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mercoledì 6 agosto 2014

Fisco e prelievo sulle pensioni Adesso Renzi prepara la rapina: ecco chi rischia il salasso...

Governo, ecco il piano di Renzi dopo i dati sulla recessione



Dopo il disastro si corre ai ripari. Il dato della crescita negativa che inchioda il governo alla recessione all'orizzonte arriva come una doccia fredda sulla testa di Renzi. Così è inevitabile l'arrivo di tagli e risparmi per 16 miliardi per prevenire le critiche dell’Europa e andare eventualmente a elezioni anticipate senza il peso di una vera, vistosa, manovra correttiva. Sarebbe questo il piano di Matteo Renzi per reagire a un quadro economico che potrebbe farlo saltare dalla poltrona di palazzo Chigi. Non sarà una vera e propria manovra, ma le misure che prepara il governo le pagheranno caramente gli italiani. I punti del piano di "rientro" del governo secondo alcune indiscrezioni raccontate da Dagospia sono chiari. 

Tagli a detrazioni e pensioni - La prima mossa sarà il taglio delle detrazioni fiscali che tradotto in italiano significa aumento delle tasse. Poi sarà il turno dei pensionati. La seconda macro-misura sarà un intervento sulle pensioni più ricche a cominciare da quelle che superano i 3mila euro. Si tratta di un terreno scivoloso, perché non è facile per nessuno indicare quali sono gli assegni “d’oro” e poi limarli di, si ipotizza, un 5-10%. La terza mossa sarà probabilmente una spending review nei ministeri. Renzi darà a ogni singolo dicastero il compito di tagliare una certa percentuale del proprio bilancio e saranno obiettivi ognuno diverso dall’altro. Ma dopo il fallimento del piano Cottarelli è difficile prevedere l'esito dei tagli a Palazzo. 

Strada in salita - Con tutti questi interventi, Palazzo Chigi mira a risparmiare 16 miliardi, tenere i conti in ordine ed evitare che da Bruxelles arrivino tirate d’orecchie o, peggio, ultimatum. La figuraccia ormai è fatta. Renzi è a un bivio: fare marcia indietro sulle promesse di crescita e continuare a governare, oppure chiedere il voto anticipato. Ma l'appuntamento col rigore a quel punto sarebbe solo rimandato.

"Vergogna", "vai a zappare", "incapace". Pioggia di insulti per Manuela Arcuri: ecco cosa è successo

"Viaggi di nozze", Manuela Arcuri insultata su twitter



Il passato ritorna. "Viaggi di nozze", andato in onda ieri sera su Canale 5 in prima serata, è di certo un cult tra le commedie italiane di Carlo Verdone… Da Ivano e Jessica a Raniero e Fosca, in cui la grande Veronica Pivetti finisce per buttarsi giù dalla finestra, fino a Giovannino e Valeriana, che si ritrovano ad accudire il padre di lui e la sorella di lei durante la luna di miele. A distanza di anni, il pubblico apprezza ancora il film di Verdone ma punta il dito contro l'interpretazione di una giovanissima Manuela Arcuri.  molto la capacità di Verdone di sdrammatizzare la realtà, ma ancor di più, ammira l’interpretazione – sentita e intensa – di Manuela Arcuri che all’epoca interpretava Mara, la fidanzata di un amico di Ivano.

Gli attacchi - Su Twitter, infatti, gli utenti non si sono affatto risparmiati – alcuni hanno insultato anche pesantemente l’attrice – con cinguettii al vetriolo: “La coattaggine della Arcuri – ha scritto qualcuno – resterà la sua migliore interpretazione da attrice”, a cui fa eco “#viaggidinozze é del 1995 – fa notare un’altra utente – Mi piace constatare che in 19 anni l'Arcuri non abbia affatto migliorato la propria recitazione. Datele una zappa”.

Renzi prepara il regalo di Natale: una stangata sul ticket sanità Ecco chi pagherà di più

Per tappare i buchi delle Regioni aumentano il ticket


Nel nuovo Patto per la Salute stangata sulle prestazioni. Entro Natale ridotta la platea delle esenzioni e i redditi medi pagheranno di più

di Edoardo Cavadini 



Con una dote monstre di 337 miliardi di euro in tre anni, il Patto della Salute appena siglato dal governo con le Regioni si profila come l’ultimo tentativo di correggere le storture di un sistema che dal 2001 al 2012 ha distribuito 512 miliardi di soldi pubblici per garantire servizi di assistenza all’altezza per tutti, ma pure per tappare le voragini create nei propri bilanci dalle Regioni incapaci di mettere un freno alle spese (Lazio, Campania, Molise in testa). 

Vista la mole di denaro pubblico in ballo, si capisce perché - almeno sulla carta - l’intesa siglata dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin abbia come stella polare quei fantomatici costi standard che da un quindicennio (il decreto Bassanini li configurava già nel lontano 2000, prevedendo - a torto - la loro entrata in vigore definitiva nel 2013) sono indicati come uno dei pilastri del tanto invocato federalismo fiscale e il rimedio alla perversione finanziaria per cui la garza non sterile costa 4,65 euro al chilo in Sicilia contro i 3,29 in Emilia Romagna o la medesima attrezzatura Tac 1.554 euro in Campania, rispetto ai 1.027 dell’Emilia Romagna.

Ma al di là delle ottime intenzioni sulla carta, quello che rischiano nell’immediato i contribuenti-pazienti è la più classica delle stangate, sotto forma di aumento dei ticket. Le linee guida del Patto stabiliscono infatti che entro il 30 novembre una commissione ad hoc stabilisca le nuove regole di compartecipazione alla spesa per le prestazioni che «dovranno tenere conto del reddito delle famiglie», ma non ancora dell’indicatore Isee, che pure - fonte Agenzia delle Entrate - sarebbe più efficace per stanare i furbetti del fisco.

In attesa di saperne di più, ci si può però rifare alle indicazioni emerse dall’indaginesulla sostenibilità economica del nostro Servizio sanitario conclusa il mese scorso dalle commissioni Bilancio e Affari sociali della Camera e che individuano nella riduzione delle esenzioni per i redditi medio-alti la via per “sgonfiare” i ticket più pesanti.

Secondo questa linea, dato che le esenzioni per patologia non hanno un limite reddituale occorre fissare una franchigia (magari di qualche centinaia di euro) sotto la quale la prestazione è totalmente a carico del richiedente che ha un reddito capiente: solo dopo comparteciperebbe lo Stato. Per intenderci, le prestazioni poco impegnative - come gli esami di routine o interventi ambulatoriali - che ora sono gratis ( o quasi) per una platea molto estesa, potrebbero diventare a pagamento per i redditi medio-alti stabiliti in base alle precarie tabelle Irpef. Benvenuta perequazione, potrebbe dire qualcuno. Se non fosse che l’evasore seriale - quello che “scippa” i servizi comunali come asili e bonus bebè truffando sul reddito Irpef - continuerebbe a godere dei benefici indisturbato.

Questo scenario, molto più hard rispetto al testo del Patto appena varato, non è però escluso da quest’ultimo: basta leggere l’indicazione per cui «la revisione avviene a par ità di gettito per ogni regione (cioè non aumentano entrate da ticket)» e immaginare che la parità delle entrate nelle casse dello Stato si otterrà facendo pagare di più chi prima non pagava o pagava meno.

L’ennesima sberla fiscale ai danni del ceto medio che potrebbe essere evitata sanando le disfunzioni e gli sperperi di denaro inanellate negli anni da gran parte delle Regioni del Sud. Come? Un metodo lo identifica l’assessore leghista all’Economia di Regione Lombardia (uno dei modelli di efficienza sanitaria a livello europeo e mondiale) Massimo Garavaglia, impegnato proprio ieri con il riparto delle risorse del Sistema Sanitario: «La stortura non sta nella quantità di risorse del fondo nazionale per la Sanità, che per fortuna sono state incrementate con il Patto triennale - dice -, ma nella loro origine: oltre a quasi la metà di tutto il gettito Iva c’è l’Irap. Ecco, se si riuscisse a tenere sui territori almeno quest’ultima imposta, si eliminerebbero le sperequazioni e penalizzerebbero gli alti tassi di evasione». Una strada che, sempre secondo Garavaglia, il governo Renzi non è intenzionato a seguire perché «invece di favorire una vera evoluzione in senso federale della fiscalità, è impantanato in un rigurgito di centralismo per cui vuole accentrare a sé tutte le competenze».

Silvio: "Mi ricandiderò, ecco come..." Cosa dirà Berlusconi a Renzi

Berlusconi e l'incontro con Renzi: ecco cosa gli dirà




Silvio Berlusconi appare più fiducioso ora che il cammino delle riforme sta proseguendo. E sembra nopn avere più dubbi sul suo futuro: "Sarò ancora una volta candidabile, sarà la Corte di Strasburgo a darmi giustizia". Lo ha ripetuto ai suoi legali i ai sui figli, per lui l'importante è che Renzi aiuti a riabilitarmi attraverso le rifome. Ci vuole tempo. Ed è per questo che Berlusconi non ha alcuna fretta, certamente non preme per il voto in autunno e neanche per quello nella primavera del 2015. Intanto proseguono i contatti per l'incontro con Renzi che dovrebbe tenersi oggi martedì 5 agosto o nei prossimi giorni.  Il Cav garantirà al premier un appoggio totale sui prossimi passaggi parlamentari della riforma del Senato e sulle modifiche all'Italicum.

L'incontro -In realtà il Cav e Renzi si siedono al tavolo con l'accordo sulla legge elettorale già pronta. Le modifiche alla nuova legge elettorale approvata dalla Camera hanno già il gradimento del Cav, che la scorsa settimana ha lavorato a distanza: un sistema misto di capilista bloccati e preferenze determinerà la composizione della futura Camera. Mentre scende al 4% la soglia di sbarramento che i partiti più piccoli dovranno superare per partecipare alla distribuzione dei seggi. Quanto al premio di maggioranza se lo aggiudicherà chi supera quota 40. Se non la raggiunge nessuno, si va al ballottaggio. Berlusconi è soddisfatto della legittimazione avuta da Palazzo Chigi negli ultimi giorni. L'unico timore di Berlusconi è che a settembre, Renzi, inchiodato dai dati economici accantoni il cammino delle riforme per dedicarsi ai temi economici e alla quadratura dei conti pubblici. Berlusconi ha ribadito la sua posizione ai suoi su questo punto: "Nessun ingresso in maggioranza o al governo, Forza Italia rimane opposizione. Ma sarà un'opposizione responsabile". 

In arrivo migliaia di lettere del Fisco Come difendersi dalle contestazioni

Agenzia delle Entrate, 75 mila lettere ai contribuenti: come difendersi




Una valanga di lettere. Il Fisco rilancia sulla partita della divergenza spese-redditi dei contribuenti. Lo fa con un pacchetto di lettere inviate ai contribuenti per "avvisarli" del fatto che, dal confronto fra la dichiarazione dei redditi 2013 (anno d'imposta 2012) e le spese effettuate nel 2012, ricostruite attraverso le banche dati, risultano uscite non compatibili con i redditi dichiarati. 

La lettera - "Gentile contribuente, desideriamo informarla che dal confronto dei dati indicati nella sua dichiarazione dei redditi 2013… con le informazioni presenti nelle banche date dell’Agenzia delle Entrate, risultano alcune spese apparentemente incompatibili con i redditi dichiarati", recitano le missive. Ma cosa fare dopo aver aperto la busta dell'Agenzia delle Entrate. Secondo quanto racconta il tributarista Gianluca Tampone a La Stampa ci sono diversi modi per difendersi e respingere l'attacco del Fisco: "Prima cosa da fare è scovare ricevute e fatture, fare le somme e verificare se effettivamente le spese superano di molto il reddito dichiarato". In caso contrario si cestina la lettera e non ci si pensa più, mentre se vengono elencate tipologie di spese mai sostenute non resta che segnalare l’errore via mail o tramite call center all’Agenzia delle Entrate. 

Le mosse da fare - "Qualora lo scostamento sia invece evidente – spiega Timpone a La Stampa - si possono seguire due strade. La prima è sempre quella di ignorare la lettera sapendo però che a quel punto scatterà probabilmente l’accertamento da redditometro, al quale bisognerà rispondere. Oppure se si ha qualche scheletro nell’armadio si potrà integrare il reddito 2012 entro il 30 settembre prossimo, presentando il modello Unico Pf, quello del ravvedimento operoso". Va ricordato che le sanzioni da pagare sono leggere. "Se si risolve la pratica entro settembre – spiega sempre Timpone - si paga un importo fisso di 32 euro più una sanzione del 3,75% sulla maggiore imposta da pagare".

Bagagli a terra e passeggeri ostaggio Fiumicino, proteste contro gli arabi

"Valigia selvaggia" a Fiumicino, sciopero contro gli arabi



Ancora caos a Fiumicino.  Uno sciopero bianco contro la decisione della società che ha contato circa 2mila esuberi. Una protesta che ha causato ritardi enormi nella consegna dei bagagli tra le proteste dei passeggeri. Intanto oggi è arrivato a Roma il ceo di Etihad James Hogan. L’agenda della giornata prevederebbe ora  un incontro tra lo stesso Hogan e gli azionisti della compagnia. Sul fronte sindacale, intanto, si è svolto il primo incontro tra Alitalia e sindacati dopo l’avvio delle procedure di mobilità per 2.171 lavoratori della compagnia. Secondo quanto riferiscono fonti sindacali, l’azienda avrebbe preso tempo ed è probabile una riconvocazione per venerdì prossimo. 

La vicenda - A protestare sono in particolare gli "addetti" al carico-scarico dei bagagli. Le proteste che hanno purtroppo effetti pesanti sui tanti passeggeri che transitano dall'aeroporto "Leonardo Da Vinci" in questo periodo feriale.  Non sono stati registrati ritardi sui voli ma i passeggeri sono costretti apartire senza valigie. 

I consumatori - Gravissimo per il Codacons lo sciopero bianco messo in atto dagli addetti al carico e scarico bagagli  della compagnia aerea Alitalia, che ha portato al caos nella consegna dei bagagli presso l’aeroporto di Fiumicino. "Non è in alcun modo tollerabile mettere in atto simili proteste in un periodo in cui si concentrano le partenze dei viaggiatori per le vacanze estive - afferma il presidente Carlo Rienzi - In tal modo, infatti, si danneggiano unicamente gli utenti, che non hanno alcuna responsabilità circa vertenze sindacali e accordi societari. Se la situazione non tornerà alla normalità entro poche ore, saremo costretti a presentare una denuncia in Procura per interruzione di pubblico servizio. I passeggeri che, a causa di tale protesta, siano rimasti senza bagaglio e abbiano subito danni, compreso quello da vacanza rovinata possono valutare attraverso il Codacons la fattibilità di un’azione risarcitoria - prosegue Rienzi - In tal senso la nostra associazione si mette a disposizione dei viaggiatori in partenza dall’aeroporto di Fiumicino".

sabato 2 agosto 2014

Soffiata della fedelissima di Silvio: "Sappiamo già quando si torna al voto" Poi la bomba: "Candidiamo un jolly, è..."

Forza Italia, Maria Rosaria Rossi: "Si vota nel 2015, candideremo un Berlusconi"



Il voto potrebbe essere alle porte. A dirlo non è Matteo Renzi, e nemmeno Silvio Berlusconi. A riferirlo è Maria Rosaria Rossi tesoriera e senatrice di Forza Italia. In un'intervista all'Huffingtonpost azzarda una profezia sul futuro: "Credo che si torni al voto in primavera". La fedelissima del Cav ha le idee chiare sulla road map che porterà gli italiani alle urne. Lo schema della Rossi è semplice e prevede l'approvazione delle riforme, poi l'elezione del successore di Napolitano e poi appunto il voto anticipato. 

"Avanti con le riforme" - La Rossi lo dice chiaramente: "Siamo un'opposizione responsabile che ha a cuore l'Italia, le riforme vanno fatte. Il presidente Berlusconi e il presidente Renzi hanno trovato un accordo per riformare la Costituzione. Ed entrambi lo stanno portando avanti con impegno e coerenza". 

Voto nel 2015 - Poi chiude le porte all'ipotesi di un ingresso di Forza Italia nella maggioranza: "Condividere la scrittura delle regole è un conto, condividere un governo mi pare fantascienza".  Dunque la strada appare segnata. Il voto potrebbe arrivare già nel 2015, ma bisogna capire quale leader candiderà Forza Italia per l'eventuale corsa a palazzo Chigi dato che il Cav per il momento è ineleggibile. 

"Candideremo un Berlusconi" - La risposta la offre la Rossi: "Non c'è nessun problema... un Berlusconi lo troviamo. Non ho detto Marina, ho detto “un Berlusconi”. Magari abbiamo il jolly. E magari vincerà le prossime elezioni. E forse in questo Paese potremmo ricominciare a sperare.. Ecco le do il titolo: #matteostaiserenoabbiamoiljolly". Insomma a quanto pare dalle parti di Forza Italia si preparano per il voto anticipato. Resta il dubbio quale sarà
"il Berlusconi" che correrà per palazzo Chigi?