Massimo Mauro attacca (e fa i nomi): "Chi fa male al calcio italiano"
intervista a cura di Fabrizio Biasin
@FBiasin
Massimo Mauro (ex calciatore di Catanzaro, Udinese, Juventus e Napoli, ex politico dell’Ulivo, ex dirigente sportivo, commentatore Sky che non teme nessuno ma tutti temono più di un herpes fetente), partiamo con un giochino. Chi le disse «Lei è molto intelligente e preparato, soprattutto sul gioco delle bocce»?
«Non ricordo».
Glielo dico io, Lotito.
«Beh, ha detto una bugia, a bocce non posso giocare per via del mal di schiena».
Per lo stesso motivo si ritirò molto presto, a 31 anni.
«Meglio così, non capisco quelli che vanno avanti a giocare fino a 40 anni, che arrancano in campo col culone, meglio lasciare un bel ricordo».
Beh, detto da uno che ha giocato con Zico, Platini e Maradona è un po’ comodo, non crede? A proposito, il suo preferito tra i tre?
«Maradona era il calcio, gli altri hanno giocato a pallone. Però bisogna sempre mettersi nei panni degli allenatori. In questo senso Zico era perfetto, da 9.5 in pagella sotto tutti i punti di vista: in campo, fuori... Diego invece...».
Invece?
«Era un genio e come tutti i geni aveva bisogno di... sfogarsi in qualche modo».
Beato lei che ha partecipato alle mitiche feste di Diego. Ce ne racconti una.
«Beh, la vera festa leggendaria fu il suo matrimonio: 3 giorni di bagordi, eccessi, esagerazioni. I giornali di gossip impazzirono. Mi divertii parecchio».
Insomma, non ci dice niente. E Platini? È finito male. Secondo lei ha rubato davvero o si tratta di una congiura?
«Non le dirò “è tutta colpa della magistratura”, ma per come lo conosco io non riesco a immaginare che abbia fatto qualcosa di male».
Già, sarà stata la strega cattiva. Sembra uno dei suoi assist dei bei tempi passati...
«Gol in effetti ne ho fatti pochi, dico sempre che quando mi avvicinavo all’area di rigore la porta si rimpiccioliva e allora preferivo passare il pallone».
Nei panni del commentatore invece è un vero e proprio bomber. La gente la riconosce di più in qualità di ex calciatore o di opinionista?
«Beh, io non ho vinto Mondiali o Champions, invece in tv ho fatto 8 finali da commentatore e anche quelle te le devi conquistare. Bisogna avere opinioni chiare, saper prendere posizione, è indispensabile riuscire a rispettare l’interlocutore senza diventarne suddito».
Spesso invece si assiste al classico «azzerbinamento» o comunque si precipita nell’universo delle banalità.
«Il calcio “è” banale perché è ripetitivo. Platini diceva “fate parlare tutti i giorni Einstein di calcio e anche lui dirà cazzate”. Dal mio punto di vista cerco di stare dalla parte dello spettatore senza guardare in faccia nessuno».
Per questo si è fatto un sacco di «nemici»...
«Mah, non direi. Si discute, è vero, ma tutto deve finire lì, dopo un’ora è tutto dimenticato».
Dice? Sui social gliene dicono di tutti i colori.
«Il 90% delle persone che incontro mi fa i complimenti, poi ci sono quelli che “vivono di tifo”, i disturbati, ogni tanto leggo alcune cose e mi domando “ma questo è il mondo reale?”».
Su, non faccia finta che non gliene freghi niente...
«I commenti sui social? È lo sfogatoio degli imbecilli, me ne frego altamente. Neanche ci vado sui social, ho solo una pagina privata su Facebook ma non sono come quelli che si svegliano al mattino e hanno la necessità di scrivere “Che bella giornata” o ce l’hanno con Vasco e scrivono “Fanculo Vasco”. Ma siete scemi? Una volta però ci sono rimasto male...».
Dica dica...
«La reazione dei tifosi dopo la lite con Benitez dell’anno scorso».
Lo spagnolo disse riferendosi a lei «se parliamo di politica o golf devo ascoltare un tifoso della Juve, anzi del Napoli, se parliamo del calcio preferisco ascoltare altri».
«Mi ero permesso di giudicare gli errori tattici del mister dopo la partita con la Juve e i tifosi se la sono presa con me, l’hanno vissuto come un affronto al Napoli. Lì me la sono presa molto. I tifosi e gli allenatori non capiscono che la nostra è una valutazione sui 90 minuti, non sul lavoro in generale».
L’avventura di Rafa al Real è finita male. Dica la verità, ha goduto per l’esonero.
«Ma va, Benitez è un bravo allenatore, semplicemente io avevo stima dell’uomo e lui è andato oltre. E comunque i tecnici si possono perdonare perché vengono a parlare “a caldo”. C’è molto di peggio».
Tipo?
«I dirigenti e il sottobosco di personaggi che gli girano attorno: quelli non capiscono niente, ma niente di niente. Lo dimostra il fatto che per avere diritto di parlare di calcio si comprano le squadre. Tipo Lotito».
Faccia il nome di una mosca bianca, un dirigente che capisce di calcio
«Non c’è».
Anche lei è stato dirigente, un anno e mezzo da presidente del Genoa in B nel 1997-1998.
«Una tifoseria competente, un’esperienza bellissima. Rassegnai le dimissioni proprio perché a un certo punto patron Gianni Scerni (gran persona) oltrepassò la barriera. Ripeto: è difficile avere a che fare con chi non capisce di calcio».
Dica la verità, si sente un po’ il re degli opinionisti tv?
«Beh, il re no, ma in un’ipotetica classifica sarei “da scudetto” o comunque in “zona Champions”».
C’è qualche collega della concorrenza che le piace particolarmente?
«No».
E tra i suoi colleghi?
«Adoro Bergomi, Marchegiani è bravissimo, ma in generale tutti abbiamo il nostro stile anche se, è chiaro, non siamo perfetti e ci sono delle cose che cambierei».
Esempio?
«Dovremmo parlare meno. Anche perché in diretta è difficile essere sempre perfetti con l’uso dell’italiano. Fanno bene i critici a prenderci in giro sui giornali».
Parliamo un po’ di calcio, sia gentile. Inter: lei è più «sacchiano» e quindi «che pena il giuoco di Mancini» o «il fine giustifica i mezzi»?
«I successi devono sempre passare dal bel gioco, ma diciamo la verità: solo Mancini poteva ottenere questi risultati, sta facendo un gran lavoro».
È stato un po’ paraculo. Proviamo col Milan. Il 29 agosto 2010 disse: «Ibra è più utile al Berlusconi Presidente del Consiglio che al presidente del Milan».
«Confermo. Berlusconi ha usato il Milan e così facendo lo ha portato in cima il mondo. Non mi fraintenda, ha fatto benissimo».
E come mai ora c'è questa aria di smobilitazione?
«Perché il Milan è espressione del suo presidente che non è più quello di 15 anni fa».
Una soluzione?
«Capello come supervisore e un tecnico giovane sul campo. Mi sembra l’unico rimedio al momento».
In molti chiedono la testa di Galliani.
«Galliani è uno dei dirigenti più bravi in assoluto. E comunque dopo 30 anni se ti sei stufato di un tuo dirigente lo fai fuori, se vai avanti con lui un motivo ci sarà. In ogni caso io non sono berlusconiano né tantomeno di destra, ma per il bene del calcio e del Paese mi auguro la rinascita del Milan e di una destra “illuminata”».
Con Berlusconi?
«Diciamo che Berlusconi non è proprio il mio Presidente del Consiglio ideale, ma sempre meglio che Salvini».
Non le piace? Non l’avrei mai detto...
«Salvini è bravissimo a comunicare quello che gli serve, così facendo nessuno si ricorda che la Lega ne ha combinate di tutti i colori. In ogni caso non gliene faccio una colpa...».
In che senso?
«I politici vivono nell’ossessione della rielezione, del consenso. In pubblico sono in un certo modo, poi magari in privato sono persone deliziose».
Tipo lei: deputato con l’Ulivo nel governo Prodi, consigliere comunale a Torino nel 2006, iscritto nel 2013 al Partito Comunista di Rizzo.
«Quest’ultima è una colossale cazzata che lei ha letto su Wikipedia».
È vero, lo confesso. Però anche lei si è fatto un giro sulla «giostra» dorata della politica, lo ammetta.
«No, io dopo due anni ho deciso di non ricandidarmi e comunque sono stato eletto dall’Ulivo in un collegio uninominale e maggioritario. In soldoni: mi ha scelto il popolo e sono rimasto una sola legislatura. In ogni caso non solo non ho mai avuto la tessera del Partito Comunista, ma neppure quella del Pd. Non che sia un male, per carità».
In compenso ha un altro tipo di tessera: da anni combatte in prima linea contro la Sla.
«Quello è il mio vero lavoro o comunque quello dove è più importante non sbagliare. Da tre anni sono il presidente dell’associazione “malati di Sla”».
A che punto è la ricerca? Si vedono spiragli?
«No, non siamo vicini alla soluzione, siamo ancora alla ricerca “di base” e questo è un gran problema perché non stuzzichiamo l’interesse delle industrie farmaceutiche. Quelle si attivano solo quando intravedono la possibilità di commercializzare un farmaco...».
Su Facebook...
«Ancora Facebook? Gliel’ho detto che è lo sfogatoio degli imbecilli! Pensi che dopo Napoli-Inter ho scritto su Repubblica che i giocatori del Napoli hanno sbagliato a fare il giro del campo perché si fa “a scudetto vinto”. Ebbene? Mi hanno massacrato, hanno fatto “i gruppi” per insultarmi».
Su, non faccia la vittima. Non mi dica che il suo è un lavoro di sofferenza.
«Ma no. Per dire, la domenica notte in Sky Calcio Club con Caressa, Boban, Bergomi e Vialli mi diverto un mondo. Fabio ha inventato questa formula spensierata che piace a noi e penso anche alla gente».
L’ha mai cercata la concorrenza?
«Sì, ma sto bene dove sto. A Sky posso dire tutto quello che voglio, ho massima libertà».
Mi dice quanto guadagna?
«No, ma le posso dire che guadagno il giusto in proporzione a quello che faccio. Discutere in diretta è una cosa più seria di quel che può sembrare...».
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