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venerdì 8 agosto 2014

Alitalia-Etihad, accordo a un passo Ma scoppia la protesta dei dipendenti: raffica di certificati per malattia

Alitalia-Etihad, oggi l'ufficialità, ma i dipendenti protestano e si danno malati




Il ministro Lupi è soddisfatto "E' andata molto bene, domani si firma" ha detto uscendo da Palazzo Chigi dove il governo ha chiuso la trattativa con la compagnia di Abu Dhabi. "Siamo molto contenti, abbiamo fatto un ottimo lavoro, oggi definiamo gli ultimi dettagli e domani si chiude". Ottime notizie quindi, dopo le pessime di ieri. "L'accordo ha grande valore" ha aggiunto Lupi "serve a rilanciare l'intero settore aeroportuale e non solo, è un segno che ci si può credere, in questo paese".

Malattia - Quando tutto sembra andare per il meglio ecco la mazzata. Sembra infatti che il personale di Alitalia, che lunedì aveva paralizzato il servizio Alitalia con l'affaire bagagli a Fiumicino, stia preparando dei certificati medici per malattia in massa per venerdì, il giorno della firma dell’accordo. Ultimo colpo di coda prima dell'ufficialità o l'inizio di un faccia a faccia tra i dipendenti della compagnia italiana e il governo? Dopo la notizia della malattia di massa, Lupi ha infatti sbottato: "Non tollereremo altri disagi a Fiumicino". 

Bersani balla sul cadavere di Renzi: "Racconta menzogne agli italiani..."

Pd, Pier Luigi Bersani: "Renzi sui conti ha mentito agli italiani"




Dopo aver perso la poltrona di palazzo Chigi e quella di segretario del Pd Pier Luigi Bersani "balla" sul cadavere di Renzi. Intervistato a In Onda, Bersani si vendica: "Sbaglia chi non vede che abbiamo problemi di fondo che non si risolvono in un trimestre - spiega l’ex segretario Pd - È dal decennio berlusconiano che perdiamo posizioni. Non possiamo fare Pil quando perdiamo il 25% della produzione e il 17% della capacità produttiva. Sbaglia chiunque non dica agli italiani questo. E che non si può affrontare un problema in tre mesi”. E ancora: "A settembre ci troveremo con la legge costituzionale alla Camera e quella elettorale al Senato, ma bisogna invertire le cose: per un paio di mesi ci dovremmo occupare solo della crisi economica, il resto viene dopo...”.

La vendetta di Pier - Anche sulle ricette, però, l’ex ministro la vede molto diversamente dall’inquilino di Palazzo Chigi, e fissa un paletto a nome di tutta la minoranza Pd: “Adesso torneranno a parlare di lavoro, ma sia chiaro che di qui non si passa. Gli investimenti creano lavoro, non le regole. Abbiamo flessibilizzato tutto, ma è servito a nulla”. Tradotto: il decreto lavoro è il massimo digeribile dalla sinistra dem, oltre non si va. Perché, “chi pensava che gli 80 euro - che vanno bene - invertissero la tendenza non aveva capito la gravità della situazione”.Infine una profezia su una manovra correttiva: “Padoan la nega per il 2014, ma nel 2015 il problema si porrà molto seriamente....”.

La riforma-disastro della Madia è legge Mobilità, turn over: le novità per gli statali

Camera, approvata la riforma P.A.




Approvato alla Camera il primo tassello della riforma della Pubblica amministrazione . L'Aula di Montecitorio, in terza lettura, ha infatti approvato defintivamente con 303 sì, 163 no e 9 astenuti il decreto legge. Il testo, approvato oggi, tra le principali novità, prevede per i dipendenti pubblici la mobilità obbligatoria fino a 50 chilometri di distanza dalla sede di appartenenza e la rimodulazione del turn over, che diventa più flessibile, per il quinquennio 2014-2018.

Il decreto e le novità - Il decreto era stato già approvato in prima lettura dalla Camera il 31 luglio scorso e poi modificato dal Senato il 4 agosto. Il termine per la conversione era il 23 agosto. Si tratta del ventesimo voto di fiducia per il governo Renzi. Il premier esulta ma la sua è una vittoria di Pirro e quella della Madia una riforma-farsa. Dopo l'allarme lanciato dalla Ragioneria per le mancate coperture per il provvedimento è arrivata la decisione dell'esecutivo di stralciare, per mancanza di copertura, la norma che reintroduceva la cosiddetta "quota 96" che avrebbe consentito il pensionamento anticipato di 4.000 docenti bloccati dalla riforma Fornero. 

Le critiche di Brunetta - Molto critiche le opposizioni: la Lega ha definito "deludente" il provvedimento, annunciando voto contrario alla fiducia. E in Aula sono spuntati cartelli da parte dei deputati di Sel con su scritto: "Quota 96, decreto subito". Il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta ha parlato di "una crisi istituzionale, una crisi esplicita tra governo, Camera, Ragioneria generale dello Stato e ministero dell'Economia". 

mercoledì 6 agosto 2014

Fisco e prelievo sulle pensioni Adesso Renzi prepara la rapina: ecco chi rischia il salasso...

Governo, ecco il piano di Renzi dopo i dati sulla recessione



Dopo il disastro si corre ai ripari. Il dato della crescita negativa che inchioda il governo alla recessione all'orizzonte arriva come una doccia fredda sulla testa di Renzi. Così è inevitabile l'arrivo di tagli e risparmi per 16 miliardi per prevenire le critiche dell’Europa e andare eventualmente a elezioni anticipate senza il peso di una vera, vistosa, manovra correttiva. Sarebbe questo il piano di Matteo Renzi per reagire a un quadro economico che potrebbe farlo saltare dalla poltrona di palazzo Chigi. Non sarà una vera e propria manovra, ma le misure che prepara il governo le pagheranno caramente gli italiani. I punti del piano di "rientro" del governo secondo alcune indiscrezioni raccontate da Dagospia sono chiari. 

Tagli a detrazioni e pensioni - La prima mossa sarà il taglio delle detrazioni fiscali che tradotto in italiano significa aumento delle tasse. Poi sarà il turno dei pensionati. La seconda macro-misura sarà un intervento sulle pensioni più ricche a cominciare da quelle che superano i 3mila euro. Si tratta di un terreno scivoloso, perché non è facile per nessuno indicare quali sono gli assegni “d’oro” e poi limarli di, si ipotizza, un 5-10%. La terza mossa sarà probabilmente una spending review nei ministeri. Renzi darà a ogni singolo dicastero il compito di tagliare una certa percentuale del proprio bilancio e saranno obiettivi ognuno diverso dall’altro. Ma dopo il fallimento del piano Cottarelli è difficile prevedere l'esito dei tagli a Palazzo. 

Strada in salita - Con tutti questi interventi, Palazzo Chigi mira a risparmiare 16 miliardi, tenere i conti in ordine ed evitare che da Bruxelles arrivino tirate d’orecchie o, peggio, ultimatum. La figuraccia ormai è fatta. Renzi è a un bivio: fare marcia indietro sulle promesse di crescita e continuare a governare, oppure chiedere il voto anticipato. Ma l'appuntamento col rigore a quel punto sarebbe solo rimandato.

"Vergogna", "vai a zappare", "incapace". Pioggia di insulti per Manuela Arcuri: ecco cosa è successo

"Viaggi di nozze", Manuela Arcuri insultata su twitter



Il passato ritorna. "Viaggi di nozze", andato in onda ieri sera su Canale 5 in prima serata, è di certo un cult tra le commedie italiane di Carlo Verdone… Da Ivano e Jessica a Raniero e Fosca, in cui la grande Veronica Pivetti finisce per buttarsi giù dalla finestra, fino a Giovannino e Valeriana, che si ritrovano ad accudire il padre di lui e la sorella di lei durante la luna di miele. A distanza di anni, il pubblico apprezza ancora il film di Verdone ma punta il dito contro l'interpretazione di una giovanissima Manuela Arcuri.  molto la capacità di Verdone di sdrammatizzare la realtà, ma ancor di più, ammira l’interpretazione – sentita e intensa – di Manuela Arcuri che all’epoca interpretava Mara, la fidanzata di un amico di Ivano.

Gli attacchi - Su Twitter, infatti, gli utenti non si sono affatto risparmiati – alcuni hanno insultato anche pesantemente l’attrice – con cinguettii al vetriolo: “La coattaggine della Arcuri – ha scritto qualcuno – resterà la sua migliore interpretazione da attrice”, a cui fa eco “#viaggidinozze é del 1995 – fa notare un’altra utente – Mi piace constatare che in 19 anni l'Arcuri non abbia affatto migliorato la propria recitazione. Datele una zappa”.

Renzi prepara il regalo di Natale: una stangata sul ticket sanità Ecco chi pagherà di più

Per tappare i buchi delle Regioni aumentano il ticket


Nel nuovo Patto per la Salute stangata sulle prestazioni. Entro Natale ridotta la platea delle esenzioni e i redditi medi pagheranno di più

di Edoardo Cavadini 



Con una dote monstre di 337 miliardi di euro in tre anni, il Patto della Salute appena siglato dal governo con le Regioni si profila come l’ultimo tentativo di correggere le storture di un sistema che dal 2001 al 2012 ha distribuito 512 miliardi di soldi pubblici per garantire servizi di assistenza all’altezza per tutti, ma pure per tappare le voragini create nei propri bilanci dalle Regioni incapaci di mettere un freno alle spese (Lazio, Campania, Molise in testa). 

Vista la mole di denaro pubblico in ballo, si capisce perché - almeno sulla carta - l’intesa siglata dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin abbia come stella polare quei fantomatici costi standard che da un quindicennio (il decreto Bassanini li configurava già nel lontano 2000, prevedendo - a torto - la loro entrata in vigore definitiva nel 2013) sono indicati come uno dei pilastri del tanto invocato federalismo fiscale e il rimedio alla perversione finanziaria per cui la garza non sterile costa 4,65 euro al chilo in Sicilia contro i 3,29 in Emilia Romagna o la medesima attrezzatura Tac 1.554 euro in Campania, rispetto ai 1.027 dell’Emilia Romagna.

Ma al di là delle ottime intenzioni sulla carta, quello che rischiano nell’immediato i contribuenti-pazienti è la più classica delle stangate, sotto forma di aumento dei ticket. Le linee guida del Patto stabiliscono infatti che entro il 30 novembre una commissione ad hoc stabilisca le nuove regole di compartecipazione alla spesa per le prestazioni che «dovranno tenere conto del reddito delle famiglie», ma non ancora dell’indicatore Isee, che pure - fonte Agenzia delle Entrate - sarebbe più efficace per stanare i furbetti del fisco.

In attesa di saperne di più, ci si può però rifare alle indicazioni emerse dall’indaginesulla sostenibilità economica del nostro Servizio sanitario conclusa il mese scorso dalle commissioni Bilancio e Affari sociali della Camera e che individuano nella riduzione delle esenzioni per i redditi medio-alti la via per “sgonfiare” i ticket più pesanti.

Secondo questa linea, dato che le esenzioni per patologia non hanno un limite reddituale occorre fissare una franchigia (magari di qualche centinaia di euro) sotto la quale la prestazione è totalmente a carico del richiedente che ha un reddito capiente: solo dopo comparteciperebbe lo Stato. Per intenderci, le prestazioni poco impegnative - come gli esami di routine o interventi ambulatoriali - che ora sono gratis ( o quasi) per una platea molto estesa, potrebbero diventare a pagamento per i redditi medio-alti stabiliti in base alle precarie tabelle Irpef. Benvenuta perequazione, potrebbe dire qualcuno. Se non fosse che l’evasore seriale - quello che “scippa” i servizi comunali come asili e bonus bebè truffando sul reddito Irpef - continuerebbe a godere dei benefici indisturbato.

Questo scenario, molto più hard rispetto al testo del Patto appena varato, non è però escluso da quest’ultimo: basta leggere l’indicazione per cui «la revisione avviene a par ità di gettito per ogni regione (cioè non aumentano entrate da ticket)» e immaginare che la parità delle entrate nelle casse dello Stato si otterrà facendo pagare di più chi prima non pagava o pagava meno.

L’ennesima sberla fiscale ai danni del ceto medio che potrebbe essere evitata sanando le disfunzioni e gli sperperi di denaro inanellate negli anni da gran parte delle Regioni del Sud. Come? Un metodo lo identifica l’assessore leghista all’Economia di Regione Lombardia (uno dei modelli di efficienza sanitaria a livello europeo e mondiale) Massimo Garavaglia, impegnato proprio ieri con il riparto delle risorse del Sistema Sanitario: «La stortura non sta nella quantità di risorse del fondo nazionale per la Sanità, che per fortuna sono state incrementate con il Patto triennale - dice -, ma nella loro origine: oltre a quasi la metà di tutto il gettito Iva c’è l’Irap. Ecco, se si riuscisse a tenere sui territori almeno quest’ultima imposta, si eliminerebbero le sperequazioni e penalizzerebbero gli alti tassi di evasione». Una strada che, sempre secondo Garavaglia, il governo Renzi non è intenzionato a seguire perché «invece di favorire una vera evoluzione in senso federale della fiscalità, è impantanato in un rigurgito di centralismo per cui vuole accentrare a sé tutte le competenze».

Silvio: "Mi ricandiderò, ecco come..." Cosa dirà Berlusconi a Renzi

Berlusconi e l'incontro con Renzi: ecco cosa gli dirà




Silvio Berlusconi appare più fiducioso ora che il cammino delle riforme sta proseguendo. E sembra nopn avere più dubbi sul suo futuro: "Sarò ancora una volta candidabile, sarà la Corte di Strasburgo a darmi giustizia". Lo ha ripetuto ai suoi legali i ai sui figli, per lui l'importante è che Renzi aiuti a riabilitarmi attraverso le rifome. Ci vuole tempo. Ed è per questo che Berlusconi non ha alcuna fretta, certamente non preme per il voto in autunno e neanche per quello nella primavera del 2015. Intanto proseguono i contatti per l'incontro con Renzi che dovrebbe tenersi oggi martedì 5 agosto o nei prossimi giorni.  Il Cav garantirà al premier un appoggio totale sui prossimi passaggi parlamentari della riforma del Senato e sulle modifiche all'Italicum.

L'incontro -In realtà il Cav e Renzi si siedono al tavolo con l'accordo sulla legge elettorale già pronta. Le modifiche alla nuova legge elettorale approvata dalla Camera hanno già il gradimento del Cav, che la scorsa settimana ha lavorato a distanza: un sistema misto di capilista bloccati e preferenze determinerà la composizione della futura Camera. Mentre scende al 4% la soglia di sbarramento che i partiti più piccoli dovranno superare per partecipare alla distribuzione dei seggi. Quanto al premio di maggioranza se lo aggiudicherà chi supera quota 40. Se non la raggiunge nessuno, si va al ballottaggio. Berlusconi è soddisfatto della legittimazione avuta da Palazzo Chigi negli ultimi giorni. L'unico timore di Berlusconi è che a settembre, Renzi, inchiodato dai dati economici accantoni il cammino delle riforme per dedicarsi ai temi economici e alla quadratura dei conti pubblici. Berlusconi ha ribadito la sua posizione ai suoi su questo punto: "Nessun ingresso in maggioranza o al governo, Forza Italia rimane opposizione. Ma sarà un'opposizione responsabile".