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mercoledì 16 dicembre 2015

Alfa torna in Formula 1? Forse Che cosa c'è dietro l'annuncio...

Alfa Romeo torna in Formula 1? Forse. Cosa c'è dietro l'annuncio di Marchionne


di Nino Sunseri



Certo l’emozione è forte: rivedere il Biscione dell’Alfa Romeo che corre sui circuiti della Formula 1. Rivivere la leggenda: nel 1936 la piccola P3 guidata da Nuvolari che al Nurburgring si mette dietro le Mercedes che avevano 130 cavalli di più. Perché allora poteva accadere anche questo: altro che la turbina dell’ibrido. Rumorosi cavalli da mettere a terra e una piccola macchina italiana che teneva a bada lo squadrone di Germania guidato da Alfred Neubauer. Non sappiamo se Toto Wolff l’abbia mai conosciuto. Comunque andiamoci piano con i sogni anche se ieri Sergio Marchionne ha dato al mondo dello sport italiano a quattro ruote una scarica di adrenalina da infarto. «Stiamo pensando ad un suo ritorno in Formula 1 come nostro competitore». L’occasione sono gli auguri di Natale ai giornalisti cui sta illustrando lo sbarco della Rossa a Piazza Affari dopo l’esordio a Wall Street.

Per l’evento, il super-manager ha messo da parte il cappello di amministratore delegato di Fca per tenersi solo quello di Presidente della Ferrari. D’altronde parla a Maranello. Vuol sgomberare il campo dalla più immediata delle sensazioni: che il Biscione possa diventare il team satellite del Cavallino Rampante. Per questo basta la Haas. L’Alfa, avrà l’obbligo di vincere. Anche a costo di diventare un competitore della Ferrari, come ci tiene a precisare Marchionne: «È incredibile come il marchio Alfa Romeo resti nel cuore della gente». Comunque l’operazione, se mai dovesse avvenire, non sarà immediata. Forse fra un paio d’anni durante i quali, con un altro colpo di teatro, Marchionne lascia intendere che potrebbe essere la Ferrari a lasciare le competizioni. Per il momento, però, niente allarmismi: «Che la Ferrari lasci la Formula 1 è un’ipotesi possibile, ma molto improbabile. Se non ci vogliono noi ce ne andiamo», ha sentenziato. E senza mezze misure il capo del gruppo ha continuato la provocazione parlando anche delle nuove regole e della questione relativa alla fornitura di motori ai piccoli team. «Se vogliono trasformare la F1 in Nascar possono fare a meno di noi». Il riferimento è al campionato americano dove le auto sono tutte eguali.

Ma sul futuro dell’Alfa si scatena la fantasia. Un’operazione che avrebbe un costo di almeno cento milioni, secondo i conti fatti in tasca alla Haas. I motori, con tutta probabilità, sarebbero quelli realizzati a Maranello. Si tratterebbe di vedere se con le specifiche dell’anno in corso o con quelli della stagione precedente come convenuto con gli altri clienti. Ma Ferrari potrebbe considerare l’Alfa un cliente come un altro? Difficile. E non c’entra solo il fatto che appartengono allo stesso gruppo industriale. Tanto più che il legame fra le due aziende, dopo la quotazione in Borsa della Rossa diventerà più debole. Conta molto di più la storia. Il fatto che Enzo Ferrari avesse cominciato con le Alfa, che il Cavallino Rampante, prima di comparire a Maranello, troneggiava sui cofani delle auto da corsa fabbricate al Portello, che all’inizio della sua storia di costruttore di automobili al Drake non era possibile usare il nome e il simbolo perché, con il suo bel carattere, aveva litigato con i capi dell’azienda milanese.

La memoria corre agli albori del Campionato di Formula 1. Ai titoli vinti da Nino Farina e da Manuel Fangio. Una leggenda che ha resistito ai decenni di astinenza di risultati. Un buio rischiarato solo dalle vittorie mondiali nella categoria sport-prototipo a metà degli anni ’70. Il ritorno in Formula 1 negli anni ’80 è stato terribile. Troppo pesanti i motori, troppo assetati di benzina. Troppo pochi i soldi per l’azienda ancora in mano all’Iri. Il ritiro definitivo dopo che nel 1986 la proprietà era diventata Fiat.

Adesso l’annuncio del ritorno in Formula 1. Un tentativo da parte di Marchionne di lucidare il marchio. Annunciando, però, che l’operazione avrà tempi lunghi. La Renault, per tornare in gara ha acquistato la Lotus e sarà in gara già la prossima stagione. A Marchionne invece piace molto avere programmi a lungo termine per l’Alfa. Ha impiegato circa dieci anni per tornare negli Usa e alla fine ha scelto una vettura di super-nicchia come la 4C. Lo stesso per la Giulia: presentata a giugno entrerà in produzione solo all’inizio dell’estate. I clienti la vedranno forse in autunno. Non vorremmo che l’annuncio della Formula 1 fosse un bel lancio pubblicitario. L’auto, invece, resta destinata ai box.

Clamorosa evasione dal carcere di Stasi La "prodezza": come è riuscito a fuggire

La clamorosa evasione dal carcere di Stasi. La "prodezza": come è riuscito a fuggire




Alle 13, ora della conta, ci si accorge che nel "carcere modello" di Bollate, quello che ha appena accolto Alberto Stasi, c'è qualcosa che non torna. Nel dettaglio, non tornano i numeri: un detenuto è scomparso. Si tratta di Predan Zonic, 52 anni, origini serbe, evaso lunedì dal suo reparto, il numero 7. L'uomo avrebbe imboccato il lungo corridoio che separa le celle dagli spazi destinati dalle attività e, come racconta Il Giorno, avrebbe raggiunto il muro di cinta. Poi, il mistero. Insomma, Zonic, senza minacciare nessuno avrebbe eluso la sorveglianza interna per poi superare un cortiletto di passaggio, quindi si sarebbe infilato in un cantiere interno al penitenziario. L'ipotesi è che si sia accodato a un camion dello smaltimento dei rifiuti in uscita, il veicolo che gli ha permesso la fuga. Dunque, l'evasore si è dato alla macchia. Il serbo era a Bollate dallo scorso settembre (fu trasferito da Vigevano) per una violenza sessuale. Incredibile il fatto che abbia scelto di evadere a soli quattro mesi dal termine della pena: ad aprile, infatti, sarebbe stato un uomo libero. "Non si tratta della fuga organizzata di un criminale pericoloso, ma del colpo di testa di un detenuto a fine pena - spiega Massimo Parisi, direttore del carcere di Bollate -. Un'evasione assurda, un gesto anche per noi inspiegabile. Stiamo cercando di capire ogni aspetto di questa vicenda, probabilmente - ha concluso - ci sono motivi familiari dietro la fuga".

L'ex vescovo e i soldi dell'otto per mille: "Cosa ha fatto con due milioni di euro"

L'ex vescovo e i soldi dell'8 per mille: "cosa ha fatto con due milioni di euro" 




Due milioni di euro in tre anni. Soldi che provenivano dall'otto per mille destinato dal  Vaticano alla diocesi siciliana. La Procura, scrive Repubblica, sta per chiudere l'indagine. Francesco Micciché, questo il nome del prelato, è accusato di di appropriazione indebita, malversazione, diffamazione e calunnia nei confronti del suo ex economo, don Antonino Treppiedi, verso il quale aveva cercato di stornare i sospetti per un misterioso ammanco nelle casse della Curia. I pm coordinati dal procuratore Marcello Viola, seguendo il fiume di denaro uscito dai conti ufficiali dell'otto per mille della Curia trapanese, ha ricostuito un groviglio di bonifici, giroconti e false fatture che avrebbero consentito all’alto prelato di impossessarsi di grosse somme che avrebbe investito nell’acquisto di appartamenti e ville, a cominciare da quella mastodontica ( in parte adibita a bed and breakfast) di Monreale nella quale è andato a vivere insieme alla sorella e al cognato dopo la sua rimozione dall’incarico decisa da papa Francesco in seguito all’apertura dell’indagine nei suoi confronti.

Isis, 450 soldati italiani alla diga di Mosul Il terrore: una disastrosa bomba d'acqua

Isis, 450 soldati italiani alla diga di Mosul. Il terrore: una disastrosa bomba d'acqua


Isis, 450 soldati italiani alla diga di Mosul. Il terrore: una disastrosa bomba d'acqua

"Siamo in Iraq per l'addestramento ma anche con un'operazione importante per la diga di Mosul". Così il premier Matteo Renzi, spiegando che l'Italia invierà "450 uomini insieme agli americani" per la difesa dell'opera, che sarà costruita da un'azienda italiana. La diga, infatti, si trova "in un'area molto pericolosa al confine con lo stato islamico, è seriamente danneggiata e se crollasse Baghdad sarebbe distrutta", ha aggiunto. L'Italia, dunque, sarebbe sul punto di schierare forze di terra contro l'Isis: obiettivo, evitare che la diga possa entrare nel mirino dei terroristi. La paura, infatti, è che in caso di nuovo attacco l'opera possa generare una bomba d'acqua: la diga, spigano fonti curde, è già danneggiata; se crollasse potrebbe portare alla distruzione delle province Ninive, Kirkuk e Salahuddin, causando probabilmente danni fino a Baghdad, che si trova 350 chilometri a Sud.

Parcheggio nei box e liti tra condomini: occhio, una sentenza cambia tutto...

Parcheggio nei box e liti tra condomini: occhio, una sentenza cambia tutto...




Chi vive in un condomino sa quali nefaste conseguenze possa provocare un parcheggio sbagliato nei box. Magari anche soltanto parcheggiare la propria macchina fuori dal proprio box, lì davanti, anche se non è d'intralcio per nessuno: fioccano proteste, perché "lì non sta bene" e "deve starci dentro, al box". Ma oggi cambia tutto. Già, perché una sentenza stabilisce che l'assemblea condominiale può prevedere, con decisione deliberata a maggioranza, la facoltà per tutti gli inquilini di parcheggiare la seconda autovettura davanti o in prossimità del proprio garage, all'interno di un'area comune, purché lo spazio disponibile per il transito rimanga sufficiente e senza che questo comporti un mutamento della destinazione del bene comune. Così il Tribunale di Vicenza con la sentenza 984/2015 ripresa da Il Sole 24 Ore, sentenza che ha rigettato la domanda proposta da un condomino che si erea scagliato contro la possibilità prevista dall'assemblea condominiale. 

Caso Cucchi, un nuovo processo per i medici Confermata l'assoluzione degli agenti

Cucchi, un nuovo processo per i medici. Confermata l'assoluzione degli agenti




Per la morte di Stefano Cucchi, arrestato il 15 ottobre 2009 e deceduto dopo una settimana all'ospedale Pertini di Roma, la Cassazione ha annullato l'assoluzione di 5 medici, stabilendo dunque per loro un appello-bis in cui dovranno difendersi dall'accusa di omicidio colposo. Definitivamente assolti invece tre agenti della polizia penitenziaria, tre infermieri del "Pertini" e un sesto medico. I giudici del Palazzaccio hanno accolto la richiesta del procuratore generale Nello Rossi.

La Corte d'assise d'appello di Roma dovrà riesaminare, solo per l'accusa di omicidio colposo, la responsabilità del primario del reparto protetto del "Pertini" Aldo Fierro e quella dei medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis e Silvia Di Carlo.

E' definitiva, invece, l'assoluzione della dottoressa Rosita Caponetti. La Suprema corte inoltre ha confermato le assoluzioni di 3 infermieri e di 3 agenti della penitenziaria e preso atto del ritiro di un ricorso della parte civile. In parallelo procede l'inchiesta bis della Procura di Roma, che ha iscritto nel registro degli indagati 5 carabinieri.

"I medici sono responsabili della morte di mio fratello, se lo avessero curato non ci sarebbe alcun motivo di parlare di lui", ha commentato Ilaria Cucchi, che poi ai microfoni di TgCom24 ha definito il verdetto della Cassazione "un nuovo importante inizio". E ancora, ha aggiunto: "Mi auguro che adesso gli agenti della polizia penitenziaria parlino di quello che è avvenuto e dicano tutto quello che sanno. Si respira un'aria completamente diversa rispetto a quando sei anni fa mi mandarono il certificato dell'autopsia di mio fratello: adesso vedo che la Procura ha voglia di fare chiarezza e mi sento finalmente in sintonia con i magistrati", ha sottolienato.

martedì 15 dicembre 2015

"Bomba" in diretta a "La Zanzara": Cav, Del Debbio e una telefonata...

La "bomba" in diretta a La Zanzara: il Cav, Del Debbio e quella telefonata




Una "bomba" (politica) in diretta, a La Zanzara di Radio24. L'annuncio lo dà Giuseppe Cruciani, che ha spiegato: "Habemus Papam. Forse il centrodestra ha trovato il candidato a Milano. Berlusconi ha preso in mano il telefono e ha chiamato direttamente Paolo Del Debbio, per dirgli che se non si candida lui la partita a Milano, contro Sala, è persa". Una telefonata che potrebbe avere un impatto decisivo, una chiamata che potrebbe convincere Del Debbio a rompere gli indugi e a scendere in campo: da Quinta Colonna alla corsa nel capoluogo meneghino, sulla quale si vocifera da mesi ma che, ad oggi, non è ancora iniziata. Difficile che Del Debbio possa rifiutare un invito tanto esplicito (ammesso che la telefonata ci sia stata). Secondo Dagospia, che ha rilanciato la notizia, Berlusconi avrebbe deciso di chiamare il conduttore dopo avere incassato il "no" alla candidatura da parte di Ernesto Pellegrini, ex presidente dell'Inter.

Marò in viaggio verso l’Italia, liberati, finalmente tornano a casa

Marò in viaggio verso l’Italia, liberati, finalmente tornano in Italia, a casa


Fonte: ilGiornale.it



E’ ufficiale, dopo anni di reclusione in un posto ostile come l’India, i Marò sono stati rilasciati ed è stato permesso loro di tornare in Italia, essi sono infatti già in viaggio e dovrebbero raggiungere l’Italia tra pochi giorni.

L’operazione è stata chiamata “Lib-1-2015″, avviata nel 2014 dal ministero della difesa per liberare i due Italiani reclusi in India, si è conclusa oggi con l’effettiva liberazione di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

L’operazione Lib-1-2015, prevedeva la liberazione dei Marò attraverso due piani, il piano A, attuato per tutto questo tempo, è stato un piano diplomatico, di contrattazione e dialogo con il governo indiano, il Piano B, che è quello che ad oggi ha effettivamente permesso la liberazione dei due Italiani, invece può essere definito il piano d’azione teorico effettivo, in vista di un fallimento del piano A.

Il piano B, riguardava infatti la liberazione forzata degli italiani di fronte ad ostruzionismo da parte del governo Indiano, questo piano è stato inattuabile per tutto questo tempo, ma negli ultimi mesi qualcosa è cambiato, protagonista del piano B è stato Putin, e l’alleanza Italia-Russia nella liberazione dei due Marò.

Putin aveva già minacciato precedentemente l’India di una sua azione se non avessero liberato immediatamente i due Italiani, e questa settimana il piano B, con una collaborazione delle forze militari Italiane, e degli agenti speciali Russi, è stato attuato. Sono riusciti infatti, irrompendo nel carcere Indiano, a liberare i due Marò, e a mettersi in viaggio per l’Italia.

Aspettiamo così l’arrivo dei nostri due Italiani, troppo a lungo lontani dal nostro paese, secondo le stime del governo Russo, dovrebbero arrivare in Italia prima di Natale.

La verità di un direttore di banca: "Vi spiego come si truffano i clienti"

La verità di un direttore di banca: "Le tecniche per truffare i clienti"



E' una confessione pesantissima quella che un direttore di Banca Etruria, della filiale del centro Italia, fa al quotidiano Repubblica, L'uomo ha chiesto di restare anonimo per evidenti ragioni. Dice che i dipendenti di Banca Etruria “ricevevano premi in soldi” per quante obbligazioni secondarie riuscivano a vendere a settimana. “È iniziata una caccia all’uomo spietata: correntisti (soprattutto anziani) venivano raggiunti in case di cura o ospedali, incontrati casualmente fuori da scuola e invitati ad andare in banca, o chiamati uno ad uno”. Eppure, tutti in banca “sapevamo che quei bond erano un prodotto che avrebbe rovinato solo e soltanto i clienti”. Lui ripete di aver fatto di tutto per salvare i correntisti:  “ho detto a molti dei miei clienti di rivolgersi ad una associazione di consumatori prima che fosse troppo tardi”. Sostiene che non poteva dire la verità perché avrebbe rischiato il posto di lavoro. “Con correntisti e piccole e medie imprese operavamo così: proponevamo le obbligazioni subordinate a tutti dichiarando un rischio zero. A chi invece ci chiedeva un mutuo lo concedevamo maggiorato con l’obbligo di acquistare questi titoli. Oggi le piccole e medie imprese a fronte del mutuo a garanzia con quei titoli hanno perso tutto”. 

Ignoranza dei clienti - Il direttore di filiale dice chiaramente che loro giocavano soprattutto sul fatto che i clienti non capissero nulla di strumenti finanziari.  Nel 95% dei casi - riferisce il direttore al quotidiano - il questionario Mifid “veniva compilato dagli impiegati di banca. Partiamo da un presupposto: i risparmiatori interessati non lo vedevano neanche. Si trattava soprattutto di persone con una scolarità finanziaria pari allo zero a cui noi professionisti del settore eravamo obbligati a spiegare tutto. Invece questo non avveniva. Moltissimi di loro non sapevano neanche cosa stavano firmando”.

Clamoroso in diretta: la Gabanelli accusa, ma arriva una replica (senza precedenti...)

Clamoroso in diretta: la Gabanelli accusa, ma arriva una replica (senza precedenti...) 


Report ed Eni, lo scambio di tweet

Un caso che crea un precedente: un colosso dell'energia che replica, in diretta, a una trasmissione televisiva. Di mezzo c'è Report di Milena Gabanelli, che nella puntata di domenica sera ha messo nel mirino Eni nella puntata dal titolo La Trattativa. La trasmissione, come di consuetudine, viene accompagnata da alcuni tweet, pubblicati proprio durante la messa in onda. In uno di questi, Report affermava: "L'unico dato certo è che Eni ha pagato un miliardo e 92 milioni di dollari, bonificati su un conto Jp Morgan". Eni, però, non ha incassato in silenzio e ha risposto: "Ma sentenza Corti inglesi esclude comportamenti fraudolenti di rappresentanti" (nella foto, lo scambio di tweet).

Banche, spunta la nuova lista nera dove i tuoi risparmi sono a rischio

Banche, solo l'inizio? La nuova lista nera: dove i vostri soldi possono sparire


di Sandro Iacometti
@sandroiacometti



E se fosse solo l’inizio? Vigilanti che non vigilano, conflitti di competenze, responsabilità fantasma, eventi imprevedibili.

Di fronte al patatrac delle quattro banche, che ha trasformato in carta straccia i risparmi di oltre 130mila clienti, ci hanno voluto far credere che si sia trattato di un fulmine a ciel sereno. Un cataclisma improvviso ed eccezionale, che si è abbattuto su quattro istituti sfortunati.

La realtà è che quanto accaduto con Pop Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti potrebbe rivelarsi un fenomeno tutt’altro che isolato e irripetibile. Nei giorni scorsi si è calcolato che in giro per l’Italia ci sono circa 60 miliardi di obbligazioni subordinate che potrebbero fare la stessa fine di quelle in mano ai risparmiatori delle quattro banche. Si tratta di prodotti rischiosi acquistati spesso senza la dovuta preparazione finanziaria, in alcuni casi anche in maniera forzata per ottenere un finanziamento, ma raramente senza la consapevolezza di fare un investimento.

Diverso è il caso delle azioni. Abbiamo visto con il documento pubblicato ieri da Libero che l’acquisto dei titoli delle banche veniva imposto per la sottoscrizione di un mutuo, ma anche per la semplice apertura di un conto corrente o per avere accesso a determinati servizi bancari. La percentuale dei soci involontari delle banche più piccole e non quotate è elevatissima. Certo, in alcuni casi gli azionisti hanno intascato buoni dividendi, ma un discorso è acquistare un prodotto finanziario, un altro prendersi un pezzetto della propria banca. Come spiegano gli analisti indipendenti di Consultique, le azioni «non sono necessariamente titoli a rischio perché dipende appunto dalla situazione della banca ma in alcuni casi sono illiquide, ovvero non scambiabili facilmente sul mercato come in Borsa». E in altri casi, anche senza scomodare il bail in, che lì pescherebbe in prima istanza, il loro valore potrebbe ridursi sensibilmente. A metterci lo zampino, manco a dirlo, ci ha pensato anche il governo, con la sua riforma dello scorso inverno che obbliga le popolari più grandi a trasformarsi in spa. Tanto per avere un’idea la quotazione di Veneto Banca e Pop Vicenza provocherà, secondo le stime degli analisti, una svalutazione delle azioni che potrebbe arrivare fino all’85%.

La massa di titoli illiquidi che rischia di veder abbattuto da un giorno all’altro il suo valore è enorme. Gli esperti di Consultique si sono presi la briga di calcolare il valore delle azioni di 20 istituti di credito medio piccoli, magari oggi in ottima salute, ma con caratteristiche simili per dimensioni, struttura organizzativa e tipologia di business, alle quattro fallite. Ebbene, complessivamente siamo di fronte a quasi 16 miliardi di azioni. La lista degli istituti con il patrimonio netto più alto parte proprio da Pop Vicenza (che ha già svalutato i suoi titoli da 62 a 48 euro) e Veneto Banca (lo scorso aprile ha svalutato da 39,5 euro a 30,5 euro), che totalizzano rispettivamente 3,7 e 2,9 miliardi di euro.

Più staccata arriva la Cassa Risparmio Asti ,con 771 milioni, e la Banca Sella con 617 milioni. Seguita dalla Cassa risparmio di Bolzano con 504 milioni. Chiude la lista la Banca di credito Popolare, con 231 milioni.

Per avere un’idea di quello che può succedere quando le banche non quotate si confrontano con il mercato si pensi che in base ai multipli utilizzati da istituti comparabili il prezzo indicativo per i titoli di Veneto banca potrebbe essere tra gli 11 e i 12 euro. Per quelli di Pop Vicenza tra i 17 e i 18.

L'attacco in aula contro la Boschi Arriva la sfiducia: la sua reazione

L'attacco in aula contro la Boschi. Arriva la sfiducia: la sua reazione



Arriva in Parlamento lo scontro politico sul crac banche. Il Movimento Cinquestelle ha presentato nel pomeriggio di ieri, una mozione di sfiducia contro il ministro della Riforme Maria Elena Boschi, accusata di essere in conflitto di interesse per il coinvolgimento del padre e del fratello nel commissariamento della Banca Etruria e il successivo salvataggio da parte del governo: "Il Ministro Boschi - hanno scritto i grillini nel documento - ha dichiarato che i genitori ed i fratelli non hanno prestato il consenso alla pubblicazione sul sito del Governo dei dati inerenti alla loro situazione patrimoniale, ad onta del principio generale di trasparenza". Nella mozione, pubblicata da Beppe Grillo sul suo profilo Twitter, si legge: "I fatti citati e la loro concatenazione temporale gettano un’ombra sul ministro e la sua funzione istituzionale con riguardo alla cura ed alla salvaguardia degli interessi pubblici, del principio generale di assoluta imparzialità, nonchè della necessità di tutelare il risparmio in tutte le sue forme, come espressamente previsto dall’articolo 47 della nostra Costituzione al momento vigente; anche il solo sospetto che, attraverso la sua funzione di governo, il ministro Boschi abbia potuto interagire ovvero influenzare l’intera compagine governativa al fine di perseguire interessi personali e familiari, non ne consente la permanenza nel prosieguo dell’incarico per tali motivi, visto l’articolo 94 della Costituzione, visto l’articolo 115 del Regolamento della Camera dei deputati, esprime la propria sfiducia al ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, e lo impegna a rassegnare immediatamente le proprie dimissioni". A stretto giro ha risposto anche la Boschi: "Discuteremo in Aula, voteremo e poi vedremo chi ha la maggioranza".

TERREMOTO NELLA TV ITALIANA Tre arresti: tutti i regali e le tangenti

Grossi guai per un manager della tv: l'ombra dello scandalo pure su Sanremo




È partita l'ordinanza di custodia in carcere per il produttore televisivo David Biancifiori, oltre che a un militare della Guardia di Finanza ritenuto vicino al manager. L'accusa della Procura di Roma è di associazione a delinquere finalizzata ad "una pluralità di delitti tributari" tra cui "l'emissione di fatture relative a operazioni inesistenti", la "dichiarazione fraudolente" e la corruzione. Nel fasciolo dell'indagine del pm Paolo Ielo sono coinvolte più di 40 persone, tra le quali funzionari e dirigenti Rai, società del gruppo Mediaset, La7 e Infront.

Le ipotesi - Secondo gli inquirenti, le società di Biancifiori avrebbero ottenuto l'affidamento di lavoro e servizi, tra i quali si ipotizza anche opere realizzate per un'edizione di Sanremo, versando ai committenti denaro oppure offrendo loro vacanze, biglietti aerei e assunzioni. Le verifiche della Guardia di Finanza riguardano le società Di and Di lighting & truck srl e la Di.Bi. Technology, specializzate in servizi per la televisione e lo spettacolo. A David Biancifiori, spesso chiamato nell'ambiente "Scarface", la polizia tributaria contesta fatture relative a operazioni inesistenti per diversi milioni di euro. Insieme con il manager noto anche come 'Scarface' sono stati coinvolti nel provvedimento di custodia anche l'imprenditore Giuliano Palci ed il militare della Gdf Pietro Triberio che avrebbe ricevuto una mazzetta a molti zeri per chiudere gli occhi nel corso di una verifica fiscale.

Due bombe atomiche di Marchionne: "Alfa in Formula Uno. Ferrari invece..."

Bomba Marchionne: "Alfa torna in Fomula. E la Ferrari forse se ne va"




Dopo le indiscrezioni, c'è la firma di Sergio Marchionne. Il presidente Ferrari spiega: "Il marchio Alfa Romeno è incredibile come resti nel cuore della gente. Proprio per questi stiamo pensando a un suo ritorno, come nostro competitore, alle corse, alla Formula 1". Il numero uno del Cavallino, dunque, apre alla possibilità del grande ritorno di Alfa, in aperta competizione con Maranello. La "bomba" è stata sganciata a margine dello scambio di auguri con i giornalisti di Formula 1. Marchionne ha aggiunto: "È importante che l'Alfa Romeo torni. Sarà un competitore in più". Ufficiale, dunque. O quasi.

Alfa nel circus - Il Biscione fu in F1 dal 1950 al 1985, e nel progetto fu coinvolto anche Enzo Ferrari. Successivamente, fino al 1988, continuò a fornire i motori. Alfa vinse il titolo nel 1950 con la 158 Nino Farina e nel 1951 con Juan Manuel Fangio; in totale ha corso 110 gare ottenendo 11 vittorie".

Ferrari, addio F1? - Uno scatenato Marchionne, poi, ha aggiunto una mezza provocazione, altrettanto atomica: "Che la Ferrari lasci la Formula 1 è un'ipotesi possibile, ma molto improbabile. Se non ci vogliono, noi ce ne andiamo". Il presidente poi ha puntato il dito contro i vertici del circus, come spesso ha fatto negli ultimi tempi: "Se vogliono trasformare la Formula 1 in Nascar possono fare a meno di noi". E ancora, sul mancato accordo con la Red Bull per la fornitura dei motori, ha chiosato: "Sarebbe stato pericoloso per la competitività della Ferrari".

L'intervista - "Ghedini mi ha cacciato dalla Camera" L'accusa velenosa del big di Forza Italia

"Così Ghedini mi ha cacciato dal Parlamento". L'accusa velenosa del big di Forza Italia


Intervista a cura di Giancarlo Perna



Nelle tre legislature che ha fatto col Pdl, dal 2001 al 2013, Maurizio Paniz ha dato un notevole contributo giuridico. Grosso penalista di Belluno, Paniz è l' uomo che ha chiuso il caso Unabomber. Con una clamorosa contro inchiesta, che svelò la falsificazione delle prove da parte del Laboratorio Anticrimine di Mestre, il legale ottenne l' assoluzione dell' imputato, Elvo Zornitta, ingiustamente sospettato per anni. Alla Camera, Paniz fu relatore sul «processo breve» che fissava in sei anni la durata massima dei tre gradi di giudizio ma che, essendo misura sacrosanta, non passò. Fece anche un paio di interventi in Aula sul caso Ruby, sostenendo che il Cav ignorasse la minore età della geisha e che fosse davvero convinto della sua parentela con Mubarak. Tempo dopo, la Cassazione ricalcò le sue tesi e assolse il Cav. Nonostante i meriti - o forse a causa di questi - Paniz non è stato rieletto nel 2013. È una storia di antipatie e ritorsioni che mi riprometto di affrontare appena arriva.

L' appuntamento è alle 15.30 nel centro romano dove Paniz mi raggiungerà dopo un' udienza al Palazzaccio. Oltre allo studio principale di Belluno ne ha uno anche a Roma, un po' per l' abitudine alla città presa nei dodici anni da parlamentare ma soprattutto perché c' è la Cassazione dove va a finire tutto quel che riguarda i suoi clientoni, da Benetton a Del Vecchio.

Sono le 15.29 quando mi si para davanti un baldo signore, immediatamente riconoscibile come Paniz per la barbetta che corre lungo il mento e fa un arco supplementare attorno alla bocca. «Spero di non averla fatta attendere», dice con allegra cerimoniosità veneta pur sapendo di essere più che puntuale. La sua ferrea stretta di mano, sconsigliabile al primo accenno di osteoporosi, è il biglietto da visita di un uomo schietto. «Immagino che perderà un sacco di tempo per curare una barba così geometrica», dico mentre, sedendo a un bar, ordiniamo i caffè. «Per me, è un risparmio di tempo», risponde. «Oggi, sono passato dal barbiere. Ma per i prossimi dieci giorni non la tocco più. Porto la barba dal liceo. Essendo nottambulo, la mattina facevo fatica rasarmi prima di correre a scuola. Facendomela crescere, guadagno quindici minuti al giorno. Sono varie ore al mese che, nella frenesia della mia vita professionale, fanno comodo». «Per uno ai suoi livelli non le converrebbe mollare una cittadina come Belluno e stabilirsi a Milano o Roma?», osservo giudiziosamente. «Io mi onoro di essere provinciale», replica. «C' è più merito a emergere da un piccolo angolo di mondo. È una lezione che ho appreso dal mio cliente, Leonardo Del Vecchio. Gli chiesi, come lei ha fatto con me: "Non sarebbe meglio per Luxottica una sede a New York invece che ad Agordo?". Replicò: "Non è scritto da nessuna parte che da Agordo non si può essere i primi del mondo"». «Lei ha il mito dell' uomo venuto dal nulla. Qual è il suo nulla?», domando.
«Mio papà era un emigrato.

Nato in America, è tornato a Belluno da piccolo e ha preso faticosamente una laurea per fare l' insegnante. Anche mamma insegnava e hanno tirato su tre figli. Da noi si mangia pane e neve, ma io non potevo neanche permettermi di andare a sciare come i miei compagni di scuola. Tutto ciò che ho fatto, l' ho costruito mattone su mattone». «Fino a scalare le classifiche dei contribuenti nella sua città e in Parlamento», dico. «Da molti anni sono un bel contribuente e mi vanto di non avere mai preso un euro in nero. Non so se siano tutti così», dice con tono divertito bevendo il suo caffè che, se ho ben capito, e la sola cosa che questo ginnico cinquantasettenne si concede tra le sette di mattina e le dieci di sera.

Com' è che non è stato rieletto nel 2013?

«Perché l' on. Niccolò Ghedini non ha ritenuto opportuno darmi un posto sicuro in lista».

E il partito ha lasciato fare?

«Fabrizio Cicchitto e altri hanno cercato di difendermi ma l' on. Denis Verdini, responsabile delle liste, non ha potuto che seguire le indicazioni di Ghedini che, come lei sa, è molto vicino al presidente».

È lo storico difensore del Berlusca in tutte le sue cause. La vostra è una rivalità tra veneti, lei di Belluno, Ghedini di Padova?

«Io non ho nessun tipo di rivalità professionale con Ghedini. Tantomeno politica».

Perché Ghedini non la vuole tra i piedi?

«Tutti lo sanno in Parlamento, a destra come a sinistra. Ma non entro in polemica».

Gli faceva ombra?

«L' ha detto lei».

Come giudica Ghedini alla luce di questo sospetto?

«Non ho alcuna considerazione per chi ha l' onore di essere in Parlamento e poi non lo frequenta. Ghedini ha il record dell' assenteismo».

Ha sbagliato il Cav nell' affidarsi sempre a Ghedini che ha finito per dare ai nervi a tutti i giudici d' Italia?

«Scelte personali che non mi competono. Certo è che aveva a disposizione altri professionisti di alto valore. De Luca, Pecorella, Cassinelli, Contento, Perlini».

In alcune cause, a Ghedini sono stati aggiunti grandi avvocati come Coppi e Dinacci.

«Sono stati essenziali e decisivi per l' assoluzione del presidente nel caso Ruby. Sono onorato che il prof. Coppi abbia ripreso davanti alle Corti le tesi da me svolte alla Camera per oppormi all' autorizzazione a procedere di Berlusconi».

Accettando l' affiancamento di Coppi e Dinacci, Ghedini ha mostrato di sapere essere umile.

«Non mi sembra che nel Ruby ter, attualmente in corso, Coppi e Dinacci siano nuovamente nel collegio difensivo».

Si dice spesso che il Cav si affida a persone sbagliate.

«Ha dato ruoli elevati a chi non meritava e trascurato persone di grandi capacità. Così, quando hanno voluto defenestrarlo dal Senato, invece di una squadra energica si è trovato circondato da infingardi che infilavano la testa nella sabbia».

Non sa giudicare gli uomini.

«Berlusconi è un maestro della politica internazionale, è straordinario per capacità di lavoro, memoria, scelte, strategiche. Ma anche lui, come Achille, ha un tallone: il tocco infelice nella scelta dei compagni di strada».

Il Cav spera nell' Ue per annullare la Severino che l' ha cacciato dal Senato. Si illude?
«Fa bene. È aberrante che non sia stata rispettata l' irretroattività della legge penale. L' Ue ripristinerà un cardine dello Stato di diritto calpestato dal Senato italiano».

Lei punta a tornare in Parlamento?

«No. L'esperienza alla Camera è stata tuttavia eccezionale per l' alto livello dei colleghi e l' eccellenza del personale parlamentare che merita le alte retribuzioni e i piccoli privilegi del suo stato».

Il Cav, a parole, voleva riformare la Giustizia. Perché ha fallito?

«Chi gli stava vicino lo ha indotto a scelte troppo ad personam in contrasto con l' interesse generale».

Si riferisce al Guardasigilli, Angelino Alfano che per tre anni annunciò la Riforma senza darle seguito?

«Non necessariamente ad Alfano. Bisogna anzi vedere quante delle promesse di Alfano erano iniziativa sua o di chi stava dietro le quinte».

Devo pensare che dietro a tutto c'era il solito Ghedini?

«Fa bene a pensarlo».

Matteo Renzi?

«Tra parlare e fare c'è grande differenza. Comunicatore grandissimo ma risultati scarsi. Si è impegnato molto in settori non strategici».

Allude alla riforma del Senato?

«Sbagliata. Il doppio passaggio è utile. Specie sui temi etici che ci occuperanno in futuro: coppie di fatto, fecondazione assistita, affidamenti condiviso, ecc. Cose che incidono sulla società e meritano il vaglio delle due Camere. Inoltre, non mi piace un Senato non eletto dal popolo».

Se un ladro mi entra in casa ho diritto a sparargli?

«Senza ombra di dubbio. Il ladro faccia a meno di entrare in casa d'altri e non correrà nessun rischio».

Abolire il reato di immigrazione clandestina è stato saggio?

«Un azzardo. Ha abbassato il controllo del territorio, cosa essenziale per la sicurezza. I vecchi marescialli del carabinieri sapevano tutto dei loro paesi. Come figlio di emigranti ho rispetto per l' immigrazione. Ma voglio la prevenzione che è molto migliore della sanzione».

Le è capitato di rifiutare una causa?

«Quando la difesa mi ripugna. La prima che rifiutai, pur essendo agli inizi di carriera, fu un signore che aveva rubato mille stelle alpine. Lo dovevo alle mie montagne!».

Se qualcuno la incaricasse di diffidare una scuola che espone il crocifisso?

«Rifiuterei. I nostri emigranti hanno rispettato gli usi che trovavano, non imposto i propri. Questo è il messaggio della storia».

lunedì 14 dicembre 2015

Dramma davanti alla villa di Berlusconi: compie un gesto estremo. Cos'è successo

Dramma davanti alla villa di Berlusconi: il gesto estremo di un giovane. Cosa è successo




Un uomo si è dato fuoco davanti alla villa di Silvio Berlusconi ad Arcore. E' successo alle 9,45 di oggi, lunedì 14 dicembre: Claudio Usala, 30 anni, è stato salvato dalle fiamme dai carabinieri di sorveglianza alla residenza del Cavaliere.

L'uomo si è presentato all'ingresso di villa San Martino con i vestiti già intrisi di combustibile e si è dato fuoco. I militari lo hanno subito spinto su un prato e hanno spento le fiamme che gli avevano già incendiato i pantaloni. Usala è stato quindi portato in codice giallo all'ospedale Niguarda di Milano, dov'è stato medicato. Non ha spiegato a nessuno le ragioni del suo gesto.

Ritirate tutte le confezioni di Nurofen: curano il mal di testa, ma in realtà...

Ritirate le confezioni di Nurofen: curano mal di testa e dolori ma in realtà...




Farmaci antidolorifici presentati come specifici per emicrania, dolori mestruali, mal di schiena, anche se il principio attivo è esattamente lo stesso, cioè 342 mg di ibuprofene lisina. Per questo motivo in Australia l'azienda Reckitt Benckiser è stata costretta a interrompere la vendita di prodotti Nurofen e a pagare una multa per promozione fuorviante. A deciderlo un tribunale federale chiamato in causa dell'Australian Competition and Consumer Commission a marzo.

Secondo l'autorità i singoli prodotti non sono più efficaci dei rispettivi altri nel trattare la singola tipologia di dolore indicato sulle confezioni, riporta la Bbc news on line. L'accusa è inoltre un prezzo al dettaglio "significativamente superiore rispetto a quello di altri prodotti analgesici analoghi". I farmaci dovranno essere ritirati dal commercio nel Paese entro tre mesi, ha stabilito la Corte australiana.

Parigi, uomo accoltella insegnante: "Sono dell'Isis". Aggressore in fuga

Parigi, uomo accoltella insegnante: "Sono dell'Isis". Aggressore in fuga


Fonte: Ansa.it




Un maestro di una scuola materna di Aubervilliers, banlieue di Parigi, è stato accoltellato questa mattina da un uomo con un passamontagna che ha proclamato di essere dell'Isis. L'aggressore si è poi dato alla fuga.

L'insegnante aggredito è stato ferito prima con un coltello poi con un taglierino nella scuola materna pubblica "Jean Perrin" di Aubervilliers, nella Seine-Saint-Denis. Si trovava solo in classe dopo le 7 e si preparava ad accogliere i bambini. L'aggressore, con il passamontagna, indossava una tunica bianca. Ha gridato "sono di Daesh, questo è un avvertimento" mentre pugnalava il maestro della scuola materna. La frase è stata riferita da una persona che stava lavorando all'interno della scuola. L'aggressore è poi fuggito, probabilmente a piedi. In tutta la zona è stato allestito un imponente dispositivo di ricerca del fuggitivo.

Il ferito, maestro di una scuola materna, è ricoverato in ospedale. Nonostante le numerose coltellate non è in pericolo di vita.

La procura antiterrorismo di Parigi è titolare dell'inchiesta: aperto un fascicolo per tentato omicidio legato ad associazione per delinquere con scopi terroristici.

Isis, arrestato un terrorista in Italia L'orrore: che cosa aveva sul cellulare

Isis, arrestato un terrorista in Italia. L'orrore: cosa aveva nel cellulare




Il terrore in Italia. La Digos di Ragusa ha fermato a Pozzallo un migrante sospettato di essere uno jihadista dello Stato islamico. La notizia è stata rilanciata dall'agenzia Agi, che cita fonti investigative della polizia del capoluogo ibleo. L'uomo sarebbe sbarcato nel porto siciliano il 4 dicembre scorso, arrivando sulle coste italiane con un barcone che trasportava decine di altri immigrati. Dall'esame delle fotografie contenute nel cellulare del profugo, effettuato dalla Digos ragusana e dalla Polizia postale di Catania, sarebbero emerse riprese di veri e propri atti terroristici. Già nel dicembre 2014 le autorità di polizia italiane avevano aperto un'indagine sulla presunta infiltrazione di terroristi dell'Isis nel porto siciliano. E ancora, un anno fa l'allarme della magistratura di Parlermo, che insisteva sul rischio che i terroristi si infiltrino tra i migranti sbarcati sulle coste italiane.

Champions, un disastro per le italiane: chi hanno pescato Juventus e Roma

Champions League, un disastro per le italiane. Ottavi, per Juve e Roma sorteggio durissimo




Il sorteggio per gli ottavi di finale di Champions League è un disastro per le squadre italiane. Peggio di così, Barcellona a parte, non poteva andare. La Roma infatti pesca il Real Madrid, mentre la Juventus il Bayern Monaco. Due sfide proibitive con le corazzate di Rafa Benitez e Pep Guardiola. Dunque il Chelsea si scontrerà con il Psg, il Barcellona con l'Aresnal, il Gent col Wolfsburg, il Psv con l'Atletico Madrid, il Benfica con lo Zenit e la Dinamo Kiev col Manchester City.

Caivano (Na): Convegno con giudici, poliziotti e testimoni di giustizia, grazie all’associazione Caponnetto

Caivano (Na): Convegno con giudici, poliziotti e testimoni di giustizia, grazie all’associazione Caponnetto


di Francesco Celiento


Elvio Di Cesare

CAIVANO – Un convegno con giudici, poliziotti e testimoni di giustizia. Si tratta sicuramente di uno dei primi eventi tenuti da esperti di criminalità organizzata in città, un incontro sul tema “Camorra, il coraggio di denunciare. Le storie vere”, che si terrà venerdì 18 dicembre presso l’hotel Il Roseto di Caivano, organizzato dall’associazione Antonino Caponnetto, dall’Associazione Nazionale Carabinieri, sezione di Giugliano, dal periodico “La voce delle voci”, con il patrocinio morale del Comune di Caivano. Dalle ore 16, dopo i saluti di Elvio Di Cesare, segretario nazionale dell’associazione antimafia intitolata al mitico capo del pool antimafia di Palermo negli anni ‘80, seguiranno i saluti del sindaco di Caivano Simone Monopoli e del rappresentante dell’associazione nazionale carabinieri, Marino Franzoni.

La parte più interessante del convegno è affidata al procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone, la quale guida un distretto inquirente fra i più caldi di tutta Italia. A seguire gli interventi di tre magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Francesco Valentini, Raffaello Falcone e Catello Maresca, quest’ultimo molto impegnato nel contrasto ai Casalesi. Seguirà la relazione del capo della squadra mobile di Napoli, Fausto Lamparelli, del viceprefetto Gabriella D’Orso, del parroco di Caivano don Maurizio Patriciello e del medico per l’ambiente Antonio Marfella.

Infine, prenderà la parola anche un testimone di giustizia, Luigi Leonardi. Al convegno anche i familiari di Lino Romano, il ragazzo di Cardito, vittima innocente della camorra. Invitati a partecipare tutti i sindaci dell’area a nord di Napoli e i rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri. L’incontro sarà ripreso dalla tv Julie Italia nell’ambito di una puntata speciale de ‘Il Corvo’, che andrà in onda venerdì 18 dicembre alle 22.30, e sarà moderato da Rita Pennarola, giornalista d’assalto de “La voce delle voci”. 

L'intervista - "Ora l'islam cerca la sua vendetta" Pd, il deputato musulmano confessa

"L'islam cerca vendetta". Il deputato islamico Pd confessa


Intervista a cura di Pietro Senaldi



«La violenza è la malattia dell'islam, l'integrazione è fallita, il buonismo di certa sinistra fa il nostro male e ai musulmani servirebbe un Papa come Francesco».

Scusi, ma lei si chiama Khalid Chaouki?

«Sì, sono proprio io, l' unico parlamentare musulmano della Repubblica, nato a Casablanca, Marocco, 32 anni fa, ma in Italia dal 1992 e nel Pd da prima della sua fondazione. Perché?».

Pensavo d' aver fatto il numero di Salvini… 

«Guardi, le appendo il telefono perché non ha capito nulla. I miei non sono slogan, come quelli del vostro amico padano, che strumentalizza la minaccia del terrorismo per raccattare voti. Era ben più aperto Berlusconi, Salvini punta solo alla pancia senza proporre soluzioni e senza conoscere il problema. Mille volte meglio la Le Pen».

La Francia di destra non le fa paura?

«La Le Pen è un avversario politico tosto ma l' idea che tra due anni possa insediarsi all' Eliseo non mi fa paura, perché almeno ha senso della nazione e dal suo punto di vista è credibile. Mi preoccupano di più quello che ha intorno e l' incapacità della sinistra francese, che ha perso ogni identità, di darsi una politica sociale e immigratoria illuminata e abbandonare i luoghi comuni sull' integrazione. Un problema peraltro comune a una parte della nostra sinistra».

Allude alle boldrinate, tipo farsi fotografare con il velo o invitare alla Camera dei filo terroristi?

«La Boldrini è un' amica e non voglio tirarla in mezzo. Alludo al falso senso di colpa che certa sinistra chic prova verso l' immigrato, che in quanto più povero e sfortunato è ritenuto pregiudizialmente dalla parte della ragione e giustificato. Un atteggiamento che offusca il buon senso e deresponsabilizza gli immigrati, che peraltro allo Stato non chiedono buonismo ma rispetto e uguaglianza nel vero senso della parola».

Mi sta dicendo che è fallito il modello d' integrazione proposto da certa sinistra?

«È un problema di tutta la politica europea. Si è preferita la coabitazione alla condivisione di minimi valori comuni. Compra la pace sociale mantenendo milioni di giovani musulmani disoccupati ma non li include e li ghettizza. Poi, quando questi allo sbando si buttano sul terrorismo alla ricerca di una nuova identità, tende a giustificarli o comunque non li criminalizza come dovrebbe. E neppure si apre un dibattito serio su cosa non ha funzionato».

Ma per la coppia assassina della California non vale il solito discorso degi emarginati, guadagnavano 70mila dollari l' anno...

«Perché non è solo una questione economica, c' è anche un problema ideologico legato all' interpretazione violenta del messaggio del Corano, come si diceva».

L' islam andrebbe riformato?

«Andrebbe riformata l' interpretazione del Corano con un concilio islamico che scomunichi la violenza e il terrorismo. Solo che purtroppo siamo ancora lontani da questo».

Ma quanto è grave la minaccia del terrorismo islamico?

«Molto. Il mondo arabo musulmano ha un complesso d' inferiorità verso l' Occidente che si porta dietro dai tempi della sconfitta dell' Impero Ottomano. Sa di aver perso la battaglia con la civiltà occidentale perché qui ci sono una libertà, una ricchezza e un rispetto per l' individuo impensabili nel mondo arabo. Per questo i terroristi sono assetati di vendetta e voglia di riscatto».

È una sete che può placarsi?

«No. I musulmani non si libereranno mai dell' odio verso l' Occidente finché non ci sarà una presa di coscienza che la violenza è purtroppo un cancro insito nella storia dell' islam e come tale va eliminato. Fin dalla morte del profeta si svilupparono interpretazioni del Corano che giustificano ogni genere di violenza in nome della religione anche contro i musulmani non sottomessi a queste logiche. Oggi solo un' infima parte dei musulmani segue queste dottrine sanguinarie ma la reazione debole dell' Occidente alle minacce dei fanatici e il non sostenere abbastanza gli interlocutori islamici moderati rischia di destabilizzare ancora di più il mondo arabo e ingrossare le fila della minoranza pericolosa».

Dovremmo quindi fare la guerra all' Isis?

«Assolutamente sì, con il fondamentale aiuto delle popolazioni locali. Dovremmo continuare a sostenere i curdi e le popolazioni sunnite schierate contro l' Isis e avere il coraggio di darci una priorità e scegliere il male minore: sconfiggere subito l' Isis e poi negoziare una transizione che preveda l' uscita di Assad contro l' Isis. Lo Stato islamico conta sulla nostra arrendevolezza».
Renzi non la pensa come lei… «In Iraq siamo presenti e facciamo tutto quello che possiamo. Quanto alla Siria, dovremmo intervenire all' interno di un' operazione militare internazionale. Mentre la Libia è stato un disastro e la Francia, che ha scatenato la guerra guardando soprattutto ai propri interessi, ne porta la responsabilità. Ora dovremmo cercare di gestire noi la situazione e non farci superare da acluni "Paesi amici" come avvenuto già in passato».

Il premier la interpella spesso sulla questione islamica? Cosa le chiede?

«Siamo in contatto, mi manda spesso degli sms, quando serve parliamo».

In cosa lo sente presente e in cosa lo vorrebbe più presente?

«È molto risoluto nella gestione dell' emergenza immigrati e nell' affermare che nessuno può essere abbandonato in mare. Vorrei promuovesse la soluzione definitiva dei rapporti tra comunità islamica e Stato italiano. Serve un' intesa, con regole, riconoscimenti, diritti e doveri precisi».

Quanto sono reali le minacce al Giubileo e i proclami sulla conquista di Roma?

«Nel Corano c' è un versetto in cui il profeta annuncia che "un giorno prenderemo Roma". La città eterna è da sempre meta di conquista dell' Islam e ha un valore simbolico unico. La minaccia è reale».

In caso di attentato a Roma si potrà parlare di guerra santa?

«Diciamo che un attentato a Roma cambierebbe radicalmente lo scenario. Ci sarebbe un salto di qualità impressionante, sarebbe un atto bellico, non si potrebbe più parlare di terrorismo. L' espressione guerra santa non mi piace, ma non mi sentirei di negarla in quel caso. Lo stesso Papa ha parlato di una terza guerra mondiale in corso e mi pare chiaro che i combattenti siano l' Occidente e i musulmani pacifici da una parte e l' Isis e il terrorismo religioso dall' altra».

Visti i tempi non è stato poco opportuno indire un Giubileo?

«Quella del Papa è stata anche una sfida al terrorismo e ha fatto bene perché dimostra di non temere nulla. È una dimostrazione di forza e un messaggio di speranza. Da musulmano vi invidio questo Papa, che neppure teme di svelare i lati oscuri della Chiesa, come dimostra affrontando a viso aperto gli scandali di Vatileaks».

Forse avrebbe preferito risparmiarseli...

«Comunque ne uscirà più forte, ha mostrato forza autocritica e capacità di perdono».

Mi perdoni le faccio una domanda alla Severgnini: cos' ha in più il Corano del Vangelo, e viceversa?

«Il Corano non è solo un testo religioso. È un' opera letteraria di immenso valore. Il Vangelo ha una coerenza e una forza del messaggio uniche. E non è un caso che io mandi i miei due figli a scuola dalle suore, dove sono gli unici due allievi di fede musulmana».

Sorprendente. Come mai?

«Adam e Ilias vivono a Roma, che è la culla del cattolicesimo e voglio che condividano i valori fondamentali del loro Paese, l' Italia».

Scuola cattolica, fede musulmana ma nomi ebraici. Non sarà una casualità...

«Non lo è. Spero che questi nomi, che prima sono ebraici e sono nomi per la storia umana, siano di buon auspicio per la loro vita e li aiutino a diventare testimoni di convivenza. I nomi per me sono importanti. Mia moglie si chiama come me, Khalida, che al femminile in arabo è rarissimo. Quando mi si è presentata, è stato un colpo di fulmine».

Lei mi parla di integrazione, ma ha attuato il più classico dei motti del campanilismo italiano, "moglie e buoi dei Paesi tuoi".

«Vede come mi sono integrato? Comunque quello è un adagio che va forte in tutto il mondo, me lo consigliava anche mia nonna. Comunque è così, anche lei è nata in Marocco e cresciuta in Italia in una famiglia di immigrati, anche se forse per lei è stata un po' più dura che per me. Sono cinque sorelle e il padre è arrivato qui come vu' cumprà, poi è diventato meccanico a Rovereto».

E la sua storia famigliare invece?

«Mio padre è un tappezziere, ma ha cambiato tanti lavori. Ha anche aperto un fast food, che però ha chiuso per la crisi. Così si è trasferito con mia madre e i miei due fratelli più piccoli in Belgio, dove vivono altri nostri parenti. Mia madre invece è un' insegnante di lingua araba, è più colta. Con la Tunisia, il Marocco è il Paese islamico che più tutela la condizione della donna».

Sua moglie porta il velo?

«Sì, è l' unica tra le sue sorelle a portarlo. Ma non glielo chiedo io, è una sua libera scelta».

Per noi occidentali il velo è sottomissione, non può essere libera scelta.

«Il velo ormai viene considerato anche come un accessorio chic, alla moda. Non nego sia sottomissione ma è sottomissione a Dio, non al marito, e in questo è libera scelta. Anche il digiuno è sottomissione, anche la preghiera, sono libere scelte di sottomissione fatte per motivi religiosi».

Non credo che tutte le donne velate che vedo lo siano per loro volontà...

«Quando è imposizione e supremazia dell' uomo sulla donna, il velo diventa intollerabile. La condizione di sudditanza della donna è un problema dell' islam, comune a tante altre società».

Per i suoi figli a scuola pretende un menù differenziato?

«È giusto che i musulmani, come gli ebrei, ce l' abbiano. La forza di un Paese e di una civiltà è nella tutela delle minoranze».

E come la mette con il rifiuto di fare il presepe a scuola o con gli islamici che non fanno fare le lezioni di musica ai figli?

«Un conto sono i menù differenziati, giusti perché rispettano le specificità di una fede, un altro le lezioni di musica o i presepi. Il percorso formativo dev' essere unico, perché solo così la scuola pubblica permette l' integrazione. Quindi corsi di musica per tutti e sì al presepe, che è un arricchimento anche per i bambini musulmani. Negarli significa ricadere nel minestrone multiculturista alla base del fallimento della società inglese. Ma che la scuola dovrebbe permettere anche ai bambini cattolici di venire a conoscenza dei fondamenti dell' islam e delle altre religioni praticate dai loro compagni di banco».

A casa sua fa il presepe?

«Non esageriamo. Festeggio Babbo Natale: il 25 a casa mia è un' occasione di festa per i bimbi, lo viviamo in chiave consumistica, con i regali».

Non teme che i suoi figli possano abbracciare un giorno l' estremismo islamico?

«Francamente no. I giovani che si convertono al Jihad sono dei disperati senza valori, che trovano nell' islam estremo la risposta al loro disagio sociale e al loro fallimento personale. In realtà sono la prova della disfatta educativa del modello islamico, smarrito davanti alla modernità. Si dicono islamici ma dell' islam non sanno nulla».

Eppure, da Scruton a Finkielkraut, molti pensatori occidentali rimproverano alla nostra società d' essere molle e priva di valori e di essere destinata a essere schiacciata dall' islam, forte, compatto e motivato.

«Non sono d' accordo. L' islam è in crisi d' identità, dilaniato da una guerra interna feroce. Siccome ha paura di mostrarsi debole si chiude nei dogmi. Questo avviene a livello religioso con gli imam, politico con i leader e famigliare con i padri che distribuiscono precetti e non dialogano».

Mi sta dicendo che il primo problema dell' islam sono gli islamici?

«Così non è detta bene. Il problema delle nuove generazioni di musulmani è la mancanza di esempi positivi. I leader politici e gli imam difendono il loro orticello e non curano gli interessi dei musulmani. Fanno propaganda, alimentano il vittimismo che genera rancore ma non propongono soluzioni. Parlano tanto di politica e poco di valori, sono litigiosi tra di loro e fanno ancora troppo poco per una reale integrazione».

Cosa dovrebbero fare?

«Condannare fermamente il terrorismo, chiedere pene esemplari, spiegare ai giovani che per frustrazione e ignoranza solidarizzano con gli attentatori che l' islam è religione di pace e misericordia e che le minoranze sanguinarie vanno combattute. E poi chiedere allo Stato italiano un' intesa, lavorando insieme per un riconoscimento della presenza islamica in Italia. Con norme chiare riguardo la trasparenza nella gestione delle moschee e la formazione di imam certificati. Insomma, un islam perfettamente integrato nel sistema legale del nostro Paese».

Perché ha lasciato i Giovani Musulmani?

«Perché mi ci sentivo stretto. Erano appiattiti sulla dimensione religiosa e subivano inquietanti influenze da parte dell' estremismo. Non vede male chi insinua che Isis e terrorismo siano insufflati dai dittatori più spietati e dagli sceicchi, che puntando l' indice contro il demone occidentale mantengono le masse islamiche nella schiavitù e perpetuano i loro privilegi, impedendo un' evoluzione sociale, economica e dei diritti».

Per lei è più importante essere un buon italiano o un buon musulmano?

«Da buon musulmano non posso che essere un ottimo cittadino italiano».

L' Italia è un Paese razzista?

«Da dieci giorni giro con la scorta a causa delle minacce dell' estrema destra ma non penso che l' Italia sia razzista. Lo sono però alcuni italiani, spalleggati da noti movimenti politici».

Un rapporto del Centro Studi Strategici la mette tra gli estremisti islamici pericolosi...

«Una vicenda assurda, per la quale ho ricevuto la solidarietà del ministro competente, la Pinotti. È tutto dovuto alla mia presenza in una videoclip di un rapper egiziano che inneggiava alla violenza. Interpretavo un preside severo».

Non è un cameo edificante. Se n' è pentito?

«È stata una leggerezza. I toni di quel video non sono i miei, la mia storia parla per me. E poi quel rapper non è un terrorista bensì un artista pluripremiato. Comunque, la mia è stata una testimonianza, non bisogna fare gli struzzi e negare una realtà che c' è».

La Juve piega pure la Fiorentina: 3-1 Allegri, continua l'inesorabile rimonta

La Juve piega pure la Fiorentina: 3-1 Allegri, continua l'inesorabile rimonta




Continua, inesorabile, la marcia della Juventus, sempre più vicina alle zone altissime della classifica dopo il disastroso inizio di stagione. A Torino si piega anche la Fiorentina, che tiene botta solo nel primo tempo: finisce 3-1. Inizio scoppiettante con il vantaggio viola al terzo minuto: Ilicic trasforma un calcio di rigore, concesso per fallo di Chiellini su Berardeschi. Il vantaggio, però, dura poco: al sesto il pari di Cuardardo, gol dell'ex, con un particolare colpo di testa che beffa Tatarusanu (forse, cercava addirittura un cross). Poi, la gara si trascina fino all'intervallo senza grosse emozioni. Nella ripresa la partita continua ad essere molto tattica, e si sblocca all'80esimo: in rete ancora lui, il solito Mandzukic, sempre più decisivo per Massimiliano Allegri. Mandzukic insacca in tap-in dopo una parata di Tatarusanu su Dybala. La Juve, nelle battute finali, prima sfiora il tris con un colpo di testa di Sturaro e poi lo trova: gol di Dybala, sempre più il cuore di questa squadra. Altri tre punti che portano i bianconeri davanti alla Roma, a quota 30 punti: a due distanze da Fiorentina e Napoli e a sei dall'Inter, in fuga a 36 punti. La Juve per lo scudetto c'è.

Previsioni meteo, la preoccupante verità: quando arriverà l'inverno in Italia...

Previsioni meteo, la preoccupante verità: quando arriverà l'inverno in Italia




Un dicembre anomalo, per tutta l’Italia: temperature sopra la media stagionale e niente neve neanche a Natale. Ma a preoccupare, soprattutto, è l’emergenza siccità. "L’alta pressione subtropicale e il conseguente tempo stabile - spiegano dal Centro Epson Meteo - stanno aggravando la siccità, in particolare al Nordovest. In alcune zone di questo settore non piove da quasi 2 mesi: a Vercelli da 58 giorni non cade una goccia di pioggia, a Torino e Milano da 46 giorni e a Como da 45". A novembre le piogge sono calate del 60% rispetto alla norma e questa percentuale sale al 92% per le zone del nordovest. Dopo quelli del 1981 e del 1973, è il terzo novembre con maggior siccità degli ultimi 60 anni. "Le notizie - dicono i meteorologi - non sono confortanti e l’alta pressione molto probabilmente terrà lontane le perturbazioni anche per tutta la prossima settimana".

L'inverno... - L'alta pressione cronica, tra le conseguenze, ci porta la quasi totale assenza di neve sulle montagne. Come spiegano i tecnici Aineva si tratta di una situazione di assoluta sofferenza per il settore sciistico e sul fronte delle risorse idriche. Un fenomeno del genere sul lungo periodo non si verificava dagli anni ’80. La poca neve caduta in quota è stata facilmente neutralizzata da venti forti e dalle temperature miti, mentre lo zero termico si è registrato solo in alta quota. E anche a Natale, come accennato, non ci saranno fiocchi: l’arrivo del “vero inverno”, con abbondanti nevicate, è previsto per fine dicembre.

"Vengo a casa tua", "ti spacco...". Sallusti, clamorosa soffiata su Matteo Renzi: "Così mi minacciò al telefono..."

"Vengo a casa tua", "ti spacco...". Sallusti e la clamorosa rivelazione su Renzi: "Così mi ha minacciato al telefono"




"Esattamente un anno fa", scrive nel suo editoriale sul Giornale, Alessandro Sallusti, "a tanto risale l'ultima volta che ci siamo sentiti al telefono, Matteo Renzi mi minacciò per una notizia che lo riguardava, pubblicata sul nostro sito: Guarda, mi disse, che vengo sotto casa e ti spacco le gambe".

Per questo non stupisce troppo che alla Leopolda, continua Sallusti, siano "esposti in bella vista in una gogna pubblica", i "giornali che hanno osato criticare il governo" al centro di "un nuovo gioco di società dal titolo Vota il peggiore".