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giovedì 27 febbraio 2014

Bufera M5S, Web: Dissidenti vanno espulsi

Bufera M5S, Web: Dissidenti vanno espulsi


Il voto del web ha deciso l'espulsione dei dissidenti del Movimento 5 Stelle Orellana, Campanella, Battista e Bocchino. Su Twitter Grillo ha annunciato che 29.883 utenti hanno votato a favore e 13.885 contro. E lo stesso Grillo dal suo blog lancia un messaggio: "Siamo un pochino meno ma molto, molto più coesi e forti". Nel Movimento cresce il disagio per le espulsioni. Ha già presentato le dimissioni il senatore Romani e altri sarebbero pronti a farlo, come annunciato dal Senatore Cotti. Sarebbero almeno 9 i senatori pronti a dimettersi in segno di solidarietà. Intanto il deputato Alessio Tacconi ha confermato le proprie dimissioni, puntualizzando che altri cinque deputati "stanno valutando". Con il voto sull'espulsione, ha spiegato, "si è dimostrato che non è possibile andare contro il parere di Grillo e Casaleggio. Comandano loro, sono il braccio e la mente. Dopo il voto sul web, al Senato si sono tenute, non senza lacrime e insulti, due riunioni distinte quante sono le anime del Movimento: una del gruppo parlamentare ufficiale; l'altra dei quattro dissidenti ai quali si sono aggiunti i colleghi pronti a presentare le loro dimissioni. 

mercoledì 26 febbraio 2014

I "pizzini" tra Renzi e il grillino Di Maio

I "pizzini" tra Renzi e il grillino Di Maio

Il Premier Renzi a Luigi di Maio: "Ma fate sempre cosi? Se vedi punti di dialogo, sono qui". Il vicepresidente: "Ci vediamo in aula". 


"Ma fate sempre così?" A scrivere è Matteo Renzi che, quasi come fosse a scuola, manda un biglietto - su carta intestata della Camera - a Luigi di Maio, per cercare un appoggio all'interno dello schieramento grillino.


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"Io mi ero fatto l'idea che su alcuni temi potessimo davvero confrontarci", scrive il premier mentre il M5S lo critica in Aula, "Ma è così oggi per esigenze di comunicazione o è sempre così ed è impossibile confrontarsi?". La risposta di Di Maio non si è fatta attendere: il vicepresidente lo richiama a un comportamento corretto: "1) Guida al regolamento: i banchi del governo devono essere liberi da deputati quando qualcuno parla in Aula. Il governo è tenuto ad ascoltare i deputati. La Boldrini doveva richiamare la Polverini. Non lo ha fatto", si legge nel secondo biglietto pubblicato dallo stesso Di Maio su Facebook, "2)Forse non è chiaro che in un anno abbiamo visto di tutto. Abbiamo visto la tua maggioranza votare in 10 mesi: 2,5 miliardi di euro di condono alle slot machine; 7,5 miliardi di euro alle banche; 50 miliardi di euro per gli F-35". E chiosa: "Cosa ti aspettavi, gli applausi?".
Una replica che non ha scoraggiato Renzi dal suo intento. Il premier ha invece cercato un altro punto d'appiglio: "Se vedi occasioni reali di dialogo nell'interesse dei cittadini (a me della parte mediatica interessa il giusto: ognuno fa la sua parte). Fammi sapere. So che parli con Giachetti (deputato Pd, ndr). Se ti va bene utilizziamo lui come contatto. Se ci sono cose fattibili insieme alla luce del sole, nell'interesse degli italiani, io ci sono". Niente da fare anche questa volta: "Io parlo con Giachetti perché lavoriamo insieme ogni giorno. Come tanti nostri colleghi che lavorano in commissione. Il Parlamento serve a questo", scrive Di Maio, "Però ora basta con questi biglietti berlusconiani. Ci vediamo alla prova dei voti, in Aula, davanti al Paese intero".

Caso Marò, stampa India: Rientro in Patria?

Caso Marò, stampa India: Rientro in Patria?


Mentre il 7 marzo è attesa una nuova udienza della Corte Suprema, la stampa indiana continua a seguire il caso Marò. Per il Pioneer, quotidiano di New Delhi, le indecisioni dell'India ne "hanno compromesso la posizione internazionale, danneggiato le relazioni con un Paese amico e bloccato il corso della giustizia". L'Italia ha "sfruttato tutti i canali legali e diplomatici" e ottenuto una serie di risultati. Ora "va sfortunatamente o meglio per i due Marò fortunatamente acquistando forza" l'ipotesi del rientro in patria poichè a due anni dai fatti manca ancora un'accusa formale. 

Escort: A Giudizio l'ex Procuratore di Bari Laudati

Escort: A Giudizio l'ex Procuratore di Bari Laudati 


Antonio Laudati
ex Procuratore di Bari
L'ex Procuratore di Bari Antonio Laudati è stato rinviato a giudizio dal gup di Lecce Cinzia Vergine per abuso d'ufficio e favoreggiamento personale nell'ambito delle inchieste baresi sul caso delle escort. Laudati è accusato di abuso d'ufficio per aver indagato "illecitamente" su due magistrati del suo ufficio, Scelsi (ora sostituto pg a Bari) e Desirèe Digeronimo (candidata sindaco a Bari). E' accusato anche di favoreggiamento per aver aiutato l'imprenditore Gianpaolo Tarantini. 

UE rivede al ribasso la crescita dell'Italia

UE rivede al ribasso la crescita dell'Italia


Nel 2014, secondo la Commissione UE la ripresa in Italia ci sarà pur se "lenta" grazie alla domanda esterna e all'attività industriale. Ma la stessa Commissione rivede al ribasso la stima del Pil di novembre, da +0,7% la aggiorna a +0,6%. Cosi pure per i dati del 2013, a novembre la stima del Pil era a -1,8%, oggi a -1,9%. Stabile a 1,2% nel 2015. Migliorano invece le stime sul deficit: 2,6% del Pil quest'anno e 2,2% nel 2015 grazie anche al calo dello spread. Il debito raggiungerà un picco nel 2014 vicino al 133,7% e scenderà lievemente nel 2015 (132,4%). Peggiora nettamente la disoccupazione, al 12,6% quest'anno. I consumi "crescono solo marginalmente". 

martedì 25 febbraio 2014

Camera: Renzi ottiene la fiducia. 378 i sì e 220 i no

Camera: Renzi ottiene la fiducia. 378 i sì e 220 i no


Il governo Renzi ha ottenuto la fiducia alla Camera con 378 sì, 220 no e un astenuto. Ieri l'esecutivo ha incassato la fiducia al Senato con 169 sì e 139 no. Il programma di Renzi è per un governo di legislatura, diretto a durare fino al 2018. Le priorità sono il fisco, il lavoro, la riforma elettorale e quelle istituzionali. 

Roma: Mannheimer indagato, si dimette da Autority

Roma: Mannheimer indagato, si dimette da Autority 


Renato Mannheimer ha rassegnato le sue dimissioni da presidente dell'Agenzia per il controllo e la qualità dei Servizi pubblici di Roma Capitale. Lo ha fatto con una lettera al presidente dell'Assemblea capitolina Coratti letta in aula. Motivo delle dimissioni il fatto che Mannheimer è indagato dalla Guardia di Finanza per irregolarità fiscali. Il suo istituto di sondaggi che lavorava principalmente per i programmi Rai (Porta a Porta), avrebbe evaso il fisco per oltre 10 milioni di euro. Coratti ha accettato le dimissioni "per correttezza e non senza rammarico".