La rivoluzione di Renzi: tornano i condoni
di Franco Bechis
Spunta anche una sorta di condono immobiliare fra le pieghe della legge di stabilità 2016 il cui testo ufficiale non è ancora arrivato alle Camere a otto giorni dalla sua approvazione in consiglio dei ministri. Fra i palazzi però è circolato un testo che sembra definitivo, cui è allegata una relazione illustrativa, ed è qui che all’articolo 9 spunta il condono sul mattone. Matteo Renzi smonta in gran parte della manovra l’eccesso di rigore che era stato inserito nella legge italiana da Mario Monti con il suo salva-Italia del dicembre 2011. E fra queste norme rivoltate c’è anche la stretta sulle cosiddette società di comodo, che ora si possono sciogliere senza incappare nei fulmini del fisco. Monti aveva preso di mira soprattutto gli immobili che erano stati intestati a società di comodo o comunque non operative, e che invece venivano utilizzati dai soci o dai loro parenti. Diventavano produttivi di reddito, e per loro c’era una aliquota Ires aggravata di 10,5 punti rispetto alle altre società. Ora si smonta tutto e si liberano quegli immobili con un fisco di favore, perché le norme in vigore vengono giudicate «piuttosto dure nei confronti di coloro che utilizzano impropriamente la struttura societaria per intestare immobili che invece siano di utilizzo personale o familiare».
Renzi propone ora «una via di uscita», che è un sostanziale condono dell’esistente, offrendo la opportunità di assegnare ai soci quegli immobili «a condizioni fiscali meno onerose di quelle ordinariamente previste». L’assegnazione avverrebbe con una imposta sostitutiva dell’8% che sale al 10,5% per le società considerate non operative, applicata a un valore di base del bene determinato dalla stessa società ai sensi dell’articolo 9 del tuir. E «al fine di rilanciare il mercato immobiliare si è scelto anche di agevolare l’imposta di registro, ove dovuta, proponendo un’aliquota dimezzata rispetto a quella ordinariamente applicabile. Le imposte ipotecarie e catastali invece sconteranno la misura fissa». Il governo immagina «una buona adesione dei contribuenti» a questa «manovra», che «consentirebbe allo Stato un rapido incasso, per quanto in misura ridotta alle plusvalenze che sarebbero state tassate in assenza della agevolazione». Secondo Renzi oltretutto così si «consentirebbe la fuoriuscita dalle società in particolare di immobili che potenzialmente potrebbero poi essere nuovamente immessi nel mercato che, ad oggi, versa in una situazione piuttosto stagnante».
Non c’è solo il condono fra le novità più chiare nel testo ufficiale della manovra. È stata cambiata anche la norma che consentiva ai comuni di elevare dello 0,8 per mille l’aliquota Tasi su tutti gli immobili diversi dalla prima abitazione. Potranno alzare l’aliquota solo i comuni che già lo avevano fatto per il 2015 con delibera adottata entro il 30 settembre scorso per finanziare gli sgravi concessi sulla prima abitazione. Quindi la platea sarà più ristretta, ma quell’aumento deroga dalla regola che dovrebbe bloccare (e che ha mille eccezioni) gli aumenti di imposta degli enti locali nel 2016. A questo proposito nell’ultimo testo ci sono altre due eccezioni: in tutta Italia non vengono comprese nel blocco né Tosap né Cosap, che quindi i comuni potranno aumentare a piacimento.
Confermate invece le detrazioni fino a 8 mila euro in dieci rate (800 euro l’anno) che coppie «costituenti un nucleo familiare formato da coniugi o da conviventi more uxorio da almeno 3 anni in cui almeno uno dei due componenti non abbia superato i 35 anni» per l'acquisto di mobili nel 2016 destinati a una casa di nuova proprietà. È un percorso un pizzico ad ostacoli, non cumulabile con altre agevolazioni, ma c’è. Per quanto riguarda il canone Rai c’è ancora parecchia confusione e un’amara novità rispetto alle bozze precedenti: non ci sarà alcuna rateizzazione, ma i 100 euro verranno pagati interamente per il 2016 con l’addebito «sulla prima fattura relativa alla fornitura di energia elettrica successiva alla data di scadenza per il pagamento del canone». Il testo precisa in maniera un po’ criptica che «resta fermo che nei casi in cui l’utenza elettrica sia intestata ad un soggetto diverso dal detentore dell’apparecchio, quest’ultimo dovrà effettuare il pagamento secondo le modalità tradizionali del versamento in conto corrente postale».
Dopo il gran parlare dei professionisti di spending review e le presentazioni fatte sulla necessità di ridurre in modo virtuoso le centrali di acquisto pubbliche cercando di portare gran parte della pubblica amministrazione a rifornirsi dalla Consip, si scopre che nemmeno un euro verrà risparmiato in quel modo. «Una stima dei risparmi», si spiega, «derivanti dall’ulteriore beneficio risultante dal più ampio ricorso alle convenzioni Consip a fronte del restringimento della libertà di acquisto autonome non è univocamente quantificabile». Brutte notizie per i sindacati. Renzi va giù duro con i Caf, che peraltro potranno restare in piedi solo se particolarmente rappresentativi. Nella prima bozza di manovra aveva ipotizzato un taglio dei trasferimenti dello Stato di 60 milioni nel 2016 e di 100 milioni nel 2017. Quelli sono subito insorti minacciando di non aiutare lo Stato nel 730 compilato, e lui ha rivisto il taglio. Ora è più pesante: 100 milioni sia nel 2016 che nel 2017. E si accompagna a una stangata verso i patronati: taglio immediato di 48 milioni di euro, anticipo dei fondi da parte del ministero del Lavoro che scende dall’80 al 60% del dovuto e riduzione del 19% della percentuale dei contributi obbligatori che li finanziano. Passano dallo 0,226 allo 0,183%. Ultimo particolare viene dalle tabelle del Tesoro: con procedura inconsueta è stato accantonato per il 2016 un fondo per la legge sulle unioni civili, che al momento non è stata approvata nemmeno da un ramo del Parlamento...
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