da quando al governo (prima di Enrico Letta, poi di Matteo Renzi) è venuta in mente l'idea di tagliare il budget Inps per pagare le visite mediche fiscali ai dipendenti pubblici e privati in malattia, è tornato a mettere le ali il fenomeno Matteo Salvini, il segretario casual della Lega Nord, convinto che il braccio di ferro fra Matteo Renzi e i magistrati sulle loro lunghe ferie faccia solo parte di uno show, e quindi sia un bluff orchestrato. In ogni caso dice a Spalle al Muro, la trasmissione della web tv di Libero, che hanno torto tutti e due. Renzi che fa lo sbruffone e i pm che davanti a una giustizia che non funziona non si prendono responsabilità. Per Salvini c'è una cartina al tornasole che dimostra come il premier non sia in buona fede. Perchè una soluzione equa sui pm ci sarebbe... ma Renzi fa orecchie da mercante "disegna slide e mangia gelati..."



Meglio non provocare Mike Tyson: il conduttore fa la domanda sbagliata. E in diretta tv finisce malissimo...

Mike Tyson, raffica d'insulti al conduttore in diretta tv




Meglio non provocarlo, Mike Tyson. Ne sa qualcosa Nathan Downer, conduttore della televisione candaese CP24. L'ex asso del pugilato era in visita a Toronto per appoggiare la campagna elettorale del sindaco Rob Ford, del quale si è a lungo parlato in passato anche perché ammise di aver fatto uso di crack, e si è recato negli studi televisvi. Downer, dopo qualche minuto di colloquio, chiede a Tyson se la sua condanna per stupro potesse incidere negativamente sulla competizione elettorale. Mike perde letteralmente le staffe e si scatena in una spaventosa raffica d'insulti nei confronti del conduttore, il tutto in diretta tv.