Il leader Berlusconi, da Arcore prepara la campagna per le Europee: nel week end ultimi ritocchi alle liste con Toti e Verdini. E sulle riforme promette una trattativa leale ma franca
Obiettivo «agibilità politica». Si aggrappa a quello, Berlusconi; che guarda al bicchiere mezzo pieno. Ossia all'apertura ai servizi sociali, fatta giovedì dal Procuratore generale di Milano Antonio Lamanna
Un male, certo; ma il male minore. Berlusconi resta cauto, prudente; soprattutto silente. Un silenzio che vorrebbe totale anche da parte dei suoi perché il verdetto definitivo ancora non c'è. Arriverà tra qualche giorno, forse martedì. Ed è meglio il cielo coperto dei servizi sociali che non la tempesta degli arresti domiciliari con tanto di silenziatore. Il timore di manette e bavaglio non è svanito del tutto e il Cavaliere predica prudenza e controllo ai suoi. In gioco c'è la sua libertà. Non è necessario che l'ex premier dia un ordine particolare. Lo capiscono tutti: in questa fase anche una virgola fuori posto potrebbe far spostare la lancetta del barometro da «brutto tempo» a «burrasca». Ecco perché tutti, dai più stretti collaboratori ai soldati semplici, s'imbottiscono di gomma piuma.
Tutti col leader. Tutti muti. Nessuno che commenti la minaccia del procuratore Lamanna che ha fatto sapere che i servizi sociali verrebbero revocati all'istante qualora l'ex premier «diffamasse» i giudici. Si tace per non nuocere in alcun modo al leader. Si tace per permettere a Berlusconi di parlare tra qualche giorno; di far campagna elettorale e trainare ancora una volta il suo partito.
Campagna alla quale Berlusconi tiene tantissimo e sta già lavorando assieme ai suoi. I temi? Principalmente temi economici e prettamente europei. Quando non parla e non pensa alla sua condizione personale, Berlusconi si getta a capofitto sulla sua creatura. «Dobbiamo convincere i tanti disamorati dalla politica. Dobbiamo parlare a quelli che sentono sulla pelle la crisi. Dobbiamo dire che non siamo contro l'Europa ma siamo contro questa Europa». Insomma, il Cavaliere ha la testa anche sui temi caldi dei prossimi comizi, qualora i magistrati - come sembra - glieli concederanno: «Non siamo e non saremo mai il partito della spesa; ma assieme al Ppe dobbiamo contrastare per davvero l'austerità imposta dalla Germania». Economia perché «troppi italiani fanno fatica ad arrivare alla fine del mese». Europa perché «così com'è ci impoverisce».
È pronto all'ennesima battaglia, l'ex premier. Quella finale. Ad Arcore con i figli, la compagna Francesca Pascale, la senatrice Maria Rosaria Rossi e il consigliere Giovanni Toti, Berlusconi si appresta a chiudere le liste per le Europee. I nodi per scegliere la squadra migliore restano ma si scioglieranno nelle prossime ore. Nel week end a Villa San Martino è previsto l'arrivo di Denis Verdini con sottobraccio il faldone candidature. Alcuni dati certi: capolista al Nord Ovest, Giovanni Toti; al Sud Raffaele Fitto dopo che Mara Carfagna ha dato forfait proprio per non entrare in rotta di collisione con l'amico pugliese; al Centro l'eurocommissario uscente Antonio Tajani; al Nord Est l'europarlamentare Elisabetta Gardini mentre nelle Isole è ancora in forse Gianfranco Miccichè.
E poi c'è la partita delle riforme, ancora tutta da giocare. Niente «sì» a scatola chiusa ma trattativa franca e leale con il premier Renzi. Non farà sconti ma neppure colpi di testa, il Cavaliere. Perché se riuscisse a costruire assieme al premier le fondamenta della Terza Repubblica, sarà vittoria. Per Berlusconi e per il Paese. Ma su questo fronte la variabile che più preoccupa il Cavaliere è il Pd: «Sono loro che sono divisi, non noi», ripete spesso quando parla di abolizione del Senato e riforma del titolo V della Costituzione.
E il Mattinale di Brunetta, infatti, non fa sconti: «In tema di riforme il governo continua a far pasticci. Ma noi, tuttavia, manterremo gli impegni presi». Ma la trattativa è ancora lunga.