Checco Zalone dà una lezione di vita a Benigni
di Pierre Cantagallo
Stesso mestiere (tutti e due comici), per entrambi grandi successi cinematografici: “La vita è bella” da un lato, “Quo vado” dall’altro. Ma una cosa li distingue: la coerenza.
Roberto Benigni è uno di quelli che, per un’ospitata a Sanremo, chiede 350 mila euro. Sì, porta ascolti e un tocco di fantasia al Festival, ma sono soldi pubblici (la Rai è un’emittente pubblica), denari in questo momento eccessivi in virtù della crisi che ha colpito il nostro Paese. Nel 2011, Benigni promise due terzi del suo cachet all’ospedale Meyer di Firenze. Soldi che, a discrezione del direttore dell’epoca, non sono mai arrivati.
Insomma, una netta somiglianza con un suo grande amico, che ha, peraltro, interpretato tempo fa: Pinocchio.
“Dio li fa e poi li accoppia”: amici di coerenza e di carenza di umanità. Uno grida “Viva l’Italia!” e uno rovina l’Italia.
L’Italia dell’arte ha però i suoi lati positivi. Checco Zalone ne è l’esempio. Lui, che nel suo film record d’incassi, “Quo Vado”, ha spiegato a grandi e piccini gli sprechi dello Stato, mettendoci la questione immigrazione e tolleranza del prossimo.
Be’, notizia del giorno: il comico barese ha rinunciato all’ospitata di Sanremo. Ha affermato che questa è una manifestazione “strapagata” e che quelli “sono i soldi dei cittadini”. E’ uno spreco disumano prendere 350 mila euro di soldi pubblici per 20 minuti di comparsa.
A lui vanno i complimenti più vivi da parte del popolo italiano mentre a Benigni, fresco dei 6 milioni di euro incassati per “Tutto Dante” (un flop), va solo la retorica, quella che lui usa per difendere l’Italia e che poi, come il suo amico Matteo, usa per pagarsi lo stipendio.
#CheccoInsegnaAPinocchio
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