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domenica 27 luglio 2014

Statali, rivoluzione pensioni: Tfr, età, richieste: cambia tutto Ecco quando si può lasciare il lavoro

Statali, pensione a 62 anni. Regole ad hoc per medici e magistrati



Rivoluzione pensioni per gli statali. Sì al pensionamento d’ufficio dei dipendenti pubblici, anche dirigenti, con più di 62 anni e che abbiano raggiunto il massimo dei contributi previdenziali (41 anni e 6 mesi per le donne, un anno in più per gli uomini). Soglia più alta per medici e professori universitari, che non potranno essere mandati in pensione d’ufficio prima dei 65 anni, e ancora più alta per i magistrati (70 anni). E risoluzione del nodo degli insegnanti “esodati” con la legge Fornero, i cosiddetti prof “quota 96”. Sono questi alcuni dei punti centrali della riforma della pubblica amministrazione, che ha ottenuto il primo via libera alla Camera. Il decreto dovrebbe diventare legge entro l’8-9 agosto, e le nuove norme si applicherebbero dunque già a settembre.

Le nuove norme - In base al decreto, dunque, sarà possibile pensionare d’ufficio “per esigenze organizzative e senza recare pregiudizio ai servizi”, ma non prima dei 62 anni. Fanno eccezione i medici e i docenti universitari, e soprattutto i magistrati: per loro la soglia resta i 70 anni. Per bilanciare la situazione, si è optato per la cessazione del beneficio dell’aspettativa.

I limiti - Chi vuole andare in pensione prima dei 62 anni ed è in regola con i contributi può farlo senza penalizzazioni, grazie a un emendamento di Maria Luisa Gnecchi che cancella tutte le decurtazioni economiche previste dalla legge Fornero e soprattutto elimina la dizione di “prestazione effettiva di lavoro”: ovvero, per maturare i 41 anni e 6 mesi di anzianità (per le donne) e 42 anni e 6 mesi (per gli uomini), necessari per la pensione di anzianità, si potrà tenere conto di tutto l’arco di vita lavorativa, compresi i giorni di sciopero, congedo matrimoniale, maternità facoltativa, e così via.

Scuola - Il decreto risolverebbe poi la questione degli insegnanti rimasti incastrati dalla riforma Fornero. Come spiega il Corriere, si tratta dei 4mila lavoratori della scuola che due anni fa dovevano andare in pensione. Ma che, per quello che è stato riconosciuto come un errore nella norma, sono rimasti incastrati nelle maglie lavorative, bloccati nelle aule dalla riforma Fornero che cambiava in corsa i requisiti per la pensione.

Liquidazione - Adesso – spiega ancora il Corsera - dopo un passaggio che sembra scontato in commissione Bilancio e una veloce approvazione al Senato, non appena il decreto sulla Pa sarà diventato legge, potranno richiedere di andare in pensione dal primo settembre. Non avranno subito diritto al Tfr, che arriverà solo tra due anni: la liquidazione sarà infatti rinviata al momento in cui avrebbero dovuto andare in pensione secondo i criteri Fornero. E la somma sarà ricevuta non per intero, ma a rate, scansionate in base al reddito. Ma non perderanno neanche un giorno di lavoro.

Inps - Non appena il decreto del governo sarà legge, i professori 'quota 96' potranno presentare domanda all’Inps. L’Istututo nazionale di previdenza avrà 15 giorni di tempo per esaminare la richiesta e dare il suo assenso. Ma, e qui sta il punto, la norma stabilisce anche che l’Inps dovrà fare un monitoraggio delle domande assegnando un ordine progressivo risultante dall’età anagrafica e dell’anzianità contributiva dei singoli richiedenti. Se le domande supereranno le 4 mila, quelle in eccesso non potranno essere prese in considerazione.


Papa Francesco è nella Terra dei fuochi: 'Un terribile sfregio'

Papa Francesco è nella Terra  dei fuochi: 'Un terribile sfregio'






Vista dall'alto, la Terra dei Fuochi è un colpo d'occhio che lascia sgomento papa Francesco fin dall'elicottero che lo porta in volo dal Vaticano verso Caserta: "E' terribile" lo sfregio di questa "bella terra". Un territorio che, però - incoraggia Bergoglio abbracciando i 200 mila che riempiono la piazza Carlo III antistante la Reggia di Caserta, dove oggi si è recato in una visita organizzata a tempo di record - va "tutelato e preservato" e richiede "di avere il coraggio di dire no ad ogni forma di corruzione e di illegalità". Approdando in Campania per la festa patronale di Sant'Anna in una Caserta immediatamente mobilitatasi per una visita che fino a pochi giorni fa era del tutto inattesa, Francesco, che sarà di nuovo nella città campana lunedì per un incontro senza precedenti con una comunità evangelica pentecostale, non ha deluso le aspettative di un forte richiamo alla riscossa di un territorio dove si sconta l'ombra pesante della camorra, dei traffici legati allo sversamento dei rifiuti che avvelenano l'aria e i terreni, delle tensioni tra comunità locale e migranti. E che, nel non troppo lontano 1994, ha visto persino l'uccisione in chiesa di un prete, quel don Peppe Diana per cui si chiede la beatificazione. La "vostra bella terra - ha sferzato il Papa nella messa celebrata nel pomeriggio nel piazzale antistante la Reggia dopo aver incontrato il clero locale - richiede di essere tutelata e preservata, richiede di avere il coraggio di dire no ad ogni forma di corruzione e di illegalità, richiede a tutti di essere servitori della verità e di assumere in ogni situazione lo stile di vita evangelico".

Bergoglio ha lanciato un forte appello ad avere il "coraggio" della legalità, di perseguire "il bene comune". "So che soffrite", si è rivolto il Papa alla folla interrotto dagli applausi, ma "chi diventa amico di Dio - ha esortato -, ama i fratelli, si impegna a salvaguardare la loro vita e la loro salute anche rispettando l'ambiente e la natura". "Quando sono arrivato - ha anche raccontato ai fedeli - uno di voi mi ha detto: 'Padre ci dia la speranza': io non posso darvi la speranza ma posso dirvi che la speranza c'è dov'è c'è Gesù". Francesco ha voluto rivolgere un appello anche a favore dei migranti: "Accoglieteli". Quindi, concludendo l'omelia, Francesco ha rivolto un pensiero per la festa patronale di Sant'Anna, occasione per lui di esortare a vigilare contro ogni forma di infiltrazione nelle feste patronali, come successo di recente in Calabria ad opera delle cosche. "Desidero incoraggiarvi tutti - ha detto - a vivere la festa patronale libera da ogni condizionamento" ed anzi come "espressione pura della fede di un popolo". Alle parole del Papa hanno fatto eco quelle del vescovo Giovanni D'Alise, che al termine della messa ha descritto la terra casertana come "attaccata da più parti", "sventrata e fatta deposito di rifiuti particolari provenienti dall'Italia e dall'Europa, che causano morti e disagi": "c'è anche una disoccupazione che toglie il respiro", ha aggiunto, mentre "non mancano criminalità e corruzione". Congedandosi dai fedeli, dopo aver lanciato ancora una volta il suo monito a non lasciarsi "rubare la speranza", Bergoglio ha infine annunciato che entro l'anno visiterà la città di Napoli ma non ha specificato alcuna data. "Il cardinale Sepe - ha confidato riferendosi all'incontro a tu per tu di poco prima con l'arcivescovo partenopeo - mi ha detto che lì sono un po' gelosi".


Bagno folla per Papa a Caserta, pioggia non ferma festa

Non li ha fermati la pioggia della mattina, né l'afa soffocante del pomeriggio: in 200 mila hanno risposto "presente" all'appuntamento con Papa Francesco per una visita tanto imprevista quanto di portata storica per Caserta, terra piagata da "un terribile sfregio" e dalla criminalità. Un vero e proprio bagno di folla per il Papa travolto da un'accoglienza calorosa, con il Pontefice che nell'abituale giro a bordo della "jeep" all'interno della Reggia in più circostanze ha fatto fatica a liberarsi dalla morsa di chi lo tirava per la veste bianca. Disabili, immigrati, fedeli provenienti dalle parrocchie di tutta la Regione, donne e uomini di ogni età hanno accettato di stare in fila per ore prima di accedere al piazzale antistante la Reggia dove il Papa - giunto a Caserta poco prima delle 16.00 - è arrivato intorno alle 17.30, dopo aver incontrato il clero alla Cappella Palatina. Per lui giro sulla "papamobile" e poi la celebrazione della messa dedicata a Sant'Anna, "la nonna di Maria", come Francesco ha definito la patrona di Caserta. Prima di ripartire - sempre in elicottero - alla volta del Vaticano, poco dopo le 20.00. Tra i fedeli anche chi ha trascorso la notte all'aperto avvolto nei sacchi a pelo pur di conquistare un posto nelle prime file.

Davanti a tanta gente, inevitabili alcune situazioni di ressa all'interno di un'organizzazione che ha complessivamente tenuto: ne hanno fatte le spese donne e anziani. Numerosi, infatti, sono stati i casi di malore che hanno richiesto l'intervento degli oltre 300 volontari della Croce Rossa: alla fine sono state 120 le persone soccorse nei due ospedali di campo e 30 negli ospedali cittadini. Pochi gli striscioni, uno diceva "no a razzismo e camorra". Così come pochi i riferimenti alla Terra dei Fuochi, citata solo in qualche cartello. Tante le bandiere sventolate, soprattutto del Vaticano e dell'Argentina, ma tantissime anche quelle inneggianti alla pace e quelle della Palestina. C'erano anche i genitori di un bambino morto di tumore. Lo ha voluto lo stesso Pontefice che prima di recarsi a Caserta si è informato sulla realtà della Terra dei Fuochi. Come spesso gli capita, Francesco ha fatto ricorso all'ironia, sia durante la funzione che nell'incontro a porte chiuse con il clero. Incontrando 19 vescovi e oltre cento sacerdoti, papa Francesco ha chiesto "scusa" per essere venuto a Caserta a portare un po' di "subbuglio" nel giorno della festa di Sant'Anna.

Le parole del Papa hanno sollevato i sorrisi dei presenti col vescovo di Caserta, Giovanni D'Alise, che ha replicato: "Magari ci fossero subbugli del genere". Un solo imprevisto: una festosa invasione di campo da parte di chi, stando molto distante dal palco, non ha resistito alla tentazione di avvicinarsi alla cosiddetta zona rossa forzando i varchi. Un episodio di colore, e senza conseguenze, che la polizia ha contenuto disponendo altre transenne. La visita di Francesco si è conclusa come era cominciata, con un bagno di folla all'uscita. E sono stati diversi i bambini accarezzati e presi in braccio dal Pontefice: ma non Francesco, un bimbo di 13 mesi che deve il nome proprio al Papa e che in prima fila con la mamma ha visto il Papa passargli davanti senza che si accorgesse di lui. Il suo pianto inconsolabile, alla fine, era l'unica nota stonata di una giornata di festa.


Fonte: Ansa

Clamorosa Juventus: travolta dai dilettanti, i gol vengono censurati. Le tv: "Non possiamo trasmetterli". Ecco che cosa è successo...

Juventus battuta dal Lucento. Studio Sport: "Censurato le immagini dei gol"



Dopo la sconfitta, la censura. Nella prima uscita ufficiale di Mr Allegri, i bianconeri subiscono la prima sconfitta stagionale offrendo una prestazione discutibile. Il Lucento, squadra che milita nella serie di Eccellenza (ovvero dei dilettanti) ha travolto 3-2 i bianconeri. Il Lucento va in vantaggio nel primo tempo. Poi due gol dello spagnolo Llorente riportano davanti la Juve. Ma la squadra di Allegri nel finale però viene tragicamente raggiunta e superata di nuovo dai rossoblu, con un gol all'86esimo che condanna definitivamente i bianconeri alla prima e umiliante debacle dell'anno. Fin qui i fatti. Ma adesso alla sconfitta si aggiunge anche la censura della società. Secondo quanto racconta Studio Sport su Mediaset, "il club bianconero ha censurato le reti del match". Insomma il servizio del tg sportivo di Mediaset sulla sconfitta della Juve è andato in onda con le immagini della partita, ma evitando accuratamente i gol. Andrea Agnelli a quanto pare vuole nascondere le figuracce dei campioni d'Italia. Non certo campioni di trasparenza...

Sul "Fatto" spunta il "tripudio della manetta": ecco che cosa c'è a pagina 7

Sul Fatto Quotidiano spunta il tripudio della manetta



Di manette se ne intendono al Fatto Quotidiano. Un nome, una garanzia: Marco Travaglio, che al tintinnio dell'acciaio risponde sempre "presente". Ed è così che sul Fatto di sabato 26 luglio, a pagina 7, troviamo il tripudio della manetta. Il compito di redigere l'elogio spetta a un altro affezionatissimo del ceppo, Gianni Barbacetto. Titolo: "Sette (ex) uomini d'oro fra politica e manette" (appunto). Sottotitolo: "Cosentino, Scajola, Genovese, Clini, Dell'Utri, Galan, Papa e Matacena latitante. La grande retata in un Paese assuefatto". Svolgimento: per ovvie ragioni di opportunità, tempo e spazio non può essere riportato per intero. Ci si limita a sottolineare che la colata di piombo (riportiamo l'attacco: "La Grande Retata del 2014 non provoca traumi politici, né indignazione nel Paese") è un resoconto degli arresti dell'anno in corso, con una breve cronaca dei motivi per i quali sono scattate le amatissime manette. L'epitome del giustizialismo compiaciuto, insomma, trova diritto di cittadinanza sul Fatto Quotidiano. Qualcuno aveva dei dubbi?

Le badanti in Italia tra furti e violenze: ecco i dieci consigli per difendersi

Furti, ricatti e violenze: cosa fanno le badanti in Italia



Attenzione alle badanti. Una famiglia su dieci in Italia ne ha una. Non mancano le furbette: fanno causa od occupano le case. Ora arriva un vademecum per difendersi. Trovare una persona di cui fidarsi e a cui affidare i propri cari non è cosa facile. Occhio ai matrimoni. Non sono rare le nozze tra ultra 65enni e le proprie ex badanti molto più giovani. Le cronache locali ci regalano un vasto assortimento di vicende legate a relazioni "atipiche". Come a Grosseto, dove lo scorso anno un 90enne è morto dopo aver sposato la sua badante della metà dei suoi anni. I figli dell'uomo, dopo essersi opposti al matrimonio invano, hanno accusato la donna della morte per accaparrarsi l'eredità. Poi, come racconta nella sua guida anti-badanti ilGiornale, c'è l'allarme furti. 

I furti - A Gorizia, ad esempio, una slovena ha sottratto ben 317mila euro ad un'anziana che assisteva. La donna, non accontentandosi del mensile, del vitto e dell'alloggio, si è progressivamente intromessa nella gestione dei soldi fino ad accumulare il tesoretto subito trasferito all'estero. Poi c'è il caso di chi resta letteralmente prigioniero della badanti. Ma il terreno fertile in cui leggere le storie più incredibili consumate nelle case italiane è il web. Si sprecano le testimonianze che riguardano casi di occupazione della casa. Persone che hanno subito un'occupazione della propria dimora per mano della badante che ospitavano in casa. 

Violenze - L'aspetto più drammatico dei rischi dell'assistenza domiciliare: gli abusi sugli anziani. I casi sono geograficamente omogenei in tutta Italia, riguardano sia badanti straniere che italiane ed hanno in comune una violenza spietata: calci, pugni, soffocamenti, segregazioni. In alcune occasioni le vittime sono morte sul colpo. Per far fronte ai numerosi disagi in cui si può incorrere, le associazioni di Colf e Badanti hanno stilato un vademecum per spiegare ad entrambe le parti come comportarsi in un rapporto di lavoro di assistenza domiciliare. 

Feste abusive - Basta organizzare dei party decisamente movimentati in compagnia di amiche, il tutto all'insaputa (e a spese) del datore di lavoro. È accaduto, sempre come racconta Il Giornale, a Genova dove ad ogni assenza dell'anziana la casa si trasformava in una discoteca. Ma nonostante il vadenecum i rischi sono sempre in agguato. Meglio scegliere con cura la persona a cui affidarsi. Altrimenti la badante potrebbe trasformarsi in un dramma di cui è difficile liberarsi...

Caos Figc, gaffe "razzista" di Tavecchio Il Pd: "Indegno, non si deve candidare"

Figc, gaffe "razzista" di Carlo Tavecchio e il Pd attacca: "Indegno, non si candidi"



Doveva semplicemente convincere un'Assemblea (peraltro già dalla sua parte) di essere l'uomo giusto. E invece Carlo Tavecchio, una vita nel calcio come dirigente e attuale presidente della Lega Nazionale Dilettanti, ha sollevato su un polverone che rischia di non esaurirsi così facilmente, spargendo veleni alla vigilia dell'elezione del nuovo presidente della Federcalcio italiana.

In sintesi - La gaffe è ormai virale, ma per i più distratti è successo questo: Tavecchio, 71 anni, si è fatto sfuggire il seguente virgolettato: "L’Inghilterra rispetto a noi è un’altra cosa: individua dei soggetti che possono entrare in base alla loro professionalità. Da noi invece arriva Opti Pobà, che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio". Da lì la bagarre. Accuse di razzismo rimbalzano da tutte le parti, ma sui social la contestazione è più ironica che altro. L'hashtag più comune dopo #tavecchio è #noTav, un riciclo dello slogan utilizzato dai manifestanti contro i treni ad alta velocità.

Demagogia e politically correct - Le reazioni non si sono fatte attendere: "Il signor Tavecchio, che è candidato a ricoprire il ruolo di Presidente della Federcalcio, dovrebbe ritirarsi dopo le sue indegne dichiarazioni di ieri" è la solenne richiesta di Roberto Morassut, del Partito Democratico, che chiede un gentile passo indietro all'esuberante candidato alla Figc. Il democratico continua con la linea dura: "Le parole di Tavecchio sono gravi e non possono essere sminuite o delimitate dentro gli ambienti del calcio. Sono parole offensive che lo coinvolgono come espressione della classe dirigente italiana nel suo complesso". Per la linea morbida invece il presidente della Lega Serie B Andrea Abodi che minimizza: "Una frase inaccettabile non fa di una persona un razzista. La demagogia non è una buona medicina". Lo stesso Tavecchio aveva detto di non ricordarsi neppure di aver usato quel termine. "Mi riferivo al curriculum e alla professionalità richiesti dal calcio inglese per i giocatori che vengono dall'Africa o da altri paesi". E si è comunque poi scusato dicendo: "Se qualcuno può aver interpretato il mio intervento in maniera offensiva me ne scuso". Storia finita? Vedremo.

"Mille giorni con Renzi": ecco qual è il vero obiettivo di Alfano

Ncd, Angelino Alfano: "Ancora 1.000 giorni con Renzi, poi ognuno per la sua strada. La Lega è di estrema destra, noi no"



Mille giorni con Renzi, poi addio. Con chi Ncd sostituirà il premier, però, non è ancora dato sapersi. Il segretario del Nuovo Centrodestra Angelino Alfano chiude a Roma i lavori dell'Assemblea nazionale del partito nato dalla scissione dal Pdl chiarendo la lealtà al governo, anche se con qualche condizione: "Se fra mille giorni avremo fatto la riforma del fisco, della giustizia, se avremo aumentato il Pil e l'occupazione, allora con buona coscienza e spirito sereno potremo dire di aver cambiato l'Italia e le sue istituzioni". Mille giorni, cioè tre anni, cioè fine legislatura: la scommessa del leader di Ncd, scoperta, è quella di far trascorrere abbastanza tempo perché Silvio Berlusconi abbandoni la politica lasciando un vuoto nel centrodestra e nei moderati. Vuoto, naturalmente, che vorrebbe colmare proprio Angelino. Ma il rischio è che dopo tre anni nell'ombra del bulimico Renzi, il suo futuro sia quello di comparsa, corpo estraneo nel centrosinistra e separato in casa nel centrodestra.

Mille giorni con Renzi e poi... - L'alleanza con il Partito democratico, come detto, ha una data di scadenza sia pur lontana: "Lavoriamo insieme ancora 1.000 giorni e poi ciascuno per la propria strada, con i propri valori e i propri programmi. La battaglia per i nostri programmi in questi 1.000 giorni ci darà la misura della nostra forza". Nel giorno in cui sono stati resi noti i contenuti della lettera inviata da Silvio Berlusconi ai possibili alleati del Centrodestra, Alfano lancia un messaggio chiaro: non si tornerà ai tempi della Casa delle Libertà, anche perché le frizioni con Forza Italia, presente ma soprattutto passate, restano: "Ci sono stati tentativi di opa ostile nei nostri confronti - ha attaccato il ministro degli Interni -, ci hanno chiesto di lasciare il campo, ma ai nostri avversari diciamo che non solo non lasciamo ma raddoppiamo, abbiamo tutta l'intenzione di raddoppiare i voti, i consensi, la presenza parlamentare. Il nostro prossimo obiettivo sul territorio è innalzare una bandiera Ncd in ciascuno degli 8.000 Comuni italiani". 

"La Lega destra estrema, noi no" - Al momento, sembra impossibile per il Cavaliere far conciliare l'anima centrista di Ncd con quella più radicale della Lega Nord, che Alfano definisce "destra estrema": "Le nostre battaglie sono di centrodestra - conclude il segretario -, non di estrema destra, lo dico chiaro, ad esempio per le accuse che ho ricevuto sul tema dell'immigrazione. Noi abbiamo le idee chiare su cosa fare per affermare le nostre battaglie e le nostre ricette, che sono di centrodestra". Quindi una battuta, per evitare il rischio che il "brand Ncd" venga fagocitato dal renzismo: "Molti dicono che Renzi somigli a Tony Blair. Noi eviteremo al centro destra italiano il destino dei conservatori inglesi quando arrivò Blair". 

Le reazioni: "La CdL è morta" - I big di Ncd hanno accolto con entusiasmo il discorso del segretario. "Sottoscrivo tutto, parola per parola", ha commentato Maurizio Lupi. "Alfano oggi è stato chiaro. Siamo un partito di centrodestra ancorato a questa realtà politica - ha aggiunto Renato Schifani -. Nel Nuovo Centrodestra non ci sono divisioni, né sirene più o meno ascoltate da parte di alcuni dirigenti. Noi andiamo avanti per un patto di legislatura di mille giorni, ed a breve uniremo i moderati che sostengono questo governo e fanno parte del Ppe. In questo modo con un'unica voce potremo avere un rapporto dialettico con Renzi, in chiave non conflittuale ma propositiva. Da Forza Italia attendiamo di capire quale sará il loro atteggiamento sulla legge elettorale, consapevoli però che la vecchia Casa della Libertà è morta e sepolta. Basti pensare che la Lega di oggi non è più la Lega di una volta e credo che rispetto a questa ormai non ci dividano mari, ma temo che ci dividano oceani". "Non c'è alcuna possibilità di successo se si fa dipendere la propria identità politica da un accordo con Berlusconi o Renzi. Il compito a cui intendiamo assolvere con Alfano, Cesa e tutti coloro che lo desiderano è ripensare il campo popolare", spiega invece Mario Mauro, presidente dei Popolari per l'Italia che guarda a Ncd come a un alleato naturale, in attesa magari di una fusione: "Alternativi alla sinistra e ancor più distanti da involuzioni estremiste. Dobbiamo rilanciare i nostri ideali: liberali, nazionali e democratico-cristiani".