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sabato 14 giugno 2014

Cardito (Na): Parco Taglia sotto assedio: Baby gang rapinano due ragazzini. Sorveglianza da rivedere

Cardito (Na): Parco Taglia sotto assedio: Baby gang rapinano due ragazzini. Sorveglianza da rivedere 


di Mario Setola


Parco Taglia, croce e delizia della città di Cardito. Se da un lato è vero che il grande parco pubblico a Nord di Napoli catalizza l’attenzione di tantissime persone della provincia di Napoli che approfittano della grandissima struttura immersa nel verde per fare lunghe passeggiate e qualche corsetta, dall’altro è purtroppo realtà che sta sempre diventando meno sorvegliata e terreno di conquista per malintenzionati. E’ notizia dell’altro giorno infatti che due ragazzi di 15 e 17 anni sono stati accerchiati da tre ragazzi che puntando dei coltelli alla gola dei due li sequestrano e li trascinano nei locali abbandonati sotto l'anfiteatro all'interno del Parco. Minuti interminabili per i due ragazzi che sono stati spogliati dei loro telefonini e dei soldi ed altri oggetti che portavano con loro durante quella che doveva essere una tranquilla passeggiata pomeridiana nel parco più frequentato dell'area a nord di Napoli. A raccontare l'accaduto Luigi Imperatore, papà di uno dei due ragazzi che preoccupato per l'incolumità delle persone che frequentano la villa comunale lancia un grido di allarme:" La villa è terra di nessuno, spero con questa denuncia si riesca ad avere più controllo delle forze dell'ordine." - Imperatore tra l'altro si pone e ci pone una domanda: "se al posto di mio figlio e l'amico ci fosse stata una bambina o una ragazza.... cosa sarebbe successo?". L'accaduto regolarmente denunciato alle forze dell'ordine che stanno conducendo le indagini per tentare di risalire agli autori del gravissimo episodio. Tutto questo mentre la città ancora aspetta che la politica torni a fare il proprio dovere, dopo lo scioglimento del consiglio comunale a seguito delle dimissioni dei consiglieri comunali, che ha sancito, di fatto, la fine della fallimentare esperienza di Giuseppe Cirillo alla guida del municipio. 

Arrivano gli emiri. Il Cda di Alitalia approva l'accordo con Ethiad

Il Cda Alitalia approva l'accordo con Etihad



Alitalia dà il via libera al progetto della compagnia araba Etihad Airways. Dopo 9 ore il cda della compagnia italiana ha sciolto la riserva sull'accordo che porterà la compagnia di bandiera italiana a siglare un contratto con gli emiri: "Il cda si è espresso assolutamente a favore del progetto e della proposta - ha detto l'amministratore delegato Gabriele Del Torchio che è stato così incaricato, con il presidente della compagnia Roberto Colaninno, di "approfondire i temi e arrivare rapidamente alla stesura del contratto". L'investimento della compagnia araba si aggira intorno a 560 milioni di euro e punta a potenziare gli scali di Roma e Milano per i viaggi intercontinentali e in Europa. Nella definizione degli dettagli, Alitalia dovrà trovare un accordo con Etihad sui 2.200 dipendenti in esubero, annunciati da Del Torchio in occasione della relazione Enac 2013. Per loro l'azienda dovrà trovare "forme di tutela sociale" ha dichiarato Del Torchio, visto che non sono più sfruttabili strumenti come il contratto di solidarietà o le varie forme di cassintegrazione o rotazione.

Bilancio senza numeri - Iniziata alle 11.30, la riunione dei consiglieri Alitalia ha partorito una nota diffusa alla stampa con la quale si comunicava l'approvazione del bilancio 2013, ma senza indicare alcuna cifra. Unico dettaglio esplicito è stato quello dell'accantonamento per 233 milioni di euro "in preparazione - si legge nella nota - di future strategie". Il 29 giugno prossimo il bilancio sarà sottoposto all'assemblea dei soci, convocata in seconda seduta per il 25 luglio.

Clamoroso Montezemolo: "Questa Formula 1 non piace più. La Ferrari entro il 2020..."

Luca Cordero di Montezemolo: "La Ferrari potrebbe abbandonare la Formula 1"



Una bomba, sganciata da Luca Cordero di Montezemolo, il presidente della Ferrari che annuncia il possibile addio del Cavallino alla Formula 1 per le competizioni di auto sportive entro il 2020. E' quanto scrive il Wall Street Journal, che ha intervistato il presidente della scuderia di Maranello. Secondo quanto riportato dal quotidiano finanziario, la Ferrari e la Fia (la Federazione internazionale dell'automobile, l'organismo che governa la F1) si stanno scontrando in modo aspro sulle nuove regole che hanno reso questo mondiale decisamente poco appetibile. "La Formula uno non sta funzionando", dichiara Montezemolo al Wsj. "E' in declino perché la Fia si è dimenticata che le persone guardano le gare per divertimento. Nessuno le guarda per l'efficienza". Dunque, dal suo ufficio di Maranello, Montezemolo si dice contrario alla norma che impedisce lo sviluppo sui motori durante la stagione: "Non li possiamo toccare...". Una serie di amare considerazioni, dunque, che spingono il presidente del Cavallino rampante a pensare ad un clamoroso addio, che priverebbe il circus della Formula 1 della squadra più importante e di maggior tradizione.

Ombre rosse all'Agenzia delle Entrate: per il dopo-Befera spunta una comunista. Ecco chi è la "sceriffa" delle tasse

Agenzia delle Entrate, il nuovo direttore è Rossella Orlandi



Nella conferenza stampa che ha seguito il varo del decreto sulla Pa, Matteo Renzi ha annunciato anche una serie di nomine nei posti chiave. Tra le poltrone in ballo c'era anche quella lasciata libera da Attilio Befera, l'ormai ex direttore dell'Agenzia delle Entrate, l'ex sceriffo delle tasse che lascia spazio alla "sceriffa". Befera infatti passa il testimone a una donna, Rossella Orlandi. Il Cdm ha avviato la procedura per la sua nomina, una scelta nel nome della discontinuità rispetto al predecessore (almeno nelle intenzioni).

La carriera - Nata ad Empoli nel 1956, laureata in Giurisprudenza a Firenze nel 1980, la Orlandi ha iniziato la sua carriera nel 1981 all'Ufficio imposte dirette di Empoli, dove era vice direttore tributario. Nel 2000 diventa dirigente di seconda fascia con l'incarico di Capo ufficio controlli fiscali della direzione regionale della Toscana. Nel 2006 il salto in avanti: Massimo Romano, che all'epoca guidava l'Agenzia delle Entrate, la chiama a Roma dove la Orlandi ottiene la nomina a dirigente generale con le funzioni di Direttore centrale aggiunto dell'Accertamento.

I traguardi - In veste di direttore, la Orlandi partecipa a diverse iniziative contro l'evasione fiscale. Nel dettaglio si occupa dei grandi contribuenti, e lavora per riorganizzare il settore e realizzare nuove tecniche di controllo, tra le quali il tutoraggio delle imprese di maggiori dimensioni. La Orlandi, inoltre, ha seguito personalmente alcune grandi inchieste di rilevanza nazionale in materia di evasione fiscale, ed ha collaborato con le principali procure d'Italia, ottenendo buoni risultati in termini di recupero di gettito.

Ombra rossa - Ma sulla Orlandi si allunga subito un'ombra "sinistra". Nel suo passato toscano, infatti, è stata anche consigliera del Pds a Empoli. Una comunista alle Entrate, dunque, che vanta anche un solido rapporto con l'ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, l'ex ministro delle Finanze nel governo Ciampi, dunque titolare del Tesoro nel governo di Giuliano Amato (quello della patrimoniale, per intendersi) e viceministro dell'Economia anche nel secondo governo Prodi

HANNO UCCISO IL TIQUI-TACA L'Olanda demolisce la Spagna: 5-1, ma potevano essere sette Robben e Van Persie? Mostruosi

L'Olanda distrugge la Spagna: 5-1



Il tiki taka è morto? E' presto per dirlo, ma questo sembra il verdetto della prima partitissima di questo Mondiale brasiliano. L'Olanda travolge la Spagna: finisce 5-1, un trionfo per gli orange, padroni assoluti del campo, velocissimi, precisi, impressionanti. Un tripudio, una roboante rivincita per la nazionale guidata da Van Gaal, sconfitta dalla Spagna per 1-0 nella finalissima mondiale del 2010 in Sudafrica. Una vendetta clamorosa, quella degli olandesi, che fino all'ultimo secondo hanno cercato la via del (sesto) gol, hanno cercato di disintegrare le Furie rosse da cui furono battuti a Johannesburg. A fare da contraltare alla gioia degli olandesi - guidati dal mostruoso tandem Robben-Van Persie -, la delusione degli iberici, umiliati, straziati e pazzescamente ridimensionati. Per la squadra di Vicente Del Bosque, una superpotenza del calcio che resta comunque tra le favorite per questo mondiale, una lezione di calcio, una batosta dalla quale sarà dura, durissima riprendersi.

Il primo tempo - La Spagna parte forte, dettando il ritmo con il possesso di palla. Ma la prima grande occasione è per Sneijder, che si trova a tu per tu con Iker Casillas e si lascia ipnotizzare e gli spara il pallone addosso. Dopo un'altra buona parata di Casillas, è la Spagna che ha un'occasione d'oro per passare in vantaggio con Diego Costa, che però fallisce. Dunque altra occasionissima per David Silva, che ha la possibilità di battere l'estremo difensore Cillessen ma prova senza successo a servire costa. Al 26esimo la prima rete: rigore per le Furie rosse. Nel mondiale delle polemiche, un altro penalty eufemisticamente molto sospetto, fischiato dal nostro Nicola Rizzoli per un presunto fallo di De Vrij su Diego Costa. Dagli undici metri si presenta Xabi Alonso che realizza piazzando la palla nell'angolino destro. Dopo un fuorigioco dubbio fischiato a Robben, a riportare subito in parità il match ci pensa Robin Van Persie, che realizza uno strepitoso gol di testa su assist di Blind dalla metà campo olandese. Alla fine del primo tempo, comunque, sono gli iberici a recriminare per le occasioni sprecate. Ma il peggio - per loro - deve ancora venire. Quarantacinque minuti di fuoco dai quali gli spagnoli usciranno in ginocchio.

Secondo tempo - Nella ripresa la Spagna parte ancora forte, ma dopo otto minuti arriva un gol che si candida ad essere tra i più belli della kermesse brasiliana: lancio lungo, Robben controlla in modo miracoloso e mette a segno il gol del 2-1 con una gran botta. Le Furie rosse provano a reagire ma al 60esimo è ancora Olanda: una clamorosa azione iniziata da Robben viene conclusa ancora da Ven Persie, un destro terrificante che però si infrange sulla traversa. Gli iberici provano a mischiare le carte: dentro Torres e fuori Diego Costa, quindi Pedro al posto di Xabi Alonso. Ma le mosse non funzionano. A colpire è ancora l'Olanda che, ha ormai preso in mano le redini del gioco ed è padrona del campo: il terzo gol è di Stefan da Vrij, che infila di testa su calcio da fermi. Dubbi sulla regolarità della marcatura: Casillas ostacolato, ma Rizzoli convalida. La partita poi si intesisce, vola qualche calcione. Quindi un gol (giustamente) annullato alla Spagna: David Silva insacca dopo la respinta di Cillessen, ma viene segnalato il fuorigioco.

Il tripudio - L'Olanda continua ad attaccare, e trova ancora la via per arrivare in rete: il quarto gol è ancora di Van Persie, che sigla la sua doppietta dopo aver rubato la palla a un disastroso Casillas. Van Gaal concede poi la passerella a Van Persie, che esce tra gli applausi. Ma non è finita. L'Olanda continua a macinare calcio. Tocca a Robben, che prende palla a metà campo e corre come se non ci fosse un domani, dribbla Casillas, che scivola, e mette a segno una straordinaria doppietta. E' il 5-1, per l'asso del Bayern Monaco un gol pazzesco, che duella con quello di Van Persie in quanto a bellezza. Come detto l'Olanda non si ferma. Vuole vendicare il 2010 e lo vuole fare fino in fondo. Vuole, calcisticamente parlando, il sangue. Per Robben c'è un'altra enorme occasione, neutralizzata da Casillas che riscatta in parte una partita da insufficienza netta. Una partita che la Spagna, negli ultimi secondi, vorrebbe solo finita: Torres risce anche a mangiarsi una rete, gli orange ne potrebbero fare altre due, tre quattro. Poi il triplice fischio. Inizia la notte di festa degli olandesi. Inizia il processo agli spagnoli, che vivono un incubo. Il tiki taka è morto?

venerdì 13 giugno 2014

MAZZETTE, MINEO E TV Scoppia la rissa nel Pd "Colpa delle donne di Renzi che..."

Pd, accusa alle renziane: "Meno tv e più presenze in Aula"


Picierno: Molte smorfie e poco altro....
Dopo la guerra interna per l'epurazione di Corradino Mineo dalla Commissione Affari Costituzionali, nel Pd scoppia un'altra grana. Questa volta non c'entrano le riforme, ma la tv. Le renziane del "giglio magico" del premier passano le loro giornate in tv. Un passaggio a La7, poi a Rai 3 poi magari anche a Mediaset. Una copertura totale del palinsesto da mattina a sera che irrita anche un pezzo del partito. L'accusa è chiara: "Passate più tempo in tv che in Parlamento".

Colpa della Morani - Il dito puntato è contro Alessia Morani. Lei, proprio due giorni fa è stata protagonista di una gaffe che ha mandato su tutte le furie la segreteria del Nazareno. Ospite a La7, la Morani all'improvviso riceve un sms da gruppo che la invita a votare perchè il governo sta andando sotto sull'emendamento per la responsabilità civile del governo. La Morani lascia di corsa gli studi di La7 e va a Montecitorio, ma è troppo tardi. Così il governo va sotto e scoppia la polemica. La giustificazione della Morani non ha convinto i vertici del partito: "Si stava discutendo di richiami vivi per gli uccelli, alla Camera. Altrimenti non sarei andata negli studi di La7. Se avessi saputo che era in arrivo quell'emendamento non sarei andata in tv". 

Guerra interna - Ma critiche, seppur a bassa voce, piovono anche su Pina Picierno che in tv c'è quasi a tutte le ore. Le i si difende così: "Che sia nelle riunioni di segreteria o per preparare una trasmissione tv, questo è un gruppo dirigente che si vuole molto bene. C'è affetto tra di noi. Se proprio vogliamo parlare di polemiche allora perchè non parliamo di tutti quelli che mi hanno attaccato sulla storia degli 80 euro? Rifarei tutto". Ma il mormorio interno al Pd comunque non si placa. Un incidente come quello sulla responsabilità civile dei magistrati da palazzo Chigi non vogliono che si ripeta. Le renziane sono avvisate...

Alfano tira dentro Casini e "chiama" un big di Forza Italia...

Casini e Alfano: ipotesi gruppo unico parlamentare



Dopo le europee e soprattutto dopo le amministrative continuano le grandi manovre dentro il centrodestra. Ncd e Forza Italia, va detto, hanno provato ad aprire un dialogo per fermare i dissidi figli della scissione del Pdl, ma con scarsi risultati. A pesare nella trattativa è la grande agitazione dentro Forza italia guidata dall'ex lealista Raffaele Fitto. E' stato l'uomo più votato tra gli azzurri e subito dopo le europee si è messo al timone della fronda interna che chiede una nuova leadership del partito e primarie a tutti i livelli. Dal Cav è arrivato un "no" secco che ha incrinato e non poco il rapporto con l'ex ministro. Così Fitto prova a guardare verso il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano e studia un piano per creare un nuovo polo di moderati lontano dalle sponde di Forza Italia. 

Asse Ncd-Udc - Con lui, a dargli una mano, ci sarebbe Angelino Alfano. Il ministro degli Interni ha tutta l'intenzione di allargare la sua coalizione di centro, forte anche del risultato delle europee. Secondo quanto racconta Dagospia dalle parti di Ncd si prepara una rivoluzione che se andasse in porto potrebbe ribaltare tutti gli equilibri del centrodestra. Il piano prevede la fusione dei gruppi parlamentari di Ncd e Udc di Pierferdinando Casini  per dare vita ad un'alleanza in cui presto dovrebbe entrare (il condizionale in questi casi è d'obbligo) anche Raffaele Fitto. La settimana prossima nascerà infatti alla Camera dei Deputati un nuovo gruppo che si chiamerà appunto Coalizione Popolare e avrà come capogruppo D'Alia Giampiero. Stessa operazione al Senato con il ruolo di capogruppo affidato a Renato Schifani. L'obiettivo vero è quello di convincere Fitto ad entrare nel nuovo polo per portare con sè un centinaio di parlamentari in grado di allargare la maggioranza utili per mettere fuorigioco i dissidenti Pd e dunque aprire l'azione del governo verso il centro e non più verso sinistra. 

Il ruolo di Lupi - Nelle prossime ore, e durante il week end, saranno definiti i dettagli per l'accordo Ncd-Udc, ma l'accordo politico è fatto. E nella partita diventa fondamentale il ruolo di Maurizio Lupi. Il ministro alle Infrastrutture sta decidendo in queste ore il suo percorso personale. Con la proclamazione ufficiale a deputato europeo avvenuta oggi ha 30 giorni di tempo per decidere se dimettersi o restare a Strasburgo. Secondo Dagospia resterà parlamentare europeo, allontanandosi dall'aria oggettivamente velenosa del Ministero delle Infrastrutture e sarà uno dei triunviri che guiderà il nuovo raggruppamento.