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venerdì 11 dicembre 2015

LO ZAR PUTIN SPAVENTA L'ITALIA "Occhio, correte un grosso pericolo"

Il ministro di Putin avverte l'Italia: "Siete in pericolo, ma vi aiuteremo"




Trova sempre più conferme la notizia sui movimenti dei vertici dell'Isis dalla Siria verso la più "tranquilla" Libia. L'ultima arriva dal Cremlino per voce del ministro degli Esteri di Vladimir Putin, Sergej Lavrov, che ieri ha incontrato i giornalisti italiani a Mosca. Le ultime indiscrezioni dicono che il Califfo in persona, Al Baghdadi, sia arrivato a Sirte, di fatto a poche centinaia di chilometri dalle coste italiane. Lavrov non si sbilancia, ma assicura: "Il Califfato vuole fare di Sirte una filiale di Raqqa. Per l'Italia è un problema serio. Noi siamo pronti ad aiutarvi". Sulla posizione del Califfo resta prudente, come riportato dall'intervista su Repubblica: "Non so dove sia Al Baghdadi - ha detto Lavrov -. Ma abbiamo informazioni su cellule dell'is insinuate nelle milizie libiche". L'obiettivo del capo dell'Isis è tutto propagandistico e con la mossa di arrivare in Libia vuole dimostrare di potersi espandere perché riscuote successo ovunque arrivi il suo esercito: "Per l'Italia - avverte il ministro russo - è una forte preoccupazione per motivi geografici e storici. Putin e Renzi ne parlano da più di un anno in tutti i loro incontri. Faremo del nostro meglio per aiutarvi".

L'intervento - Intervenire militarmente in Libia sembra sempre più indispensabile, ma Lavrov vuole mettere in guardia i Paesi Nato ricordando i gravi errori del passato in quelle terre: "Speriamo che tutti si rendano conto del grave errore commesso in Libia quando si pensò che la fine di un regime fosse la panacea di tutti i mali. Bombardare Gheddafi - ricorda Lavrov - destituirlo, giustiziarlo in diretta tv, ma senza un progetto alternativo, fu una grave dimostrazione di irresponsabilità. Noi diciamo: non scavare una buca per gli altri, perché poi ci cadi anche tu".

Il colpo di scena di Rossi: si "arrende" Il messaggio di Valentino agli spagnoli

Colpo di scena, Valentino Rossi si "arrende": un messaggio di fuoco agli spagnoli




Un colpo di scena: Valentino Rossi ha ritirato il ricorso presentato al Tas di Losanna contro la decisione dei Commissari sportivi della Fim, che gli avevano imposto tre punti di penalizzazione dopo lo scontro con Marc Marquez nel famigerato gp della Malesia, lo scorso 25 ottobre. La notizia è stata resa nota proprio dal Tas: il Dottore aveva chiesto l'annullamento della pena, o almeno una riduzione da 3 punti a 1, poiché un pilota che complessivamente ha raccolto 4 punti di penalità è costretto a partire dall'ultima piazza in griglia, così come era accaduto a Valencia, l'ultima gara in cui il "biscottone" spagnolo è stato sfornato. Quando Rossi presentò l'appello avanzò anche la richiesta di sospensiva, ovvero congelare la penalizzazione almeno fino a dopo l'ultima gara, ma la sospensiva non fu concessa (il "no" arrivò il 5 novembre).

Il "messaggio" del Vale - Dunque, ad oggi, anche in caso di vittoria del ricorso, Rossi avrebbe ottenuto soltanto una vittoria simbolica: il risultato finale non si può più cambiare, il titolo (di "cartone") sarebbe comunque restato nelle mani di Jorge Lorenzo. Si apprende ora, dunque, che Rossi rinuncia al ricorso: la procedura di arbitrato è stata terminata e la decisione della Fim continuerà a restare in vigore. Per ora, da parte del Dottore, silenzio sulle ragioni della scelta, che però si possono ipotizzare. Conscio del fatto che, ormai, non si sarebbe potuta cambiare la (brutta) storia, il Vale ha preferito chiudere completamente questa pagina, almeno quella legale. Stop a una battaglia ormai superflua. Meglio concentrarsi su altro. Rossi l'ultima sfida la vuole correre in pista. Contro Lorenzo e contro Marquez, lo spagnolo che ha corso solo per farlo perdere e per perdere la faccia. Ci si vede sull'asfalto, non al Tas di Losanna. La rincorsa al - difficilissimo - decimo titolo mondiale è ufficialmente iniziata.

Crac banche, parla la Boschi: "Perché mi sento in colpa..."

Il crac delle banche, parla la Boschi: "Mi sento in colpa per la mia famiglia"




L'occasione per spendersi in una battuta sulla vicenda che monopolizza la cronaca degli ultimi giorni, il salvataggio da parte del governo di quattro banche, tra cui la Banca Etruria di cui il padre fu vicepresidente e nella quale il fratello ricoprì un ruolo di rilievo, Maria Elena Boschi la coglie nel corso della presentazione dell'ultimo libro di Bruno Vespa. Le chiedono se si sente in colpa per i risparmiatori che hanno visto parte dei loro soldi andare in fumo, e la Boschi risponde con poche e significative parole. Il ministro premette: "Mio padre è una persona perbene e se sento del disagio è verso di lui e la mia famiglia". E ancora: "Mi sento un po' in colpa nei confronti della mia famiglia, perché se mio padre è finito nelle cronache è perché è mio padre e mi spiace. Ma lo conosco, conosco la mia famiglia e affronteremo questo momento".

Il Fisco ti massacra per e-mail Ultima frontiera: come ti spennano

Massacrati per e-mail, l'ultima frontiera del Fisco: ecco come ti spennano




Il Fisco ti "becca" anche per e-mail. Già, perché la Pec (la posta elettronica certificata) entra di diritto nella riscossione e nel contenzioso tributario. Nel dettaglio, vi entra per le seguenti possibilità: riscossione e per la notifica degli atti per imprese e professionisti (dal 1° giugno 2016). Insomma, le cartelle del Fisco, d'ora in poi, pioveranno anche per e-mail. È quanto prevede il decreto legislativo 159/2015 relativo alle misure per semplificazione e razionalizzazione delle norme in materia di riscossione.

Per le persone fisiche intestatarie di una casella Pec, occorre invece l'espressa richiesta del contribuente, essendo prevista la facoltatività di ricezione delle cartelle esattoriali attraverso la mail certificata rispetto a quella cartacea. Come ricorda Il Sole 24 Ore sono differenti le modalità attraverso le quali l'agente della riscossione acquisisce gli indirizzi di posta elettronica certificata. Per imprese e professionisti si stabilisce che la notifica debba avvenire "esclusivamente con tali modalità, all'indirizzo risultante dall'indice nazionale degli indirizzi di posta elettronica certificata". All'agente riscossore, inoltre, sarà consentita la consultazione tematica e l'estrazione degli indirizzi.

CARTE DI CREDITO E BANCOMAT Ecco i nuovi costi e cosa cambia

Carte di credito e bancomat: cambia tutto Cosa di può fare, i costi delle operazioni


di Tobia De Stefano



Finalmente ci siamo. Dopo mesi di attesa, la decisione era arrivata nel corso del semestre italiano di presidenza Ue, oggi entrano in vigore i tetti unici alle commissioni interbancarie: 0,3% del valore dell’operazione per le transazioni con carta di credito, 0,2% per i pagamenti con bancomat. Una svolta che nelle intenzioni del legislatore europeo dovrebbe portare grandi benefici a favore dei consumatori. 

Basti pensare che fino a ieri, «il balzello» pagato alle banche oscillava tra lo 0,5% e l’1,5% per le operazioni Bancomat e tra l’1 e il 2,5% per quelle effettuate utilizzando la carta. Il ragionamento era: risparmiano, per esempio, i ristoratori, i titolari di pubblici esercizi, dei piccoli supermercati ecc e di conseguenza l’utente finale si troverà al banco o allo scaffale gli stessi prodotti con un piccolo sconto rispetto quanto costavano prima. Il parlamento europeo e l’Eurostat calcolavano che nell’intera Unione i commercianti risparmieranno 6 miliardi di euro all’anno. E che a cascata una parte di questi risparmi si riverseranno sui cittadini. Il ragionamento non fa un grinza. Ma come spesso capita, i buoni propositi messi sulla carta rischiano di trasformarsi in una clamorosa beffa ai danni di che ne doveva beneficiare. Vediamo perché.

1) Delle due l’una. O si dimostra, cosa che non è stata fatta, che le commissioni precedentemente praticate erano gonfiate, o con ogni probabilità gli istituti e le società emittenti saranno costrette a scaricare i mancati introiti sui loro clienti. Detta in soldoni: i vari operatori sul mercato potrebbero trovarsi con una riduzione dei ricavi di circa tre volte rispetto a quelli attuali e in qualche modo dovranno rifarsi. Come? Aumentando, per esempio, il prezzo fisico della carta nel momento in cui viene ceduta al cliente. Anzi. Questa potrebbe diventare una nuova tendenza, con l’oggetto fisico che potrebbe costare di più rispetto al passato. 

2) Ma il rischio più concreto è un altro. Ed è evidenziato dalla stessa associazione delle banche italiane (Abi) che negli scorsi mesi aveva parlato del pericolo di un aumento del costo delle carte. Gli operatori, insomma, potrebbero agire sulle «fee» annuali che si pagano per usufruire del servizio. «Le esperienze di Spagna, Stati Uniti e Australia - spiega a Libero Antonio Longo, presidente dell’Iepc, l’organismo nato dall'idea di 4 associazioni dei consumatori per sensibilizzare i cittadini al corretto uso della moneta elettronica - ci insegnano che questo rischio è concreto». E così la palla passa ai cittadini che devono difendersi. «Può sembrare scontato - continua Longo - ma il primo accorgimento è rivolgersi alla propria banca per chiedere se ha intenzione di aumentare i costi annuali della carta. Ma soprattutto dobbiamo ricordarci che c’è sempre la possibilità di recedere dal contratto. L’istituto di credito è obbligato a comunicare il cambiamento delle condizioni contrattuali e a quel punto l’utente può tirarsi indietro e scegliere un altro operatore».

3) Le nuove norme non valgono però per tutti gli operatori. Sono inclusi, infatti, solo i cosiddetti «sistemi a quattro parti», cioè le carte di emanazione bancaria come Visa, Mastercard e PagoBancomat, mentre ne sono esenti i «sistemi a tre parti» (si rapportano direttamente con commerciante e consumatore) - come American Express e Diners, che continueranno ad applicare le loro commissioni, che già ieri erano in media superiori rispetto alle altre. 
Tre le conseguenze. 

Da una parte si crea una distorsione della libera concorrenza. Dall’altra si corre il rischio che alcuni esercizi commerciali possano applicare un sovrapprezzo per le transazioni effettuate con queste due carte. E per finire ci saranno sempre più ristoranti e piccoli esercizi che decideranno (già oggi capita abbastanza spesso) di non accettare degli strumenti di pagamento sui quali sono costretti a pagare commissioni più alte.

Non ci sfugge che nelle intenzioni del legislatore le perdite di banche e società emittenti di carte e bancomat dovrebbero essere compensate dalla maggiore diffusione dei pagamenti elettronici. L’auspicio è: con le commissioni meno salate aumenteranno le transazioni e si pareggeranno i ricavi. Ma ancora una volta i buoni propositi potrebbero cozzare con la dura realtà. Se il principale effetto dei tetti alle commissioni sarà l’aumento del canone annuo, infatti, ne risentiranno soprattutto quei Paesi che registrano un numero di operazioni pro capite più basso, perché i loro cittadini avranno più difficoltà ad assorbire l’aumento del canone e quindi saranno disincentivati all’acquisto della carta. 

E in questa speciale classifica l’Italia, con una media di 30 operazioni all’anno pro capite, peggio di Francia e Germania ma anche della Spagna, si attesta sicuramente in una posizione di retroguardia.

La profezia del politologo: Renzi trema Chi è l'uomo che gli fregherà il partito

La profezia del politologo: Renzi trema. Ecco chi è l'uomo che gli fregherà il partito



Quello che sembrava un semplice appello all'unità della coalizione di centrosinistra, potrebbe essere invece il preludio per un nuovo regolamento di conti tra il Pd e la galassia dei partitini di sinistra che amministrano ancora medie e grandi città. Mercoledì 9 dicembre, su Repubblica è apparso l'appello dei sindaci Giuliano Pisapia, Massimo Zedda e Marco Doria allarmati del pericolo di sconfitta alle prossime elezioni comunali: "per impedire che vincano la destra e il populismo". I tre sindaci sembrano poco impressionati dagli ultimi sondaggi che darebbe anche il Movimento Cinquestelle in forte ascesa, un fenomeno che da più parti è letto come traino per le successive Politiche. Una svista sottolineata anche dal politologo Gianfranco Pasquino sul Fatto quotidiano che interpreta quella lettera come una sorta di autocandidatura di uno dei firmatari: "Il protagonista pare il sindaco di Milano Pisapia. Più d'uno - dice Pasquino - pensa che, pure essendo di Sel, stia pensando di scalare il Pd, o comunque a un percorso da leader del centrosinistra. E l'insistenza sulla candidatura della sua vice Francesca Balzani ne sarebbe la dimostrazione". Pasquino è convinto che la carriera politica di Pisapia non si fermerà all'esperienza di palazzo Marino: "Non è uno qualsiasi - dice il professore - È bravo, competente. Se punta a un 'destino nazionale', per dirla in termini gollisti, non può cercare da solo di ritagliarsi una nicchia nella sinistra, di fare il capo-corrente. Deve fare il capo e basta. Insomma - chiarisce Pasquino - sostituire Renzi. Dovrebbe puntare a fare il segretario del partito e il candidato premier".

Naomi Campbell ridotta in sedia a rotelle Il dramma e la malattia / Immagini choc

Il dramma totale di Naomi Campbell: ridotta in sedia a rotelle. Gira una terribile voce




Naomi Campbell in sedia a rotelle: una foto inquietante pubblicata dal The Sun. La Venere Vera, infatti, sta vivendo un dramma personale: secondo le indiscrezioni riportate dal tabloid, la top-model avrebbe bisogno di una protesi all'anca, a soli 45 anni. Naomi, inoltre, recentemente si è presentata alla premier del film The danish girl, a Londra, con un bastone da passeggio, che la aiutava a reggersi in piede mentre camminava, zoppicando. Più recente, invece, la foto che la ritrae in sedia a rotelle: la Campbell ha cercato in tutti i modi di non essere ritratta in simili condizioni. L'immagine risale a una festa londinese di pochi giorni fa, un party al quale era presente una fonte citata dal The Sun, che spiega: "Naomi è passata dalla porta sul retro per evitare di essere vista". Successivamente la modella avrebbe rivelato ad alcuni degli ospiti, appunto, di avere bisogno di una protesi all'anca. A causa dei dolori che la attanagliavano, la Venere Nera ha poi evitato l'afterparty.

martedì 8 dicembre 2015

Caivano (Na): Intervista al Consigliere comunale Arch. Francesco Emione (Liberi Cittadini)

Caivano (Na): Intervista al Consigliere comunale Arch. Francesco Emione (Liberi Cittadini)


Intervista a cura di Gaetano Daniele



Architetto Francesco Emione
Consigliere comunale (Liberi Cittadini)

Parla l'Architetto Francesco Emione, leader delle opposizioni in consiglio comunale. E' già da alcuni mesi che il consigliere Emione mostra insofferenza nei confronti dell'attuale maggioranza a guida Monopoli.

Consigliere Emione, perchè a differenza di tutti i suoi colleghi di opposizione, in consiglio comunale, su quesiti importanti come fasce sociali, bonus mensa etc. lei è sempre in prima fila a battersi per i diritti dei suoi concittadini, e altri meno? Per caso ci sono fibrillazioni interne anche nelle opposizioni?

“Credo che tutti stiano facendo la propria parte, tant’è che molte iniziative sono state presentate con l’unanimità delle firme. Ad ogni modo, noi siamo una coalizione vera di partiti e liste civiche, per questo ognuno, sempre cercando il massimo della condivisione, porta avanti iniziative secondo la linea del proprio gruppo politico. La differenza tra noi e la maggioranza è netta. Noi siamo una coalizione, loro hanno un padrone che comanda servendosi di una struttura familistico clientelare ed una linea politica dettata spesso dall’esterno delle istituzioni. Il sindaco ha sferzato il suo partito dichiarando pubblicamente che i suoi consiglieri sono solo interessati agli incarichi alle ditte e nessuno di Forza Italia ha avuto il coraggio, oserei dire la dignità, di aprire un confronto. Il sindaco non ha mai smentito quelle gravissime  parole”.

Consigliere Emione, come reputa l'andamento e l'operato dell'attuale amministrazione a guida Monopoli? 

“E’ un disastro assoluto in termini di democrazia, trasparenza, operatività. Il tasso di democrazia di questo Comune è diminuito notevolmente con la politica lottizzatoria del sindaco e della sua maggioranza che hanno – di fatto – occupato tutti i ruoli istituzionali anche quelli di garanzia e controllo. Il Consiglio Comunale non è più organo di confronto politico/ideale, ma assemblea di risulta di un sistema che assume le decisioni lontano dalle istituzioni. Infatti, in Consiglio, siamo sempre noi della minoranza a dettare tempi, modi e punti all’ordine del giorno, innanzi ad una maggioranza muta dove al massimo parla qualche consigliere leggendo interventi scritti dall’addetto stampa del sindaco. Sul piano della trasparenza è sintomatico il ricorso continuo alle somme urgenze, agli affidamenti di lavori senza gara europea, al meccanismo – ormai palese – di indire gare sotto soglia, alle proroghe degli appalti. Vorrei ricordare che sono stati gli stessi consiglieri comunali del partito del sindaco a protocollare una lettera in cui chiedevano il ripristino della legalità e della trasparenza, mentre il sindaco ha replicato scrivendo che i consiglieri vogliono solo incarichi. C’è stato un vero e proprio assalto alla diligenza, una spartizione vergognosa, senza alcun decoro i pure parenti stretti dei consiglieri hanno avuto la loro parte. Per non parlare della gara per la raccolta dei rifiuti. Per la prima volta nella storia, un appalto per 30 milioni di euro non è passato nel Consiglio per gli indirizzi politici. Il piano industriale è stato scritto fuori dalle istituzioni e senza prevedere una diminuzione dei costi. Sotto il profilo strettamente amministrativo non hanno fatto nulla. Solo fotografie su facebook. Il fallimento della giunta è conclamato infatti questi assessori a gennaio andranno a casa. Dopo sei mesi.  Manco le luci di Natale sono stati in grado di mettere. Abbiamo dei fili appesi...

Consigliere Emione, accorpamenti di settore, lei è stato favorevole a questa operazione di Monopoli, oppure era più propenso per una politica meritocratica, cioè, immaginando delle figure subordinate ai dirigenti di settore, che potevano appunto, aiutare i funzionari nel compito, risparmiando in tempo e soprattutto non caricandoli troppo di lavoro?

“Le fandonie dell’ufficio propaganda non incantano proprio nessuno. Il sindaco non ha operato accorpamenti di settore, ma trasferito poche deleghe ad alcuni funzionari, costituendo di fatto centri di potere e secondo le indicazioni di alcuni consiglieri comunali. In pratica, sta ricostituendo lo stesso assetto dell’amministrazione Falco. Altro che discontinuità. Mi risulta che c’è stato qualche timido dissenso in maggioranza, subito spento dalla protervia del gruppo dominante. Da questo cambio di deleghe, i cittadini non avranno alcun vantaggio, anzi c’è il pericolo di accrescere solo il potere della burocrazia. C’è da dire che alcuni funzionari intoccabili hanno preteso di restare la proprio posto. Dunque non c’è stata né meritocrazia, né risparmio. Quanto alla pianta organica, la maggioranza ha assunto uno staffista per farsi scrivere post e pubblicare foto su Facebook, ha deliberato l’assunzione di un altro staffista, ma ha annullato il concorso pubblico indetto dal commissario”.

Consigliere Emione, siamo a due settimane dal Natale, cosa si sente di dire ai cittadini caivanesi?

“Capisco il dramma di tanti padri di famiglia e giovani che cercano lavoro e che vedono scavalcarsi da quanti hanno legami con i politici, li invito a non demordere, a trovare a forza di andare avanti. Augurare un felice Natale è d’obbligo, ma rischia di essere retorico. Ad ogni modo, auguro un Natale sereno a tutti i caivanesi e a tutti i lettori de il Notiziario sul web, con la speranza che si possa ridare dignità a questa città umiliata dai fatti di cronaca, e da una certa politica che non risponde mai alle esigenze della comunità. Bisogna trovare il modo di far emergere le forze sane di questa città e metterle insieme per un progetto di rinascita sociale, civile, democratica, ancorata ai valori della legalità. Dobbiamo partire già dal 2016 perché ho l’impressione che quest’amministrazione lasci presto solo macerie.

Napolitano sta con Putin contro Erdogan (e si toglie un sassolino...)

Napolitano con Putin contro Erdogan (e si toglie un sassolino…)


di Franco Bechis



Prima sorpresa mentre tutto il governo e ogni esponente di maggioranza, a cominciare dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, evita accuratamente la parola “islamico” parlando di Al Baghdadi e dei suoi terroristi, Giorgio Napolitano tira a tutti le orecchie e cita “gli agenti spietati del terrorismo guidati dal sedicente Stato islamico”, aggiungendo: “Non vorrei peraltro che definendolo sedicente, pensassimo di risolvere un problema complesso, che è precisamente quello del tentativo del fondamentalismo islamico di darsi dimensioni di Stato (ISIS o IS, Islamic State)”. Toni sorprendenti quelli sulla politica estera usati in Senato dall’ex presidente della Repubblica…La seconda sorpresa è che senza mezzi termini Napolitano si schiera con Vladimir Putin contro Recep Tayyip Erdogan, usando parole durissime sulla Turchia: “Nel vertice NATO ritengo si debba fare molta attenzione, perché non è possibile che qualche Paese ritenga di poter chiedere solidarietà alla NATO, dopo aver creato dei problemi alla NATO, perché questo è il caso del nostro partner nell’Alleanza atlantica, il Governo turco. Dopo aver creato sicuramente un problema molto serio, in questa fase, non soltanto alla NATO, ma alla comunità internazionale c’è un appello alla solidarietà, che mi pare francamente un po’ impudente e troppo comodo: penso dunque che su questo versante si debba essere molto attenti”.

Napolitano dice di più: con la Turchia sarebbe meglio ora non trattare nemmeno sui profughi allungando 3 miliardi di euro a un paese di cui è difficile fidarsi: “Allo stesso modo credo si debba essere piuttosto ponderati nel negoziare con la Turchia un suo rinnovato e accresciuto impegno per quello che riguarda l’emergenza profughi e questo per vari motivi”. Secondo l’ex presidente della Repubblica oggi non ci sono più condizioni esistenti anni fa, quando si discusse l’ingresso della Turchia nella Ue: “Tale negoziato venne aperto in una fase in cui le tendenze autocratiche, che oggi vediamo in pieno sviluppo, erano assai meno pronunciate e in cui c’era una distinzione tra i ruoli di Capo del Governo e di Capo dello Stato, il che garantiva un ruolo equilibratore”

Napolitano si toglie anche qualche sassolino sulla guerra in Libia che sia Pd che Forza Italia attribuiscono a lui all’epoca del governo di Silvio Berlusconi che non oppose rifiuto. “vedo che c’è in giro la tentazione di dare giudizi sommari sulla missione del marzo 2011 e sulla partecipazione dell’Italia a quella missione sulla base della risoluzione n. 1973 del Consiglio di sicurezza, preceduta dalla risoluzione n. 1970, che possiamo definire ultimativa. Questi sono documenti di cui forse qualcuno ha perso la memoria. La partecipazione italiana venne convalidata da un voto del Parlamento, comprendente maggioranza e minoranza. Anche su questo mi pare che sia necessaria da parte di chiunque molta cautela”.

Missili russi puntati su Istanbul La missione della nave di Putin

Nave da guerra russa nel Bosforo punta missili contro Istanbul




Non accenna ad abbassarsi la tensione tra Russia e Turchia, dopo l'abbattimento qualche settimana fa di un Sukhoi russo da parte di due F-16 di Ankara. Qualche giorno fa, la portaerei russa Kunikov ha attraversato il Bosforo, il tratto di mare che separa la parte europea della Turchia da quella asiatica e sul quale si affaccia Istanbul. E proprio mentre la nave da guerra transitava davanti alla città, un militare armato di un lanciarazzi ha puntato l'arma in direzione della città. Le immagini del gesto provocatorio sono poi state trasmesse dalla televisione privata russa Ntv, mandando su tutte le furie il governo di Ankara, il cui ministero degli Esteri ha convocato l'ambasciatore russo per chiedere spiegazioni e avere assicurazioni che gesti del genere non si ripetano mai più.

BOMBA AL CUORE RUSSO Esplosione in centro a Mosca

Bomba a Mosca. Esplosione alla fermata del bus: tre persone ferite




Tre persone sono state ferite a Mosca dopo l'esplosione di una bomba artigianale a una fermata dell'autobus nel centro della capitale russa. La notizia è stata diffusa dall'agenzia Tass che ha citato fonti delle forze dell'ordine. L'ordigno è esploso all'altezza del numero 19 di via Pokrovka e diverse ambulanze e personale di soccorso sono accorse sul posto: "La polizia sta determinando circostanze e cause dell'esplosione alla fermata del bus su via Pokrovka" ha detto il portavoce della polizia di Mosca, Andrei Galiakberov che avrebbe comunque chiarito l'orientamento delle indagini tra i gruppi criminali locali. Secondo fonti citate dalla Ria Novosti, una bomba artigianale sarebbe stata lanciata contro un gruppo di persone in attesa alla fermata. L’agenzia Tass fa sapere che "due donne hanno riportato ferite da frammenti di proiettili e sono state portate in ospedale, mentre una terza persona è stata medicata sul posto". 

La Panarello fuori dal carcere Decisione del giudice: perché

La Panarello fuori dal carcere. La decisione del giudice: perché




Veronica Panarello, la donna accusata di aver ucciso il figlio Loris, il 29 novembre del 2014 a Santa Croce Camerina, nel ragusano, ieri ha lasciato il carcere di Agrigento. La donna è stata trasferita in un ex ospedale psichiatrico a Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese, in una sezione femminile specializzata nell'osservazione delle detenute con disagi. L'amministrazione penitenziaria agrigentina, infatti, ha infatti riscontrato "problemi depressivi" che la Panarello avrebbe accusato in carcere. Il prossimo 14 dicembre saranno nominati gli esperti per la perizia psichiatrica. È stato il gip di Ragusa, Andrea Reale, a stabilire il trasferimento di Veronica Panarello alla struttura di Barcellona Pozzo di Gotto: "Lo aveva richiesto la casa circondariale di Agrigento il 20 novembre - ha spiegato l'avvocato della donna, Francesco Villardita - che aveva notato lo stato depressivo della signora Panarello. Ieri il trasferimento èstato attuato. Mi sono recato anche io a Barcellona. Ci tornerò nei prossimi giorni. La signora è sottoposta ad osservazione psichiatrica".

Alla prima della Scala fanno Verdi La Santanchè ci va così / Guarda

Daniela Santanchè alla prima della Scala: in verde per Verdi




Chissà se è perchè facevano Verdi o per il semplice gusto di esagerare che ogni tanto non riesce a tenere a freno. Comunque sia, l'arrivo di Daniela Santanchè alla Scala di Milano per la Prima non è certo passato inosservato. In una Milano grigia che più grigia non si può, la Pitonessa è apparsa come una visione color smeraldo. Un po' gran dama tirolese, con gonna verde, camicetta bianca da signorina Rottenmaier e papillon in tinta. Ma con un tocco, appunto, da pitonessa: un "boa" verde smeraldo di finta pelliccia che le avvolgeva collo e spalle. Accanto, un emozionato (per la prima e per il look della signora?) Alessandro Sallusti.

Belpietro: "Cosa penso della Le Pen" In Francia la sconfitta dei codardi

Belpietro: "Vi dico cosa penso della Le Pen". In Francia la sconfitta dei codardi


di Maurizio Belpietro



Era previsto. Ma come tutte le cose previste, quando arrivano suscitano grande stupore. Nel caso del successo del Front national in Francia, sono anni che il partito fondato da Jean Marie Le Pen ed ereditato dalla figlia Marine (non senza qualche conflitto famigliare) avanza alle elezioni.

Una delle ultime volte addirittura andò al ballottaggio e solo per un soffio non riuscì a imporre il suo candidato. La verità è che la Francia ne ha le tasche piene di Liberté, Egalité e Fraternité. Da un pezzo vuole Liberté, Egalité e Lepené, nel senso di ordine e sicurezza, due parole che né la presidenza di Nicolas Sarkozy né tanto meno quella di Francois Hollande hanno saputo garantire. Anzi. Se si passa in rassegna il comportamento delle passate gestioni si capisce che sia Sarkozy sia Hollande hanno combinato pasticci. Sul fronte interno e su quello internazionale.

Per quanto riguarda l' economia, né gollisti né socialisti sono riusciti a fare qualche cosa di significativo, ma anzi, se possibile, i secondi, con le tasse sulle sostanze immobiliari e sui redditi sono riusciti a impaurire ancor più un ceto medio disorientato. Per ciò che riguarda la strategia europea sia gli uni che gli altri hanno dato prova di non avere un' idea concreta di Unione, ma di inseguire al momento la convenienza, senza dettare una linea ma al massimo assoggettandosi a quella dell' alleato tedesco. Risultato, oggi se si mette da parte la grandeur restano solo i problemi, ossia il deficit di bilancio, gli sforamenti, i parametri di Maastricht. Fossimo ad Atene invece che a Parigi sarebbero già scattate le sanzioni, ma siamo in Francia e quello che non è accettabile per i paesi satellite lo è per il Re sole. Ciò nonostante, anche senza multe, l' economia resta debole, esattamente come il suo presidente.

E a questo proposito non si può tacere che nelle vicende che riguardano il terrorismo e i modi per fermarlo Francois Hollande non ha dato grande prova. Non già ora, con la strage del Bataclan, ma prima, quando due fratelli armati fino ai denti fecero irruzione nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo. Già a gennaio di quest' anno si era capito che il terrorismo islamico aveva preso di mira l' Europa. Gli episodi che si erano succeduti negli ultimi tempi non lasciavano spazio ad equivoci. A Tolosa, in Belgio, in Danimarca, tutto lasciava presagire che la strategia del microterrorismo, del jihadismo diffuso, del terrore senza rete alle spalle, fosse ormai una realtà anche in Francia. E pur tuttavia il giro di vite nelle moschee e nei centri islamici ha tardato per evitare di turbare le coscienze e soprattutto per scongiurare la reazione del cosiddetto islam moderato. Risultato, un gruppo di terroristi franco-belgi ha attaccato di nuovo Parigi e i suoi abitanti.

Solo allora Hollande si è svegliato, reclamando poteri speciali e sospendendo la convenzione dei diritti dell' uomo. Troppo tardi. Soprattutto troppe chiacchiere in ritardo. La gente vuole fatti. La paura e la voglia di reagire richiedono fatti. Perché non basta dire che nulla è cambiato. Dopo gli attentati qualche cosa è scattato nel nostro modo di vivere e si chiama diffidenza. Non è giusto diffidare di chi ti sta a fianco, di chi si veste in maniera diversa dalla tua o di chi professa un' altra religione rispetto alla tua. Ma è giusto che uno Stato - se esiste lo Stato - ti protegga da chi ha idee diverse dalle tue e intende farle valere con le armi e con il sangue. Marine Le Pen non vince perché cavalca la paura.

Vince perché l' elettore non si fida più delle promesse di Hollande e di Sarkozy e vuole cambiare. Non sappiamo se l' astro nascente della politica francese sarà in grado di affrontare la sfida che ha davanti a sé. Sappiamo che chi prima di lei ha affrontato quella sfida, l' ha persa e oggi di fronte a loro non c' è il futuro ma il passato. Hollande resterà ancora all' Eliseo e Sarkozy proverà a ritornarvi, ma entrambi sono destinati alla sconfitta perché non capiscono che dopo il 13 novembre in Francia qualche cosa è cambiato.

Sondaggio Mentana: Salvini gode Chi perde tra Renzi e Grillo / I dati

Sondaggio: Salvini torna a godere. Chi perde tra Renzi e Grillo




È la Lega Nord di Matteo Salvini il partito più premiato dall'ultimo sondaggio Emg Acqua diffuso da Enrico Mentana durante il TgLa7. La Lega sale al 16,4%, guadagnando in una settimana lo 0,5%. Il Partito democratico di Matteo Renzi resta comunque la prima forza politica, anche se scende al 30% tondo perdendo lo 0,3%. Appena peggio il Movimento Cinquestelle al 27,8%, in lieve calo dello 0,1%. Flessione identica per Forza Italia che resta all'11,9%, seguito a distanza da Fratelli d'Italia al 4,7%. Inverte la tendenza negativa la Sinistra Italiana che si attesta al 3,6% con una minima crescita dello 0,1%. Perde ancora terreno Area popolare, cioè Ncd e Udc, che non vanno oltre il 2,4%.

lunedì 7 dicembre 2015

Marine Le Pen parla dopo il trionfo: "Così faremo sparire i socialisti

Il trionfo di Marine: "E' la rivolta del popolo" Lo storico trionfo della destra francese




"E' una rivolta del popolo", ha detto Marine Le Pen, trionfatrice delle elezioni regionali francesi con il Front National, "noi siamo un soffio di vento di libertà di rinnovamento per la Francia che porteremo avanti rispetto ai mostri avversari. Gli elettori sono liberi e non amano i giochi politici. Votate il Fronte nazionale per far sparire i socialisti. Continueremo a difendere il patriottismo economico".

Un successo personale oltre ogni previsione per la leader del partito di estrema destra, Marine Le Pen e la nipote Marion Le Pen che vola nel feudo della Provenza. Insieme hanno raggiunto oltre il 40%. "Possiamo dire che se si vota Front National si fanno scomparire i socialisti. Decidere di ritirarsi dal ballottaggio in alcune regioni, a favore del centro-destra, è una scelta che segna l’inizio della scomparsa del partito socialista", ha spiegato Le Pen, commentando la decisione dei socialisti di ritirare la propria lista nella regioni in cui era certa la sconfitta al ballottaggio, come il Nord-Pas-de-Calais-Picardie, la Provenza-Alpi-Costa azzurra e l’Alsazia-Champagne-Ardenne-Lorena.

Qelle pressioni del governo Monti Il retroscena-bomba sui due marò

Parla il ministro di Monti: "I marò rispediti in India"




Una vera e propria bomba il retroscena che l'ambasciatore Giulio Terzi consegna a Radio Radicale nel corso della tras missione "Cittadini in divisa" e che sarà trasmessa questa sera, lunedì 7 dicembre. Affermazioni che conferma in un'intervista al quotidiano Il Tempo. L'ex ministro degli Esteri chiede una commissione parlamentare sulla vicenda e anche di essere ascoltato dal Copasir. Vuole raccontare di quelle pressioni di alcuni esponenti del governo Monti sui pm perché i marò tornassero in India tre anni fa, quando i due fucilieri erano venuti in Italia per la licenza natalizia.

"È inspiegabile che organi di monitoraggio parlamentare, comitati che sorvegliano e rispondono all' esigenza democratica di vedere cosa accade nell' ambito dell' intelligence, non acquisiscano la documentazione, che il pubblico non possa essere sicuro che la documentazione venga acquisita". Terzi in particolare si chiede perché non sia stata acquisita tutta la documentazione che emersa nei mesi scorsi, soprattutto il documento fatto circolare dal ministero della Giustizia  sull' impossibilità costituzionale di mandare indietro i fucilieri di marina per conto del Guardasigilli dell' epoca. "O la mail del consigliere politico del Quirinale Stefanini che garantiva sull'opinione del presidente Napolitano favorevole a che restassero in Itali". Quando il giornalista del tempo gli chiede le motivazioni per cui questo non sia stato fatto, risponde. "Io non vedo nessun motivo se non quello di coprire alcuni scheletri nell'armadio di personalità politiche e di governo che hanno voluto rimandare i nostri fucilieri di marina in India per considerazioni che sono intuibili, legate agli affari e agli interessi economici ma che non appartengono a una buona conduzione della politica estera e di sicurezza del nostro Paese".

L'accusa dell'ex ministro -  "I fucilieri di marina tornarono in Italia per la licenza natalizia, e prima scadesse io inviai una circostanziata lettera al presidente del Consiglio e ai ministri coinvolti nella gestione diretta di questa vicenda affinché si potesse - come era stato fatto in altri casi altrettanto delicati - esercitare da parte del governo una sorta di moral suasion nei confronti della magistratura inquirente. Ho la sensazione, qualcosa di più anzi di una sensazione, che questa operazione di moral suasion sia stata effettuata sì, ma all' incontrario".  

Il pronostico - L'ex ministro degli esteri fa poi una previsione: "Se noi non dimostriamo una chiarezza di convincimento sulla loro assoluta innocenza ed estraneità ai fatti, se non manifestiamo in modo sufficientemente vigoroso la posizione dell' Italia, e diamo la sensazione che qualsiasi cosa ci va bene, se continuiamo a mantenere un profilo bassissimo su questa vicenda di cui più nessuno sta parlando, ho grossi timori su quello che i giudici arbitrali potranno decidere".

Lo scandaloso dicembre dei deputati Ponti e ferie: quanti giorni lavorano

Giubileo e allarme terrorismo alle stelle: ma la Camera chiude dieci giorni per ferie




Vai a sapere se è la paura degli attentati ad aver prevalso oppure la solita poca voglia di lavorare. Qualunque sia il motivo, l'effetto è che con il Giubileo che inizia domani e l'allarme terrorismo alto come mai nel nostro Paese, i deputati hanno fatto baracca e burattini e se ne sono andati che a casa, chi in montagna e chi al mare. Per un "ponte" dell'Immacolata lunghissimo, che si concluderà solo il prossimo 14 dicembre.

Una vergogna, in uno dei momenti più delicati dal punto di vista della sicurezza del Paese. La scusa di questo fuggi-fuggi dal Palazzo è stata ben architettata: concedere, come da loro richiesto, ai membri della commissione Bilancio di Montecitorio qualche giorno di tempo in più per poter esaminare la Legge di stabilità. I 48 deputati che la compongono saranno così gli unici al lavoro in questa settimana, a fronte dei 582 che invece se ne staranno in vacanza.

E dire che l'aula, regolamento alla mano, si sarebbe potuta benissimo riunire, giacchè durante la sessione di bilancio non possono essere esaminati soli i provvedimenti cosiddetti "di spesa", salvo  deroga se si tratta di provvedimenti in scadenza. Su tutto il resto, disegni di legge, interpellanze, interrogazioni parlamentari, l’emiciclo può proseguire regolarmente i lavori. Sinistra italiana, Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle avevano dato la disponibilità per le votazioni in seduta comune sulla Consulta. Ma alla fine ha prevalso la “linea vacanza”. In tutto, calendario di Montecitorio alla mano, nel corso del mese di dicembre gli "onorevoli" lavoreranno in tutto dodici giorni.

La confessione della star mondiale: "Ho rubato a casa della Regina..."

La confessione della star mondiale: "Ho rubato a casa della Regina...". E spunta un dettaglio imbarazzante su Elisabetta




Fa tappa anche in Italia il tour mondiale di Adele, la cantante più popolare in questo momento con un nuovo album appena pubblicato e intitolato "25". Impegnata ora con gli obblighi di promozione di concerti e disco, Adele è stata ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, su Raitre. In quell'occasione ha raccontato un aneddoto imbarazzante, citando l'occasione in cui era stata invitata a Buckingham Palace per ricevere dal Principe Carlo l'onoreficenza di Membro dell'Ordine dell'Impero Britannico: "Ero emozionata - riporta il Tempo - stavo per inciampargli addosso. Ho portato mia nonna, che è ossessionata da queste cose: ha anche rubato la carta igienica nei bagni di Buckingam Palace! Giuro, c'è la 'E' di Elisabetta sui rotoli!".

"Sono crollato", malore al concerto: Tiziano Ferro, paura e mistero

Tiziano Ferro, malore in concerto a Zurigo: "Sono crollato, sospendo il tour"




Un malore stoppa Tiziano Ferro. Piccolo mistero intorno al cantante laziale, che sabato sera si è sentito male dopo il concerto di Zurigo e si è visto costretto a sospendere il suo tour europeo nei palasport. In una nota ai fan su Facebook, è lo stesso Ferro a comunicare ai fan la decisione, parlando di "condizioni fisiche non ottimali". "Purtroppo ieri sera dopo il concerto di Zurigo, nonostante le cure e le precauzioni di ogni sorta, ho avuto un crollo - scrive Ferro sul suo profilo -. Non avrei mai voluto prendere una decisione simile ma sfortunatamente è stata la salute a decidere: purtroppo al momento non riesco a cantare. Mi scuso con gli amici di Ginevra e Monaco, ma per ora sono costretto a fermarmi. Spero di tornare presto. Mi piange il cuore". Nel tour sono previste anche due date italiane, Conegliano l'11 e 12 dicembre e Firenze il 19, 20 e 22 dicembre.

L'attore della soap "Un posto al sole" arrestato per spaccio di droga

Napoli, arrestato per spaccio di droga un attore della soap "Un posto al sole"




L'attore 24enne Daniele Vicorito, entrato nel cast della soap di Raitre Un posto al sole come figurante, è stato arrestato a Napoli insieme ad un complice: i due stavano spacciando droga in strada e quando si sono visti piombare addosso gli agenti hanno cercato la fuga in scooter trai i vicoli. Entrambi sono stati accusati in concorso di detenzione e spaccio di stupefacenti e condotti nel carcere di Poggioreale.

La storia che fa commuovere la Finanza Ecco il gesto dell'anziana di 102 anni

La scelta di una centenaria dopo la morte. Finanzieri increduli davanti al testamento




A 102 anni ha lasciato tutti i suoi beni in eredità alla Guarda di Finanza. La signora Adriana di Massa è scomparsa lo scorso mercoledì in ospedale e al suo funerale naturalmente c'era l'intera caserma di finanzieri della zona per renderle omaggio. La signora ha voluto lasciare "una cospicua somma", scrive il Messaggero, ai finanzieri che hanno predisposto tutto il necessario per le esequie: "È come se fosse deceduto un familiare" hanno detto i finanzieri che si sono occupati della vestizione della salma, dei fiori e dell'affissione dei manifesti funerari. La signora Adriana ha fatto la segretaria fino a 60 anni, era vedova e senza figli.

"Sicilia di m."? Agghiacciante Crocetta: nudo per rispondere a Vecchioni

Rosario Crocetta risponde a Roberto Vecchioni: "Sicilia bellissima", foto del governatore in costume da bagno




"Sicilia isola di m...", aveva provocatoriamente sparato Roberto Vecchioni, direttamente da Palermo. E ora il governatore siciliano Rosario Crocetta ha deciso di rispondere a modo suo, con un'altra provocazione: pubblicando su Facebook alcune sue foto in costume da bagno, direttamente dalla spiaggia di Castel di Tusa. Tintarella invernale, il 6 dicembre. "La Sicilia è l'isola più bella del mondo", replica il governatore, commentando così il servizio fotografico balneare: "Abbiamo dei problemi, molti dei quali arrivano dal passato ma non voglio fare polemica con nessuno. Stiamo superando tutto, il Pil comincia a crescere e ci sono già alcuni piccoli segni di ripresa. La cosa importante è che ci sia un popolo unito, che si batte contro il malaffare e la corruzione per una Sicilia libera. Buon ponte dell'Immacolata a tutti". La polemica perlomeno sarà servita una cosa: permettere al viveur Crocetta di farsi una pausa-bagno prima del Natale.

Il mondo in guerra, l'Italia sta a guardare Renzi: "Ecco perché non bombardiamo"

L'Italia sta a guardare ma il mondo è in guerra. Renzi: "Vi spiego perché non bombardiamo"




I principali Paesi europei hanno deciso di impegnare il proprio esercito nella lotta al terrorismo, dedicando mezzi e uomini direttamente negli scenari di guerra dalla Siria alla Libia. Lo ha deciso il parlamento inglese, preceduto dai tedeschi, e primi fra tutti i francesi. Più o meno indecifrabile invece la posizione dell'Italia, che però secondo Matteo Renzi al Corriere della sera, ha una: "Posizione chiara e solida". Secondo il premier a volere i bombardamenti sono solo i commentatori tv, non nasconde di temere "il moltiplicarsi di reazioni spot" una volta dato il via all'impegno militare italiano e agita lo spauracchio della guerra in Libia del 2011. Di fatto però l'Italia sembra ferma e rischia di rimanere ai margini rispetto agli alleati Nato: "Se protagonismo significa giocare a rincorrere i bombardamenti altrui - dice Renzi - le dico: no grazie. Abbiamo già dato". Rispetto al 2011, il premier sostiene che è necessaria una "strategia diversa" e rassicura sull'impegno italiano: "Siamo ovunque. Guidiamo la missione in Libano, siamo in Afghanistan, in Kosovo, in Somalia, in Iraq. Il consigliere militare di Ban Ki- moon per la Libia è il generale Serra, uno dei nostri uomini migliori. Abbiamo più truppe all’estero di tutti gli altri, dopo gli americani e come i francesi. I tedeschi hanno deciso di aumentare i loro contingenti dopo Parigi, ma ancora non arrivano al nostro livello di impegno. E ciò che loro hanno deciso nel dicembre 2015, noi facciamo dal settembre 2014. Sono fiero e orgoglioso dei nostri militari. Ma proprio perché ne stimo la professionalità dico che la guerra è una cosa drammaticamente seria: te la puoi permettere se hai chiaro il dopo".

Giubileo e attentati, sale la paura: "Una minaccia globale e indistinta"

Giubileo e attentati, il prefetto di Roma Franco Gabrielli: "Minaccia globale e indistinta"




La "minaccia è globale, è indiscriminata e soprattutto indistinta". Così il Prefetto di Roma Franco Gabrielli, ospite della trasmissione di Lucia Annunziata In mezz'ora su Raitre, commenta l'allarme terrorismo in vista del Giubileo al via martedì 8 dicembre. 

Le porte sante - "Questo è un Giubileo universale che aprirà porte sante in tutto il mondo, a maggior ragione in un paese a forte impronta cattolica come l'Italia e quindi non ci sono solo obbiettivi o luoghi di culto o di interesse a Roma - sottolinea Gabrielli - perché questo è il primo Giubileo nel quale le porte sante non saranno solo quelle delle basiliche romane".

Assisi e Loreto - "Quelle tradizionali -spiega il Prefetto di Roma- sono le famose  sette basiliche, poi ce ne saranno altre che la Santa Sede ha voluto aggiungere al novero delle porte sante ma soprattutto si apriranno in ogni diocesi e nel nostro paese - conclude -, ci sono luoghi di culto che hanno una rilevanza mondiale, come Assisi e Loreto".

domenica 6 dicembre 2015

Francia a destra, l'Europa pure? Marine Le Pen, storico trionfo

La Francia va a destra: trionfo di Marine Le Pen alle regionali, Front National primo partito al 40%




Vittoria storica in Francia per il Front National: secondo i primi exit poll, alle elezioni regionali il partito di Marine Le Pen avrebbe vinto in sei regioni su 13, superando la soglia del 40%, ben oltre quel 30% pronosticato alla vigilia. Da estrema destra fuori dai giochi a partito populista e "di governo", si compie così una metamorfosi che potrebbe cambiare i destini non solo della Francia, ma anche dell'Unione europea segnando la strada ad altre esperienze, compresa quella di Matteo Salvini e del centrodestra italiano. A premiare la Le Pen anche l'alta affluenza: circa il 43%, in aumento rispetto al 2010 (alle 17 era del 39,29%). 

Il tracollo di Sarko e Hollande - I repubblicani di Nicolas Sarkozy si fermano al 29%, i socialisti del presidente François Hollande (che pure i sondaggi davano in crescita dopo le stragi jihadiste) addirittura al 23 per cento. 

Tragedia sulla piattaforma di petrolio: "Ci sono 32 operai morti in mare"

Rogo sulla piattaforma petrolifera: una tragedia, 32 morti




È di 32 operai morti il bilancio di un incendio scoppiato su una piattaforma petrolifera off-shore azera nel Mar Caspio, a causa del danneggiamento di una condotta del gas provocata dal forte vento. Lo ha reso il capo di una commissione per la protezione dei lavoratori del settore petrolifero in Azerbaigian, Mirvari Gakhramanly. Il campo petrolifero di Guneshli è gestito dalla Socar, il colosso energetico statale dell’Azerbaigian, che non ha voluto fornire informazioni sull’incidente. La compagnia ha però data notizia che altri tre suoi operai sono dispersi a bordo di un’altra piattaforma.

Il salvataggio - Sono 42 i lavoratori della piattaforma tratti in salvo nella notte, ha riferito Gakhramanly, con le difficoltà legate alla tempesta che si è abbattuta sulla zona. L’incendio è stato completamente domato. Il 60% della produzione petrolifera della Socar passa per la piattaforma colpita dal rogo e quindi sarà temporaneamente sospesa. Lo scorso anno erano morti 14 dipendenti della Socar in incidenti su piattaforme petrolifere e di gas.

Il sondaggio con grossa sorpresa Renzi: a chi piace (e a chi proprio no)

Il sondaggio con una (grossa) sorpresa. A chi piace, e a chi no, Matteo Renzi




Sondaggio amaro per Matteo Renzi e il partito democratico. La maggioranza della popolazione, infatti, rileva Renato Mannheimer per il Giornale, è "insoddisfatta dell'operato del governo". E se è vero che cresce la generica aspettativa verso lo sviluppo del Paese nel suo insieme, sul piano della propria situazione personale, non c'è ottimismo. Anzi, si possono notare forti preoccupazioni, soprattutto per il proprio posto di lavoro.

Il 54% della popolazione esprime un giudizio negativo nei confronti dell'esecutivo a fronte del 39% che invece manifesta approvazione. I ceti sociali più critici verso il governo Renzi sono i più deboli e marginali, quelli insomma che più soffrono la crisi economica. Infatti la sfiducia in Renzi e i suoi è maggiore tra i più anziani (58%), tra chi ha un basso titolo di studio (70%). Con una accentuazione tra chi risiede al Sud (62%). Critiche anche le casalinghe (61%), critici i disoccupati (60%) e i pensionati (57%).

Lo scontento riguarda anche l'elettorato del Pd. Più di un terzo, il 34% dà un giudizio negativo sul governo, il 62% invece lo valuta positivamente. Confusione anche nell'elettorato di Forza Italia: se è vero che la maggioranza esprime ostilità verso il governo, è vero anche che il 19% ne approva l'operato. Così come il 30% dell'elettorato cinque stelle.

Caricabatterie nelle prese elettriche: quanto ci costano (e li stacchi subito)

Quanto ci costano i caricabatterie dimenticati nelle prese elettriche




Tutti  la fanno ma pochi sanno che quel gesto fatto per distrazione o per abitudine ha un costo: lasciare il caricabatterie nella presa della corrente. E’ una pratica molto comune che però incide sulle nostre tasche. I caricatori che restano connessi alla rete energetica continuano a consumare energia visto che il trasformatore che si trova al loro interno richiede piccole quantità di elettricità che consuma anche se i dispositivi non sono connessi.  Il consumo non raggiunge cifre altissime, tuttavia bisogna considerare che non lasciamo solo il caricabatterie del cellulare nella presa.

Danno e beffa - Ormai ci sono caricabatterie ovunque. Per i tablet, per gli spazzolini da denti, per i pc. Sommandoli tutti la cifra diventa più importante.  Se li togliete tutti dalla presa risparmierete circa 40 euro annui. Ma c’è anche un altro effetto collaterale: i caricabatterie insieriti nelle spine si surriscaldano e si consumano più facilmente. Così oltre il danno la beffa: non solo spendete denaro che potreste risparmiare ma poi vi tocca comprare anche un caricabatterie nuovo.

Le aziende a cui mandare il curriculum Sorpresona: molte sono italiane

Le 10 aziende a cui mandare il tuo CV: tra 50 nomi di Linkedin




Scegliere l'azienda "giusta" a cui mandare il nostro curriculum diventa sempre più difficile. Ma Skuola.net consiglia le 10 aziende a cui dare priorità. Sono state selezionate da una cerchia di 50 nomi indicati da Likedin. Eccole:

1 - La mela del peccato, più desiderata al mondo: Apple. Una realtà lavorativa dove chiunque vorrebbe andare a lavorare per diventare un piccolo genio e innovatore come Steve Jobs.

2- Il browser più visitato mondo: Google. Al secondo posto e non stupisce. La creatura sviluppata da Larry Page e Sergey Brin nel 1997 è la seconda azienda più desiderata dai talenti italiani e sono tanti quelli che già ci lavorano.

3 - Procter & Gamble. Al terzo posto delle aziende più desiderate figura l'americana Procter & Gamble, un vero gigante nel campo dei beni di consumo. Infatti la multinazionale di Cincinnati è stata eletta nel 2012 e 2013 dalla rivista "Chief Executive Magazine" come la migliore azienda al mondo nella formazione dei futuri leader nel campo aziendale. Solo l'1% delle persone che affrontano il percorso di selezione riceve successivamente una proposta d'assunzione, tra oltre mezzo milione di richieste l'anno.

4 - Ai piedi del podio ecco un'altra eccellenza made in Italy: Gucci. Divisa a metà con la società francese Kering, opera nei settori di alta moda e articoli di lusso, ed è fra le firme più diffuse ed eleganti al mondo con circa 300 negozi ufficiali aperti.

5 - Barilla: Leader nel settore alimentare italiano. Opera in tutto il mondo e nel mercato della pastasciutta, dei sughi già pronti, dei prodotti da forno e del pane. Della stessa società fanno parte anche Mulino bianco e Pavesi.

6- Ferrari: il cavallino rampante che ancora oggi non smette di galoppare. Oltre ad essere la più famosa casa produttrice di automobili sportive, quella della Ferrari è la scuderia più titolata nel Campionato del Mondo di Formula Uno. Nel 2013 e 2014 il suo marchio è stato riconosciuto come il più influente al mondo.

7 - Al settimo posto ancora un'altra azienda italiana: Eni. È il sesto gruppo petrolifero mondiale per giro d'affari. Presente in circa 90 paesi e con più di 78.000 dipendenti nel 2013 la multinazionale del Cane a sei zampe è attiva nei settori del petrolio, del gas naturale, della petrolchimica, della produzione di energia elettrica, dell'ingegneria e costruzioni.  

8 - Seppure nata in un piccolo bar di Novara, nel 1860, Campari si piazza all'ottavo posto della classifica. Il suo prodotto più famoso, distribuito in 190 paesi del mondo, è un bitter alcolico ottenuto dall'infusione di erbe, piante aromatiche e frutta in una miscela di alcool e acqua, dal colore rosso rubino.

9 - Fondata nel 1872, Pirelli è il quinto operatore mondiale nel settore degli pneumatici in termini di fatturato e conta 19 stabilimenti in 13 paesi. È presente fin dal 1907 nelle competizioni sportive ed è attualmente fornitore esclusivo del Campionato di Formula 1.

10 - Unilever, la multinazionale anglo-olandese è proprietaria di molti tra i marchi più diffusi nel campo dell'alimentazione, delle bevande, e dei prodotti per l'igiene e per la casa, (Algida, il tè Lipton, gli ammorbidenti Coccolino, Mentadent). È presente in 90 paesi e si presenta come il gruppo più importante nel settore dei beni di largo consumo.

Scoperto un galeone spagnolo affondato Quel che ritrovano dentro è impensabile

La scoperta enorme sul galeone spagnolo. Lo ritrovano e dentro c'è l'impensabile




Ha colto di sorpresa anche il governo colombiano la ricchissima scoperta fatta in fondo all'oceano a largo di Cartagena. Sul fondo del mare è stato trovato un galeone del Settecento stracolmo di oro e gioielli per un valore stimato di almeno cinque milioni di dollari. La nave si chiamava San Josè, è di origine spagnola era affondata nel 1708 vicino alle isole Rosario, nel mar dei Caraibi. Era un pezzo della flotta di re Filippo Vi di Spagna, nel periodo in cui combattè contro gli inglesi. La nave, scrive il Messaggero, aveva il compito di riportare in Spagna da Panama un carico inestimabile tra monete, smeraldi, lingotti d'oro e d'argento.

La scoperta - L'annuncio del ritrovamento è stato dato su Twitter dal presidente colombiano Juan Manuel Santos: "Grande notizia - ha scritto - abbiamo ritrovato il galeone San Josè". L'esultanza del presidente arriva alla fine di una battaglia legale vinta dal governo contro la società americana Sea Search che dai primi anni Ottanta aveva individuato la San José seguendo i documenti inglesi dell'epoca. Bogotà però ha avuto la meglio in tribunale, mettendo così il cappello anche su altri 1200 galeoni affondati.

Perché OGGI in Francia può cambiare tutta l'Europa

Francia, oggi le regionali: il giorno di Marine Le Pen e della Destra al 30%




Oggi, 6 dicembre, potrebbe essere il giorno decisivo per l'Europa. La Francia chiamata al voto delle elezioni regionali a meno di un mese dai tragici attacchi terroristici dello Stato Islamico. E nei sondaggi il Front Naional di Marine Le Pen e la nipote Marion, nonostante la crescita dei sarkozysti, risultano in vetta alle rilevazioni demoscopiche. La svolta a destra della Francia potrebbe dunque portare l'ago della bilancia dell'Europa tutto a destra. Marco Tarchi, studioso di populismo, a Linkiesta ha confermato: "Operai, disoccupati, piccoli comemrcianti , artigiani e altri gruppi sociali dipinti come "perdenti della globalizzazione" sono stati attratti dalla ottime doti comunicative di Marine Le Pen. Costoro sono molto più numerosi e sono fortemente attratti dal discorso di un partito che, unico, si oppone da sempre ai flussi migratori di massa dai paesi extraeuropei e contesta le politiche dell'Unione Europea, succube della volontà dei circoli finanzieri e tecnocratici".

Gli attacchi del 13 novembre - Per Tanchi inoltre gli attentati che hanno sconvolto Parigi favoriranno "una forza politica che da sempre si è distinta per i suoi accenti allarmistici sui temi dell'insicurezza e del pericolo costituito dalla crescita dell'estremismo islamico all'interno delle comunità di immigrati". Tutto questo "basterà al partito di Marine Le Pen per aggiudicarsi il governo di un paio di regioni e di fare da ago della bilancia in un altro paio, costringendo i sarkozysti e i socialisti ad alleanze, desistenze incrociate o addirittura fusioni di lista fra il primo e il secondo turno nelle regioni in cui si troveranno dietro le liste frontiste".

La Francia di destra - Qualcuno potrebbe puntare dunque il dito contro la politica di Hollande,che ha raggiunto delle quote di impopolarità mai toccate da un presidente, poco attenta al post-attentati: "Non credo che la differenza dei voti tra Front National con i socialisti e comunisti, sia cambiati dagli anni ottanta. Il rapporto sarebbe stato comunque da 60 a 40 come minimo. Anzi i guadagni del FN oggi sono più ascrivibili alla netta virata a sinistra del suo programma e del suo discorso pubblico sui temi economico-sociali (ma anche di politica estera e internazionali) che a una diretta concorrenza ai Republicains sui temi tipicamente conservatori".

Le preferenze - Il Front National comunque, come ricorda Tarchi, pur riscuotendo a livello nazionale una percentuale di voti attorno al 15% non è quasi mai riuscito ad inviare in Parlamento i propri deputati e attualmente ne ha solo due (e una è Marion). "Se diventasse il primo partito di Francia salirebbe al 30% e la stessa Marine acquisterebbe una maggior caratura di presidenziabile", continua il professore. Quanto a Marion "che ha 21 anni in meno della zia, ha le qualità personali, sia di comunicazione che di preparazione, che giocano dalla sua parte. È considerata più a destra di Marine e non disdegna di vezzeggiare l'elettorato cattolico-conservatore. Per questo potrebbe riuscire a diventare presidente della regione Provenza-Alpi- Costa Azzurra".