Tasse, il baratto fiscale con i Comuni per non pagare l'Imu
di Claudia Osmetti
Immaginate di raccogliere le foglie secche della piazza comunale, sistemare i marciapiedi sotto casa e tagliare l’erba alle aiuole dei giardinetti pubblici in cambio di uno sconto sull’Imu. Adesso si può. Si chiama «baratto amministrativo», è una (nuova) possibilità introdotta dall’articolo 24 del decreto Sblocca Italia del 2014 e consiste, appunto, nel prestare servizi di pubblica utilità nel proprio Comune in cambio di agevolazioni fiscali. Così potreste ritrovarvi (assieme ai tuttofare della vostra città, s’intende) a raccogliere l’immondizia, potare le piante e ripitturare i muri della scuola elementare del quartiere dove vivete: il tutto a beneficio della vostra dichiarazione dei redditi.
Esattamente come ha fatto un ex muratore ora disoccupato di Invorio, piccolo borgo di 4.500 persone a ridosso del Lago Maggiore (Novara). Lui, sessant’anni e una moglie anch’essa senza lavoro, di stare con le mani in mano proprio non se la sentiva e di «pesare sui nostri figli che hanno famiglia neanche a parlarne». Così si è armato di ramazza e per 7,5 euro all’ora si è messo a pulire le strade della sua cittadina. Quattro ore al giorno, per circa due mesi: totale di questa particolare «assunzione» 1.200 euro con i quali l’uomo appianerà il debito contratto col Comune a causa di una morosità non colpevole accumulata negli anni di affitto della casa popolare in cui abita.
Facile, come spazzare una piazza. Intendiamoci, la misura non vale per tutti: possono farne richiesta (volontariamente) tutti i residenti maggiorenni che presentano un indicatore Isee (quello che permette di misurare la condizione economica della famiglia, per capirci) non superiore agli 8.500 euro e che devono fronteggiare tributi comunali non pagati o sono stati segnalati come inquilini morosi negli ultimi tre anni. La misura è rivolta ai singoli quanto alle associazioni. Tant’è: Imu, Tari, Tasi e Cosap (la tassa sull’occupazione del suolo pubblico), oltre che gli affitti delle case popolari, da oggi sono più accessibili. A condizione di rimboccarsi le maniche e mettersi a disposizione del Comune, però.
Sono i vari enti locali, infatti, che devono definire, tramite delibera, i criteri e le condizioni del «baratto amministrativo». Tradotto significa che spetta alle varie amministrazioni comunali decidere se ridurre in tutto o solo parzialmente le tasse, a fronte della forza lavoro prestata dal cittadino. E pare proprio che i Comuni italiani non aspettassero altro. A Borgo a Mozzano (Lucca) il sindaco ha dato il via libera per dieci progetti con un tetto massimo allo sgravio fiscale di 500 euro, ma il «baratto amministrativo» esiste già, nero su bianco, anche a Bazzana, Rota d’Imagna e Palazzago (Bergamo). Così come a Tollo e Ortona, in provincia di Chieti, e a Monteleone di Spoleto, vicino a Perugia. Ancora: a Sacile, Pasiano e Cordenons (Pordenone) lo stesso: multe, tributi e rette non pagate si compensano con lavoretti di pubblica utilità. A Vezzano (Sassuolo) l’ok definitivo è arrivato solo ieri sera: ma il voto in Consiglio comunale è stato unanime. Della serie: da Nord a Sud (ora) le tasse locali si pagano col baratto.
Un altro esempio? A Mercellinaria (Catanzaro) il «baratto amministrativo» è in vigore da qualche settimana: a seconda degli interventi e dei progetti sottoscritti dal Comune si può ottenere una riduzione fino al 30% su Tari o Tasi. Provare per credere. A Massarosa, vicino a Lucca, l’esperimento è stato provato già a gennaio, quando un bando comunale ha promesso il dimezzamento della tassa sui rifiuti in cambio di lavoretti come tagliare l’erba delle aiuole o fare manutenzione ai cigli delle strade. Si sono presentate cento persone e dieci associazioni: tanto per dire.
Nel Cilento, a Vallo della Lucania, alcuni attivisti del Movimento Cinque Stelle stanno addirittura promuovendo una raccolta firme per sollecitare il Comune a varare una delibera in questo senso. All’appello, quindi, mancano solo le grandi città, ma sembra che anche a Napoli, Firenze, Cuneo, Pescara e Bologna qualcuno si stia muovendo. Certo, in questo senso i piccoli centri sono agevolati: far quadrare i conti di una metropoli come Milano è altra cosa. Ma mai dire mai.