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lunedì 28 dicembre 2015

Oriana Fallaci profetica e inedita "L'islam ammazza e noi ci scusiamo"

Islam, il discorso inedito della Fallaci: "Loro ci ammazzano, noi chiediamo scusa"


a cura di Libero


Proponiamo ampi stralci del discorso che Oriana Fallaci tenne all’ambasciata italiana a New York nel febbraio 2006, dopo aver ricevuto un premio dall’allora presidente del consiglio regionale toscano Riccardo Nencini. Pochi giorni prima, scoppiò una rivolta fuori dalla nostra sede diplomatica a Bengasi. L’audio integrale con l’intervento della scrittrice sarà diffuso da Calderoli martedì alle 21, alla festa leghista di Albino (Bergamo).

Se avessi accettato di fare questa cerimonia con molta gente, come avrebbe preferito fare Nencini, a questo punto direi un bel grazie e me ne andrei. Ma ho voluto che la cosa si svolgesse soltanto fra di noi e da dire ho assai di più che non la parola «grazie». Quindi datemi qualche minuto e ce la caviamo. State buoni a sedere e ora il discorsino ve lo faccio io, anzi ve lo leggo. Perché per misurare le parole - ché a improvvisarne volano come le foglie al vento - l’ho scritto. (…) Il discorsino lo incomincio dicendo che con i premi ho una ben scarsa dimestichezza (…) Non solo perché grazie a Dio di premi ne ho sempre ricevuti pochini, ma perché quando me ne hanno offerti li ho quasi sempre rifiutati. (...) È quasi comico dunque che nelle ultime settimane mi sia caduta addosso una inaspettata pioggia di premi. Quello milanese, cioè l’Ambrogino d’oro; quello romano cioè la medaglia d’oro conferita per la cultura da Ciampi e che con gran sorpresa di tutti feci ritirare da un augusto prelato (il rettore dell’Università Lateranense monsignor Fisichella); quello che presto e volentieri prenderò dalla Polonia e che è intitolato a un grande eroe della Resistenza (…) nonché un altro su cui al momento taccio perché non sono certa di volerlo prendere. Infine il vostro, che accetto con fierezza e con divertimento per un paio di motivi. Il primo è che sono fiorentina, toscana doc per generazioni e generazioni: la stragrande maggioranza dei miei ascendenti sono stati toscani sia da parte di mia madre che da parte di mio padre. (…) Amo appassionatamente la Toscana. Mi inorgoglisce troppo quello che ha dato al mondo nel campo dell’arte, della scienza, della letteratura, della politica insomma della cultura. E a ogni pretesto parlo e scrivo della Toscana (...).

Però si tratta di un amore poco ricambiato. (…) La Toscana non è né è mai stata una mamma tenera e affettuosa. Quando ha un figlio o una figlia che la ama e la onora anziché amarlo e onorarlo a sua volta mostrando un po’ di gratitudine lei lo bistratta, lo perseguita, lo respinge. (…) Esattamente il contrario che oggi si fa con lo straniero che io chiamo l’invasore, cioè col musulmano. (…) Il secondo motivo è che l’Occidente rassegnato e sottomesso all’islam è complice del nemico. Quelli che io chiamo collaborazionisti mi hanno trasformato nel simbolo stesso dell’eresia, dell’infamia, della colpa, del peccato mortale da punire col rogo cioè con la morte civile. Quindi premiando la Fallaci dimostrate di non aver ceduto all’intimidazione. (...) Dimostrando insomma che avete coraggio e di questi tempi, tempi in cui il coraggio costa più caro del petrolio e la vigliaccheria si svende invece per pochi centesimi, trovare qualcuno che non cede alle intimidazioni è un grande conforto. Una ricchezza che è anche speranza, anche se ormai c’è poco da sperare. Per capirlo basta considerare la vigliaccheria con cui tanti italiani hanno reagito alle islamiche minacce e sommosse per le vignette sul profeta spadaccino e tagliateste. (...) Senza alcuna dignità, a ogni livello politico e istituzionale, le nostre presunte leadeship hanno offerto scuse al nemico mentre il nemico bruciava le nostre chiese e le nostre bandiere europee. Mentre assaltava e saccheggiava le nostre ambasciate. Mentre in Turchia, quella Turchia che i nostri califfi vorrebbero nell’Unione europea pardon nell’Eurabia al grido di «Allah akbar Allah akbar» un turco ammazzava con due revolverate alle spalle un prete intento a pregare nella sua piccola chiesa. Un prete che voleva il dialogo coi musulmani. Mentre a Londra un famoso sceicco sosteneva in televisione l’urgenza di sottoporre al giudizio di un tribunale islamico il danese colpevole d’averci fatto ridere sul proprio profeta spadaccino tagliateste, nonché la necessità di giustiziarlo secondo le leggi islamiche. Mentre a migliaia anzi a centinaia di migliaia nelle piazze dell’Iran, dell’Iraq, dell’Afganistan, della Siria, dell’Egitto, del Libano eccetera i figli di Allah berciavano alzando cartelli con la scritta «decapitare chiunque insulti l’islam».

Mentre in Nigeria - e sempre al grido «Allah akbar Allah akbar» - un altro prete veniva assassinato nella sua parrocchia e con lui 38 cristiani venivano linciati, 240 mutilati. Alcuni in chiesa, dove pregavano come don Santoro. Altri per strada (...). Mentre a Bengasi succedeva ciò che sappiamo e anziché piangere sui nostri morti i giornali piangevano sugli 11 libici uccisi dalla polizia di Gheddafi durante l’assalto selvaggio al consolato italiano. Si è arrivati addirittura ad attribuire la responsabilità di quell’assalto selvaggio al ministro Calderoli. A imporne le dimissioni e ad annunciargli che sarebbe stato indagato anzi processato anche lui per vilipendio all’islam perché sotto la camicia abbottonata e sigillata dalla cravatta aveva messo una maglietta con la caricatura del suddetto profeta. Poi, per 15 secondi e 15 centimetri, aveva sbottonato la camicia e mostrato la maglietta in tv. «Colpa di Calderoli! Colpa di Calderoli!» anzi, colpa mia! Perché in un’intervista a Repubblica Calderoli ha dichiarato: «Io difendo la nostra civiltà, io mi associo a tutto quello che ha detto e scritto Oriana Fallaci». E per dimostrare che la colpa era ed è in realtà della Fallaci quel giornale ha fatto un titolo che dice: «Io e la Fallaci». Poi ha riferito a grossi caratteri: «La strage mi associa a tutto ciò che ha detto e ha scritto Oriana Fallaci». Come se ciò non bastasse, il Mattino di Napoli ha riportato l’intervista con un’italiana di Bengasi (...) che ha dichiarato che l’assalto era dovuto ai libri della Fallaci tradotti e venduti ahimè anche in Libia. Per sostenere le islamiche minacce, a Roma i Comunisti italiani e i Verdi e i Cobas hanno invece imposto un corteo esibendo una bandiera palestinese lunga 35 metri. (...) Hanno raggiunto la piazza cara alle camicie nere di ieri, cioè piazza Venezia, e qui hanno bruciato le bandiere americane e israeliane e poi si sono messi a berciare «10-100-1.000 Nassiriya». Autogol che l’insopportabile segretario dei Comunisti italiani ha commentato affermando: «Quei mascalzoni erano mercenari al servizio di Calderoli». Meno male che non ha detto: «Gente pagata dalla Fallaci».

Luca Barbareschi, decisione estrema sui suoi figli: "Da me non avranno neppure un euro Ecco perché"

Luca Barbareschi, la decisione estrema sui suoi figli: "Da me non avranno un euro, il denaro porta sfiga"



Luca Barbareschi, intervenuto in tv all'Arena di Massimo Giletti, che ha intervistato anche la sua seconda moglie, Elena Monorchio, parlando della sua famiglia ha fatto una dichiarazione piuttosto forte. "La cosa che ho insegnato ai miei figli è che l'eredità non esiste, tutto dev'essere restituito alla Fondazione che ho aperto in difesa dei bambini. Io ho il dovere di educare ai miei figli, ma penso che il danaro sia una iattura. Io non l'ho avuta ed è stata la mia fortuna, ho costruito tutto da solo. Voglio loro che costruiscano la loro vita, quello sarà l'unico parametro per cui si vorranno bene. Loro l'hanno accettato e ho ottenuto risultati eccellenti".

Tremendo Dago: con un blitz rovina la cena romantica di Belen e Borriello Poi li sputtana: "Gli strani messaggini"

Tremendo D'Agostino: con un blitz rovina la cena romantica di Belen e Borriello. Poi li sputtana: "Gli strani messaggini"


Roberto D'Agostino e Belen Rodriguez

Belen e Marco Borriello, tutto da rifare. Ed è tutta colpa di Roberto D'Agostino. I due, infatti, dovevano cenare a Cortina, ma tutto sarebbe saltato per l'articolo pubblicato proprio su Dagospia in cui si parlava del loro ritorno di fiamma. Dunque, dopo la soffiata, il cambio di programma. Piccolo cambio di programma, in verità, perché alla fine hanno mangiato nello stesso posto, ma a tavoli separati, senza neppure parlarsi (almeno in pubblico). E ora, sempre su Dago, si legge: "Pare però che Belen e Marco comunicassero via chat attraverso i rispettivi smartphone". Si attendono aggiornamenti.

Un nuovo crac da 86 miliardi di euro 2016, perché l'euro rischia il collasso

Un nuovo crac da 86 miliardi di euro: 2016, perché l'euro rischia il collasso



Era lo scorso 5 luglio quando sembrava che per l'Eurozona il peggio fosse alle spalle. La Grecia, chiamata al referendum, accettava gli aiuti di Bruxelles in cambio di riforme al termine di un drammatico braccio di ferro. Si temeva, infatti, l'uscita di Atene dall'euro con le imprevedibili conseguenze che potevano derivarne. Negli ultimi sei mesi, con la complicità di altre emergenze (immigrazione e terrorismo su tutte), in Europa, della Grecia, non si è quasi più parlato. Ma il caso, nel 2016, potrebbe tornare al centro dell'attenzione. Forse, l'eventualità di un addio all'euro di Atene è scongiurata, ma come ricorda in un'analisi il Corriere della Sera è possibile che, a breve, il programma di salvataggio da 86 miliardi in tre anni concordato a fine estate fallisca.

Il punto è che sempre più elettori europei soffrono questa Europa. Si pensi alla Spagna e al Portogallo, su tutti, dove le recenti elezioni hanno creato situazioni politiche traballanti e governi instabili. Insomma, la convinzione che riforme strutturali, lacrime e sangue possano davvero aiutare ad uscire dalla crisi è sempre più minoritaria. E in un contesto in cui Madrid e Lisbona potrebbero vacillare, ovvero sottrarsi ai loro impegni, non è arduo ipotizzare che lo stesso possa fare Atene. Questo per diverse ragioni: la frustrazione di un Paese umiliato, la scarsa capacità di cambiare dimostrata dalla Grecia negli ultimi anni e, soprattutto, una grossa fetta di parlamentari scettici sul programma di salvataggio.

Poi c'è Alexis Tsipras, il premier, secondo il quale entro marzo sarà possibile togliere i controlli di capitale che la Grecia si trascina dalla scorsa estate. E ancora, Tsipras assicura che il programma di riforme sarà realizzato al 70% entro pochi mesi e che alla fine del 2016 Atene avrà riconquistato la fiducia dei mercati. Ma perché ciò avvenga è necessario alleggerire il debito, oggi superiore al 170 per cento. Tagliarlo, dunque. Trattare ancora con l'Europa, senza alcuna garanzia di ottenere nessun risultato. Le sorprese greche, insomma, nei prossimi mesi potrebbero non mancare, con le stesse imprevedibili conseguenze per l'Eurozona che avrebbe potuto avere la Grexit della scorsa estate.

Bechis "inchioda" Laura Boldrini: soldi e privilegi, come ci ha fregato

Franco Bechis inchioda Laura Boldrini: così lei difende i privilegi della Casta


di Franco Bechis
@FrancoBechis



L’ha voluto fare mettere nero su bianco in un verbale dell’ufficio di presidenza della Camera dei deputati: i vitalizi dei parlamentari non si possono toccare. Parola di Laura Boldrini, presidente della Camera. Quindi al macero la lunga inchiesta di Libero sulla sproporzione in qualche caso addirittura milionaria fra i contributi versati da vecchi parlamentari e gli emolumenti percepiti fino ad oggi grazie a un sistema maxi-retributivo che suscita invidia perfino fra i più celebri pensionati d’oro della Repubblica italiana.

Al macero probabilmente anche le proposte di legge che volevano modificare quei meccanismi, come quelle presentate dal Pd Matteo Richetti o da Scelta civica: per sbarrare loro la strada la Boldrini invoca la Corte Costituzionale e addirittura la Corte europea dei diritti dell’uomo. Si salverà quindi il vitalizio di Eugenio Scalfari, che fece il deputato socialista fra il 1968 e il 1972, quattro anni prima di fondare Repubblica, e da allora percepisce ogni mese un assegno lordo di 2.162,52 euro. Non è un granchè, il problema però è che Scalfari ha versato 60 mila euro e ne ha già incassati 920 mila ad oggi. La differenza, lo squilibrio di quel vitalizio protetto dalla Boldrini è di 860 mila euro. Così come il presidente della Camera ha salvato il vitalizio dei banchieri Antonio Patuelli e Toberto Mazzotta, di ex calciatori come Gianni Rivera, di industriali come Luciano Benetton, di politici della prima Repubblica come Paolo Cirino Pomicino e Gianni De Michelis, o della seconda come Romano Prodi, Vincenzo Visco, Fausto Bertinotti e Niki Vendola.

Percepiscono assegni che vanno dai 2 ai 6 mila euro lordi, e continueranno a percepirli anche se perfino il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, una volta letta l’inchiesta di Libero, si era detto d’accordo con una revisione del sistema. Impossibile ora che la Boldrini ha fatto scudo a quel gruppone che inizia con Scalfari e finisce con Vendola, l’ultimo beneficiario di quel vitalizione (pure doppio nel suo caso, visto che ne gode anche da ex consigliere regionale della Puglia).

A porre il problema in ufficio di presidenza della Camera erano stati il segretario del gruppo Movimento 5 stelle, Riccardo Fraccaro, e il leghista Davide Caparini che avevano presentato due analoghi ordini del giorno di accompagnamento alla discussione del bilancio interno di Montecitorio per sopprimere i trattamenti vitalizi in essere e d’ora in poi corrispondere anche a chi è già in pensione trattamenti calcolati con il metodo contributivo come avviene per tutti gli altri italiani. La Boldrini prima si è riparata dietro una vecchia decisione dell’ufficio di presidenza del Senato che aveva considerato inammissibili due ordini del giorno dello stesso tenore. Ora secondo il verbale sommario dell’ufficio di presidenza della Camera finalmente pubblicato (i ritardi sono ormai biblici, tanto da rendere spesso inutile la trasparenza) la Boldrini ha motivato l’impossibilità di rimettere in discussione gli importi dei vitalizi di Scalfari & c perché sarebbe «in contrasto con i principi di irretroattività della norma e del legittimo affidamento, come definiti dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Corte Europea dei diritti dell’uomo». In ogni caso, ha proseguito il presidente della Camera, «l’intervento non potrebbe essere realizzato in assenza di un’intesa con l’altro ramo del Parlamento sia per esigenze di uniformità della disciplina del trattamento previdenziale degli ex parlamentari, che - come è noto - è definita in modo conforme presso le due Camera, sia per l’impossibilità di procedere all’intervento per tutti i casi in cui gli assegni vitalizi siano frutto di mandato parlamentare svolto presso entrambe le Camere».

Ovvia la replica di Fraccaro: «Non è conferente il richiamo all’irretroattività della norma e al legittimo affidamento, sia perché alcune regioni hanno soppresso gli assegni vitalizi a partire da quelli in corso di erogazione, sia perché la stessa cessazione dei trattamenti previdenziali per gli ex deputati che abbiano riportate condanne in via definitiva per reati di particolare gravità, introdotta dalla Camera nel 2015, appare una misura a carattere retroattivo». Stessa protesta da parte del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, che ha elencato una lunga serie di casi in cui sono intaccati quelli che vengono chiamati “diritti acquisiti”, a partire da «quelli in materia di limiti ai trattamenti retributivi dei dipendenti delle pubbliche amministrazione». Ma niente, la Boldrini doveva difendere l’assegno mensile degli amati Scalfari, Bertinotti e Vendola. Così rischiano una brutta fine anche le proposte di legge di Richetti e compagnia. Per altro le hanno assegnate con gran clamore alla commissione Affari costituzionali della Camera. Questa però ne ha parlato dall’estate ad oggi in due sedute solo per pochi minuti: il 24 settembre e il 10 dicembre scorso. Rinviando tutto, perché non c’era alcuna urgenza. Gli ex adesso possono davvero dormire sonni tranquilli...

domenica 27 dicembre 2015

Caivano (Na): “School Card” e presunti favoritismi, Monopoli e Coppola sotto accusa, non rispondono ai chiarimenti richiesti

Caivano (Na): “School Card” e presunti favoritismi, Monopoli e Coppola sotto accusa, non rispondono ai chiarimenti richiesti



di Francesco Celiento
ilgiornaledicaivano


Simone Monopoli
Sindaco di Caivano

CAIVANO – Esposto di una ditta di cartoleria ed eliografia al sindaco Monopoli e al responsabile del V settore Vito Coppola. L’azienda in questione ha richiesto una verifica urgente sul criterio di ammissione alla lista delle ditte convenzionate per aderire al progetto “School Card” per cui il Comune ha affidato l’operazione a quattro società, escludendola di fatto. Si tratta, tra l’altro, di una ditta che tratta materiali di cartoleria ed altro  e da da oltre vent’anni è fornitrice dell’ente, che si è lamentata perché nonostante abbia consegnato la documentazione è stata esclusa poichè le manca il requisito di essere una cartolibreria, infatti non vende libri. O almeno così si sarebbe giustificata una collaboratrice del V settore, secondo quanto scritto nell’esposto.

Il problema però nasce quando si evince che il Comune si è convenzionato con altre quattro ditte, di cui almeno due non vendono affatto libri. Perché dunque sarebbe stata esclusa proprio e solo quella? Sotto accusa è il solito metodo di gestione delle gare del V settore, nei cui confronti il sindaco Monopoli è sempre molto tenero, chissà perchè… mentre in altri settori non ha esitato a rimozioni di dirigenti.

L’esposto risale al 27 novembre, ma ad oggi 27 dicembre, dopo un mese, né Vito Coppola, né il primo cittadino hanno dato una risposta. Evidentemente, si tratta di una domanda da un milione di dollari…

Meteo, ultimi giorni di caldo anomalo Dove si può sperare di vedere la neve

Meteo, ultimi giorni di caldo anomalo. Dove si può sperare di vedere la neve




L’alta pressione ci accompagnerà anche negli ultimi giorni di questo 2015: almeno fino a Capodanno le giornate saranno caratterizzate da quasi totale assenza di piogge, mancanza di neve in montagna, temperature relativamente miti, molte nebbie nelle ore notturne e del primo mattino ed emergenza smog in quasi tutte le principali città e aree industrializzate. Quando arriveranno piogge degne di nota e capaci di ripulire l’aria? Le ultime proiezioni del Centro Epson Meteo indicano come scenario più probabile, anche se con indice di affidabilità ancora basso, quello che vede a partire dal 2-3 gennaio la ritirata dell’alta pressione e l’inizio di una fase dominata dal passaggio di umide correnti atlantiche capaci di riportare la pioggia su gran parte del Paese e la neve su Alpi e Appennino. Sabato 26 dicembre mattinata nebbiosa in Pianura padana dalla Lombardia andando verso il Nordest, lungo le coste adriatiche, in molte valli del Centro e in Puglia. Nebbie che in parte tenderanno a diradarsi e in parte persisteranno anche nelle ore centrali del giorno, soprattutto nella bassa pianura, in Veneto ed Emilia Romagna. Nel resto del Paese sarà una giornata soleggiata con una prevalenza di cielo sereno o poco nuvoloso; soltanto in Sardegna, Sicilia e al Sud il cielo potrà risultare parzialmente nuvoloso. Temperature con poche variazioni, in aumento su Alpi e Appennini; valori fino a 16-18 gradi al Centrosud. 

Domenica 27 dicembre cielo da poco nuvoloso a nuvoloso al Sud e Sicilia, comunque senza piogge. In generale bello nel resto d’Italia, ma con il fastidio di nebbie anche fitte al mattino al Centronord, localmente insistenti anche nelle ore pomeridiani in alcuni settori della Valpadana, in alcuni tratti delle coste adriatiche e in diverse valli del Centro. Temperature sempre relativamente miti. Anche lunedì le nebbie resteranno l’elemento più importante: diffuse e localmente persistenti in Val padana e alto Adriatico, presenti anche nelle valli del Centro dove dovrebbero dissolversi in giornata. Per il resto non ci saranno variazioni di rilievo, se non verso la notte, quando torneranno le nubi in Liguria. Questo sarà il primo segnale di una debolissima coda di un sistema nuvoloso che tra martedì e mercoledì transiterà sull’Italia, con pochi effetti: in particolare, martedì un pò di nuvolosità interesserà il Nordovest, la Toscana e la Sardegna, con qualche pioggia isolata sulla Liguria centrale, altrove cielo sereno o poco nuvoloso; nebbioso sul Veneto e in Emilia Romagna; la nuvolosità tra la fine di martedì e mercoledì tenderà a muoversi coinvolgendo il Nordest e il Centro. 

Questa copertura nuvolosa avrà il merito di rendere la notte tra martedì e mercoledì decisamente meno nebbiosa, inoltre le temperature massime potranno subire un lieve calo, di un paio di gradi. Nessuna novità di rilievo anche a Capodanno, anche se ci saranno temporanei passaggi nuvolosi a coprire il cielo, ma che avranno il merito di limitare la formazione delle nebbie. Sarà una notte di Capodanno con temperature di molto al di sopra della media stagionale. All’inizio dell’anno nuovo una massa d’aria gelida scenderà verso i Balcani, ma resterà ai margini del nostro Paese: si sentiranno gli effetti sulle temperature, che potrebbero ritornare a valori più consoni per il periodo. Intanto l’alta pressione tenderà a indebolirsi lasciando spazio ad un flusso occidentale più favorevole a un avvicinamento delle perturbazioni atlantiche.

"Sono feticista, amo i piedi delle donne e ho molte trombamiche". Sanremo, la star confessa: imbarazzo per Carlo Conti

Le confessioni hot della star di Sanremo: "Sono feticista, mi piaccioni i piedi, ho tante trombamiche"




Alessio Bernabei, ex voce dei Dear Jack, si confessa senza freni inibitori al settimanale Grazia. L'ex frontman della band vincitrice di Amici, adesso solista, si racconta alla vigilia del suo impegno a Sanremo, tra i Big scelti da Carlo Conti. "Sono sempre me stesso", dice, "ma adesso ho l'opportunità di dare sfogo alla mia personalità artistica. Prima ero più chiuso nei canoni stilistici della band. ora posso sperimentare sonorità diverse, se voglio posso mettere in un pezzo l'elettronica o lo swing".

La sua vera passione sono le donne, che definisce "il mio sport". Dice di avere "tante amiche 'with benefits'", quelle che Fabio Volo chiamava "trombamiche". "Quando sarò innamorato, non ci sarà motivo di nasconderlo. L'amore non avverte, arriva e basta".

Va pazzo poi per i piedi femminili: "E' una parte del corpo molto sensuale, dice tutto di una persona. Il mio piede preferito è sottile, curato, con lo smalto scuro: rosso, nero o anche blu elettrico. Lo sapeva che anche il rocker Elvis Presley era un feticista? Siamo tantissimi, solo che molti non lo dicono, per paura di essere giudicati".

Marchionne manda in pensione la Punto La voce: ecco il nuovo modello / Guarda

Marchionne manda in pensione la Punto. La voce: ecco il nuovo modello




La Fiat Punto andrà in pensione dopo 12 anni sul mercato e al suo posto la Fca ha già pronto un nuovo modello: un'altra Punto. Prosegue la fortunata serie con la quarta generazione, scrive omniauto.it, il cui arrivo è previsto per il prossimo anno. L'ultimo aggiornamento risale al 2005 quando è stata lanciata sul mercato la Grande Punto, nel frattempo la Fiat ha investito in nuove offerte come la 500L e la Tipo. Ed è proprio con quest'ultimo modello che, scrivono su omniauto.it, condividerà l'abitabilità elevata e le finiture curate, certo con una qualità di materiali che non dovrà incidere troppo sul prezzo finale.

I motori - La base tecnica della quarta Punto sarà la piattaforma B-Wide, quella della 500L: la lunghezza non sarà superiore a 4,10 metri e l'altezza non supererà il metro e mezzo. Le previsioni del sito specializzato, che ha provato a realizzare un rendering, prevedono l'uso del sempre affidabile motore 1.2 8V da 69 cavalli, il 1.3 Multijet da 95 CV. Fca potrebbe puntare poi sul Twinair 0.9 con la dotazione da 105 CV per una dotazione più sportiva.

Napolitano trama contro Renzi E' furioso per lo scandalo banche

Banca Etruria: Giorgio Napolitano contro Matteo Renzi sulla commissione d'inchiesta




Se Matteo renzi, con lo scandalo-banche, aveva già un diavolo per capello, nei prossimi giorni rischia di averne uno in più. Un vecchio diavolo, ma molto tenace: l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Riporta il sito affaritaliani.it che a Napolitano l'idea di una commissione parlamentare "d'inchiesta" per far luce su quanto accaduto in Banca Etruria nelle scorse settimane, non vada affatto giù. Il senatore a vita vede quel progetto come fumo negli occhi per due motivi: perchè il suo operato rischia di sovrapporsi a quello della magistratura sulla medesima vicenda. E per il rischio che critiche parlamentari eccessive all'operato della Banca d'Italia possano comportare una impennata dello spread.

Andrebbe molto più agenio, a Napolitano, una commissione "d'indagine" cioè al tempo stesso rispettosa della magistratura e che con trasformi la ricerca delle disattenzioni di Bankitalia in una campagna di delegittimazione, pericolosa anche in termini economici. Ma una commissione come quella d'inchiesta, che ha accesso agli atti della magistratura compresi quelli normalmente secretati per il segreto istruttorio, è proprio quello che vuole Renzi, per tenere sotto controllo e sotto tutela l'operato dei giudici su una vicenda tanto delicata per i destini del suo governo.

Premier ed ex presidente sono dunque in rotta di collisione. Napolitano avrebbe già messo all'opera i suoi uomini in Parlamento già nel corso della discussione sulla mozione di sfiducia nei confronti della Boschi, quando in Aula, nella sua dichiarazione di difesa della Boschi, Walter Verini ha parlato di una “commissione di indagine” sulle banche. Una posizione, su questo tema, sfasata rispetto a quella del capogruppo del Pd, Ettore Rosato, che invece ha parlato, secondo l’ordine di palazzo Chigi, di “commissione di inchiesta”.

Il centrodestra unito davanti a tutti Sondaggio del sorpasso: Renzi kaputt

Berlusconi, Meloni e Salvini in testa a tutti. Il sondaggio che cambia tutto




Niente botti di fine anno per il Partito Democratico di Matteo Renzi stando all'ultimo sondaggio di Euromedia Research pubblicato da Affaritaliani.it, il Pd cala al 30,2% con un flessione dello 0,3%. Con lo stesso margine cresce invece il Movimento Cinquestelle che raggiunge il 27,5%. Continua a guadagnare terreno anche la Lega Nord di Matteo Salvini attestandosi sul 16,1% dei consensi. Stessa crescita, lo 0,1%, anche per Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni ora al 4,9% e per Ncd-Udc che non va oltre l'1,6%. L'unica forza del centrodestra che non registra miglioramenti è Forza Italia, in leggero calo dello 0,1% e ora all'11,9%. Peggio va solo Sinistra Italiana in perdita dello 0,2% e ora al 5,7%.

Ballottaggio - Pur con il risultato negativo di Forza Italia, un listone unico del centrodestra sarebbe la prima forza con il 32,9% anche se il Pd, al 30,2%, si alleasse con il partito di Angelino Alfano e Pierferdinando Casini. In quel caso non andrebbe oltre il 31,8%, un dato comunque sufficiente a tenere fuori dalla corsa al secondo turno il Movimento Cinquestelle.

Grandi manovre a viale Mazzini Una renzina a RaiUno / Tutti i nomi

Rai, a gennaio i nuovi vertici: tutti i nomi in ballo



Anno nuovo, nuova Rai. A partire dalla fine di gennaio, scrive "Il Fatto Quotidiano", le deleghe del direttore generale Antonio Campo Dall'Orto diventeranno pienamente operative. E il dg potrà procedere a quel rinnovo dei vertici di cui si va parlando ormai da mesi.

Secondo i rumors di viale Mazzini riportati dal quotidiano di Travaglio, in pole position per la direzione di Rai1 ci sarebbe una renziana doc, quella Simona Ercolani che ha appena gestito la Leopolda. Giancarlo Leone potrebbe essere dirottato da Rai1 a Rai Cinema. Mentre a Rai2, il posto dell'attuale direttore Angelo Teodoli, che in tre anni ha risollevato una rete che sembrava morta, potrebbe essere preso dall'attuale numero uno di Rai teche, Maria Pia Ammirati. A Rai3 è debole la posizione di Andrea Vianello, per il cui posto ci sono, in ordine, la direttrice di Rai Scuola Silvia Calandrelli e il vicedirettore di Fandango Andrea Salerno.

Per quanto riguarda i telegiornali, difficile un cambio al vertice del Tg1, secondo "Il Fatto". Ma se si dovesse decidere per un avvicendamento, il colpo a sorpresa potrebbe essere quello di sarah Varetto, attuale direttrice di Sky Tg24. Per il Tg2 i nomi che si fanno sono quelli di Gaia Tortora e di Stefano Marrone. Per il Tg3, se si dovesse sostituire la Berlinguer, il posto potrebbe andare a Maurizio Mannoni o a Maria Teresa Meli del Corriere.

Il gossip-terremoto. Il nuovo uomo di Belen? Un super-bomber (né Vieri, né Borriello). Ecco il nome / Guarda

Il gossip-terremoto. Il nuovo uomo di Belen? Un super-bomber (né Vieri, né Borriello). Ecco il nome / Guarda



La rottura tra Belen e Stefano continua a tenere banco. Ci si proietta verso il futuro, spendendosi in profezie e seguendo tutte le piste possibili: chi sarà il prossimo ragazzo della showgirl argentina? Il punto è che si dice che una relazione potrebbe addirittura già esserci (si era vociferato di Bobo Vieri). Ma, ora, spunta un secondo nome, clamoroso. Si tratta sempre di un bomber: Gonzalo Higuain. La suggestiva ipotesi viene rilanciata dal sito di Sport Mediaset, che ricorda alcune parole di Belen su PremiumSport: "Come si fa per diventare cittadina napoletana?". Per farlo ci sarebbero diverse strade, ma sui social, ora, si vocifera sul possibile flirt con Higuain. Sempre la Rodriguez, tempo fa, disse: "Mi piacciono sia Inter che Napoli perché ci sono gli argentini". E insomma, ora che Belen è di nuovo single, il gossip impazza: le voci si concentrano su loro due, che tempo fa ebbero qualche "contatto sospetto" sui social network. Higuain ha tutte le carte in regola: argentino, bello, calciatore e inoltre potrebbe rendere in un batter d'occhio Belen una "napoletana in tutto e per tutto". Ma alle suggestioni, si aggiunge anche un recente incontro in tv tra i due, piuttosto chiacchierato. La coppia sarebbe da record: il miglior bomber della Serie A con la donna più desiderata d'Italia.

sabato 26 dicembre 2015

Facci, la terribile profezia sul futuro: "Perché vieteranno pizza e caffè"

Facci, la terribile profezia sul futuro: "Perché vieteranno pizza e caffè"


di Filippo Facci
@FilippoFacci1



Nella Terra dei fuochi hanno spento il forno a legna, almeno quello: a San Vitaliano (6mila abitanti, provincia di Napoli) il sindaco pensa che lo sforamento dei limiti sulle polveri sottili sia colpa delle pizze, cioè dei forni a legna, dunque ha imposto costosi impianti di abbattimento oppure niente pizze. L' ordinanza vale sino ad aprile ma potrà essere prorogata. Ora: siamo nel napoletano e in pratica vietano le pizze (immaginatevi le scene pazzotiche) ma non interessa, ora, difendere la degnissima categoria dei pizzaioli che peraltro hanno anche e probabilmene ragione: non si capisce, infatti, perché incolpino i forni a legna quando la vicina Napoli (meno inquinata) ne ha molti di più. Che cosa pensiamo di tutti i discorsi sulla "vera pizza" già lo scrivemmo quando le associazioni dei pizzaioli volevano escludere le catene McDonald' s dagli sponsor dell' Expo: è una categoria che fa spallucce mentre due pizze su tre, in Italia, sono fatte con farina e pomodoro e mozzarella e olio non italiani, inoltre la presunta mozzarella è fatta con cagliate dell' est Europa, il pomodoro è cinese o americano, l' olio tunisino o spagnolo mentre la farina è francese o tedesca o ucraina. Si straparla della superiorità della pizza italiana anche se è infornata quasi sempre da extracomunitari e anche se la maggioranza degli americani e dei cinesi ignora che la pizza sia italiana, e il maggior fornitore di "mozzarelle" mondiale è neozelandese. Ma è un altro discorso, appunto.

Il discorso, rassegnato e un po' da vecchi, è su un certo mondo che ci attende. I pizzaioli di San Vitaliano hanno poco da illudesi: i forni a legna vecchia maniera, prima o poi, li vieteranno tutti e dappertutto. Ufficialmente per lo smog, certo, per gli odori e le esalazioni: qui al Nord, del resto, molte città hanno già vietato i caminetti e le stufe a legna. Il trend è quello, ma non è solo una questione di inquinamento, il punto è che il mondo moderno parla con nostalgia dei vecchi profumi ma tende a scacciarli dalla vita quotidiana, è una specie di sindrome mirata al desiderio di un solo odore: nessuno. Un paio d' anni fa il sindaco di Mosca si era messo in testa addirittura di piazzare dei giganteschi diffusori nelle zone strategiche della città, voleva scacciare le puzze residue del socialismo reale: nafta e benzina col piombo, miasmi industriali di chi se n' è sempre fottuto dell' inquinamento, olezzi di cavolfiore alimentati dai milioni di fornellini per il pranzo che si accendevano nei retrobottega della Russia socialista. E via, scio', allontanare i tabaccai e le fabbriche di sigarette, le torrefazioni e gli odori di caffè.

Intransigenze alla Putin? Per niente. In alcune zone del Canada e degli Usa, da anni, hanno messo al bando i profumi: dicono che disturbino l' olfatto. Avete mai fatto caso che certi prodotti già riportano la scritta "non profumato"? In alcuni uffici sono vietati persino deodoranti e dopobarba e colluttori. A Ottawa i mezzi pubblici sono interdetti a chi usa l' acqua di colonia: i profumi hanno cominciato a nutrire le stesse ossessioni maturate contro il fumo e sono stupidamente associati a batteri e a sostanze inquinanti. Sono stati chiusi centinaia di panifici e tostature di caffè, e questo anche negli Usa, e vedrete che - more solito - le peggiori fobie d' oltreoceano presto o tardi sbarcheranno anche qui. Alcune chiese cattoliche hanno già abolito l' incenso (l' incenso passivo) e persino le candele. Hanno già inventato una malattia senza senso (la "sensibilità chimica multipla") che associa ogni odore a un campanello d' allarme. Figurarsi se prima o poi non spunteranno associazioni di allergici ai forni a legna: andranno dai vari Santoro e grideranno tutta la loro indignazione per le malattie dei loro figli. Anche lasciando da parte l' inquinamento, laddove il benessere crea allergie praticamente a tutto (quella al glutine è solo l' ultima) è chiaro che i forni a legna hanno le pizze contate.

La gaffe tremenda dello chef italiano con Amal Clooney: quell'offerta umiliante. Lei sbrocca e lo fulmina

La gaffe tremenda dello chef italiano con Amal Clooney: quell'offerta umiliante. Lei sbrocca e lo fulmina



Ci sono regali che proprio non dovrebbero essere fatti a donne come Amal Clooney, moglie dell’attore George ma soprattutto avvocato di fama mondiale specializzata in diritto internazionale e cause sui diritti umani. Avrebbe dovuto pensarci due volte Sal Scognamillo, chef del Patsy’s Italian Restaurant di New York, che si è permesso di  offrire ad Amal una copia del suo ultimo libro di cucina. La signora Clooney era arrivata già provata nel ristorante della 56ma strada, dopo una giornata in compagnia della suocera. Con lei è entrata nel locale e davanti all’offerta del dono ha risposto: “Pensi che io cucini? No, non cucino. Ti aspetti che impari?”.

La benedizione del Papa: "Basta guerre" L'appello su lavoro, immigrazione e Libia

La benedizione del Papa: "Speranza per i disoccupati. Basta con le stragi del terrore"




È stato un appello alla pace quello lanciato da Papa Francesco nella tradizionale benedizione Urbi et Orbi nel giorno di Natale da piazza San Pietro. Nell'anno del Giubileo della Misericordia, il pontefice ha richiamato l’attenzione sui conflitti nel mondo, con particolare attenzione a quello tra israeliani e palestinesi, ma anche agli indifesi come donne vittime di violenze e i bambini costretti a combattere come soldati. Dove nasce Dio, nasce la speranza - ha detto il papa - Lui porta la speranza. Dove nasce Dio, nasce la pace. E dove nasce la pace, non c'è più posto per l'odio e per la guerra. Eppure proprio là dove è venuto al mondo il Figlio di Dio fatto carne, continuano tensioni e violenze e la pace rimane un dono da invocare e da costruire. Possano Israeliani e Palestinesi riprendere un dialogo diretto e giungere a un'intesa che permetta ai due Popoli di convivere in armonia, superando un conflitto che li ha lungamente contrapposti, con gravi ripercussioni sull'intera Regione"

Guerre - “L'attenzione della Comunità internazionale sia unanimemente rivolta a far cessare le atrocità che, sia in quei Paesi come pure in Iraq, Yemen e nell’Africa subsahariana, tuttora mietono numerose vittime, causano immani sofferenze e non risparmiano neppure il patrimonio storico e culturale di interi popoli. Il mio pensiero va pure a quanti sono stati colpiti da efferate azioni terroristiche, particolarmente dalle recenti stragi avvenute sui cieli d'Egitto, a Beirut, Parigi, Bamako e Tunisi”.

Lavoro - "In questo giorno di festa, il Signore ridoni speranza a quanti non hanno lavoro, e sono tanti, e sostenga l'impegno di quanti hanno responsabilità pubbliche in campo politico ed economico affinché si adoperino per perseguire il bene comune e a tutelare la dignità di ogni vita umana".

Carcerati - "Il Signore doni particolarmente ai carcerati di sperimentare il suo amore misericordioso che sana le ferite e vince il male. Dove nasce Dio, fiorisce la misericordia. Essa è il dono più prezioso che Dio ci fa, particolarmente in questo anno giubilare, in cui siamo chiamati a scoprire la tenerezza che il nostro Padre celeste ha nei confronti di ciascuno di noi”.

Immigrazione - "Non manchi il nostro conforto a quanti fuggono dalla miseria o dalla guerra, viaggiando in condizioni troppo spesso disumane e non di rado rischiando la vita. Siano ricompensati con abbondanti benedizioni quanti, singoli e Stati, si adoperano con generosità per soccorrere e accogliere i numerosi migranti e rifugiati”.

La svolta nella strage dell'Airbus russo Annuncio da Mosca: "Ecco i colpevoli"

Airbus russo, la svolta. L'annuncio da Mosca: "Conosciamo i colpevoli"



Il capo del Servizio di sicurezza federale russo, Alexander Bortnikov, ha annunciato che il governo di Mosca ha individuato i colpevoli dell’abbattimento dell’aereo russo abbattuto sulla penisola del Sinai, in Egitto lo scorso ottobre. Nell’attentato morirono 224 persone e solo pochi giorni fa sono state aperte le scatole nere. I media  russi hanno riferito che il governo di Vladimir Putin non ha ancora reso noti i nomi dei presunti gruppi terroristici. L’annuncio però arriva poco dopo l’annuncio che Russia e Stati Uniti hanno trovato un accordo sui maggiori gruppi che devono essere considerati terroristi in Medi Oriente. Il dettaglio è stato confermato dall’agenzia Novosti, citando il vice ministro degli Esteri russo Gennady Gatilov

Terrore in sacrestia: picchiato un prete Rissa con i ladri, il furto la notte di Natale

Terrore in sacrestia: picchiato un prete. Rissa con i ladri, il furto la notte di Natale


Don Massimo Malinconi

Il parroco di San Pietro a Mezzana, a Prato, Massimo Malinconi, è stato aggredito e picchiato la scorsa notte, poco dopo la messa di Natale, da quattro persone vestite di nero e con il passamontagna in testa. Il prete li ha sorpresi sulla porta della canonica e avrebbe reagito ingaggiando una colluttazione. Uno dei quattro lo avrebbe minacciato con un cacciavite. I quattro, prima di essere sorpresi, hanno portato via le donazioni raccolte per i bimbi orfani dell'Africa. È stato lo stesso prete a raccontare della brutta avventura con un post sulla sua pagina Facebook: «Tornato ospedale con qualche punto in testa...è un po scioccato.....una brutta esperienza....erano vestiti con passamontagna e calzamaglia....qualche cazzotto l'hanno preso......il rammarico hanno rubato i sodi destinati ai bambini di kondoa....non tanti ma insomma». Il parroco è stato medicato all'ospedale per una ferita alla testa e contusioni e subito dimesso. Sul posto è intervenuta una volante della polizia.

Bechis smaschera papà Boschi: "Cosa ha fatto prima del crac Etruria"

Bechis smaschera papà Boschi: "Cosa ha fatto prima del crac Etruria"


di Franco Bechis
@FrancoBechis



Le cifre le ha fornite a memoria, senza nemmeno leggere gli appunti che si era preparata la notte prima, la stessa Maria Elena Boschi il giorno in cui si è difesa alla Camera dalla mozione di sfiducia presentata su Bancopoli dal Movimento 5 stelle. «Come è noto», ha spiegato il ministro dei Rapporti con il Parlamento, «io posseggo, o sarebbe meglio dire possedevo, 1.557 azioni di Banca Etruria che ho acquistato a un valore di poco inferiore a un euro ciascuna, quindi avevano un valore iniziale di circa 1.500 euro.

Anche i membri della mia famiglia hanno dei piccoli pacchetti azionari in Banca Etruria. Come consente la legge non hanno fornito informazioni sui loro titoli, ma sicuramente non si offenderanno se lo farò io oggi in questa aula. Mio padre possiede, o meglio possedeva, 7.550 azioni di Banca Etruria, mia madre 2.013, mio fratello Emanuele 1.847 e mio fratello Pierfrancesco 347».

In quel discorso c' era di sicuro un passaggio non corrispondente alla verità: la legge non consentiva a nessun membro della famiglia Boschi di nascondere le informazioni su quelle azioni. Non perché familiari di un membro del governo (lì possono invocare la legge sulla privacy), ma perché componenti il nucleo familiare di un «soggetto che svolge funzioni di amministrazione, di controllo o di direzione in un emittente quotato». Quindi quelle azioni non avrebbe dovuto rivelarle la Boschi in aula solo una volta messa spalle al muro sullo scandalo. Ma era obbligatorio rendere pubblico ogni acquisto e ogni vendita compiuto fra il 2011 quando papà Boschi è entrato nel consiglio di amministrazione della Banca popolare dell' Etruria, diventandone poi membro attivo del comitato esecutivo e vicepresidente nella primavera 2014, fino alla fine di gennaio 2015 quando è decaduto per il commissariamento deciso da Banca di Italia (e solo obbligatoriamente controfirmato dal ministero dell' Economia).

Bene, nella sezione internal dealing di Banca Etruria dove quegli acquisti/vendite di azioni dovevano essere registrati e resi pubblici, i conti non tornano. Nessuno dei pacchetti dei tre figli è stato registrato e reso pubblico, quindi c' è da supporre che gli acquisti siano avvenuti prima del 2011.

Mancano nelle dichiarazioni della figlia altri acquisti e sottoscrizioni da parte dei genitori comunicate invece al mercato, e c' è una grande differenza fra il possesso azionario di papà Boschi comunicato nelle varie relazioni sulla remunerazione degli amministratori fino a metà 2014 e quel dato finale fornito dalla figlia. Al mercato risultavano in possesso di papà Boschi, fra acquisti regolarmente comunicati, operazioni di raggruppamento di azioni intervenute e assegnazione gratuita di azioni in seguito ad aumenti di capitale, circa 20,5 mila azioni di Banca Etruria. Alla fine la figlia dice che ne deteneva 7.550.

Quindi devono essere state vendute sul mercato fra il mese di maggio 2014 e quello di febbraio 2015 le 13mila azioni che mancano. Dopo non sarebbe stato più possibile, perché insieme al commissariamento il titolo è stato sospeso dalle contrattazioni di Borsa e mai più trattato. Il momento della vendita di quelle azioni non è indifferente, al di là del fatto che nessuno può essere diventato ricco con quello. Ma in quel periodo ci sono stati due rialzi extra dei titoli. Il primo in seguito alla presentazione di un' offerta pubblica di acquisto dell' Etruria ufficializzato dalla Banca popolare di Vicenza a un euro per azione.

Fu proprio il cda di cui Boschi era vicepresidente a respingere quella proposta senza mai motivarne le ragioni, e senza convocare una assemblea degli azionisti per fare approvare la decisione. Il titolo crollò. Si è poi ripreso solo nella seconda metà di gennaio 2015 proprio grazie alle prime voci sul decreto Renzi che trasformava in società per azioni le banche popolari. In 15 giorni il titolo dell' Etruria mise a segno un rialzo record del 68%, doppio a quello registrato dalla migliore delle altre banche popolari coinvolte. Se papà Boschi avesse venduto la maggioranza del suo pacchetto in uno di quei due periodi avrebbe realizzato il meglio possibile di questi anni.

Quel che è certo è che nei bilanci di Banca Etruria sono segnalati i suoi acquisti di azioni: al momento della sua prima nomina ne possedeva appena 1.200. Nel 2012 ne ha acquistate sul mercato altre 9.460, senza vendere nulla. Nel 2013 altro acquisto di 8mila azioni, poi la comunicazione che 3.732 azioni erano state oggetto di operazione di «raggruppamento» e infine la comunicazione dell' arrivo di nuove 5.831 azioni provenienti da un aumento di capitale gratuito. Fra quegli acquisti e il risultato finale comunicato dalla figlia c' è appunto una differenza di 13mila azioni. I conti per altro divergono anche per mamma Boschi, Stefania Agresti, che risulta in Consob avere comunicato il 21 giugno 2013 l' acquisto di 8mila azioni Etruria ciascuna al prezzo di 0,5935. Non risultano vendite fino a maggio 2014. Da lì in poi il buio, perché la documentazione non è aggiornata. Ma se alla fine la figlia Maria Elena dice che mamma ha solo 2.013 azioni, insieme alle 13mila di papà debbono essere state vendute in quei 6-7 mesi a cavallo fra 2014 e 2015 anche 5.987 intestate alla signora Agresti in Boschi.

Terzo tema, anche qui non proprio indifferente rispetto all' andamento della vicenda. Sia papà che mamma Boschi risultano avere comunicato alla Consob la sottoscrizione di obbligazioni senior convertibili nel 2011. Titoli con il tasso fisso del 7%, assai superiore a quello delle famigerate obbligazioni subordinate.

Non grandi importi (fra 5 e 6mila euro), però con un rendimento interessante, e una caratteristica che oggi le differenzia da tutte le altre: la solvibilità. Perchè questi titoli, a differenza delle subordinate, non sono stati azzerati dal decreto del governo Renzi.

Belpietro, schiaffo europeo a Renzi: "C'è la prova: poteva salvare i conti"

Belpietro, lo schiaffo dell'Europa a Renzi: "C'è la prova: poteva salvare i conti"


di Maurizio Belpietro



Adesso c' è la prova. Il decreto salva banche, che poi come si è visto sembra più un salva-papà, non era l' unica strada per mettere in sicurezza i conti correnti dei clienti dei quattro istituti di credito sull' orlo del fallimento. C' era anche un' altra via, quella dell' intervento del fondo di tutela interbancario alimentato da contributi volontari e non obbligatori, ossia di quella rete di salvataggio che il sistema aveva steso trent' anni fa, dopo il fallimento del Banco Ambrosiano, a tutela dei risparmiatori. Purtroppo questa diversa via d' uscita non poteva garantire alle banche circa un miliardo di sgravi fiscali e dunque il governo per non scontentare gli istituti di credito ha preferito scontentare azionisti e obbligazioni delle banche in dissesto, trasformando i loro investimenti in carta straccia.

La prova dell' esistenza di un piano B l' ha fornita incautamente il governo che, dopo le polemiche dei giorni scorsi con cui si tendeva ad attribuire la colpa di quanto successo alla Ue, ha fatto filtrare il contenuto della lettera riservata che gli uffici dell' Unione hanno spedito a Palazzo Chigi tre giorni prima che si varasse il famigerato decreto. E si scopre che quando Matteo Renzi dice di essere stato costretto a intervenire, liquidando le vecchie banche e creandone di nuove da affidare alle cure di un pool di salvatori della patria, non la racconta giusta, perché la soluzione era a portata di mano, a patto però che fosse privata e non con i soldi dello Stato.

Nella missiva indirizzata a Roma, i commissari incaricati di seguire l' affaire in pratica scrivono che se lo Stato decide di garantire i depositi per ricapitalizzare una banca, l' intervento è soggetto alle regole Ue sugli aiuti di Stato e quindi scatterà la risoluzione europea, ma se l' intervento è privato, cioè se lo Stato non mette un euro, la Commissione non ci ficcherà il naso né pretenderà di sanzionare l' operazione. Tradotto: tocca all' autorità italiana decidere il da fare, l' importante è che Palazzo Chigi non apra il portafoglio e non usi quattrini pubblici.

La storia è dunque ben diversa da quella che ci è stata fin qui raccontata. Non era una strada obbligata quella imboccata dal governo. Volendo, se ne potevano percorrere altre, ovviamente a carico del sistema. Ma evidentemente al grosso delle banche di dover mettere mano al portafogli per salvare quattro istituti travolti dal crac non era una prospettiva che piaceva, dunque si è preferito liquidare Etruria, Banca Marche CariFerrara e CariChieti cedendo in blocco le attività a nuove entità, le quali, liberate dai crediti incagliati potevano essere finanziate da altre banche senza che queste dovessero passare sotto la tagliola di Bruxelles. Non solo: l' intervento di salvataggio potrà premiare i partecipanti con un recupero Ires che secondo stime oscillerà tra i 900 e 1200 milioni. Insomma, le banche con una mano mettono e con l' altra prendono.

Chi invece perde tutto sono gli azionisti e gli obbligazionisti, che sono i veri gabbati di tutta questa faccenda. Il sistema che ha inventato i derivati, i subordinati e i certificati si salva e può ricominciare da capo senza problemi. I risparmiatori che si sono fidati cascando nella truffa, al contrario si leccano le ferite. Per lo meno se le leccano coloro i quali non si sono lasciati prendere dalla disperazione, come il pensionato di Civitavecchia che dopo aver appreso di aver perso ogni risparmio si è impiccato.

E usando il sostantivo truffa non sbagliamo. Nel caso di Luigi D' Angelo, l' ex dipendente dell' Enel che aveva investito i propri risparmi in obbligazioni subordinate e alla fine di novembre si è ritrovato con un pugno di mosche, la Procura ha aperto un fascicolo con l' ipotesi di truffa ai danni del pensionato. Ipotizzando che chi gli abbia venduto i titoli non sia stato corretto nell' informarlo dei rischi che si stava assumendo con l' investimento.

Nel mirino ovviamente ci sono i famosi modelli di valutazione dell' investitore, questionari che vengono fatti sottoscrivere alla clientela senza che questa sia in grado di valutare ciò che sta firmando. In genere si tratta di documenti che mettono al riparo la banca da un' azione di responsabilità qualora ci siano perdite: di certo non mettono al riparo il risparmiatore. Nel caso di Luigi D' Angelo è molto difficile che un anziano impiegato fosse in grado di valutare che cosa il consulente gli stesse proponendo e quali fossero i pericoli di un investimento costituito al cento per cento di obbligazioni subordinate. Tuttavia questo, oltre che argomento da Procura, sarà argomento da approfondire con la commissione parlamentare d' inchiesta. Che, se mai vedrà la luce, avrà il compito di fare piena chiarezza su tanti misteri dei crac bancari italiani. Speriamo che il 2016 sia l' anno giusto per illuminare i fattacci.

venerdì 25 dicembre 2015

Un documento terrorizza il mondo: "Nel 2016 una epocale tragedia"

Un documento terrorizza il mondo: "Nel 2016 una epocale tragedia"



Che cosa ci aspetta, o che cosa ci potrebbe aspettare, nel 2016 che è alle porte? Una risposta, spaventosa, ha provato a darla l'autorevole agenzia di stampa Bloomberg, che ha recentemente pubblicato la Guida pessimista al mondo nel 2016. Un "gioco", se proprio così lo vogliamo chiamare, in cui si prova ad immaginare che cosa potrebbe andare male il prossimo anno. Previsioni, va da sé, basate sulla più stringente attualità.

Dunque, passiamo in rassegna i possibili orrori dei prossimi dodici mesi. Si parte dal Medio Oriente, dove le tensioni potrebbero esplodere, riportando il prezzo del petrolio oltre i 100 dollari al barile, con nefaste conseguenze per le nostre economie. Si passa poi nel Regno Unito, dove David Cameron potrebbe anticipare il referendum per uscire dall'Ue, e perderlo.

C'è poi la minaccia informatica: Bloomberg ipotizza che hacker russi e iraniani possano attaccare le banche occidentali, generando il caos. La Ue si potrebbe spaccare sui rifugiati, e il trattato di Schengen potrebbe tramontare: tornano le frontiere. E ancora, Israele, che potrebbe attaccare le postazioni nucleari in Iran: l'accordo tra Teheran e Stati Uniti potrebbe saltare.

Si continua con Vladimir Putin, che potrebbe mettere all'angolo Washington nella soluzione della crisi siriana e promuovere un regime favorevole a Mosca. Quindi Parigi, nel mirino non dei terroristi, ma del clima: potrebbero verificarsi fenomeni estremi legati ai fenomeni climatici. Si passa alle Americhe: in America Latina entrano in grave crisi Brasile, Venezuela e Argentina, il continente si avvia verso il declino. Infine, negli Usa, Donald Trump potrebbe diventare presidente.

Ipotesi, scenari, previsioni, altre plausibili ed altre meno. Circostanze quantomeno verosimili e alcune assai spaventose. Si pensi, infatti, a ciò che è accaduto nel 2015 e a cui nessuno, forse, avrebbe pensato: Charlie Hebdo, la crisi greca, la guerra in Ucraina, la dissoluzione della Siria, la crescita dell'Isis, i rifugiati, gli attacchi terroristici. Dunque, attenzione.

Renga cancellato. La rivincita di Ambra: nuovo amore (super-vip). Chi è / Guarda

Renga? Subito cancellato. La rivincita di Ambra Angiolini: la soffiata sul nuovo amore (super-vip). Chi è lui

Piergiorgio Bellocchio

La separazione da Francesco Renga, recentissima, la ha fatta piangere e disperare. Ambra Angiolini ferita per la rottura, insomma. Ma su Oggi si leggono indiscrezioni su una possibile e immediata "rivincita". Il rotocalco, infatti, lascia intendere che all'orizzonte ci sia un ritorno di fiamma. Si legge, infatti: "È vero che Ambra Angiolini, fresca di separazione da Renga, negli ultimi tempi ha rivisto l'attore Piergiogio Bellocchio con cui si dice abbia avuto un flirt in passato? Ah, saperlo...".

La spifferata di Gigi D'Alessio sul Festival di Sanremo: quella frase-verità sulla Tatangelo. E spunta un'altra sexy Vip

La spifferata di Gigi D'Alessio sul Festival di Sanremo: la frase sulla Tatangelo... e spunta un'altra sexy Vip


Una frase sibillina scritta su Facebook da Gigi D'Alessio ha scatenato il gossip sulle donne che affiancheranno Carlo Conti sul palco del Festival di Sanremo 2016. Scrive il settimanale Diva e Donna che sul social il cantante napoletano ha scritto: "Io e Anna non abbiamo candidato nessun brano per il Festival, né singolarmente, né in coppia!". Quella che sembrava una cocente esclusione, si sta invece rivelando un'indiscrezione che vorrebbe proprio la Tatangelo prossima valletta, o co-conduttrice, all'Ariston. Con lei un altro nome molto chiacchierato, quello di Vanessa Incontrada.

Allegri promuove una star, ne umilia due Ora alla Juve rischia di scoppiare il caos

Una star promossa, due umiliati. Allegri parla, è caos alla Juve



Ad inizio stagione in pochi, forse pochissimi, avrebbero scommesso sulla Juventus a soli tre punti dall'Inter capolista. La partenza per la squadra di Massimiliano Allegri è stata un incubo a occhi a aperti per i tifosi bianconeri, ormai rassegnati all'idea che il ciclo di vittorie si fosse ormai chiuso. C'è chi ha parlato dell'appetito ormai passato a chi andava in campo ormai sazio, chi come Allegri lo dice allora e lo ripete oggi al Corriere della Sera: "Ci siamo ritrovati con 10 giocatori nuovi e con l'incertezza di aver perso le certezze".

Certo la la Juve era diventata orfana da un giorno all'altro di Pirlo, Tevez e Vidal, per citare i più in vista, ma nella campagna acquisti non aveva lesinato colpacci a suon di milioni. Anzi una delle frustrazioni più forti per i tifosi juventini era quel giovanissimo Paulo Dybala, classe 1993 e fresco di 21 gol firmati al Palermo l'anno prima. Per cederlo Zamparini aveva preteso (e ottenuto) ben 40 milioni e intanto Allegri lo usava con il contagocce, scatenando l'irritazione dello stesso Zamparini: "Paulo non può essere ingabbiato - aveva detto a Tuttosport lo scorso ottobre - per risultare decisivo deve avere libertà di inventare. Messi nel Barcellona - aveva azzardato - deve andarsi a prendere la palla a centrocampo? No, giocano per lui, per liberare il suo estro. Dybala - insisteva - deve giocare e fare quello che vuole, basta".

La risposta di Allegri pochi giorni dopo è stata cauta e misurata: "Giocare nel Parlermo è diverso - aveva detto alla Gazzetta dello Sport - Dybala lì era un leader, qui non possiamo pretendere che lo sia. Ha 21 anni, ha grandi qualità, a Palermo giocava prima punta, qui ha meno spazio per giocare il calcio. Nessuno mette in dubbio le sue qualità, diventerà un campione". Dopo un paio di mesi, la pazienza del tecnico bianconero sembra esser stata premiata con Dybala a segno otto volte solo in campionato e con prestazioni più convincenti. Alla domanda se è sorpreso della crescita dell'attaccante, Allegri ha risposto: "Molto. Ma basta guardarlo negli occhi per capire che ha la voglia e la determinazione di raggiungere l'obiettivo". Un corteggiamento lungo e complicato che alla fine sembra essere sfociato in un amore appassionato, con buona pace dei pupilli di inizio campionato: "Ha più istinto killer di Morata e Pogba, perché ha fatto la gavetta".

Rossi umilia Balotelli e Pirlo: così il Dottore li straccia senza pietà. Anche se Supermario...

Rossi umilia Balotelli e Pirlo: così il Dottore li straccia senza pietà. Anche se Supermario...


Rossi umilia Balotelli e Pirlo: così il Dottore li straccia senza pietà. Anche se Supermario...

Valentino Rossi avrà anche perso in pista il duello contro Jorge Lorenzo nel Mondiale di Motogp, con quel vergognoso biscottone nella gara di Valencia complice l'altro spagnolo, Marc Marquez, ma quando il Dottore si misura con tutti gli sportivi in popolarità, non ci sono rivali. I dati dei social network del 2015 hanno incoronato il campione di Tavullia come il più popolare in Italia. Su Facebook, la pagina ufficiale di Rossi può vantare ben 12 milioni di fan, solo 10 per il milanista Mario Balotelli e ben più staccato Andrea Pirlo con 7,8 milioni. Non c'è gara anche su Twitter, dove l'account di Vale è seguito da 4 milioni di follower, mentre quello di Balotelli ne registra 3,7. Segue anche qui in terza posizione Pirlo con 2,1. L'ultima sfida da vincere resta quella su Instagram, dove Supermario può vantare più seguaci di tutti con 3,3 milioni, mentre il Dottore ne ha 2,4. A sospresa in terza posizione c'è Stephan El Shaarawy con 1,5 milioni di follower.

Crac Banche, ci sono miliardi di Etruria che fanno gola al finanziere renziano

"È l'affare della vita". Crac Banche, ci sono miliardi che fanno gola al finanziere renziano


"È l'affare della vita". Crac Banche, ci sono miliardi che fanno gola al finanziere renziano

La faccia più nota dell'ultimo scandalo bancario è quella delle migliaia di investitori rimasti con carta straccia in mano per l'azzeramento delle obbligazioni subordinate dopo il decreto salva-banche. Ma ce n'è una meno conosciuta, ma non per questo meno interessante della questione e riguarda i crediti deteriorati, cioè quei crediti "marci", scrive il Giornale, che saranno convogliati nella bad bank sotto la gestione della Banca d'Italia. Tecnicamente si chiamano "non performing loans" e il prezzo fissato per loro è stato di 1,5 miliardi, a fronte di 8,5 miliardi di valore iniziale. Uno sconto da offerta speciale che secondo le prime stime potrebbe procurare a chi se li accaparrerà una cifra intorno ai 2 miliardi di euro. In uno sfogo sul Corriere della sera, l'ex presidente di Banca Etruria, Giuseppe Fornasari, ha definito: "L'affare della vita" visto che "il valore dei crediti deteriorati è stato abbattuto dell'85%".

In attesa - A puntare quell'"affare della vita" ci sono diverse società specializzate nel recupero crediti problematici, tra le quali Cerved Group, Fortress, Active Capital e Az Holding. A questo elenco va aggiunto un nome più noto di altri, quello di Davide Serra, il finanziere renziano doc che si sarebbe dimostrato interessato a quel tesoretto già in passato. Lo scorso febbraio Milano Finanza aveva riportato che Serra si era fatto avanti con Bankitalia per "acquisire crediti deteriorati del valore nominale di 750 milioni di euro", ben prima del commissariamento della banca. La Algebris Npl Fund 1 di Serra si è poi riproposta una seconda volta, dopo il commissariamento, il che lascia intendere che quell'affare interessa eccome. Recuperare quei crediti non è lavoro da tutti, ma un piccolo aiuto è arrivato anche dal governo amico per Serra e colleghi. Nello scorso agosto, ricorda il sito Linkiesta.it, il governo Renzi aveva firmato una legge che accelerava i tempi di pignoramento degli immobili dei debitori, un bel sostegno nella riduzione dei tempi e quindi nel guadagno per gli esperti di credit management.

"Mentana, ci vediamo in tribunale" chi è il big della tv che lo attacca

"Mentana ci vediamo in Tribunale" . Il big della tv lo porta alla sbarra

"Mentana ci vediamo in Tribunale" . Il big della tv lo porta alla sbarra

Replica duramente a Enrico Mentana il consigliere della Rai Carlo Freccero: "Ma come si permette di darmi del lottizzato? Sto pensando di citarlo in giudizio". In una intervista a Il Fatto Quotidiano Freccero risponde al direttore del TgLa7 che aveva attaccato i partiti dicendo: "Quando è stato formato il Cda hanno accettato tutti una logica lottizzatoria, 5Stelle compresi"."Mentana è troppo presuntuoso", sbotta Freccero. "Io mi ricordo quando venne scelto da Silvio Berlusconi durante un congresso del Psi, su spinta proprio dei socialisti: c'ero anche io lì. Quello che ha detto è scandaloso, lo citerò in tribunale".

Tornando poi alla Rai, Freccero boccia a metà la riforma: "Rappresenta un rischio enorme, ma è anche un' opportunità" e ammette: "Il renzismo dilaga anche nei programmi della Rai". Qui "è in atto una rivoluzione tecnologica", "non è più solo la tv generalista, facile da lottizzare, ma è un insieme di televisioni. E allora ci si deve augurare che i nuovi canali, con il loro pubblico più evoluto, non finiscano nelle mani dei partiti". Anche perché in questo momento in Rai "non ci sono programmi di satira, non c'è uno scatto artistico. In questa Rai non è possibile fare i baffi alla Gioconda, per così dire. E ci sono trasmissione insopportabilmente renziane, come Petrolio: l'ultima puntata pareva un manifesto della Leopolda".

giovedì 24 dicembre 2015

Caivano (Na): L'Arch. Sirico al nostro blog: Vicino ai caivanesi, sempre. Auguri di Buon Natale e Felice Anno nuovo

Caivano (Na): L'Arch. Sirico al nostro blog: Vicino ai caivanesi, sempre. Auguri di Buon Natale e Felice Anno nuovo




a cura di Gaetano Daniele


Arch. Luigi Sirico
Consigliere PD
Leader Centro Sinistra

L’architetto Luigi Sirico, candidato a sindaco alle ultime elezioni amministrative e attuale leader dell’opposizione nel Consiglio Comunale di Caivano, augura ai lettori e al direttore del  blog il Notiziario sul web, un sereno Natale e un felice anno nuovo.

Cari lettori, caro direttore
Mancano ormai pochi giorni alla fine di un anno, che spero sia l’ultimo di un periodo difficile per l’Italia, ma soprattutto per il Sud e ovviamente per Caivano.

Per questo faccio a tutti i miei migliori auguri, di un nuovo anno che possa essere foriero di felicità e di maggiore fiducia nel futuro.

I miei vogliono essere auguri non rituali, non di circostanza. Credo davvero, ma con l’ottimismo della ragione, che il 2016 possa rappresentare un anno di svolta per il nostro Paese.

Le misure a favore del Mezzogiorno contenute nella legge di stabilità approvata pochi giorni fa, fanno ben sperare. Il credito di imposta a favore delle imprese che reinvestano gli utili, l’esonero dai contributi per le nuove assunzioni, il fondo di garanzie per le piccole e medie imprese, i 600 milioni per la lotta alla povertà e i 500 per la riqualificazione e la sicurezza delle periferie, sono la dimostrazione di una rinnovata attenzione da parte del Governo nazionale per una questione meridionale ma archiviata.

A ciò si associa l’azione della nuova amministrazione regionale, che credo abbia tutti i numeri per fare bene la sua parte. Pochi giorni fa, durante un incontro con gli imprenditori della zona industriale di Caivano, il presidente De Luca ha ribadito il proprio impegno per questi territori: a partire dal risanamento ambientale con la rimozione delle eco balle (per le quali il governo ha stanziato 450 milioni in tre anni), al rilancio delle aree industriali, su cui la Regione intende investire alcune decine di milioni, a partire da Caivano.

Ovviamente le amministrazioni locali saranno chiamate a fare la loro parte. I Comuni dovranno dimostrare di essere all’altezza delle aspettative dei cittadini e dei compiti che essi hanno loro affidato. Si tratterà di utilizzare in modo efficace le risorse finanziari che si renderanno disponibili con la nuova programmazione europea e di avere quindi una idea strategica, lungimirante, “alta” (nel senso: all’altezza) delle sfide che il futuro ci riserva. Ne va dello sviluppo economico e sociale delle nostre comunità e del futuro di tanti nostri giovani.

A contrario, il rischio è affogare nella palude della gestione della miseria quotidiana. Con le “garette” a cottimo fiduciario, al massimo, se va bene, si stabilizza il consenso, ma si perdono di vista i più ampi orizzonti dello sviluppo economico  e si finisce con il divorare, come Crono, anche il futuro e le speranze dei propri figli.

Per questo spero che a Caivano si cambi rotta. Sono, ancora più oggi, indispensabili: efficienza amministrativa, rigore nelle procedure, efficacia dell’azione amministrativa, e soprattutto un po’ di competenze, per poter affrontare e superare i  ritardi, anche culturali, che questi territori si trascinano dietro come zavorre da decenni.

Ma mi assale poi il dubbio: il mio ottimismo della ragione può trovare ospitalità a Caivano? Vorrei tanto sbagliarmi.

Con affetto
Luigi Sirico 

La irresistibile ascesa di Mara Carfagna Berlusconi ha deciso: come la incorona

La irresistibile ascesa di Mara Carfagna. Il Cav ha deciso: come la incorona



Un Silvio Berlusconi più attivo che mai. Il messaggio di Natale, l'attacco a Renzi, l'intervista a QN in cui spiega di restare in campo e che "ho intenzione di procedere a un rinnovamento radicale dei vertici, sia per quanto riguarda i gruppi parlamentari sia per il partito". Ecco, soffermiamoci su quest'ultimo punto. Già, perché nonostante le smentite di rito, il Cav continua ad essere molto arrabbiato con i due capigruppo, Brunetta e Romani, per la gestione del voto di sfiducia su Maria Elena Boschi (e non solo per quello). Il Corriere della Sera, ora, spiega che chi gli ha parlato assicura che ora Berlusconi fa sul serio. Ovvero, il cambio di capigruppo sarebbe dietro l'angolo: Brunetta è a rischio, e come già si è detto e scritto, per il suo posto in pole position ci sarebbe Mara Carfagna. L'investitura dell'ex ministro è sempre più forte, le sue quotazioni salgono di ora in ora. Più complicato, invece, il cambio di Romani: i suoi possibili sostituti, comunque, sarebbero Mandelli o Bernini.

Umiliati dal prete che li ha sposati: "Belen e Stefano? Sono solo due..."

Umiliati dal parroco che li ha sposati: "Belen e Stefano? Sono solo due..."


Belen Rodriguez e Stefano De Martino

Dopo indiscrezioni, voci, insinuazioni e accuse più o meno velate, nell'affaire Belen Rodriguez-Stefano De Martino, freschissimi di "separazione dell'anno", si inserisce a gamba tesissima Don Benigno Sulis, il parroco che ha celebrato il loro sfarzosissimo matrimonio nel settembre 2013. Il prete è stato raggiunto da La Zanzara di Radio 24, e dopo aver premesso che della questione non voleva parlare ("Mi sono consultato con il fiorista della cerimonia e abbiamo deciso di non rispondere a nessuno"), pungolato da Giuseppe Cruciani, si è sbottonato: "Non sono sorpreso dalla dichiarazione", ha premesso. Don Sulis aggiunge che "non sono per niente arrabbiato, anche se dopo il matrimonio sono stato trasferito". Cruciani chiede perché, a suo parere, si sono sposati in chiesa, e il parroco: "Lei cerca in tutti i modi di farmi rispondere. Ci sono cose più importanti, altro che Belen". Ma infine arriva la stoccata: ma sono due poveracci? Don Benigno Sulis rompe gli indugi: "Sì, sono due poveracci. Ma non da un punto di vista economico". Un giudizio tranchant.

il Notiziario sul web, gli Auguri dell'Amministratore Gaetano Daniele

il Notiziario sul web, gli Auguri dell'Amministratore del blog Gaetano Daniele 


Gaetano Daniele
Amministratore il Notiziario sul web

E' il mio quinto Natale da amministratore del blog il Notiziario sul web. Sono felicissimo di condividere con tutti voi, lettori, questo percorso, che si è snodato attraverso un percorso fatto di successi, in termini di visualizzazioni, (un milione e quattrocentomila visualizzazioni con Google, e circa ottocento trentamila visualizzazioni con blogger), insomma, di grandi traguardi raggiunti a piccoli passi. Pertanto, Auguro a tutte le lettrici e a tutti i lettori del blog il Notiziario, a chi soffre, a chi ci segue da un letto di un ospedale, a tutti i bambini meno fortunati, la mia vicinanza, un Buon Natale di cuore, e un proficuo Anno nuovo. Gaetano Daniele 

Così Renzi uccide Mediaset Mentana inchioda Matteo

Così Renzi ammazza Mediaset. Tutta la verità di Mentana



"Con questa riforma torniamo a prima del 1975, a una Rai che dipende dall'esecutivo. La fonte di legittimazione del Cda è la commissione di Vigilanza, ma soprattutto l'amministratore delegato con pieni poteri è Palazzo Chigi". Enrico Mentana, in una intervista a Il Fatto quotidiano, massacra la riforma: "Non si può dire fuori i partiti da viale Mazzini e poi approvare una legge del genere".

Il problema, spiega il direttore del TgLa7, non è tanto Matteo Renzi - "lui è un premier pro tempore" - quanto il fatto che la riforma "schiaccia ancora di più l'emittente pubblica sotto il peso del potere politico, legandola al governo. E la dipendenza è rafforzata anche dal canone che verrà rastrellato inserendolo in bolletta. Una misura che crea una chiara distorsione nel mercato".

Se è vero infatti che il canone in bolletta è un ottimo rimedio contro l'evasione dall'altra parte frutterà a Viale Mazzini 420 milioni in più. E questo, si chiede Mentana, "che effetti avrà sulla concorrenza con le aziende private? Per di più, in una fase in cui c'è un incredibile calo degli introiti pubblicitari, per tutti". Insomma, la Rai "avrà una forza enorme", rischia di affondare Mediaset e La7 e l'unico modo per arginarla è "fissare un tetto".

Un'altra questione è la lottizzazione: "Il crinale è stato superato la scorsa estate, con la nomina del Cda" conclude Mentana: "In quell'occasione tutti i partiti hanno accettato una logica lottizzatoria. Anche i Cinque Stelle. E fu l'antipasto di quello che è accaduto oggi. Se tutti assieme hanno varato il Parlamento della Rai, è logico che l'esecutivo decida per una Rai legata all'esecutivo".