Visualizzazioni totali

mercoledì 20 gennaio 2016

L'Intervista - Massimo Mauro attacca (e fa i nomi) "Ecco chi fa male al calcio italiano"

Massimo Mauro attacca (e fa i nomi): "Chi fa male al calcio italiano"


intervista a cura di Fabrizio Biasin
@FBiasin



Massimo Mauro (ex calciatore di Catanzaro, Udinese, Juventus e Napoli, ex politico dell’Ulivo, ex dirigente sportivo, commentatore Sky che non teme nessuno ma tutti temono più di un herpes fetente), partiamo con un giochino. Chi le disse «Lei è molto intelligente e preparato, soprattutto sul gioco delle bocce»?

«Non ricordo».

Glielo dico io, Lotito.

«Beh, ha detto una bugia, a bocce non posso giocare per via del mal di schiena».

Per lo stesso motivo si ritirò molto presto, a 31 anni. 

«Meglio così, non capisco quelli che vanno avanti a giocare fino a 40 anni, che arrancano in campo col culone, meglio lasciare un bel ricordo».

Beh, detto da uno che ha giocato con Zico, Platini e Maradona è un po’ comodo, non crede? A proposito, il suo preferito tra i tre?

«Maradona era il calcio, gli altri hanno giocato a pallone. Però bisogna sempre mettersi nei panni degli allenatori. In questo senso Zico era perfetto, da 9.5 in pagella sotto tutti i punti di vista: in campo, fuori... Diego invece...».

Invece?

«Era un genio e come tutti i geni aveva bisogno di... sfogarsi in qualche modo».

Beato lei che ha partecipato alle mitiche feste di Diego. Ce ne racconti una.

«Beh, la vera festa leggendaria fu il suo matrimonio: 3 giorni di bagordi, eccessi, esagerazioni. I giornali di gossip impazzirono. Mi divertii parecchio».

Insomma, non ci dice niente. E Platini? È finito male. Secondo lei ha rubato davvero o si tratta di una congiura?

«Non le dirò “è tutta colpa della magistratura”, ma per come lo conosco io non riesco a immaginare che abbia fatto qualcosa di male».

Già, sarà stata la strega cattiva. Sembra uno dei suoi assist dei bei tempi passati...

«Gol in effetti ne ho fatti pochi, dico sempre che quando mi avvicinavo all’area di rigore la porta si rimpiccioliva e allora preferivo passare il pallone».

Nei panni del commentatore invece è un vero e proprio bomber. La gente la riconosce di più in qualità di ex calciatore o di opinionista?

«Beh, io non ho vinto Mondiali o Champions, invece in tv ho fatto 8 finali da commentatore e anche quelle te le devi conquistare. Bisogna avere opinioni chiare, saper prendere posizione, è indispensabile riuscire a rispettare l’interlocutore senza diventarne suddito».

Spesso invece si assiste al classico «azzerbinamento» o comunque si precipita nell’universo delle banalità.

«Il calcio “è” banale perché è ripetitivo. Platini diceva “fate parlare tutti i giorni Einstein di calcio e anche lui dirà cazzate”. Dal mio punto di vista cerco di stare dalla parte dello spettatore senza guardare in faccia nessuno».

Per questo si è fatto un sacco di «nemici»...

«Mah, non direi. Si discute, è vero, ma tutto deve finire lì, dopo un’ora è tutto dimenticato».

Dice? Sui social gliene dicono di tutti i colori. 

«Il 90% delle persone che incontro mi fa i complimenti, poi ci sono quelli che “vivono di tifo”, i disturbati, ogni tanto leggo alcune cose e mi domando “ma questo è il mondo reale?”».

Su, non faccia finta che non gliene freghi niente...

«I commenti sui social? È lo sfogatoio degli imbecilli, me ne frego altamente. Neanche ci vado sui social, ho solo una pagina privata su Facebook ma non sono come quelli che si svegliano al mattino e hanno la necessità di scrivere “Che bella giornata” o ce l’hanno con Vasco e scrivono “Fanculo Vasco”. Ma siete scemi? Una volta però ci sono rimasto male...».

Dica dica...

«La reazione dei tifosi dopo la lite con Benitez dell’anno scorso».

Lo spagnolo disse riferendosi a lei «se parliamo di politica o golf devo ascoltare un tifoso della Juve, anzi del Napoli, se parliamo del calcio preferisco ascoltare altri».

«Mi ero permesso di giudicare gli errori tattici del mister dopo la partita con la Juve e i tifosi se la sono presa con me, l’hanno vissuto come un affronto al Napoli. Lì me la sono presa molto. I tifosi e gli allenatori non capiscono che la nostra è una valutazione sui 90 minuti, non sul lavoro in generale».

L’avventura di Rafa al Real è finita male. Dica la verità, ha goduto per l’esonero.

«Ma va, Benitez è un bravo allenatore, semplicemente io avevo stima dell’uomo e lui è andato oltre. E comunque i tecnici si possono perdonare perché vengono a parlare “a caldo”. C’è molto di peggio».

Tipo?

«I dirigenti e il sottobosco di personaggi che gli girano attorno: quelli non capiscono niente, ma niente di niente. Lo dimostra il fatto che per avere diritto di parlare di calcio si comprano le squadre. Tipo Lotito».

Faccia il nome di una mosca bianca, un dirigente che capisce di calcio

«Non c’è».

Anche lei è stato dirigente, un anno e mezzo da presidente del Genoa in B nel 1997-1998.

«Una tifoseria competente, un’esperienza bellissima. Rassegnai le dimissioni proprio perché a un certo punto patron Gianni Scerni (gran persona) oltrepassò la barriera. Ripeto: è difficile avere a che fare con chi non capisce di calcio».

Dica la verità, si sente un po’ il re degli opinionisti tv?

«Beh, il re no, ma in un’ipotetica classifica sarei “da scudetto” o comunque in “zona Champions”».

C’è qualche collega della concorrenza che le piace particolarmente?

«No».

E tra i suoi colleghi?

«Adoro Bergomi, Marchegiani è bravissimo, ma in generale tutti abbiamo il nostro stile anche se, è chiaro, non siamo perfetti e ci sono delle cose che cambierei».

Esempio?

«Dovremmo parlare meno. Anche perché in diretta è difficile essere sempre perfetti con l’uso dell’italiano. Fanno bene i critici a prenderci in giro sui giornali».

Parliamo un po’ di calcio, sia gentile. Inter: lei è più «sacchiano» e quindi «che pena il giuoco di Mancini» o «il fine giustifica i mezzi»?

«I successi devono sempre passare dal bel gioco, ma diciamo la verità: solo Mancini poteva ottenere questi risultati, sta facendo un gran lavoro».

È stato un po’ paraculo. Proviamo col Milan. Il 29 agosto 2010 disse: «Ibra è più utile al Berlusconi Presidente del Consiglio che al presidente del Milan».

«Confermo. Berlusconi ha usato il Milan e così facendo lo ha portato in cima il mondo. Non mi fraintenda, ha fatto benissimo».

E come mai ora c'è questa aria di smobilitazione?

«Perché il Milan è espressione del suo presidente che non è più quello di 15 anni fa».

Una soluzione?

«Capello come supervisore e un tecnico giovane sul campo. Mi sembra l’unico rimedio al momento».

In molti chiedono la testa di Galliani.

«Galliani è uno dei dirigenti più bravi in assoluto. E comunque dopo 30 anni se ti sei stufato di un tuo dirigente lo fai fuori, se vai avanti con lui un motivo ci sarà. In ogni caso io non sono berlusconiano né tantomeno di destra, ma per il bene del calcio e del Paese mi auguro la rinascita del Milan e di una destra “illuminata”».

Con Berlusconi?

«Diciamo che Berlusconi non è proprio il mio Presidente del Consiglio ideale, ma sempre meglio che Salvini».

Non le piace? Non l’avrei mai detto...

«Salvini è bravissimo a comunicare quello che gli serve, così facendo nessuno si ricorda che la Lega ne ha combinate di tutti i colori. In ogni caso non gliene faccio una colpa...».

In che senso?

«I politici vivono nell’ossessione della rielezione, del consenso. In pubblico sono in un certo modo, poi magari in privato sono persone deliziose».

Tipo lei: deputato con l’Ulivo nel governo Prodi, consigliere comunale a Torino nel 2006, iscritto nel 2013 al Partito Comunista di Rizzo.

«Quest’ultima è una colossale cazzata che lei ha letto su Wikipedia».

È vero, lo confesso. Però anche lei si è fatto un giro sulla «giostra» dorata della politica, lo ammetta.

«No, io dopo due anni ho deciso di non ricandidarmi e comunque sono stato eletto dall’Ulivo in un collegio uninominale e maggioritario. In soldoni: mi ha scelto il popolo e sono rimasto una sola legislatura. In ogni caso non solo non ho mai avuto la tessera del Partito Comunista, ma neppure quella del Pd. Non che sia un male, per carità».

In compenso ha un altro tipo di tessera: da anni combatte in prima linea contro la Sla.

«Quello è il mio vero lavoro o comunque quello dove è più importante non sbagliare. Da tre anni sono il presidente dell’associazione “malati di Sla”».

A che punto è la ricerca? Si vedono spiragli?

«No, non siamo vicini alla soluzione, siamo ancora alla ricerca “di base” e questo è un gran problema perché non stuzzichiamo l’interesse delle industrie farmaceutiche. Quelle si attivano solo quando intravedono la possibilità di commercializzare un farmaco...».

Su Facebook...

«Ancora Facebook? Gliel’ho detto che è lo sfogatoio degli imbecilli! Pensi che dopo Napoli-Inter ho scritto su Repubblica che i giocatori del Napoli hanno sbagliato a fare il giro del campo perché si fa “a scudetto vinto”. Ebbene? Mi hanno massacrato, hanno fatto “i gruppi” per insultarmi».

Su, non faccia la vittima. Non mi dica che il suo è un lavoro di sofferenza.

«Ma no. Per dire, la domenica notte in Sky Calcio Club con Caressa, Boban, Bergomi e Vialli mi diverto un mondo. Fabio ha inventato questa formula spensierata che piace a noi e penso anche alla gente».

L’ha mai cercata la concorrenza?

«Sì, ma sto bene dove sto. A Sky posso dire tutto quello che voglio, ho massima libertà».

Mi dice quanto guadagna?

«No, ma le posso dire che guadagno il giusto in proporzione a quello che faccio. Discutere in diretta è una cosa più seria di quel che può sembrare...».

L'Inter passa al San Paolo. E' in semifinale di Coppa Italia

L'Inter passa al San Paolo. E' in semifinale di Coppa Italia




Grazie ai gol di Jovetic al 74’ e di Ljajic 92’ l’Inter batte 2-0 il Napoli al San Paolo e conquista la semifinale di Tim Cup, dove affronterà la vincente di Lazio-Juventus, in programma stasera. Tra i due gol nerazzurri l’espulsione di Mertens (doppia ammonizione), in pieno recupero quella del tecnico dell’Inter Mancini dopo un duro battibecco con la panchina del Napoli.

La voce che scuote l'Europa: "L'addio alla moneta unica è vicino"

Chiuse tutte le frontiere: è la fine. Perché possiamo dire addio all'Euro




Gli ultimi cinquant'anni di accordi e concessioni fatti tra i Paesi dell'Unione europea rischiano di sgretolarsi nel giro di pochi mesi. Il percorso di unità geografica, in parte politica e infine monetaria potrebbe essere spazzato via se, come sembra finora, il primo sintomo, cioè il lento fallimento dell'Accordo di Schengen, sarà ignorato o peggio sottostimato come una banale influenza stagionale. A mettere in standby la libera circolazione di merci, persone e servizi ha cominciato quest'anno la Svezia che, dopo aver accolto circa 160mila rifugiati nel solo 2015, ha imposto il controllo dei documenti per chi arrivava dalla Danimarca in treno, auto e nave. Il governo di Copenagen non è stato da meno, poche ore dopo, ricorda il Corriere della sera, ha limitato la circolazione libera sulla frontiera con la Germania, cominciando a fare controlli a campione per limitare l'arrivo di profughi senza i requisiti richiesti. Lo scorso sabato è stata la volta dell'Austria, esposta al fronte caldo della via dei Balcani lungo la quale arrivano migliaia di richiedendi asilo dalla Siria. Una reazione alla decisione di Berlino che sin dal 13 settembre aveva provato a rallentare il flusso di immigrazione sempre più fuori controllo.

La chiusura - Nell'accordo di Schengen non crede più neanche una tra le ultime arrivate nell'Ue come la Slovenia, esposta più di tutti i Paesi all'invasione che non trova particolari ostacoli nel passaggio attraverso la Grecia. Scenario identico all'estremo nord con la Norvegia, fuori dell'Unione, ma dentro l'accordo di libera circolazione che già dallo scorso 30 settembre ha bloccato l'ingresso dei profughi a Storskog a confine con la Russia. Sono tutte misure già comprese nel regolamento dell'Accordo, ma che lanciano segnali inquietanti per chi ha sempre creduto che fatto quel trattato non si sarebbe più tornati indietro. Facile la proiezione sul resto dei legami che tengono insieme i Paesi europei, vedi ad esempio la stessa unità monetaria, già impopolarissima in diversi Paesi, Italia in testa, e messa in fortissima difficoltà dalle tensioni che Bruxelles sta mettendo in piedi con i governi mediterranei ancora in difficoltà nel rientro dalla crisi.

La misura - La Commissione europea solo ora si sta accorgendo dell'imminente pericolo di implosione e ha cominciato a lavorare a un piano per la creazione di una Guardia europea delle frontiere e delle coste, un organismo sovranazionale che risponda direttamente a Bruxelles e non ai singoli Stati. Se ne discuterà nel Consiglio europeo del prossimo febbraio, in un momento già critico per chiedere ai Paesi europei di cedere ulteriore sovranità, mentre si avvicina la primavera e quindi l'incremento dei flussi favoriti dal clima più mite.

REDDITI DEI PARLAMENTARI Monti fa il pieno (di euro) Chi ci guadagna con Renzi

Chi ha guadagnato con il governo Renzi: sconosciuto il reddito di Napolitano


di Franco Bechis
@FrancoBechis



Sono tre le buone notizie che vengono dalle dichiarazioni dei redditi 2015 dei parlamentari italiani. Due sono legate al senatore a vita ed ex premier Mario Monti. Da quando ha smesso di occuparsi del governo (buona notizia per i contribuenti italiani) il suo reddito è quasi triplicato (buona notizia per la famiglia Monti). È proprio Monti infatti il parlamentare che più di ogni altro ha aumentato il proprio reddito fra le dichiarazioni 2014 e quelle 2015. È passato da 288.896 a 775.552 euro, con un aumento percentuale del 168,44%. Con quella cifra per altro il senatore a vita si piazza anche al settimo posto della classifica provvisoria dei redditi. Diciamo provvisoria perché fra Camera, Senato e governo manca ancora una cinquantina di dichiarazioni dei redditi, alcune delle quali in grado di modificare la parte alta della classifica. Ma al momento Monti è in testa per il balzo in avanti effettuato, e il secondo posto è a larghissima distanza. Lo ha conquistato il tesoriere e deputato del Pd Francesco Bonifazi, medaglia d' argento nella classifica della performance, con una crescita dei suoi redditi del 66,76%. In assoluto sono passati da 174.580 a 291.140 euro, e Bonifazi è l' esponente renziano che ha avuto più benefici alla propria situazione economica con l' arrivo di Matteo Renzi a palazzo Chigi.

A larga distanza da Monti, che è imbattibile. Il senatore a vita che fondò Scelta civica, ma che oggi vede la sua creatura come il fumo negli occhi, ha fatto quell' incredibile balzo peraltro andando a piedi. Perché nella sua dichiarazione patrimoniale regala un' altra piccola notizia: aveva due auto intestate a suo nome, una Lancia Dedra e una Lancia Kappa. Le ha rottamate entrambe e non ne ha comprate altre.

Il reddito lievitato di Monti è peraltro meno di un terzo di quello del parlamentare che nella classifica provvisoria risulta il più ricco di tutto il Parlamento. Sembra un gioco di parole, ma a valere più di tre volte Monti è Tremonti. Giulio, che come il senatore a vita ha fatto il ministro dell' Economia (però nei governi guidati da Silvio Berlusconi), ha avuto una crescita dei propri redditi del 12,96%, ed è perciò fra i 180 parlamentari che hanno migliorato la propria condizione economica durante il governo Renzi. Come Monti ancora di più Tremonti, lontano dai problemi del governo, è tornato a fare il suo mestiere di superconsulente fiscale ai massimi livelli. E il suo reddito è cresciuto ancora da 3,48 a 3,93 milioni di euro complessivi. Nella classifica provvisoria è al primo posto davanti all' avvocato per eccellenza di Berlusconi, Nicolò Ghedini, il cui reddito nell' ultimo anno è ancora salito del 6,76%, arrivando a quota 2,46 milioni di euro. Terzo posto per un altro berlusconiano. Alfredo Messina, storico direttore finanziario del gruppo Fininvest e oggi senatore azzurro, che ha una dichiarazione dei redditi di 1,63 milioni di euro (di poco variata, appena dello 0,40%, rispetto all' anno precedente). Alle sue spalle e al quarto posto Alberto Bombassei, industriale (gruppo Brembo) eletto in Scelta civica, con un reddito da 1,5 milioni di euro. Tanti soldi, ma erano molti di più l' anno precedente (2,95 milioni di euro). Bombassei è infatti fra le vittime dell' epoca Renzi, con una contrazione di reddito del 48,95%.

Quinto posto nella classifica provvisoria dei milionari per il senatore a vita Renzo Piano: 1,36 milioni di euro. Anche lui è in caduta del 24,92% rispetto all' anno precedente, ma è una riduzione a due velocità. Piano è residente anche fiscalmente a Parigi, e quindi presenta due dichiarazioni dei redditi: una francese, e una italiana. Ad essere scesi sono i proventi francesi. Quelli italiani (parzialmente inclusi fra i redditi imponibili in Francia ai sensi della convenzione fra i due Paesi) sono invece lievitati, passando da 99.288 a 426.975 euro. L' ultimo milionario è ancora una volta un senatore berlusconiano, anche lui proveniente dal gruppo Fininvest: Salvatore Sciascia, con un reddito di 1,03 milioni di euro (-0,67%). Seguono in classifica proprio Monti, poi un altro senatore a vita come Carlo Azeglio Ciampi con 695.545 euro, che è in gran parte la pensione da ex governatore della Banca di Italia, e poi ancora l' avvocato di Berlusconi Piero Longo con 597.741 euro (in caduta del 34,16% rispetto all' anno precedente), e al decimo posto un altro senatore azzurro, l' imprenditore alberghiero Bernabò Bocca (574.805 euro, in crescita dell' 1,14% sull' anno precedente).

Non c' è solo Ciampi in classifica fra i protagonisti delle istituzioni. Arriva per la prima volta dopo nove anni di presidenza della Repubblica anche la dichiarazione dei redditi di Giorgio Napolitano. E subito nasce un piccolo giallo. La dichiarazione dei redditi 2015 ammonta a 261.919 euro, ed è inferiore del 14% alla dichiarazione dei redditi 2014, che viene resa nota ora per la prima volta: erano 304.916 euro. Entrambe le cifre però sono superiori - una di molto - a quei 239.181 euro che Napolitano disse di guadagnare lordi come presidente della Repubblica, assicurando in un comunicato del Quirinale di non percepire «alcun vitalizio o trattamento pensionistico da tempo maturato per le attività di deputato in dieci legislature». A cosa è dovuta quella differenza? Mistero.

Buone notizie intanto per i redditi di altre due autorità istituzionali attualmente in carica. Il presidente della Camera, Laura Boldrini, ha visto crescere il proprio reddito in un anno del 19,99% (a 138.486 euro). Il presidente del Senato, Piero Grasso, l' ha visto crescere dell' 11,99%, passando però a un ben più significativo 354.487 euro: segno evidente di cumulo con la pensione da ex magistrato.

Quanto al governo Renzi, 18 ministri e sottosegretari hanno migliorato la propria posizione economica, per due di loro è restata immutata e in 21 casi invece è decisamente peggiorata. La migliore performance è stata messa a segno da Ivan Scalfarotto (+32,91%), seguito da Paolo Gentiloni (+31,78%) e da Umberto Del Basso De Caro (+31,29%). Fra chi ha fatto il balzo in avanti ci sono Angelino Alfano (+19,42%), lo stesso Renzi (+10,24%), e un lungo elenco che si chiude con Marianna Madia (+1,35%) e Roberta Pinotti (+0,57%). Fra quelli che invece ci hanno rimesso, Maria Elena Boschi (-5,88%), Stefania Giannini (-6,47%), Maurizio Martina (-15,45%), Dario Franceschini (-17,87%), Andrea Orlando (-20,23%) fino a Giuliano Poletti (-35,37%) e ai poveri Federica Guidi (-60,63%) e Carlo Calenda (-72,92%), che hanno subito un vero tracollo .

Ci sono altri nomi noti che non debbono proprio ringraziare l' era Renzi. Ha perso il 45,66% del suo reddito Maurizio Lupi, ed è andata peggio a Massimo Mucchetti (-51,42%), all' esponente di Sel Arcangelo Sannicandro (-61,48%) e al senatore azzurro Franco Carraro (-72,92%). La maglia nera per la peggiore performance è andata però a Yoram Gutgeld, che con Renzi ha perso quasi tutto, visto che il suo reddito è crollato da 3,23 milioni di euro ad appena 101.379 euro.

Gutgeld è andato a palazzo Chigi a fare il commissario della spending review. Lo chiamavano "mani di forbice", ma poi lo prendevano in giro perchè non aveva tagliato quasi nulla. Non è vero: le forbici si sono abbattute in modo eccellente sul suo reddito, che è stato tagliato del 96,86%.

Redditi a parte, ogni parlamentare ha dovuto dichiarare le variazioni al proprio patrimonio: 87 hanno acquistato un' auto, 49 l' hanno venduta o demolita. Fra i modelli più rincorsi la Smart e la Fiat 500L. In 25 hanno acquistato una moto (quasi tutte del gruppo Piaggio). Altri 86 parlamentari hanno comprato o ricevuto in eredità una casa, soprattutto a Roma, Palermo e Milano. In 52 invece hanno acquistato o venduto in borsa. Non proprio delle aquile: i titoli più gettonati sono stati quelli bancari, e in assoluto quelli di Banco Popolare, Banca Popolare di Milano e Banca popolare di Vicenza.

C' è anche chi ha acquistato 30 mila Cassa di Chieti poco prima che quei titoli diventassero carta straccia. Molte le curiosità che si derivano da quelle dichiarazioni. Ecco le principali Il senatore grillino Maurizio Buccarella si è sposato da poco, ed è così felice che non sta nella pelle: vuole dirlo a tutti. Lo ha scritto il primo dicembre scorso perfino nella sua dichiarazione patrimoniale 2015, dove spiega che l' unico "bene" variato è proprio quello: «Lo stato civile del sottoscritto è variato in data 03/09/2015 per avere contratto matrimonio civile». Gabriele Albertini (Ap) annuncia invece di essere tornato ad occuparsi delle sue aziende, visto che la politica non è riuscita a dargli le soddisfazioni che sperava: «Membro del cda della Albertini spa dal maggio 2015». Paolo Bonaiuti (Ap) è tornato all' hobby preferito, quello dell' investitore in borsa:si è fatto convincere da Marchionne e ha comprato 3 mila Fca, ma ha puntato pure all' estero, acquistando 600 Alibaba cinesi e 3.300 General Electric. Vito Rosario Petrocelli (M5s) deve essere passato vicino a Bonaiuti durante una seduta di borsa e ha deciso di iniziare anche lui l' avventura da investitore. Siccome è un tipo prudente, fa un passo alla volta: per ora si è comprato una azione dell' Eni, poi si vedrà. Il forzista Antonio Razzi invece ha deciso di dare una ripulita al garage.

Ha rottamato la sua Bmw 530 d che aveva da 15 anni (immatricolata nel 2000) e se ne è comprata un' altra quasi identica (Bmw 530 xd) di seconda mano, del 2013: valore intorno ai 30 mila euro, salvo sconti particolari. Gaetano Quaglieriello divorzia oltre che da Ncd anche da Oristano: nel giro di due mesi la moglie Stefania ha venduto due case che possedeva lì. Ilaria Borletti dell' Acqua comunica un po' snob invece di avere demolito la sua Fiat Panda. E non ne ha acquistate altre.

Maria Chiara Carrozza un anno prima faceva ancora il ministro della scuola con Enrico Letta. Poi l' hanno mandata via. Sulle prime ci è restata male, poi ha reagito: si è comprata il 10% di «una società spin-off della Scuola superiore Sant' Anna - la Iuvo srl».

MAZZATA SU MARIA ELENA Governo: consiglio horror a Boschi "Ecco cosa devi fare con tuo padre"

Enrico Zanetti: "Se mio padre incontrasse Flavio Carboni lo strangolerei"




Un giorno fa, Roberto Speranza aveva sollecitato la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi a chiarire i rapporti esistenti tra suo padre, in qualità di vicepresidente di Banca Etruria, e il faccendiere Flavio Carboni, considerato l'organizzatore della P3. Ieri sera su La7, a "Di Martedì", il segretario di Scelta Civica e sottosegretario all'Economia e Finanze, Enrico Zanetti, ha scagliato una seconda pietra verso la Boschi, il cui isolamento appare ormai tangibile. Ospite nello studio di "Di Martedì", Zanetti è stato allo stesso tempo ironico e duro: "Innanzitutto, ringrazio mio padre per non aver mai avuto rapporti con un personaggio come Flavio Carboni. Ma se li avesse avuti, lo strangolerei nel segreto delle mura domestiche". Zanetti ha poi alleggerito la dose di sarcasmo e condanna dicendo che comunque la Boschi non è a suo avviso nella posizione di doversi dimettere.

martedì 19 gennaio 2016

Un fulmine a ciel sereno, addio Inter Tutto pronto: dove se ne va Mancini

Fulmine a ciel sereno, addio Inter. Tutto pronto: dove va mister Mancini




Una bomba scuote l'Inter. Roberto Mancini, infatti, è il primo nome nella lsita di Carlo Tavecchio per sostituire Antonio Conte sulla panchina della Nazionale, nel (probabilissimo) caso in cui l'ex mister della Juve abbandoni la guida tecnica dell'Italia al termine dei campionati Europei di quest'estate. Secondo quanto si è appreso, Mancini sarebbe lusingato dall'interessamento della Figc, anche se il suo contratto è in scadenza nel 2017, al termine della stagione successiva. Inoltre, Thohir non sarebbe dell'avviso di venderlo: nei piani del presidente nerazzurro, infatti, il tecnico dovrebbe essere una sorta di Ferguson, un manager legato (quasi) a vita con i nerazzurri.

Caivano (Na): PERICOLOSISSIMO RISCHIO di perdere la Videosorveglianza Ecco il Comunicato del PD

Caivano (Na): PERICOLOSISSIMO RISCHIO di perdere la Videosorveglianza Ecco il Comunicato del PD



a cura del Partito Democratico Sez. Caivano




PERICOLO DI PERDERE LA VIDEOSORVEGLIANZA A CAIVANO

Il giorno 29 dicembre 2015, la giunta regionale della Campania, con delibera n. 862, ha deliberato l’approvazione di uno schema in merito al “Patto Terra dei Fuochi”, tale schema detta le linee guida e le regole che i sottoscrittori ed i beneficiari,  di finanziamenti  inerenti a tale patto devono tenere e rispettare. 

Tra i beneficiari dei finanziamenti, compare il Comune di Caivano, con un progetto, presentato dalla ex giunta Falco, e fortemente voluto dall’ex Assessore all’Ambiente, Francesco Casaburo, oggi uno dei maggiori riferimenti locali del Presidente De Luca. Tale progetto prevedeva  un sistema di videosorveglianza sul territorio exstraurbano, finanziato per un importo di € 500.000 , per l’stallazione di circa 40 telecamere per il controllo del territorio comunale, da realizzare entro il 31 dicembre 2015, pena la perdita dei finanziamenti.

Ad oggi la nuova amministrazione a giuda Forza Italia,  con il Sindaco Monopoli, è riuscita a dare solo un incarico ad un tecnico di fiducia per l’importo di € 9.000, attraverso il suo dirigente di fiducia dott. Vito Coppola, senza riuscire a concretizzare nulla ( il progetto non si sa a che punto sia), rischiando di perdere il finanziamento ottenuto dalla precedente aministrazione. 

Con il sollecito del PD locale, siamo riusciti a far rifinanziare il progetto con una proroga che consente al comune di Caivano di ripresentare gli elaborati entro il 28 febbraio 2016. Grazie all’intervento della Giunta Regionale a guida De Luca si potra usufruire di 40 telecamere da predisporre sul territorio per evitare lo sversamento illegale dei rifiuti, dimostrando ancora una volta le capacità amministrative del PD, locale e regionale, e le inefficienze nonché le incapacità politiche di questa amministrazione a giuda Monopoli, che navigano solo sulle onde di annunci e spartizioni di incarichi.

Il Partito Democratico, sollecita fortemente quest’amministrazione affinché venga reso pubblico, con atti e documenti, lo stato di avanzamento dei lavori. 

Lo scandalo: radiato Fabio Fazio? Da chi ha preso (moltissimi) soldi

Lo scandalo: radiato Fabio Fazio? Da chi ha preso (moltissimi) soldi




Grossi guai per Fabio Fazio, sul cui conto deciderà il Consiglio disciplinare dell'Ordine dei Giornalisti della Liguria. Il conduttore di Che tempo che fa, iscritto all'Albo dei giornalisti Pubblicisti, ha infatti prestato il suo volto per uno spot promozionale della Tim, in onda su tutte le tv nazionali. Peccato però che la deontologia professionale sia chiara: un giornalista non può fare pubblicità, per niente, e può prestare il suo volto soltanto per iniziative benefiche ma non retribuite. La bomba-Fazio, dopo la prima messa in onda dello spot, è deflagrata nel giro di pochi minuti.

Contro il conduttore Rai è piovuto un esposto, reso pubblico su Facebook, in cui si ricorda che Fabio non soltanto ha violato le norme dell'Ordine dei giornalisti prestando il suo volto per uno spot commerciale, ma che con assoluta probabilità, per lo spot, ha ricevuto un lauto compenso che, ad oggi, non risulta essere stato devoluto in beneficenza. Ora, sul suo conto, dovrà esprimersi una giuria costituita non soltanto da giornalisti: per garantirne la terzietà prenderanno parte al giudizio contro il giornalista sotto esame anche persone non iscritte all'ordine.

Quella di Fazio è una delle infrazioni professionali più gravi. Infatti, ora, il Consiglio di disciplina che è chiamato ad esaminare il suo caso e a prendere eventuali decisioni, potrebbe anche propendere per la radiazione dall'Albo di mister Che tempo che fa (altrimenti, pena minore, Fazio sarà colpito da una sanzione). Il conduttore Rai verrà ascoltato dal Consiglio di disciplina, dove potrà esporre elementi utili alla sua difesa. Infine, Fazio, intervistato da TvBlog, ha spiegato che avrebbe scritto al presidente dell'Ordine ligure, Filippo Paganini, prima di accettare il ruolo nella pubblicità Tim: Fazio sostiene di aver chiesto delucidazioni e di aver chiesto all'Ordine di cancellarlo dall'Albo nel caso in cui la pubblicità fosse stata contraria alle norme.

UNDICI BANCHE A RISCHIO Ecco la lista degli istituti finiti nel mirino dell'Europa

Le undici banche nel mirino dell'Europa


di Nino Sunseri



Piazza Affari la peggiore d' Europa. A travolgerla sono state le banche trainate da Mps la cui quotazione è andata letteralmente a pezzi (-14,7%). Da inizio anno il ribasso supera il 38% spingendo la capitalizzazione a 2,2 miliardi. Livello ben distante dai 3 miliardi di aumento di capitale realizzato solamente lo scorso giugno. Un ricordo lontano e doloroso l' altra operazione da cinque miliardi del 2013. Sulla scia del Monte hanno chiuso in forte ribasso altri bancari come Ubi (-7,2%) e Banco Popolare (-6,7%). Ma non se la sono passata bene neppure i due big del settore: Intesa Sp (-5%) e Unicredit (-5,3%). L' indice ha chiuso in ribasso del 2,65%, facendo nettamente peggio del resto d' Europa. Londra perde lo 0,42%, Francoforte lo 0,25% e Parigi lo 0,49%. 

Questi dati dimostrano che la tempesta è tutta concentrata sull' Italia. Sembra proprio di rivivere le terribili giornate dell' autunno 2011 quando le banche italiane piene di Btp erano travolte dalle vendite. A muovere la speculazione era la crisi dell' eurodebito, con il mercato che scommetteva sull' ingresso del nostro Paese nel programma di assistenza della troika. Come mai il copione si ripete? Stando alle chiacchiere che si fanno nelle sale operative «lo zampino ce l' ha messo pure Renzi». Secondo gli operatori lo scontro con Bruxelles, proprio mentre è in discussione il progetto di protezione delle banche (la cosiddetta bad bank) e la legge di Stabilità 2016 è ancora all' esame dell' Europa, non ha certamente fatto bene alla percezione che gli investitori hanno del nostro Paese. L' anello debole è stato individuato nel credito. Le banche scontano diversi errori. Innanzitutto la confusione con cui è stato risolto il caso dei quattro istituti commissariati: il problema era sul tavolo da tempo. In qualche caso (per esempio Banca Marche) addirittura da due anni. Come mai nessuno ha pensato di intervenire? Il ritardo è costato il patrimonio a miglia di risparmiatori che avevano acquistato le obbligazione emesse dalle banche.

Sul ribasso di ieri gioca anche il timore di un peggioramento della situazione economica. Il rallentamento della congiuntura va in direzione diametralmente opposta a quella desiderata. Se l' economia non cresce diventa impossibile la risoluzione del grande problema del sistema bancario italiano e cioè l' ammontare dei crediti inesigibili. Le sofferenze sono pari al 16,7% del totale dei prestiti (3,4% del totale in Germania). Un macigno da 201 miliardi di euro circa (record di tutti i tempi) che ostacola la normale attività dei prestiti. Ed è su questa montagna che si sono schiantate le quotazioni di Mps. L' istituto senese ha circa 26 miliardi di crediti inesigibili e anche se gli ultimi aumenti di capitale hanno migliorato il patrimonio la situazione resta critica. Il mercato si è mosso in direzione del «bail in». Ha fatto la risoluzione del capitale per i fatti suoi portando il valore della banca sempre più in basso. Il primo a soffrire è proprio lo Stato che attualmente è il primo azionista con il 4% del capitale.

Le undici banche - Il prezzo medio in carico al Tesoro è di poco superiore ai 2 euro per azione. Con la Borsa a 0,76 la perdita supera i 140 milioni.  La speculazione sente l' odore del sangue e con posizioni ribassiste scommette sul peggioramento a breve della situazione. Il presidente della Consob Giuseppe Vegas vede "mani" sconosciute che vendono dall' Italia e dall' estero. Cercherà di capire, ma non sarà facile. A ogni buon conto a partire da oggi torna il divieto di vendita allo scoperto. Per rendere ancora più stretti i controlli gli sceriffi della Borsa hanno chiesto a undici banche quotate notizie più precise sulle sofferenze. (Intesa, Unicredit, Mps, Ubi, Bpm, Credem, Banca popolare di Sondrio, Veneto Banca, Banca Popolare Vicenza, Carige, Bper).  La Consob si è mossa seguendo l' impulso della Bce che fra gennaio e febbraio avvietà un' indagine per capire le condizioni dei crediti marci. Nel mirino Vanco Popolare e Carige.

A dimostrarlo i risultati positivi Srep (gli esami della Bce sul patrimonio) e il miglioramento della gestione operativa nei primi nove mesi del 2015. La flessione del titolo «è avvenuta in assenza di eventi gestionali idonei a giustificare tale andamento» spiega Viola. Infatti «il nostro piano industriale è confermato e lo stiamo portando avanti in linea con quanto presentato agli investitori e alle autorità di vigilanza, anche con riferimento alla gestione e cessione degli Npl dove ci stiamo in particolare - evidenzia ancora Viola - concentrando per ottenere risultati anche migliori rispetto al piano»

Checco Zalone dà una lezione di vita a Benigni

Checco Zalone dà una lezione di vita a Benigni


di Pierre Cantagallo


Stesso mestiere (tutti e due comici), per entrambi grandi successi cinematografici: “La vita è bella” da un lato, “Quo vado” dall’altro. Ma una cosa li distingue: la coerenza.

Roberto Benigni è uno di quelli che, per un’ospitata a Sanremo, chiede 350 mila euro. Sì, porta ascolti e un tocco di fantasia al Festival, ma sono soldi pubblici (la Rai è un’emittente pubblica), denari in questo momento eccessivi in virtù della crisi che ha colpito il nostro Paese. Nel 2011, Benigni promise due terzi del suo cachet all’ospedale Meyer di Firenze. Soldi che, a discrezione del direttore dell’epoca, non sono mai arrivati.



Insomma, una netta somiglianza con un suo grande amico, che ha, peraltro, interpretato tempo fa: Pinocchio.



“Dio li fa e poi li accoppia”: amici di coerenza e di carenza di umanità. Uno grida “Viva l’Italia!” e uno rovina l’Italia.

L’Italia dell’arte ha però i suoi lati positivi. Checco Zalone ne è l’esempio. Lui, che nel suo film record d’incassi, “Quo Vado”, ha spiegato a grandi e piccini gli sprechi dello Stato, mettendoci la questione immigrazione e tolleranza del prossimo.

Be’, notizia del giorno: il comico barese ha rinunciato all’ospitata di Sanremo. Ha affermato che questa è una manifestazione “strapagata” e che quelli “sono i soldi dei cittadini”. E’ uno spreco disumano prendere 350 mila euro di soldi pubblici per 20 minuti di comparsa.

A lui vanno i complimenti più vivi da parte del popolo italiano mentre a Benigni, fresco dei 6 milioni di euro incassati per “Tutto Dante” (un flop), va solo la retorica, quella che lui usa per difendere l’Italia e che poi, come il suo amico Matteo, usa per pagarsi lo stipendio.

#CheccoInsegnaAPinocchio

Caivano (Na): Tavolo di confronto sul rimpasto in Giunta Monopoli messo KO?

Caivano (Na): Tavolo di confronto sul rimpasto in Giunta Monopoli messo KO Passerà la linea di Noi insieme?


di Gaetano Daniele



Non sono bastate le strategie politiche del Sindaco Simone Monopoli o di chi ne fa le veci, a mettere in un angolo alcune forze politiche di maggioranza. Difatti, stamattina 19 Gennaio 2016, apprendiamo che, Domenico Falco, eletto consigliere comunale nella lista civica Idea Nuova, fondata da Simone Monopoli e guidata dal fratello Luca e dal cognato Nicola Ambrosio, insomma, lista civica a carattere familiare, lascia la medesima lista civica, e passa a Noi Insieme. Così facendo, Idea Nuova, torna a ridimensionarsi, forse, per qualche incomprensione nata in merito ad incarichi o ad assessori, richiesti. Nuova tegola per il sindaco inesperto? 

Intanto, la lista civica Noi Insieme, guidata dall'Ufficiale dell'Esercito Biagio Abbate, si aggiudica un consigliere comunale in più, e stando alla regola del numero, non rilanci chiedendo appunto, un assessorato in più, che a conti fatti potrebbe ricoprirlo lo stesso Abbate, una delle poche figure esperte e carismatiche di questa amministrazione. Escludiamo l'ascesa in campo del consigliere comunale Angelo Marzano che, primo degli eletti di Noi Insieme, potrebbe, per questo diciamo sgarbo al sindaco, essere messo da parte dallo stesso sindaco Monopoli una volta in Giunta. Ovviamente, le nostre restano solo ipotesi politiche. Insomma, le consultazioni continuano ininterrotte e la sorpresa è tutta da scoprire, però, non si può sottovalutare in questi ultimi 6 mesi di consiliatura Monopoli, un continuo salto in banco da parte di consiglieri comunali, seppur in partiti politici di maggioranza. 

LA MERKEL VUOLE I NOSTRI SOLDI La Germania pensa al bail in di Stato Tassarci i conti con la patrimoniale

LA MERKEL VUOLE I NOSTRI SOLDI Il piano tedesco per salvare le banche: tassare i nostri risparmi, patrimoniale




Era già successo con i conti pubblici, adesso ecco che davanti alla crisi delle banche rispunta la tentazione tedesca di mettere le mani sui nostri conti correnti. Colpire i risparmi degli italiani partendo dall'assunto che i cittadini sono ricchi e quindi vanno tassati. Lo Stato invece è povero. Non esiste un piano preciso, ma come scrive il Giornale si è radicata forte nei tedeschi che la chiave di volta di tutti i problemi italiani sia la patrimoniale. Le prime avvisaglie su questo fronte arrivarono quattro anni fa quando il Deutsche Institut für Wirtschaftsforschung (pensatoio molto influente) propose una patrimoniale del 10% sopra i 250mila euro. L'idea che la ricchezza degli italiani vada colpita non è mai stata accantonata.  L'agosto scorso il presidente della Bundesbank Kens Weidmann per introdurre titoli di stato subordinati. Come le sfortunate obbligazioni delle quattro banche fallite, i titoli di stato italiani, in caso di intervento europeo, sarebbero azzerati, non rimborsati o rimborsati in parte. Insomma, fa notare Il Giornale, la Germania vuole il bail in di Stato. A pagare sono gli azionisti, quelli che hanno Bot e Btp ma anche con una patrimoniale. 

La proposta - Un mese fa un economista tedesco vicino al ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, Lars Feld, ha proposto un salvataggio generalizzato delle banche italiane, le cui sofferenze ammontano a 200 miliardi, con un maxi bail in, taglio ai conti correnti sopra i 100mila euro, e piano di salvataggio in stile greco. Ma nella commissione europea circola anche un'altra proposta: l' Italia chiede aiuto all' Europa (quindi un salvataggio esterno) e si attiva l' Esm. Il meccanismo europeo di salvataggio. L' Ue si fa carico di risolvere i problemi delle banche italiane a rischio, ma arriva la Troika.  Unione europea, Banca centrale e Fondo monetario internazionale, che ci detterebbero la ricetta per uscire dalla crisi. Tradotto per i risparmiatori tutto questo vuol dire solo ancora tasse 

La più bella del mondo per la scienza Super-seno e curve: ecco chi è

Gli scienziati: la modella Kelly Brook è la donna più bella del mondo




E' Kelly Brook, modella e attrice, la donna più bella del mondo secondo la scienza: lo dicono i ricercatori dell'università di Ed in Texas, che hanno preso in considerazione dei parametri universali (le proporzioni, la forma del viso, del naso, del girovita e perfino i capelli) per elaborare un algoritmo della bellezza. E il risultato è che la Brook, 36 anni e considerata "curvy", è la donna che qualsiasi maschio del pianeta desidera.

Dopo 100 km in auto, un'atroce scoperta Quella distrazione che pagherà cara

Dopo 100 km in auto fa una scoperta. Quella distrazione che pagherà carissimo




Il premio di marito più distratto del mondo va certamente a un turista brasiliano, soprannominato Walter dai media. L’uomo è ripartito dalla stazione di servizio dimenticando la moglie e se n'è accorto solo dopo una novantina di chilometri. Sua moglie Claudia dormiva sul sedile posteriore, ma alla sosta aveva deciso di scendere per comprare un pacco di biscotti. La donna, arrabbiatissima, ha tentato di telefonare al marito, ma senza riuscirci. Infine, non le resta che contattare la polizia di Paso Fundo. Un agente riferisce dell’incredulità della moglie di fronte alla distrazione del marito, ma anche del figlio 14enne, il quale, durante la vicenda, era seduto accanto al padre e stava giocando concentratissimo a un videogioco.

"Quel giocattolo è pericoloso per i bimbi" L'appello dell'Ikea a tutti i genitori / Foto

"Quel giocattolo è un pericolo per i bimbi". L'appello dell'Ikea a tutti i genitori




Le bacchette per tamburo Lattjo vendute da tutti i negozi Ikea in Italia potrebbero essere pericolose per i bambini che le usano. Per questo l'azienda svedese ha diffuso un avviso alla clientela perché tutti i genitori che hanno comprato il giocattolo lo riportino nei punti vendita, così da ottenere il rimborso. "Questo richiamo - riporta l'avviso dell'Ikea - è una misura precauzionale, decisa dopo aver ricevuto sei segnalazioni da parte di collaboratori dei negozi Ikea, che hanno notato che la pallina di gomma delle bacchette per tamburo può staccarsi o essere svitata". Finora non sarebbero stati segnalati incidenti legati all'uso del giocattolo, tuttavia avverte l'azienda: "la pallina potrebbe, nella peggiore delle ipotesi, presentare un rischio di soffocamento per i bambini più piccoli".

I controlli - L'Ikea ha poi chiarito il motivo per cui accade che certi prodotti potenzialmente pericolosi per la salute dei bambini possano arrivare sul mercato: "I prodotti e i giocattoli Ikea - spiegano - vengono testati e approvati in conformità ai più severi standard di sicurezza. Tuttavia, nel corso delle verifiche relative a queste segnalazioni, abbiamo individuato dei rischi non coperti dalle norme vigenti".

La riconsegna - Gli accessori del tamburo Lattjo può essere riconsegnato in qualsiasi punto vendita della catena di mobili fai da te, non è richiesto lo scontrino dell'acquisto e una volta riportato il giocattolo, è possibile ottenere il rimborso immediato.

Matteo Renzi tradito da una donna L'ex fedelissima lo sbugiarda / Foto

Matteo Renzi ha una nemica in Europa: è Fedrica Mogherini




I due non si parlano da un anno. E i rapporti tra Matteo Renzi e Federica Mogherini paiono sempre più tesi. L'ex ministro degli Esteri, da quando è a Bruxelles come responsabile della sicurezza dell'Unione europea, non fa che irritare l'uomo che l'ha messa su una delle poltrone più prestigiose della commissione europea. La prima volta era capitato subito dopo l'estate, quando la Mogherini aveva partecipato a un vertice su Siria e Iran tra Merkel e Hollande senza che l'Italia fosse invitata. E il bis si è registrato venerdì scorso, quando proprio nelle ore in cui il premier italiano faceva le bizze per ottenere il riconoscimento delle clausoile di stabilità e l'applicazione degli accordi sui migranti e schiumava rabbia contro il presidente della commissione Jean Claude Junker, la Mogherini invitava l'Unione alla massima unità. Renzi, da parte sua, fa finta di niente, ma sulla Mogherini non ha usato mezze parole Simona Bonafè, intervistata da Giovanni Minoli su Radio24.

Come riporta il sito huffingtonpost.it, a Radio 24 la Bonafè ci è andata giù diretta: “Devo ammettere che le ultime prese di posizione sullo scontro Renzi-Juncker della Mogherini mi sono sembrate un eccesso, mi hanno ricordato il detto ‘fatta la festa gabbato lo santo’. Lo capisco che Federica Mogherini abbia l’obbligo di fedeltà al collegio dei commissari, vedo però che molti dei suoi colleghi che dovrebbero rappresentare l’Europa quanto lei non perdono occasione per difendere gli interessi nazionali”. Parole che Renzi si è ben guardato dal contraddire o dallo smussare.

"Italia pronta a operazioni militari" Attacco in Libia: adesso c'è la data

Paolo Gentiloni: "In Libia pronti a operazioni militari"




L’Italia è «pronta» a collaborare in eventuali operazioni militari in Libia, "se richiesto". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, in conferenza stampa a Bruxelles al termine del consiglio Affari esteri. Parlando a proposito delle dichiarazioni del ministro della Difesa tedesco Ursula von der Leyen, che ha annunciato che la Germania non ha escluso l’invio di soldati in Libia, Gentiloni ha spiegato che la ministra tedesca "ha usato un linguaggio che usiamo da settimane tra Paesi alleati sulla Libia", e cioè che "se ci verrà richiesto siamo pronti a dare un contributo e se questo sarà anche da parte della Germania, l’Italia ne sarà compiaciuta". Ad ogni modo, ha aggiunto, "abbiamo bisogno di un passo avanti ulteriore, in discussione in questo momento, con la nascita di un governo che possa rivolgersi alla comunità internazionale". Insomma, è ormai opinione degli osservatori che, instaurato un governo formale nel paese africani, scatteranno i blitz aerei contro l'isis come ormai da mesi accade in Libia.

COME DIFENDERSI DAL BAIL-IN Crollano le banche in borsa Come salvare il conto corrente

La fuga dalle banche: la top ten dei migliori fondi da investire


di Gianluca Baldini



Le gestioni patrimoniali hanno sempre avuto un rapporto di amore-odio con i risparmiatori italiani. Di questi tempi però sono tornate ad esser di gran moda perché fanno parte di quegli investimenti che non possono essere toccati in caso in cui le banche finiscano a gambe all' aria (il famigerato bail-in). Ma quali sono le differenze tra un fondo e una gestione patrimoniale, due strumenti apparentemente così simili? Il primo è un paniere di investimenti (azioni, obbligazioni, altri fondi ecc) a cui un investitore può accedere comprandone una fetta. La seconda è formata da un portafoglio ad hoc gestito autonomamente dal gestore e realizzato - almeno sulla carta - per far fronte alle esigenze del singolo risparmiatore.

Esistono due tipologie di gestione patrimoniale: la gestione patrimoniale mobiliare, spesso abbreviata come Gpm, il cui patrimonio viene investito in strumenti finanziari "classici" (azioni, obbligazioni...) e la gestione patrimoniale in fondi o sicav (Gpf o Gps) il cui patrimonio viene investito in quote di organismi di investimento collettivo del risparmio (fondi comuni, sicav o etf ecc. ecc.).

Attenzione però, una gestione patrimoniale coi fiocchi è quella in cui il gestore conosce a fondo il cliente. «Deve fondarsi sulla conoscenza delle caratteristiche dell' investitore attraverso i dati raccolti con il questionario Mifid. Una sorta di analisi del cliente, della sua tolleranza al rischio a cui la società di investimento associa una serie di portafogli che siano appropriati a queste caratteristiche», spiega Gabriele Roghi, responsabile della consulenza agli investimenti di Invest Banca. Il prezzo per tutto questo? Nel caso di una gestione patrimoniale, di solito il gestore chiede una commissione che varia dall' 1 al 3%, un po' di più di un fondo comune che costa circa da 0,50 al 2,5%. A questo si aggiungono eventuali commissioni di performance (che possono raggiungere anche il 20%) che si pagano quando si supera una certa soglia di rendimento più alcuni piccoli oneri legati alla banca depositaria (20-30 euro a trimestre, oltre i 50mila euro sono circa dello 0,20%). Oltre all' immancabile iva sulle commissioni, il 22%, che però può essere dedotta dalle tasse sul capital gain. Stando ai dati di Diaman Scf, società di consulenza finanziaria, i principali gestori stanno puntando ad acquistare i titoli azionari e obbligazionari solo per i mercati domestici affidandosi ad etf e fondi per i mercati più di nicchia o difficili da raggiungere.

«Il mio consiglio per il 2016 è quello di diversificare gli stili di gestione», spiega Daniele Bernardi amministratore unico di Daman Scf, «perché sarà un anno difficile e pieno di incertezze, quindi meglio affidarsi a soluzioni innovative e non legate a dei benchmark di riferimento, ma che lascino libero il gestore di ottenere il risultato migliore per il cliente».Ho letto con molto interesse un articolo pubblicato nei giorni scorsi su "Il Sole 24 Ore" a firma Morya Longo dal quale emergevano i rischi legati all' aumento del debito mondiale.

I dati hanno confermato la tesi che sostengo da anni e cioè che il debito è ormai cresciuto tanto da non essere più sostenibile. Soprattutto se l' inflazione non riparte. Il discorso vale in particolare per l' Italia che nonostante gli sforzi e i sacrifici non riesce a fermare il debito che ormai ha superato i 2.200 miliardi pari al 135% del Pil.

Il fenomeno è diventato planetario. Otto anni dopo la più grave crisi del Dopoguerra, il mondo ha cumulato un debito complessivo pubblico e privato di tre volte superiore al valore del Pil globale. I governi non sono stati certo a guardare visto che il debito pubblico è salito a 58mila miliardi (+9,3% annuo dal 2007).

A spingere la leva finanziaria sono state le politiche monetarie espansive e i tassi tendenti a zero con cui le Banche centrali hanno evitato il crash finanziario. Una cura fatta di iniezioni massicce di liquidità che hanno sorretto il mondo sul ciglio del burrone tra il 2008 e il 2009, ma che hanno avuto come effetto collaterale di spingere famiglie, imprese e governi a indebitarsi sempre di più. Il denarto a basso costo ha favorito il ricorso ai prestiti.

Un circolo che ha permesso alle economie mondiali di non collassare, ma che ha in sé i germi della follia finanziaria. Una montagna di denaro che andrà restituito. È proprio qui il punto chiave per il futuro. Scampato il crac, le economie si sono riprese, ma a un passo di marcia assai più lento di prima. Un mondo che cresce piano rispetto al passato ma che ha più debiti di prima, dato che il fardello si è triplicato.

Francamente non riesco a immaginare una soluzione a questo problema. Anzi temo il peggio. Per far ripartire l' economia servirebbe una forte ripresa dei consumi e un innalzamento dell' inflazione. Nessuna delle due ipotesi, però, appare a portata di mano. La domanda globale è in calo tanto che il Fmi ha rivisto al ribasso dal 3,2% al 2,9% le previsioni di crescita e l' inflazione non riparte.

I massicci stimoli monetari si sono trasmessi solo parzialmente al sistema produttivo. Un po' perché le banche commerciali hanno utilizzato il denaro a basso prezzo ottenuto dalle banche centrali, per irrobustire i bilanci. Un po' perché le imprese hanno ridotto gli investimenti non avendo chiara visibilità sul futuro.

lunedì 18 gennaio 2016

Rosicata da record della super-star del cinema, insulti a Zalone Gravissima accusa a Checco: "Cos'è il suo film"

Rosicata da record del super-big del cinema, insulti a Zalone: la (gravissima) accusa a Checco




Al partito di chi rosica per il successo di Checco Zalone si iscrive il regista Sergio Castellitto, che nel presentare il suo ultimo film al Corriere della Sera, dice la sua sul Quo Vado? super-campione d'incassi. "Non so quanto c'entri il cinema con l'incasso di Zalone. Mi sembra un evento rave, quanto tutti si riuniscono sul campo - spiega velenoso -. Premesso che mi fa molto ridere, e che di fronte al successo bisogna inchinarsi e domandarsi perché, mi fa altrettanto ridere la sinistra che dopo anni di snobismo sale sul carro del vincitore, eleggendo Zalone a sociologo d'Italia, quando è solo un grande comico che è riuscito a prendere il pubblico dei cinepanettoni e quelli che non li andavano a vedere, che era la sinistra". Ma subito dopo, Castellitto torna ad attaccare Zalone a testa bassa: "Non penso che il suo successo farà bene al cinema italiano, ma è meglio dei film assistiti che hanno dissipato milioni di euro disprezzando l'idea di cinema che riportasse a casa il proprio denaro. Però - conclude velenosissimo - il cinema è un'altra cosa".

Renzi frega il suo migliore amico: quanti soldi gli ha fatto perdere

Renzi frega pure il suo migliore amico. Etruria, quanto gli ha fatto perdere



Renzi visto da Benny
Satira

Anche il sindaco di Firenze Dario Nardella è rimasto vittima di Banca Etruria. L'amico "carissimo" di Matteo Renzi tra il 2009 e il 2010 è stato contattato dai vertici della banca privata fiorentina Federico Del Vecchio (Banca Etruria la aveva già acquisita nel 2006) e, secondo quanto scrive Il Giornale, gli proposero delle vantaggiosissime obbligazioni subordinate che, assicurarono i banchieri, un giorno avrebbero avuto profitti elevatissimi. Ma Renzi "dirottò" tutto su Nardella. Gli consigliò di comprare alcune obbligazioni per provare. Nardella comprò solo una ventina di azioni, che già allora non avevano un gran valore, poche centinaia di euro. Oggi quei titoli, come tutti gli altri, non hanno alcun valore. Da Palazzo Vecchio, stando sempre alle informazioni acquisite da Il Giornale confermano che Nardella possiede ancora un conto corrente aperto alla banca Federico Del Vecchio ma che non lo usa più da tempo.

UNA NUOVA BOMBA "Sapete che quella notte..." Knox e Sollecito, altri guai

Una nuova bomba. "Sapete che quella notte...": Knox e Sollecito, altri guai




Dopo che la Cassazione ha messo la parola fine sul delitto di Meredtih Kercher, Rudy Guede, l'unico condannato per l'omicidio, parla e racconta la sua (nuova) verità, che però, salvo ribaltoni pressoché impossibili, non potrà cambiare la situazione giudiziaria (al massimo, almeno è ciò che spera lui, potrebbe modificare l'opinione che molti hanno sul suo conto". Intervistato da Storie Maledette, quando gli chiedono se lui è l'unico colpevole dell'omicidio di Mez, risponde: "Io sono l'unico condannato. E sono certo di quello che dico, al 101 per cento, perché ho avuto modo di conoscere tutte e due le ragazze, ma soprattutto ho conosciuto Amanda Knox". Dito puntato, insomma, contro la Knox e Raffaele Sollecito, assolti in Cassazione.

Per Guede, insomma, i colpevoli sono gli altri: "Non sono stati io - insiste -. Non è stata trovata alcuna traccia di mio dna sul coltello con il quale Meredith è stata uccisa. E anche la simulazione del furto nella casa conferma quello che dico. Sul sasso lanciato per rompere la finestra non ci sono le mie impronte. Come avrei fatto a cancellarle? Sono stato descritto come un ladruncolo, un bugiardo. Me se così fosse avrei avuto altre denunce, qualche condanna. Non sono un santo, ma ho fatto le cose che fanno tutti i ragazzi della mia età. E quando mi sono trovato nella casa del delitto sono fuggito perché ho avuto paura. Nessuno mi avrebbe creduto. Ho pensato: negro trovato, colpevole trovato. Le indagini successive, fatte malissimo, mi hanno dimostrato che avevo ragione". Così Guede, in un colloquio con Franca Leosini, per la trasmissione in onda da givoedì prossimo in prima serata su Rai 3.

Attacco totale alle banche italiane Panico in Borsa: i big che crollano

Attacco totale alle banche italiane. Panico in Borsa: i big che crollano




Giorno dopo giorno, si delinea un 2016 disgraziato, un anno in cui le tensioni economiche che sembravano domate stanno riesplodendo con veemenza impressionante. Dopo il venerdì nero, un'altra apertura drammatica a Piazza Affari, in calo di oltre 2 punti percentuali. La Borsa italiana è di gran lunga il peggiore dei listini europei: Londra cede lo 0,18%, Francoforte lo 0,30% e Parigi lo 0,43 per cento. A pesare, in particolare, il tracollo dei titoli bancari, guidati da Mps, il cui titolo è stato riammesso dopo una sospensione al ribasso: attualmente perde circa l'8 per cento. Dall'inizio dell'anno il titolo della banca senese è in picchiata, e ha già ceduto quasi un terzo del proprio valore.

Il crollo di Mps incide sulle quotazioni di tutto il settore: le sospensioni, infatti, riguardano anche gli altri istituti di credito italiani, a cominciare dalle Popolari per proseguire con Unicredit e Intesa Sanpaolo, le maggiori banche del listino. Di seguito, in ordine sparso, il calo delle cedole che sono state congelate per eccesso di ribasso: Banco Popolare (teorico -3,94% a 10,71 euro), Mps (-8,57% a 0,821 euro), Popolare dell’Emilia Romagna (-5,09% a 5,87 euro), Popolare di Milano (-4,97% a 0,821 euro) e Ubi Banca (-4,82% a 5,045 euro). Congelato anche il titolo Mediaset.

Caivano (Na): Il Castello Medioevale abbandonato a se stesso

Caivano (Na): Il Castello Medioevale abbandonato a se stesso 



di Gaetano Daniele





Ci sono alcuni edifici il cui valore simbolico va ben oltre quello economico. Sono i monumenti. Edifici capaci per il loro valore storico di rappresentare l’anima di una intera comunità. 

A Caivano il monumento storico simbolico per antonomasia è il Castello medioevale. La sua effige è rappresentata sul Gonfalone del Comune e ciascun caivanese, anche quando è lontano, pensa al Castello come alla sintesi della propria appartenenza alla storia  alla tradizione e alla propria città.

Per questo è ancora più penoso, se possibile, constatare lo stato di abbandono e degrado nel quale versa il monumento, ufficialmente in fase di restauro. Come succede spesso in Italia la insipienza, l’approssimazione e una colpevole indifferenza hanno fatto più danni di guerre,  assedi e secoli di vita, di cui il Castello è stato testimone.

Ma veniamo alle note dolenti. I lavori di restauro iniziati alla fine del 2008, vengono ufficialmente sospesi all’inizio del 2014 e ad oggi dopo due anni, il Castello è tristemente abbandonato al suo destino, circondato da impalcature, ormai arrugginite. 

Quali siano le cause di tale situazione non è facile dirlo: non è agevole districarsi  tra ingorghi burocratici e la solita montagna di determine, delibere e note tecniche. Ma, come risulta tra l’altro dal dibattito che si è svolto qualche mese fa in consiglio comunale, su richiesta dell’opposizione, una cosa sembra invece certa: la discordanze tra quanto contabilizzato e quanto realizzato e tra le lavorazioni realizzate e quelle autorizzate. Che fuori dal linguaggio tecnico significa che probabilmente, da verifiche ancora da accertare, sono stati pagati lavori mai realizzati, per un importo che dovrebbe variare dai 200.000 ai  400.000 euro. I conti non tornano e tra le dimissioni del direttore dei lavori e il contenzioso con l’impresa appaltatrice, nel frattempo il Castello langue e deperisce, con il pericolo che vadano in rovina anche i lavori di restauro già eseguiti, per non parlare dell'amianto che esce dalle mura che fiancheggia Viale Dante. La speranza che questa volta, questo ennesimo schiaffo alla collettività caivanese e alla buona amministrazione non resti impunito. E intanto i cittadini attendono che venga loro restituito il simbolo della propria città.

L'imperdonabile affronto a Gigi D'Alessio Indignato, il suo nome è stato cancellato

L'imperdonabile affronto a Gigi D'Alessio Il suo nome è stato cancellato




Un vero e proprio affronto per Gigi D'Alessio. Il cantautore aveva donato un'ambulanza ma hanno cancellato il suo nome. A riportare la notizia il sito Casertace.net e lo stesso cantautore, che si è detto "indignato" sul suo profilo Facebook. Solo venerdì scorso D'Alessio aveva esultato perché il mezzo da lui donato aveva salvato la vita a un neonato in coma diabetico.  Ma poi, l'affronto: il suo nome è stato cancellato dall'ambulanza e sono rimasti solo i nomi delle acque minerali sponsor. Lo "sgarbo" sarebbe stato "imposto", secondo Casertace.net, dai "tre commissari straordinari inviati dal Governo a presidio dell'ospedale civile di Caserta". Gigi ci è rimasto davvero malissimo. 

Bacca e Boateng atterranno i viola Miha vede l'Europa e salda la panchina

Il Milan atterra i viola con Bacca e Boateng




Un lampo di Bacca e il guizzo finale di Boateng regalano al Milan la vittoria per 2-0 sulla Fiorentina, al secondo stop consecutivo dopo quello con la Lazio e ora a -2 dal terzo posto occupato dall'Inter. Tre punti pesantissimi nel posticipo per Mihajlovic, che torna a vedere l'Europa e rinsalda una panchina fin qui traballante. La magia di Bacca illumina San Siro dopo soli 4'. Bonaventura lancia il colombiano, che entra in area, aggira Tomovic e con un destro a giro potente e preciso non lascia scampo a Tatarusanu. Il Milan accelera, la Fiorentina sembra rimasta negli spogliatoi, tanto che Romagnoli va vicino al bis, eppure Bernardeschi l'occasione per l'1-1 l'avrebbe, ma perde troppo tempo sul passaggio di Ilicic e Antonelli lo rimonta. Le assenze di Rodriguez e Badelj si fanno sentire, perché Tomovic e Suarez hanno minore intensità e senso della posizione: quando però trova sbocco sulle fasce (38', Alonso) la Viola mette in difficoltà la difesa rossonera. Donnarumma, però, chiude i primi 45' senza dover compiere interventi significativi.

Ripresa viola - Più aggressiva la Fiorentina all'uscita dagli spogliatoi, il Milan fatica ad alzarsi e rischia prima su Tomovic, quindi su Astori, dopo uscita un po' così di Donnarumma. In contropiede Kalinic, su giocata monstre di Ilicic, spreca malamente, il croato poi di testa anticipa Romagnoli ma non inquadra il bersaglio. Grande occasione per il Milan al 60': Antonelli col destro a tu  per tu con Tatarusanu sbaglia il tiro. Sousa lancia Rossi per Suarez e nel finale Babacar per Ilicic, ma Donnarumma non corre rischi e la Fiorentina - che si fa infilzare in contropiede da Boateng, - si allontana dalla vetta mentre il Milan - che ha rivisto in campo l'acclamatissimo Balotelli a pochi minuti dalla fine - torna a respirare aria d'alta classifica.

Sorpresa di Allegri: profezia clamorosa "Lo scudetto? Vi dico chi lo vincerà...."

Il pronostico a sorpresa di Allegri: "Chi vincerà lo scudetto"




"Mancano 18 partite, bisogna fare molte  altre vittorie per arrivare alla quota scudetto. Il Napoli sta facendo un cammino straordinario, in questo momento è la favorita ma le prime cinque in classifica hanno tutte la possibilità di vincere".  Massimiliano Allegri insiste e, anche dopo la decima vittoria di fila della sua Juventus, indica nel Napoli la squadra favorita per lo scudetto. I bianconeri oggi hanno travolto l’Udinese e ora sono secondi in classifica a -2 dagli azzurri.

 Il mea culpa - "Nella prima parte di stagione sono mancate tante cose, per prima cosa i risultati, ma quando si cambia tanto ci vuole del tempo - dice  Allegri ai microfoni di Premium Sport -. Ora stiamo facendo delle buone cose ma non abbiamo ancora fatto niente. Dobbiamo lavorare sul piano fisico per mantenere una buona condizione. Poi dobbiamo migliorare sulla lettura della partita, lo stiamo facendo ma abbiamo ancora molti margini di miglioramento. Dobbiamo migliorare anche sul piano difensivo, nelle ultime due partite avevamo preso due gol a Carpi e uno a Genova. Oggi non l’abbiamo preso e in Italia alla fine vince sempre chi ha la miglior difesa"