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domenica 25 ottobre 2015

L'isola da sogno non è più italiana Chi si è comprato il nostro Paese

Budelli, l'Italia perde l'isola da sogno: il tribunale la consegna al magnate neozelandese Michael Harte




Sembrerebbe impossibile, eppure è così: l'Italia ha perso una delle sue splendide isole. Michael Harte, un magnate neozelandese collezionista di atolli, ha comprato all'asta l'isola di Budelli, gioiello dell'arcipelago de La Maddalena. A consegnargliela è stato niente meno che il giudice del Tribunale sardo di Tempio Pausania, spiazzando tutti. Budelli sarà completamente di Harte se l'ingegnere verserà entro 60 giorni al tribunale i 2 milioni e 900 mila euro stabiliti al momento dell'asta. Una sentenza che ha dell'incredibile, anche perché l'isola e la sua famosa spiaggia rosa fanno parte del parco nazionale dell'Arcipelago de La Maddalena, tutelato, a quanto pare solo a grandi linee, dal diritto di prelazione dell'ente gestore e anche dal Ministero dell'Ambiente.

La decisione dei giudici - A nulla dunque, come spiega La Stampa, è valsa la battaglia del parco nazionale per evitare che questo angolo di paradiso italiano finisse nella mani di un magnate straniero. Dopo due anni e mezzo di scontri legali - era il 2013 quando Harte, sbarcato per la prima volta sull'isola, aveva dichiarato di volerla acquistare -, ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, non c'è stato nulla da fare. I giudici hanno dato ragione al neozelandese nonostante il Tribunale di Tempio avesse rimandato al 2017 l'interpretazione della sentenza. Così qualche giorno fa è arrivata la beffa inaspettata: il provvedimento che consegnava all'imprenditore le chiavi del fiore all'occhiello del mare italiano.

Il futuro di Budelli - Adesso che Micheal è riuscito a mettere le mani sull'isola potrà realizzare i suoi grandi progetti, già chiari dal 2013. "Il mio sogno si chiama blue economy ed è quello di creare un osservatorio internazionale sulla biodiversità marina: un laboratorio all'aria aperta che attiri studiosi da tutto il mondo. Sarà anche una bella occasione economica per la Sardegna", aveva dichiarato. 

La lotta non si ferma - In ogni caso c'è anche chi ancora non si è arreso alla perdita di una bellezza italiana. Sulle rocce dell'isola infatti sventola una bandiera dei quattro mori issata dal parlamentare Mauro Pili. Il simbolo di una spedizione dimostrativa organizzata per attirare l'attenzione sulla vicenda. L'intento ovviamente è quello di salvare l'isola e far emettere quanto prima al Governo il decreto legge per espropriare i 160 ettari dell’isola. "Lo stato deve salvare questo gioiello ambientale", ha dichiarato Pili.

Caso Yara, ecco la pistola fumante Prova regina, Bossetti è "spacciato"

Yara Gambirasio, il Ris: "Sui suoi leggings fibre dei sedili del furgone di Bossetti"




Yara Gambirasio è salita sul furgone Iveco Daily di Massimo Bossetti. È questa, secondo gli inquirenti, la "pistola fumante" che prova la colpevolezza dell'operaio di Mapello, unico accusato dell'omicidio della 13enne di Brembate Sopra.

La ricostruzione del Ris - Gli specialisti del Ris hanno constatato come alcune fibre isolate dai pantaloni indossati dalla ragazzina il giorno della sua scomparsa, il 26 novembre 2010, combacino con quelle dei sedili del furgone di Bossetti. Secondo le ricostruzioni, l'Iveco Daily del carpentiere un'ora prima del sequestro (tra le 18 e le 19) era stato inquadrato più volte dalle telecamere mentre passava a ridosso della palestra dove Yara si stava allenando, pur non essendo identificabili al tempo né targa né guidatore. 

L'esperimento - In Aula Giampiero Lago, comandante dei Ris di Parma, ha spiegato che c'è "piena compatibilità" tra le fibre del tessuto dei sedili e quelle rintracciate sui leggings di Yara: "Abbiamo acquistato sul mercato un paio di leggings analogo a quelli della vittima, e li abbiamo fatti indossare a una collega con caratteristiche fisiche, soprattutto per quanto riguarda il peso corporeo, a quelli di Yara. L'abbiamo fatta sedere per pochi secondi sui sedili e abbiamo verificato quante e quali fibre dei sedili stessi siano state trasferite sui leggings. È stato un esperimento necessario per verificare la tendenza di questo tessuto, tipico dei veicoli commerciali e dunque molto resistente, a rilasciare fibre". "Per morfologia, compatibilità chimica indistinguibilità cromatica e percentuale di rilascio del tessuto - ha concluso l'esperto -, abbiamo avanzato una diagnosi di piena compatibilità". 

La macchia di ruggine - Un altro elemento inchioderebbe Bossetti: sulla fiancata destra del furgone ripreso dalle telecamere c'è una macchia di ruggine "coerente, compatibile e non difforme con quella poi trovata sul furgone dello stesso Massimo Bossetti". Non ci sarebbero quasi più dubbi, dunque, sul fatto che quel furgone ripreso dalle telecamere fosse effettivamente quello dell'operaio.

LA CHIESA APRE AI DIVORZIATI Sinodo, la svolta (e il "no" ai gay)

Sinodo, sì alla relazione finale con la maggioranza dei due terzi. Papa Francesco, un "durissimo discorso"




Il Sinodo si è ricompattato sabato sul testo delle relatio finalis, che è stato approvato punto per con una maggioranza sempre superiore ai due terzi. L’anno scorso non era andata così e i punti più controversi, come la comunione ai divorziati risposati e l’accoglienza pastorale ai gay avevano raggiunto solo la maggioranza semplice che per il diritto canonico non è considerata sufficiente. L’approvazione è stata resa nota dal portavoce di lingua tedesca Bernd Agenkrd. I lavori si sono conclusi con il canto del Te Deum. Secondo quanto riferito, Francesco ha pronunciato un discorso molto forte, del quale sono uscite alcuni brani. In sintesi, il Sinodo apre ai divorziati, aprendo alla possibilità di decidere "caso per caso" sulla comunione. Netta la chiusura ai matrimoni omosessuali, pur sottolineando come ogni persona vada rispettata.

Le parole del Papa - Bergoglio, in un passaggio del suo discorso a votazione chiusa, ha spiegato come il Sinodo ha "sollecitato tutti a comprendere l'importanza dell'istituzione della famiglia e del matrimonio tra uomo e donna, fondato sull'unità e sull'indissolubilità, e ad apprezzarla come base fondamentale della società e della vita umana". Senza "mai cadere nel pericolo del relativismo oppure di demonizzare gli altri, - ha proseguito il Papa - abbiamo cercato di abbracciare pienamente e coraggiosamente la bontà e la misericordia di Dio che supera i nostri calcoli umani e che non desidera altro che tutti gli uomini siano salvati". Il sinodo "ci ha fatto capire meglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito, non le idee ma l'uomo, non le formule, ma la gratuità dell'amore di Dio e del suo perdono", ha sottolineato il Pontefice chiudendo le assise.

Apertura ai divorziati - Il testo finale prevede che la comunione ai divorziati possa essere concessa caso per caso, come anticipato nel pomeriggio dal cardinale Schoenborn: "Il percorso di accompagnamento e discernimento orienta questi fedeli - si legge nella relatio finalis - alla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio". Il Sinodo chiarisce che da oggi la partecipazione dei divorziati risposati alla vita della Chiesa "può esprimersi in diversi servizi ecclesiali: occorre perciò discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate". "I divorziati risposati - dunque - non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa, sentendola come una madre che li accoglie sempre, si prende cura di loro con affetto e li incoraggia nel cammino della vita e del Vangelo. Quest’integrazione è necessaria pure per la cura e l’educazione cristiana dei loro figli, che debbono essere considerati i più importanti".

"No" ai matrimoni gay - Resta il "no" ai matrimoni omosessuali. Sui progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone gay, il Sinodo sottolinea che "non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia". E ancora, dichiara "del tutto inaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all'introduzione di leggi che istituiscano il matrimonio fra persone dello stesso sesso". "Nei confronti delle famiglie che vivono l'esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale, la Chiesa ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, vada rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione".

Comunione ai divorziati - In precedenza, nella giornata, avevano fatto rumore le parole del cardinale Christopher Schoenborn, il quale ha affermato che davanti alla richiesta dei divorziati risposati "dobbiamo guardare ad ogni singola situazione, discernere e accompagnare le situazioni caso per caso. Il documento dà criteri per questo accompagnamento, non solo per la comunione ma per tutte le questioni". Così Schoenborn, arcivescovo di Vienna, nel briefing sui lavori del Sinodo, prima della votazione. "Il tema dei divorziati risposati - ha aggiunto - è affrontato riconoscendo la diversità dei singoli casi. Se ne parla con grande attenzione, e la parola chiave è discernimento. Vi invito a pensare che non c’è il bianco e il nero, e quindi non basta un semplice sì o no. C’è invece un obbligo, per amore della verità, di esercitare un discernimento tre le situazioni diverse". "Papa Francesco - ha sottolineato Schoenborn - da buon gesuita formato dagli esercizi di Sant’ignazio ha imparato da giovane tale discernimento".

BELPIETRO SMASCHERA VERDINI "Ma lo sapevate che già dal 2009..."

Denis Verdini amoreggia col Pd dal 2009. Ma a quell'epoca Bersani & C non fiatavano



di Maurizio Belpietro
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La minoranza del Partito democratico ormai ne è ossessionata. Appena sente il nome di Denis Verdini salta sulla sedia e annuncia barricate. È successo anche l’altra sera, dopo l’apparizione di Matteo Renzi a Otto e mezzo. A una domanda di Lilli Gruber sulla possibilità che l’ex coordinatore di Forza Italia entrasse nella maggioranza che sostiene il governo, il presidente del Consiglio ha risposto che «ad oggi» il passaggio è escluso, aggiungendo però di osservare uno «sfarinamento» della destra che lo colpisce molto. Non una dichiarazione di apertura a Verdini, ma neppure una chiusura netta, con quel «ad oggi» messo lì come per contestualizzare che in futuro, in seguito allo «sfarinamento», le cose potrebbero cambiare. Tanto è bastato perché qualcuno interpretasse le parole del premier come uno spiraglio lasciato aperto per nuovi arrivi. E così Palazzo Chigi ha dovuto precisare con una nota che «Verdini e i suoi non fanno e non faranno parte del governo». E se «in futuro vorranno aggiungersi con i loro voti a singoli provvedimenti della maggioranza, questo riguarda esclusivamente la libera dinamica politico parlamentare e non la coalizione di governo».

Caso chiuso? Mica tanto. L’ossessione della minoranza rimane. E rimangono anche i voti di Verdini, che ci sono e saranno determinanti per il sostegno del governo tutte le volte che sarà necessario. È comprensibile che la sinistra del Pd sia in allarme. Verdini, oltre ad avere una storia ingombrante, sia dal punto di vista politico che giudiziario, è un antidoto contro gli stessi oppositori del Pd. Con lui in campo, per la minoranza non c’è partita. Ogni minaccia, ogni ricatto, non ha alcuna efficacia. Se i contestatori interni di Renzi non vogliono votare qualche provvedimento del governo, a rimpiazzarli ci pensa Verdini e Renzi può dormire tra due guanciali, continuando a fare il bello e il cattivo tempo.

Del resto di che stupirsi? Come può Pier Luigi Bersani dire di non volere l'ex coordinatore azzurro nel suo giardino, ovvero nel Pd? Verdini c’è, c’è sempre stato nel giardino del Pd, per lo meno da quando c’è Renzi. Non alludo al patto del Nazareno, ossia all’accordo politico stretto dal presidente del Consiglio con Silvio Berlusconi prima ancora che l’ex sindaco di Firenze diventasse capo del governo. Quella è storia nota, come pure sono noti i passaggi che hanno portato alla scrittura della legge elettorale, una riforma che ha visto la luce grazie a una trattativa diretta tra Verdini da una parte, Renzi e Boschi dall’altra.

No, quando parlo della presenza dell’ex braccio destro di Berlusconi nel giardino del Pd alludo alla stessa nascita politica di Renzi. Verdini e il premier si conoscono da una vita, probabilmente da prima che il presidente del Consiglio debuttasse in politica. Di sicuro la conoscenza risale ai tempi della sua iniziale esperienza da amministratore, quando divenne presidente della Provincia di Firenze. Ma ciò che conta e rafforza il rapporto sono le primarie con cui Renzi divenne sindaco di Firenze. Bisogna tornare indietro di qualche anno, ossia al 2009, quando il Pd decise di consultare la base per scegliere il candidato di Palazzo Vecchio, un passaggio che per la predominanza dell’elettorato di sinistra nel capoluogo toscano di fatto rappresenta la vera sfida per l’elezione del sindaco, che poi viene ratificata dalla regolare consultazione. Le primarie del 2009 furono particolari, perché il candidato più accreditato era un assessore uscente della giunta Domenici, Graziano Cioni, uomo forte dell’ex Pci, già deputato e senatore. Ma guarda caso, proprio poco prima che i simpatizzanti della sinistra venissero consultati (le primarie erano aperte a tutti), la Procura della Repubblica indagò Cioni per un’operazione immobiliare della Fondiaria di Salvatore Ligresti. Uscirono anche delle intercettazioni poco simpatiche e il candidato forte del Pd fu costretto al passo indietro. In campo rimasero Lapo Pistelli, un cattolico di sinistra, un paio di esponenti dell’ex Pci e Matteo Renzi.

Il vincitore accreditato divenne Pistelli, il più conosciuto e il più sostenuto. Ma una volta aperte le urne si scoprì che a vincere le primarie, con oltre cinquemila voti di distacco rispetto a Pistelli, era stato Renzi. Uno dei candidati, Daniela Lastri, scrisse chiaro e tondo che qualche cosa di poco chiaro era successo. Ma non serve un’indagine per scoprire le ragioni di tali dichiarazioni perché Mario Valducci, allora responsabile degli enti locali per Forza Italia, si attribuì i meriti dell'operazione. Gente di centrodestra si era imbucata nelle sedi del Pd votando per Renzi. Meglio lui, che era amico di Verdini, degli altri. Ovviamente le dichiarazioni sono agli atti, riportate da tutti i principali organi di stampa.

Eppure allora Bersani, che non era uno sconosciuto ma uno dei big del Pd e prossimo segretario, non disse niente. Verdini era già nel giardino del Partito democratico eppure nessuno fiatò. Che i voti di centrodestra decidessero il sindaco di una delle principali città di centrosinistra non allarmava. Forse quelli che oggi sono minoranza nel Pd erano distratti o forse pensavano che il giovanotto di Palazzo Vecchio, anche se scelto con il contributo degli uomini dell’ex coordinatore azzurro, non fosse un problema. Sta di fatto che l’operazione a cui assistiamo oggi viene da lontano, da molto lontano. Come oggi fa capire Verdini a chi incontra, la sua è un’operazione politica. Renzi ha sempre saputo di poter contare sui voti di una parte del centrodestra e per questo fin dall'inizio ha fatto il bullo con la minoranza di sinistra. Verdini è nella maggioranza a pieno titolo. Lo è sempre stato, per lo meno da quando Renzi sta a Palazzo Chigi. Bersani e i suoi se ne facciano una ragione.

sabato 24 ottobre 2015

SONO TORNATI I CONDONI La rivoluzione (a sorpresa) di Renzi

La rivoluzione di Renzi: tornano i condoni


di Franco Bechis



Spunta anche una sorta di condono immobiliare fra le pieghe della legge di stabilità 2016 il cui testo ufficiale non è ancora arrivato alle Camere a otto giorni dalla sua approvazione in consiglio dei ministri. Fra i palazzi però è circolato un testo che sembra definitivo, cui è allegata una relazione illustrativa, ed è qui che all’articolo 9 spunta il condono sul mattone. Matteo Renzi smonta in gran parte della manovra l’eccesso di rigore che era stato inserito nella legge italiana da Mario Monti con il suo salva-Italia del dicembre 2011. E fra queste norme rivoltate c’è anche la stretta sulle cosiddette società di comodo, che ora si possono sciogliere senza incappare nei fulmini del fisco. Monti aveva preso di mira soprattutto gli immobili che erano stati intestati a società di comodo o comunque non operative, e che invece venivano utilizzati dai soci o dai loro parenti. Diventavano produttivi di reddito, e per loro c’era una aliquota Ires aggravata di 10,5 punti rispetto alle altre società. Ora si smonta tutto e si liberano quegli immobili con un fisco di favore, perché le norme in vigore vengono giudicate «piuttosto dure nei confronti di coloro che utilizzano impropriamente la struttura societaria per intestare immobili che invece siano di utilizzo personale o familiare».

Renzi propone ora «una via di uscita», che è un sostanziale condono dell’esistente, offrendo la opportunità di assegnare ai soci quegli immobili «a condizioni fiscali meno onerose di quelle ordinariamente previste». L’assegnazione avverrebbe con una imposta sostitutiva dell’8% che sale al 10,5% per le società considerate non operative, applicata a un valore di base del bene determinato dalla stessa società ai sensi dell’articolo 9 del tuir. E «al fine di rilanciare il mercato immobiliare si è scelto anche di agevolare l’imposta di registro, ove dovuta, proponendo un’aliquota dimezzata rispetto a quella ordinariamente applicabile. Le imposte ipotecarie e catastali invece sconteranno la misura fissa». Il governo immagina «una buona adesione dei contribuenti» a questa «manovra», che «consentirebbe allo Stato un rapido incasso, per quanto in misura ridotta alle plusvalenze che sarebbero state tassate in assenza della agevolazione». Secondo Renzi oltretutto così si «consentirebbe la fuoriuscita dalle società in particolare di immobili che potenzialmente potrebbero poi essere nuovamente immessi nel mercato che, ad oggi, versa in una situazione piuttosto stagnante».

Non c’è solo il condono fra le novità più chiare nel testo ufficiale della manovra. È stata cambiata anche la norma che consentiva ai comuni di elevare dello 0,8 per mille l’aliquota Tasi su tutti gli immobili diversi dalla prima abitazione. Potranno alzare l’aliquota solo i comuni che già lo avevano fatto per il 2015 con delibera adottata entro il 30 settembre scorso per finanziare gli sgravi concessi sulla prima abitazione. Quindi la platea sarà più ristretta, ma quell’aumento deroga dalla regola che dovrebbe bloccare (e che ha mille eccezioni) gli aumenti di imposta degli enti locali nel 2016. A questo proposito nell’ultimo testo ci sono altre due eccezioni: in tutta Italia non vengono comprese nel blocco né Tosap né Cosap, che quindi i comuni potranno aumentare a piacimento.

Confermate invece le detrazioni fino a 8 mila euro in dieci rate (800 euro l’anno) che coppie «costituenti un nucleo familiare formato da coniugi o da conviventi more uxorio da almeno 3 anni in cui almeno uno dei due componenti non abbia superato i 35 anni» per l'acquisto di mobili nel 2016 destinati a una casa di nuova proprietà. È un percorso un pizzico ad ostacoli, non cumulabile con altre agevolazioni, ma c’è.  Per quanto riguarda il canone Rai c’è ancora parecchia confusione e un’amara novità rispetto alle bozze precedenti: non ci sarà alcuna rateizzazione, ma i 100 euro verranno pagati interamente per il 2016 con l’addebito «sulla prima fattura relativa alla fornitura di energia elettrica successiva alla data di scadenza per il pagamento del canone». Il testo precisa in maniera un po’ criptica che «resta fermo che nei casi in cui l’utenza elettrica sia intestata ad un soggetto diverso dal detentore dell’apparecchio, quest’ultimo dovrà effettuare il pagamento secondo le modalità tradizionali del versamento in conto corrente postale».

Dopo il gran parlare dei professionisti di spending review e le presentazioni fatte sulla necessità di ridurre in modo virtuoso le centrali di acquisto pubbliche cercando di portare gran parte della pubblica amministrazione a rifornirsi dalla Consip, si scopre che nemmeno un euro verrà risparmiato in quel modo. «Una stima dei risparmi», si spiega, «derivanti dall’ulteriore beneficio risultante dal più ampio ricorso alle convenzioni Consip a fronte del restringimento della libertà di acquisto autonome non è univocamente quantificabile».  Brutte notizie per i sindacati. Renzi va giù duro con i Caf, che peraltro potranno restare in piedi solo se particolarmente rappresentativi. Nella prima bozza di manovra aveva ipotizzato un taglio dei trasferimenti dello Stato di 60 milioni nel 2016 e di 100 milioni nel 2017. Quelli sono subito insorti minacciando di non aiutare lo Stato nel 730 compilato, e lui ha rivisto il taglio. Ora è più pesante: 100 milioni sia nel 2016 che nel 2017. E si accompagna a una stangata verso i patronati: taglio immediato di 48 milioni di euro, anticipo dei fondi da parte del ministero del Lavoro che scende dall’80 al 60% del dovuto e riduzione del 19% della percentuale dei contributi obbligatori che li finanziano. Passano dallo 0,226 allo 0,183%. Ultimo particolare viene dalle tabelle del Tesoro: con procedura inconsueta è stato accantonato per il 2016 un fondo per la legge sulle unioni civili, che al momento non è stata approvata nemmeno da un ramo del Parlamento...

Le corna si fanno, e poi si negano fino al giuramento In un palazzo, l'incontro-terremoto Agnelli fregato dalle foto / Guarda

Se non ci fossero state le foto, Angnelli continuava a passare per Agnello. Insomma, come accade anche ai comuni mortali. In un palazzo, l'incontro-terremoto: Andrea Agnelli fregato dalle foto




Dopo le indiscrezioni, le prove. Ecco le immagini di Andrea Agnelli in compagnia di Deniz Akalin (nella gallery qui sopra), ex modella turca e moglie dell'ex direttore marketing della Juventus, Francesco Calvo. Agnelli avrebbe perso la testa per Deniz, ricambiato: una liason che ha spinto Calvo via dalla Juventus ed Emma Winter, moglie di Agnelli, a Londra, lontano dal presidente bianconero. Da mesi i rumors impazzano, ma ora c'è qualcosa in più: ci sono queste immagini, pubblicate da Chi e da Diva e Donna, che mostrano Andrea Agnelli e Deniz insieme, e che li mostrano anche entrare nello stesso palazzo, uno per volta, a distanza di pochi minuti.

Il ritorno - Il punto è che dopo settimane di gossip infuocato, la vicenda sembrava essere tornata sotto controllo. Fino a pochi giorni fa, i giorni in cui sono state pubblicate queste foto che mostrano la Akalin, tornata nel capoluogo piemontese. Look dimesso, quasi struccata, non appariscente insomma, la moglie di Calvo cammina in una via di Torino, poi si infila in un portone di un palazzo, come detto lo stesso palazzo dove pochi minuti prima era entrato Andrea Agnelli, il palazzo in cui il presidente si è trasferito dopo la partenza della moglie per Londra.

Soldi, soldi, soldi - Insomma, non c'è nulla "sotto controllo". Il terremoto è imminente. Non è soltanto una questione di sentimenti e relazioni coniugali, ma anche una questione di soldi. Le indiscrezioni sulla pesante buonuscita chiesta da Calvo si fanno sempre più insistenti, e in parallelo pare che anche Emma voglia chiedere soldi al marito per il divorzio. Il tutto per lei, la bella Deniz, che ha fatto perdere la testa ad Agnelli e che, forse, gli costerà anche parecchio denaro.

Caivano (Na): Il Giocattolo si è rotto Arriva il regalo?

Caivano (Na): Il Giocattolo si è rotto Arriva il regalo? 




I consiglieri di Forza Italia, pare abbiano ridato fiducia al Sindaco Simone Monopoli, che dopo le diatribe interne, in merito a due missive protocollate ed in merito alla risposta dura e fredda da parte del primo cittadino, oggi, dai social, apprendiamo che forse, parte dei consiglieri comunali di Forza Italia, abbia, appunto, ridato fiducia al primo cittadino. Anche se a nostro dire, quando il giocattolo si rompe, poi, difficilmente si possono riattaccare tutti i pezzi, per dirla in breve, quando si rompe il giocattolo non c'è colla che tenga. 

Il dato politico è quello di un Sindaco ormai logorato dalle continue lacerazioni interne. Un sindaco sempre più solo (Dopo solo 6 mesi di mandato) e al tempo stesso accerchiato che continua a perdere il lume della ragione, considerata la risposta che ha dato ai suoi stessi uomini, inerente le due missive protocollate. Sarà anche vero che i consiglieri non devono entrare nel lavoro quotidiano degli assessori, ma, primo, bisogna capire bene questi assessori chi li ha nominati, poi, se sbagliano, la colpa del loro lavoro su chi ricade? solo sul sindaco Monopoli, oppure in quel caso anche sui consiglieri comunali di Forza Italia?. 

Insomma, i consiglieri di Forza Italia, attendono ancora per iscritto una risposta alle richieste avanzate tramite le due missive, dal primo cittadino. Arriveranno?. Ma il Sindaco Monopoli, lo sa che non ha vinto le elezioni con una larga maggioranza di consensi? e se non fosse stato per la forza trainante dei consiglieri Mellone, Buonfiglio etc etc. ad oggi, era nuovamente all'opposizione e quindi un politico finito? 

In breve, non solo si attende la risposta del primo cittadino in merito alle richieste avanzate dai consiglieri di Forza Italia, ma aspettiamo di sapere come finirà con la nuova gara sui rifiuti, tema molto scottante, visto che si parla di milioni e milioni di euro. 

Striscia vs Insinna, siluro ad Affari tuoi: "Dietro le quinte mi hanno chiesto se..."

Striscia la notizia ancora contro Affari tuoi: la testimonianza di una concorrente




Sono anni che Antonio Ricci conduce una battaglia contro il meccanismo di Affari tuoi, il programma concorrente di Striscia la notizia. La tesi è che il gioco dei pacchi avvenga tante volte in modo irregolare.

Bene, ieri sera Striscia, su Canale 5, ha mandato in onda la testimonianza inedita di una concorrente di Affari Tuoi. Durante l’intervista si evincerebbe come sarebbe possibile pilotare le puntate del programma dei pacchi di Raiuno condotto da Flavio Insinna. La signora Marisa racconta infatti che, durante il provino, la produzione di Affari Tuoi ha chiesto se le sarebbero bastati 100.000 euro di vincita  e qual è il suo numero preferito; lei ha risposto: "Il 17, perché mio figlio è nato il 17, io mi sono sposata a 17 anni e quando lavoravo in fabbrica il mio numero era il 117". Guarda caso, durante la puntata del 17 ottobre in cui ha giocato la signora Marisa, le viene affidato un pacco da 100.000 euro e nel momento del cambio pacco sceglie il numero 17. "Ecchecaso!", commenta il comunicato di Striscia la notizia.

La legge di Stabilità punto per punto Imu, canone Rai, sanità: cosa cambia

Legge di Stabilità: sconto Imu su ville e castelli, canone Rai in bolletta. Scontro Stato Regioni sul fondo sanità




Canone Rai nella bolletta elettrica, detrazioni sui mobili, mini sconti sui castelli, stretta sulla pubblica amministrazione e revisione del fondi per la sanità. Sono queste le principali misure presenti nella manovra finanziaria del governo Renzi per il prossimo anno. E sulla sanità si apre lo scontro fra Stato e Regioni.

Fondo sanità - Il fondo viene ampliato da 110 a 111 miliardi di euro, ma era previsto un aumento di 3 miliardi. Tanto basta per mettere in allarme i presidenti di Regione. "Gli 800 milioni per i livelli essenziali di assistenza, i 500 milioni del piano vaccini, altri 500 per i farmaci contro l'epatite C, poi con quei soldi bisognerà pagare anche il nuovo contratto di lavoro. Altro che un miliardo in più, qui ce ne sono almeno 2 o 3 di maggiori costi", ha protestato Massimo Gravaglia, assessore in Lombardia e Coordinatore della Sanità per le Regioni. Otto Regioni sono già in piano di rientro e sarebbero esonerate dal blocco del governo sulle tasse locali. Queste Regioni saranno costrette ad aumentare addizionali (Irpef e Irap) e i ticket. Il livello, della spesa sanitaria si avvicina pericolosamente, secondo le Regioni, al 6,5% del pil, la soglia limite al di sotto della quale l'Organizzazione mondiale della sanità vede un rischio di riduzione della speranza di vita.

Imu e Tasi - Per ville castelli e appartamenti di lusso si continuerà a pagare l'Imu anche se sono prima casa. Ci sarà però una riduzione. Per le categorie A1, A8, A9 era il Comune a fissare l'aliquota fra lo 0,2 e lo 0,6%. Dall'anno prossimo si applicherà l'aliquota nella misura ridotta dello 0,4%. La Tasi non ci sarà, come per tutte le prime case. Tasi che non si pagherà neppure su box e ambienti di servizio. Possibile l'aumento dello 0,8 per mille sulle seconde case, solo per quei Comuni che già lo avevano fatto nel 2015.

Canone - Confermata la scelta di inserire il canone Rai nella bolletta elettrica, con una voce ben distinta. Però sarà dovuto solo da chi possiede un apparecchio tv, esonerato chi ha solo computer, tablet o smartphone. Il canone sarà di 100 euro, non più di 113, e sarà pagato in sei rate da 16,6 euro.

Pubblica amministrazione - Stretta sul turn over dei dipendenti pubblici. La spesa per l'assunzione a tempo indeterminato di personale, non dirigenziale, nel triennio 2016- 2018, non potrà superare il 25% di quella sostenuta per i dipendenti pensionati dell'anno precedente. Rivisti i tetti per gli stipendi dei dirigenti delle società partecipate, con la definizione di tre fasce e mantenendo il limite dei 240 mila euro all'anno. Inoltre per i 20 mila dipendenti in esubero delle province si accelera lo spostamento. Nelle Regioni che a fine gennaio non avranno stabilito i criteri di migrazione subentrerà un commissario.

Bonus mobili - Il bonus mobili si estende alle coppie di fatto, purché convivano da almeno tre anni e uno dei due abbia un'età inferiore ai 35 anni. Non ci sarà bisogno di legare l'acquisto di mobili a lavori di ristrutturazioni, basterà un contratto mdi acquisto di prima casa. La detrazione sarà ripartita su 10 quote annuali e coprirà il 50% della spesa, fino a un massimo di 8 mila euro. Non è chiaro se il bonus includa gli elettrodomestici, ma pare di no, visto che nel testo si parla di "mobili".

Lo scoop sul tumore di Papa Francesco La bomba: Vespa è pronto a dimettersi

Scoop sul tumore del Papa. Vespa pronto a dimettersi




Ci sono quattro redazioni di altrettanti quotidiani che vogliono le immediate dimissioni di Bruno Vespa. La delusione è forte quando chi dovrebbe essere al tuo fianco, se non davanti, decide di defilarsi. E sarà stata forte la delusione dei giornalisti del Quotidiano nazionale (La Nazione, il Giorno, il Resto del Carlino e quotidiano.net) dopo che il loro direttore editoriale, il giornalista Rai Bruno Vespa, ha voluto prendere le distanze dallo scoop mondiale di Qn a proposito del piccolo tumore al cervello di cui sarebbe affetto Papa Francesco. Subito dopo la diffusione della notizia, dal Vaticano si sono affrettati a smentire, definendola assolutamente falsa. E seguendo di fatto la linea tracciata dalla Santa Sede, Bruno Vespa non se l'è sentita di schierarsi col suo giornale. Così durante la diretta di Porta a porta ha detto di "non avere responsabilità" su tutto il lavoro portato avanti dai suoi giornalisti.

La reazione - La posizione di Vespa ha lasciato l'amaro in bocca ai giornalisti di Qn, già alle prese con le accuse da buona parte della stampa cattolica di essere strumento di un complotto contro il Papa: "Ieri sera, durante la trasmissione Rai Porta a porta dedicata alla malattia del Papa, notizia riportata dai quotidiani della Poligrafici - scrivono i Cdr in una nota a proposito di Vespa - ha tenuto a specificare che è solo il direttore editoriale e non ha nulla a che vedere con le notizie pubblicate, la cui responsabilità è in capo esclusivamente al direttore Andrea Cangini". Si fa sempre più misterioso il significato del ruolo di direttore editoriale di Qn ricoperto da Vespa, tant'è che gli stessi giornalisti ritengono poco produttivo: "mantenere una figura che non porta nessun contributo positivo". E il periodo per Qn, come per tutti i giornali, non sembra proprio il migliore per regalare stipendi. I giornalisti infatti ricordano che Vespa lavora in un gruppo: "che è da anni alle prese con piani di riorganizzazione, cassa integrazione e solidarietà, tutti interventi che gravano sulle buste paga dei redattori, i giornalisti si chiedono perché si debba continuare a spendere denaro per mantenere una figura che non porta nessun contributo positivo ai nostri giornali e che, anzi, alla prima occasione ne prende decisamente le distanze. In considerazione di questo - aggiungono nella nota i giornalisti - il coordinamento del Cdr ritiene le dimissioni di Vespa indispensabili e chiede un intervento immediato dell'azienda". Richiesta rapidamente stoppata dall'editore della Poligrafici, Andrea Riffeser Monti, che ha confermato la fiducia nel direttore editoriale Vespa.

Le catene Auchan e Simply ritirano questi due prodotti per la colazione

Attenzione: le catene Auchan e Simply ritirano due prodotti per la colazione




Vivibio ha ritirato dagli scaffali dei supermercati due confezioni di muesli perché possono contenere tracce di arachidi la cui presenza non è segnalata sulle etichette. Il richiamo riguarda, segnala il sito Il Fatto Alimentare, solo le persoine allergiche alle arachidi. Si tratta del Muesli Super Farro Bio da 500 g, codice Ean 8032077001330. In questo caso i lotti sottoposti a richiamo sono tre e riportano come termine minimo di conservazione sull’etichetta le seguenti date: 28/01/2017; 29/01/2017; 11/03/2017. Il secondo prodotto ritirato è il Muesli Superfrutta Bio da 500 g, con codice Ean  8032077001804. In questo caso i lotti sottoposti a richiamo sono cinque e riportano come  termine minimo di conservazione sull’etichetta le seguenti date: 16/12/2016B; 17/12/2016; 08/01/2017; 29/01/2017; 11/03/2017. Le persone che hanno acquistato il prodotto possono restituirlo al punto vendita per la sostituzione o il rimborso. I supermercati che li hanno richiamati sono Auchan, Simply e GrosCidac

Rivoluzione video: nasce una nuova tv Costa otto euro e non fa pubblicità

Rivoluzione Netflix: costi e programmi della nuova tv


di Claudia Casiraghi



"Nel 1987, quando Michael Douglas s' è mostrato a Wall Street con il primo cellulare, gli spettatori hanno gridato al miracolo. Dieci anni dopo, quegli stessi uomini e donne hanno schiacciato nelle proprie tasche il Motorola ultrapiatto".

Il monologo di Reed Hastings, Ceo di Netflix, prende il via da considerazioni scontate, apparentemente inadatte ad accompagnare il debutto italiano della piattaforma streaming. Tuttavia, nel corso del D-Day celebrato ieri a Milano, la riflessione si rivela tutt'altro che illogica. "Dieci anni fa", continua Hastings, stretto nella sua giacca di raso, "abbiamo applaudito il primo iPhone. Gli smartphone sono cresciuti velocemente. La televisione, invece, ha proceduto con lentezza sconcertante, inanellando cambiamenti poco significativi: il colore, il via cavo, il satellite. Tutto perché, a differenza dei telefonini, ha snobbato Internet, universo in cui tutto s'aggiorna e tutto si crea".

Nell'era moderna, inaugurata ieri con l'introduzione in Italia di Netflix, il tubo catodico può finalmente svoltare. "Tra vent' anni", azzarda il patron del colosso arroccato a Los Gatos, "non udiremo alcun bambino chiedersi a che ora cominci il tal programma. Ogni cosa sarà eternamente disponibile. E senza interruzioni pubblicitarie. Saremo padroni del nostro tempo, esisterà solo il "clic and watch"".

Il concetto, per ora vago, rimanda al mouse - strumento principe in grado di sostituirsi al telecomando lineare. Netflix, infatti, è un' app e come tale richiede una connessione Internet.

Lenta, veloce, poco importa. Necessario è solo un dispositivo «smart» (tv, telefono, consolle, tablet) connesso a schermo e un abbonamento il cui costo base corrisponde a 7,99 euro. Di lì in poi, le porte del paradiso si spalancano da sole, dischiudendo un mondo fatto di grandi offerte.
Per il pubblico italiano, Netflix ha preparato un bouquet che comprende le grandi serie tv (Orange is the new black, Sense8, Narcos, Marco Polo, Daredevil, Sherlock, Dexter, Orphan Black, etc), i grandi film (il meglio di Hollywood e le produzioni originali) e i migliori documentari sulla piazza - oltre a svariati titoli dedicati ai bambini. "La nostra speranza", prosegue Hastings, che nel mondo vanta 69 milioni di abbonati, "è di raggiungere una famiglia su tre. Nel corso degli anni, però, abbiamo imparato che la felicità del pubblico è più importante delle sue dimensioni. Quel che vogliamo e che d'ora innanzi ciascuno decida come e dove guardare cosa".

Dove per "cosa" si intende tutto, fatta eccezione per gli eventi live. "Per sport e news, al momento, non abbiamo alcun progetto".

Allarme rosso: c'è l'uragano Patricia "Una catastrofe senza precedenti"

Allarme rosso: arriva l'uragano Patricia "Sarà una catastrofe senza precedenti" In arrivo un inverno polare: ecco dove




L’uragano Patricia che sta raggiungendo le coste sud-occidentali del Messico è il più forte mai registrato nell’emisfero occidentale e potrebbe provocare onde alte fino a 120 metri: è l’allarme lanciato dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), con la portavoce Clare Nullis. L’uragano è accompagnato da raffiche di vento con punte di 400 chilometri orari e ha la stessa potenza distruttrice del tifone Haiyan che nel 2013 flagellò le Filippine causando 6.300 morti e un migliaio di dispersi. L’uragano ha raggiunto la massima potenza, la categoria 5 della scala Saffir-Simpson, mentre si avvicina alle coste messicane sul Pacifico con una forza «potenzialmente catastrofica», ha avvertito lo statunitense National Hurricane Center (NHC). Si prevede che Patricia toccherà terra tra il pomeriggio e la sera di oggi al confine tra lo Stato di Jalisco e quello di Colima, in una zona in cui si trova il porto di Manzanillo e la località turistica di Puerto Vallarta. 

Il precedente - Secondo gli esperti, l’uragano potrebbe provocare improvvise inondazioni potenzialmente letali per l’uomo. L’allerta coinvolge gli Stati di Jalisco, Colima, Michoacan e Guerrero sono attesi 50 centimetri di pioggia e le popolazioni hanno puntellato finestre, porte e serrande dei negozi. Patricia è solo il secondo uragano di categoria 5 a colpire la costa del Pacifico da quando si documentano questo tipo di fenomeni, nel 1949. A fine ottobre 1959 un uragano investì la zona di Manzanillo causando 1.800 morti, 800 dei quali soltanto per una serie di frane. Dopo il Messico, l’uragano raggiungerà il Texas, dove sono previsti fino a 25 centimetri di pioggia.

venerdì 23 ottobre 2015

Caivano (Na): I Consiglieri comunali di Forza Italia replicano a Monopoli

Caivano (Na): I Consiglieri comunali di Forza Italia, Ponticelli, Frezza, Fusco, Mellone e Buonfiglio, replicano (STUPITI, MA NON MERAVIGLIATI) al Sindaco Simone Monopoli 


di Gaetano Daniele






Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei! I Consiglieri comunali di Forza Italia, primo partito di maggioranza, rappresentati da Ponticelli, Frezza, T. Fusco, Mellone e Buonfiglio, replicano al Sindaco Monopoli ( o ai suoi scrivani) stupiti, ma non meravigliati dal contenuto. Difatti, i consiglieri apprendono dalla stampa locale, online, una replica del Sindaco Monopoli, in risposta alle loro due missive, strettamente di carattere politico. Quindi, uno stimolo, quello dei consiglieri comunali nei confronti del Sindaco, affinchè, portare alla sua attenzione quelle che sono le regolari basi democratiche di partito. Come la più ampia partecipazione dei soggetti, liberi da condizionamenti e che, comunque, pur si riconoscevano nella leadership del Sindaco Monopoli. Ma le due missive, sono state completamente travisate, stravolte. La miglior difesa è l'attacco, recita il proverbio. Ma appunto, i Consiglieri comunali di Forza Italia, hanno chiesto il regolare corso politico-amministrativo, e non spartizioni di prebende, incarichi o appalti. Anzi, erano anche contro a qualche incarico affidato per somme urgenze, a qualche fratello di qualche consigliera comunale, ovviamente non di Forza Italia. 

Insomma, il Sindaco Monopoli, secondo il comunicato dei consiglieri di Forza Italia, alimenta la questione, un po come affidare l'arduo lavoro di spegnere il fuoco appiccato da un piromane ad un altro piromane. Di regola, il buon padre di famiglia, il più alto in grado, o il politico di riferimento, cerca di mediare, di capire, di pianificare, venir incontro non alle esigenze del Paese, visto che sotto questo punto di vista, il Sindaco Monopoli ha già fallito, guardando appunto, alle promesse date sia in merito al reddito di cittadinanza, sia in merito alla completa eliminazione della spazzatura dalle vie del Paese. Ma, sta fallendo anche come leader di un partito, il primo partito, quale Forza Italia. In un gruppo politico, capita sempre la pecora nera. Ma 5 consiglieri su 5, non guardando alle dure parole del consigliere Castelli, o alle dichiarazioni di uno dei primi sostenitori di Monopoli, quale l'avv. Domenico Acerra, dopo neanche 6 mesi di consiliatura, la dice lunga sul futuro di questo Sindaco in panne, che sotto scacco, invece di aizzare bandiera bianca, si aizza ad alter ego del nulla, sol perchè affidato alla sapienza di un Capo di Staff, o all'esperienza di un funzionario, o peggio alla classe del politico anziano che forte della sua esperienza gestionale, detta il bello e il cattivo tempo, pur non avendo vinto le elezioni.

Alla luce appunto, dei documenti politici, e rimarchiamo politici, sottoscritti dal Gruppo consiliare di Forza Italia, risulta appunto, che i Consiglieri comunali di Forza Italia, mai, e rimarchiamo il mai, hanno chiesto incarichi, poltrone o appalti al primo cittadino. Mai hanno parlato di illegalità dell'azione amministrativa. Hanno invece, unitamente chiesto collegialità e democrazia nelle scelte politiche adottate dagli assessori; coinvolgimento nelle scelte e azioni amministrative; legittima azione di controllo sugli atti amministrativi al fine di garantire una maggiore trasparenza. I due documenti - continua la nota dei consiglieri di Forza Italia - trovano un punto di raccordo in una complessiva iniziativa di energico ed urgente stimolo che questo comunicato riprende. 

MARINO SENZA VERGOGNA Cos'ha fatto prima di dimettersi

Roma, Ignazio Marino e l'assicurazione contro i rischi da amministratore alla vigilia delle dimissioni




L'ultima mossa di Ignazio Marino prima di annunciare le dimissioni? Una assicurazione contro i rischi di amministratore pubblico stipulata proprio con la Mutua del Campidoglio. La polizza, sottoscritta il 7 ottobre e poi ritirata dopo un braccio di ferro con i tecnici del Comune, aveva un massimale di 5 milioni di euro, al costo di 1.770 euro l'anno (sborsati dal sindaco di tasca propria). Furbata doppia, perché quella polizza, sottoscritta soltanto due anni e mezzo dopo essersi insediato, ha valore retroattivo e arriva proprio nelle ore in cui la Procura apre un fascicolo sulle cene istituzionali del primo cittadino. 

Il documento imbarazzante - Proprio per questo la struttura tecnica dell'Adir frena le pratiche, visto l'alto rischio di richieste di risarcimento che tra qualche mese potrebbero partire all'indirizzo di Marino, che senza farsi troppi problemi nei documenti richiesti barra la casella "no" alla domanda se sia "a conoscenza di circostanze che potrebbero dare luogo a richieste di risarcimento". Appunto.

Il ripensamento - Non finisce qui. Il volitivo Ignazio preme con la sua segreteria per accelerare le pratiche, chiedendo che la polizza venga approvata in CdA di Adir. Seduta convocata d'urgenza il 15 ottobre, slittata e, infine, arrivano le spiegazioni del presidente Adir Vincenzo Sanasi D'Arpe: "Marino, alla fine della riunione avvenuta i primi di ottobre, ha rinunciato", ha spiegato imbarazzato a Repubblica. 

Baby squillo, arrivano le condanne: quant'ha preso il marito della Mussolini

Baby squillo, la decisione del marito di Alessandra Mussolini:




Un anno di reclusione e una multa di 1800  euro. È la condanna patteggiata oggi da Mauro Floriani, marito di Alessandra Mussolini, imputato nell’inchiesta sulla prostituzione di due minorenni nella zona dei Parioli. La condanna è stata pronunciata dal gup Riccardo Amoroso, che ha accolto la richiesta di patteggiamento che Floriani aveva concordato con la procura della Repubblica a conclusione delle indagini sui clienti delle ragazze accusati di prostituzione minorile. Stando alla Procura, Floriani sarebbe stato il cliente di una delle due studentesse minorenni che si prostituivano in un appartamento ai Parioli. Per il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Cristiana Macchiusi, Floriani, al pari di un’altra dozzina di clienti che hanno già chiuso i conti con un anno di patteggiamento, sarebbe stato in qualche modo consapevole della minore età delle due ragazzine che all’epoca dei fatti (primavera/estate 2013) avevano 15 e 16 anni.

Trema il Pd, tira aria di scissione Chi sono i 10 anti-renziani a cena

Pd, aria di scissione: la sena dei 10 onorevoli contro Renzi. Il documento: "Molte fini, un nuovo inizio"




Una cena tra 10 dissidenti del Pd e freschi fuoriusciti, per capire come far cadere Matteo Renzi e far nascere un nuovo partito a sinistra del Partito democratico.  Il ristorante toscano, in pieno centro a Roma. è in via della Vite. Secondo il Corriere della Sera hanno partecipato Stefano Fassina, Monica Gregori, Alfredo D'Attorre, i primi due già ex e il terzo sulla strada dell'addio. Al loro tavolo, appartato, ci sono anche gli onorevoli Carlo Galli, Vincenzo Folino e il prodiano Franco Monaco, i senatori Corradino Mineo e Maria Grazia Gatti e altri due deputati toscani. Assente ma come se ci fosse stato un anti-renziano della prima ora come Walter Tocci. 

"Molte fini, un nuovo inizio" - Al centro della serata il documento ormai non più tanto segreto del professor Galli dal titolo che è tutto un programma: "Molte fini, un nuovo inizio. Tesi per una sinistra democratica sociale repubblicana". "La grande decisione - si legge - è oggi se ci sia spazio per la sinistra e, in caso affermativo, se tale spazio sia interno o esterno al Pd". La tesi di Galli e degli altri dissidenti dem è una condanna a 360° del Renzi "leader paracarismatico" che ha "ridotto all'obbedienza" il Parlamento e che ha trasformato il Pd in un "partito di centro che guarda a destra". Insomma, di spazi di mediazione pare ce ne siano pochi, forse nessuno. Sarà scissione, magari "consensuale" come auspicato da Monaco? Per ora resta più un sogno di un'ipotesi concreta, perché, spiega D'Attorre, nonostante "il livello di disagio sia arrivato a un livello di guardia" e "tanti parlamentari sono stanchi di essere irrisi", "per molti agisce ancora il senso di responsabilità di chi viene dalla tradizione comunista".

Grillo e Salvini, sondaggio per due Chi sale e chi scende: i verdetti

Sondaggio Datamedia: 5 stelle in rimonta sul Pd, cala la Lega




Continua la rimonta del Movimento 5 stelle ai danni del Partito democratico. Lo evidenzia il sondaggio di Datamedia Ricerche per Il Tempo. Il partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, cresce rispetto alla scorsa settimana dello 0,4%, attestandosi al  26,3% e recuperando mezzo punto percentuale al Partito Democratico, che scivola al 32,6% (-0,1%). La distanza tra le due principali forze politiche italiane si è ridotta a 6,3 punti percentuali, alle Europee del 2014 sfiorava i 20. Stabile al 31%, la fiducia in Matteo Renzi. 

Gli altri partiti - Anche la Lega arretra sensibilmente (-0,4%) al 14,2%, restando il primo partito di quella che fu la coalizione di centrodestra. Forza Italia malgrado un recupero di due punti decimali, resta all' 11,2% . Un punto decimale lo guadagna Fratelli d'Italia, che sale al 4,0%. Un altro 0,1%, invece, porta Alleanza Popolare (Ncd-Udc) al 2,7%. Stabile al 3,4%, dall' altra parte della barricata, Sinistra Ecologia Libertà. Astensione al 54%.

giovedì 22 ottobre 2015

Caivano (Na): Forza Italia scarica Monopoli I conti non quadrano

Caivano (Na): Monopoli sempre più solo Il Salotto torna a svuotarsi Rientrerà la maretta? 


di Gaetano Daniele 




Consiglieri comunali senza esperienza sì, ma non con l'anello al naso! Molti anni fa, nei modi di dire romaneschi, “avere l’anello al naso” o “la sveglia al collo” significava essere imbranato e stupido. Interiezioni  legate a un passato di esplorazioni africane, di colonialismo e di razzismo ingenuo, in cui era normale parlare di esploratori messi in pentola dai cannibali, di carducciane “zagaglie barbare”, di “faccette nere” prosperose e accoglienti. Ora, finalmente, l’anello al naso è stato sdoganato. E bellissime ragazze e adolescenti pimpanti inalberano con fierezza l’anello sulle narici, un attrezzo che da sempre, nelle tradizioni contadine, è considerato l’unico sistema per condurre  tori recalcitranti e guidare i buoi  nei lavori dei campi o aggiogati ai carri. Premessa fatta. In Forza Italia è successo di tutto, quando il gruppo consiliare, con molta intraprendenza, ha chiesto al primo cittadino alcune delucidazioni in merito al trascorso di alcuni debiti fuori bilancio. Missive allarmanti. Si, missive. Con precisione due. Nella prima si invita il Sindaco Monopoli a formare un tavolo tecnico che possa raccogliere le competenze, le esperienze e le energie di tutti i membri del gruppo interno alla maggioranza, diciamo così, affinchè ridistribuire secondo logica di partito tali incarichi. Non è mica reato o peccato chiedere di rispettare questa regola fondamentale, visto che siamo nel 2015, quindi in un Paese Democratico! Mica i consiglieri di Forza Italia, quindi di maggioranza, hanno chiesto la luna nel pozzo? O viceversa hanno smosso con un dito le acque dell'Oceano? Nella seconda, e qui viene il bello, chiedono al primo cittadino Monopoli, di disporre ogni opportuna iniziativa tesa a garantire il ripristino della legalità e della trasparenza della vita amministrativa. Insomma, mica passeri e pinoli, qui si parla di ripristinare la legalità amministrativa, e a dirlo non sono mica le opposizioni? oppure un gruppo appartenente alla Cisl? no, qui a scriverlo è il gruppo consiliare di Forza Italia, partito del primo cittadino, Simone Monopoli. La risposta però, non si fa attendere, e penna alla mano, il Capo di Staff, o il primo cittadino Monopoli, lancia su Facebook una risposta che pare inizialmente essere indirizzata all'ex Sindaco Tonino Falco, concludendo, per Monopoli pare che la campagna elettorale non finisca mai. Tra Post e propaganda, come quando promise il reddito di cittadinanza, oppure come quando promise che agli inizi di settembre spariva la spazzatura dalle vie di Caivano, si è arrivati invece alle missive di sfiducia da parte dei consiglieri del suo stesso partito. Di questo passo, sta scomparendo una maggioranza formata da consiglieri comunali neofiti sì, ma non stupidi. Per dirla in breve, cosa succederà nelle prossime ore? ma soprattutto oltre al dott. Giovanni De Cicco, chi scalderà quel divano o quelle sedie predisposte appunto alle eventuali riunioni pollitche, ormai più deserte che piene? 

mercoledì 21 ottobre 2015

Caivano (Na): Il Sindaco della discontinuità (al momento a parole) Monopoli, colpisce ancora, si, ma in negativo

Caivano (Na): Il Sindaco della discontinuità (a parole) Monopoli, è controproducente per il Paese




L'ultimo disperato tentativo da parte nostra di scrivere che il Sindaco Monopoli, uomo della discontinuità, come tanto tenne a decantare in campagna elettorale (forse per racimolare qualche voto in più), e come fa a tutto oggi sui vari portali di informazione del suo capo di staff di fiducia, dott. Giovanni De Cicco (collaboratore di: Mosaico, Napolimetropoli, Julie), costato all'Ente (40.000 euro circa) non è andato a buon fine. O meglio, solo a parole. Proprio come il reddito di cittadinanza. Ricordate il reddito di cittadinanza? Ecco, a proposito del reddito di cittadinanza, il neo Sindaco dott. Simone Monopoli, consigliato da un equipe di esperti, non solo non è riuscito a mettere neanche mano al reddito di cittadinanza, cosa che non riuscirà a realizzare neanche nei suoi sogni, ma, appunto, è riuscito ad affidare sempre per il bene della collettività, con determina numero 1441, lavori pari a 18.300 euro, (diciottomilatrecentoeuro) alla S.C.G Costruzioni. Tutto regolare. Solo che sono stati affidati i lavori con somma urgenza, proprio le somme urgenze, quelle che mandavano al manicomio il Sindaco Monopoli quando era consigliere comunale d'opposizione. Ma non finisce qui. Sempre alla vigilia di ferragosto, mentre i caivanesi erano intenti nelle loro disgrazie lavorative, chi non poteva permettersi neanche un bagno al mare, chi non poteva pagare neanche luce e gas, chi malato oppure intento ad assistere un suo familiare, chi chiuso dentro alla propria abitazione per sfuggire alle tante puzze nauseabonde che circolavano e circolano proprio da un po di tempo per le vie di Caivano, pochi coloro che si sono potuti permettere una vacanza, il Sindaco Monopoli, o meglio il suo assessore di riferimento, con determina numero 1442, aggiudicava l'esecuzione dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria per il manto stradale di alcuni edifici scolastici, per un importo di 14.640 euro (quattordicimilaseicentoquarantaeuro) alla ditta C.M Costruzioni. Altre 12.200 euro (dodicimiladuecentoeuro) Alla Rio Costruzioni. Altre somme urgenze. Insomma, al momento, somme urgenze ad amici e a fratelli di consiglieri comunali, differenziano il modo tanto decantato dal Sindaco Monopoli? Eppure l'ex Sindaco Falco non nominò anche se lo prevede lo Statuto un suo addetto Stampa, forse, quella di Monopoli è stata solo propaganda elettorale per togliere lo scettro dalle mani dell'ex Sindaco Tonino Falco? Per farla breve, il Sindaco della discontinuità, Monopoli, ha già fallito in meno di 6 mesi di governo cittadino, altro che un intero mandato! 

La Meloni supera Forza Italia Boom dei grillini e di Marino Mentana, gli ultimi verdetti

Il sondaggio di Enrico Mentana per il sindaco di Roma




Un sondaggio commissionato dal TgLa7 conferma due cose: il gradimento della città di Roma per Giorgia Meloni e il fatto che Fratelli d'Italia superi Forza Italia.

Ecco cosa accadrebbe se si andasse a votare per le comunali nella Capitale: nel sondaggio realizzato per il Tg di Enrico Mentana, si vede che nel voto di lista i Cinque Stelle sarebbero nettamente in testa con il 31,8% di preferenze, con il Pd staccato al 19,7%. Intorno al 9% Forza Italia e Fratelli d'Italia (9.1), la stessa percentuale che otterrebbe un'ipotetica Lista Marino.

Nel sondaggio realizzato due giorni fa da Datamedia per il quotidiano Il Tempo, Giorgia Meloni era a quota 26.4%. Per il Movimento 5 Stelle, Alessandro  Di Battista raggiungeva il 21.5. Nonostante i recenti fattacci, il sindaco uscente Ignazio Marino galleggiava al 16.7. Il nome dell'imprenditore Alfio Marchini come possibile candidato a sindaco di Roma raccoglieva invece il 10% delle preferenze. 

Addio Tasi, ecco quanto si risparmia La classifica e il calcolo città per città

Tasi, quanto si risparmia città per città




Con lo sgravio sulla prima casa per l'eliminazione della Tasi annunciata dal premier Matteo Renzi per il prossimo anno, otto famiglie su dieci avranno un risparmio sicuro. I benefici della nuova legge di Stabilità però, non saranno uguali per tutti, o almeno, non per tutte le città. La Tasi avrà effetti diversi a seconda che una famiglia viva a Torino, cioè nella città dove si risparmierà di più, o ad Asti che, invece, è quella dove si risparmierà di meno, appena 19 euro. 

Dove si risparmia di più - Come scrive La Stampa, i maggiori risparmi si avranno nel comune di Torino, con 403 euro che resteranno nelle tasche dei cittadini. Al secondo posto Roma, con un risparmio di 391 euro. Seguono due toscane: Siena (356 euro) e Firenze (346 euro). Nella lista delle città con "il segno più", proprio come dovrebbe essere l'Italia con la legge di Stabilità, ci sono anche Genova, Bari, Bologna, Foggia, Como e Ancona, con un risparmio che va dai 345 ai 318 euro.

Dove si risparmia di meno - Ma ci sono anche comuni che di vero e proprio risparmio non possono parlare. I cittadini di Asti sono i meno fortunati, avranno infatti appena 19 euro in più nelle loro tasche. Anche ad Ascoli Piceno e a Crotone la situazione non sarà molto diversa con risparmi rispettivamente di 46 e 51 euro. A chiudere la classifica, dopo Catanzaro, Cesena, Treviso, Potenza  Matera e Cosenza, c'è Nuoro che, fra le ultime, è la più fortunata: i suoi abitanti risparmieranno 88 euro.

Ville e palazzi - I tagli dunque ci saranno, anche se dipenderà quasi tutto dal comune di appartenenza. Ma intanto emergono altri dettagli su quello che ormai viene definito come "il colpo di spugna sulla Tasi". I tagli non riguarderanno balconi, terrazze, cantine e box, cioè le seconde pertinenze. I proprietari di seconde case avranno invece grandi vantaggi: niente più addizionale dello 0,8 per mille che 460 sindaci, compresi quelli di Roma e Milano, avevano introdotto tempo fa. Così nella Capitale si risparmieranno 142 euro, mentre a Milano 128. Ma chi può davvero brindare ai nuovi provvedimenti sono loro, i ricchi proprietari di ville e palazzi dove la Tasi è stata completamente abolita. Così a Roma il risparmio, in questo caso, arriverà a più di 12 mila euro, mentre a Torino supererà i 4 mila.

La regione rossa rischia il fallimento. L'allarme: ci sono 6 miliardi di debiti

La regione rossa rischia il fallimento. L'allarme: 6 miliardi di debiti, intervenga Renzi





La Regione Piemonte rischia il tracollo finanziario. L'udienza della Corte dei Conti di questa mattina, martedì 20 ottobre, ha certificato il bilancio regionale rispetto al 2014, per metà amministrato dalla giunta del leghista Roberto Cota e nella seconda parte da quella del Pd Sergio Chiamparino. I giudici contabili hanno confermato il disavanzo di sei miliardi di euro, dieci di passivo, con l'amministrazione regionale incapace di poter programmare gli interventi di finanza pubblica, sovrastata dalle spese sempre maggiori delle entrate e la fatica enorme nel razionalizzare il settore sanitario e le società partecipate, come riporta la Stampa.

L'allarme - Non c'è altra via, secondo la Corte dei conti, se non l'aiuto del Governo per evitare il precipizio del Piemonte e anche l'intervento dell'amico Matteo Renzi a favore del presidente piemontese Chiamparino potrebbe non bastare: "Saranno comunque anni di lacrime e sangue" ha detto l'ex sindaco di Torino, seguito dal procuratore della Corte Pier Carlo Floreani che ha descritto una tendenza a posticipare i correttivi e gli interventi strategici, di fatto rinviando la soluzione della situazione debitoria a chi dovrà in futuro amministrare la regione.

martedì 20 ottobre 2015

SONDAGGIO, TONFO FORZA ITALIA Salvini trema: chi lo ha agganciato

Sondaggio La7, Forza Italia perde lo 0,5%. Di Maio raggiunge Salvini nella classifica dei leader




Si accorciano le distanze tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle nelle intenzioni di voto degli italiani. Il sondaggio Emg Acqua per il Tg La7, del 19 ottobre, rivela che, mentre il partito di Matteo Renzi perde lo 0,1% in una settimana, e si attesta al 32,9%, il movimento di Beppe Grillo segna un +0,6% che lo porta al 26,6% delle preferenze. Ma chi perde di più, in questo scenario, è Forza Italia che cala dello 0,5%. 

Fiducia nei leader - Per quanto riguarda i leader più amati dagli italiani, in testa c'è sempre lui, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il 46% delle preferenze. Renzi è secondo al 31% seguito dal leader della Lega Nord Matteo Salvini che però non è più da solo al terzo posto. Anche Luigi Di Maio, del Movimento 5 Stelle, si attesta infatti al 24% delle preferenze e lo raggiunge. A pari merito anche Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, al 17%. Meno bene Angelino Alfano, al 10% e Nichi Vendola, all'8%.

Ipotesi ballottaggio - In caso di ballottaggio, che si sta delineando come lo scenario più probabile, la differenza fra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico sarebbe davvero minima con il partito di Renzi al 51% e quello di Grillo al 49%.

Le tre domande - Il sondaggio ha poi valutato anche le risposte degli italiani su tre questioni fondamentali della legge di Stabilità: il taglio delle tasse sulla prima casa, l'aumento del limite del contante a 3 mila euro e l'inserimento del canone Rai in bolletta. Per l'abolizione della tassa sulla casa la maggior parte degli italiani, il 62,2%, si dice favorevole. Così come il 46,61% si dice a favore dell'aumento del limite del contante. Il canone Rai in bolletta, invece, non riscuote lo stesso successo e i contrari, al 43%, sono la maggioranza.

Iannone massacra Valentino Rossi, poi le minacce di morte. Interviene Guido Meda: è caos

Andrea Iannone insultato e minacciato di morte dopo il sorpasso a Valentino Rossi, Guido Meda sbrocca: "Idioti"




Ha lottato come un leone, e lo ha tenuto dietro, sorpassandolo (per l'ennesima volta in un duello epico) proprio all'ultimo giro: Andrea Iannone terzo, Valentino Rossi quarto. Il dottore, nel MotoGp australiano, si fa rosicchiare parecchi punti da Jorge Lorenzo, secondo al traguardo dopo un altro sorpasso in extremis, quello subìto da Marc Marquez. E al termine della gara, alcuni tra i fan di Rossi hanno puntato il dito, con violenza, contro Iannone: sui social (e soprattutto sulla sua pagina) si sprecavano gli insulti, le minacce e gli "auguri" di morte. Un orrore che ha scatenato Guido Meda, il celebre telecronista Sky, che sempre su Facebook ha scritto: "Andrea Iannone ha fatto una grande gara. È un pilota della Ducati, non è il burattino di nessuno, non sposa alleanze, non è pagato per accondiscendere". E ancora: "Deve fare le sue gare, la sua strada, la sua carriera. Che futuro possono avere i quattro (quaranta, quattrocento o quattrcoentomila) dementi che lo stanno insultando su questi stupidi social per essere arrivato davanti a Rossi? Cosa non avete capito della definizione "sport individuale"? Cosa vi sfugge del fatto che a Rossi e a Lorenzo il mondiale non è previsto che lo debba regalare qualcuno, ma se lo devono giocare con l'incognita di altri ventitré  cristiani come loro? Ecco, tutto qui. Ho visto di sguincio - prosegue Meda -, in una giornata professionalmente e personalmente intensa, un po' di questo genere di cose e mi sono sembrate così cretine e gratuite nella loro squallida normalità che mi sono sentito in dovere di dirlo".

Attenzione a quella carne, è contaminata Cos'hanno trovato nel macello horror

Carne contaminata: svuotato il macello horror




Tutti i frigoriferi della Italcarni di Ghedi, provincia di Brescia, uno dei più importanti fornitori di carne del Nord Italia finito sotto sequestro preventivo, è ora vuoto. Riporta il Giorno che tutti i frigoriferi del macello intensivo sono stati ripuliti. A parte la carne contenuta in due celle, è stato tutto distrutto. Sotto indagine ci sono l'amministratore unico Federico Bosio e suoi quattro collaboratori e due veterinari dell'Asl di Lonato. 

Sul macello di Ghedi si è cominciato a indagare alcuni mesi fa dopo un esposto dell'Asl di Brescia, nel quale si segnalavano presunte macellazioni fuori legge. Dopo l'installazione di telecamere nascoste si è scoperto che le mucche a terra non potevano nemmeno alzarsi e venivano pungolate con forche, uccise senza pietà. Le ferite degli animali feriti sviluppavano poi cariche batteriologiche pericolose. Analisi dell'Istituto zooprofilattico di Torino e di Portici (Napoli) avrebbero infatti riscontrato nei tagli di carne batteri (salmonella compresa) fino a 50 volte oltre il limite consentito, con seri rischi per il consumatore.