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venerdì 11 dicembre 2015

CARTE DI CREDITO E BANCOMAT Ecco i nuovi costi e cosa cambia

Carte di credito e bancomat: cambia tutto Cosa di può fare, i costi delle operazioni


di Tobia De Stefano



Finalmente ci siamo. Dopo mesi di attesa, la decisione era arrivata nel corso del semestre italiano di presidenza Ue, oggi entrano in vigore i tetti unici alle commissioni interbancarie: 0,3% del valore dell’operazione per le transazioni con carta di credito, 0,2% per i pagamenti con bancomat. Una svolta che nelle intenzioni del legislatore europeo dovrebbe portare grandi benefici a favore dei consumatori. 

Basti pensare che fino a ieri, «il balzello» pagato alle banche oscillava tra lo 0,5% e l’1,5% per le operazioni Bancomat e tra l’1 e il 2,5% per quelle effettuate utilizzando la carta. Il ragionamento era: risparmiano, per esempio, i ristoratori, i titolari di pubblici esercizi, dei piccoli supermercati ecc e di conseguenza l’utente finale si troverà al banco o allo scaffale gli stessi prodotti con un piccolo sconto rispetto quanto costavano prima. Il parlamento europeo e l’Eurostat calcolavano che nell’intera Unione i commercianti risparmieranno 6 miliardi di euro all’anno. E che a cascata una parte di questi risparmi si riverseranno sui cittadini. Il ragionamento non fa un grinza. Ma come spesso capita, i buoni propositi messi sulla carta rischiano di trasformarsi in una clamorosa beffa ai danni di che ne doveva beneficiare. Vediamo perché.

1) Delle due l’una. O si dimostra, cosa che non è stata fatta, che le commissioni precedentemente praticate erano gonfiate, o con ogni probabilità gli istituti e le società emittenti saranno costrette a scaricare i mancati introiti sui loro clienti. Detta in soldoni: i vari operatori sul mercato potrebbero trovarsi con una riduzione dei ricavi di circa tre volte rispetto a quelli attuali e in qualche modo dovranno rifarsi. Come? Aumentando, per esempio, il prezzo fisico della carta nel momento in cui viene ceduta al cliente. Anzi. Questa potrebbe diventare una nuova tendenza, con l’oggetto fisico che potrebbe costare di più rispetto al passato. 

2) Ma il rischio più concreto è un altro. Ed è evidenziato dalla stessa associazione delle banche italiane (Abi) che negli scorsi mesi aveva parlato del pericolo di un aumento del costo delle carte. Gli operatori, insomma, potrebbero agire sulle «fee» annuali che si pagano per usufruire del servizio. «Le esperienze di Spagna, Stati Uniti e Australia - spiega a Libero Antonio Longo, presidente dell’Iepc, l’organismo nato dall'idea di 4 associazioni dei consumatori per sensibilizzare i cittadini al corretto uso della moneta elettronica - ci insegnano che questo rischio è concreto». E così la palla passa ai cittadini che devono difendersi. «Può sembrare scontato - continua Longo - ma il primo accorgimento è rivolgersi alla propria banca per chiedere se ha intenzione di aumentare i costi annuali della carta. Ma soprattutto dobbiamo ricordarci che c’è sempre la possibilità di recedere dal contratto. L’istituto di credito è obbligato a comunicare il cambiamento delle condizioni contrattuali e a quel punto l’utente può tirarsi indietro e scegliere un altro operatore».

3) Le nuove norme non valgono però per tutti gli operatori. Sono inclusi, infatti, solo i cosiddetti «sistemi a quattro parti», cioè le carte di emanazione bancaria come Visa, Mastercard e PagoBancomat, mentre ne sono esenti i «sistemi a tre parti» (si rapportano direttamente con commerciante e consumatore) - come American Express e Diners, che continueranno ad applicare le loro commissioni, che già ieri erano in media superiori rispetto alle altre. 
Tre le conseguenze. 

Da una parte si crea una distorsione della libera concorrenza. Dall’altra si corre il rischio che alcuni esercizi commerciali possano applicare un sovrapprezzo per le transazioni effettuate con queste due carte. E per finire ci saranno sempre più ristoranti e piccoli esercizi che decideranno (già oggi capita abbastanza spesso) di non accettare degli strumenti di pagamento sui quali sono costretti a pagare commissioni più alte.

Non ci sfugge che nelle intenzioni del legislatore le perdite di banche e società emittenti di carte e bancomat dovrebbero essere compensate dalla maggiore diffusione dei pagamenti elettronici. L’auspicio è: con le commissioni meno salate aumenteranno le transazioni e si pareggeranno i ricavi. Ma ancora una volta i buoni propositi potrebbero cozzare con la dura realtà. Se il principale effetto dei tetti alle commissioni sarà l’aumento del canone annuo, infatti, ne risentiranno soprattutto quei Paesi che registrano un numero di operazioni pro capite più basso, perché i loro cittadini avranno più difficoltà ad assorbire l’aumento del canone e quindi saranno disincentivati all’acquisto della carta. 

E in questa speciale classifica l’Italia, con una media di 30 operazioni all’anno pro capite, peggio di Francia e Germania ma anche della Spagna, si attesta sicuramente in una posizione di retroguardia.

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