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martedì 1 settembre 2015

Truffa, l'allarme della Polizia di Stato: non aprite quella e-mail del Fisco

L'allarme della Polizia di Stato: non aprite email con oggetto "Verifica tributaria"




Uno dei bersagli preferiti dei truffatori digitali sono gli account di posta elettronica, dove ogni giorno possono arrivare email molto pericolose, ben camuffate tra i messaggi davvero utili per gli utenti. L'ultimo caso è stato denunciato dalla Polizia di Stato e riguarda un'ondata di email che riportano come oggetto "Verifica tributaria". In un periodo di particolare allerta per i contribuenti italiani, che siano privati o aziende, le caselle email si sono riempite di messaggi apparentemente inviati dall'Agenzia delle Entrate. L'indirizzo da cui provengono le email che provano a fare phishing, cioè a pescare con un messaggio esca informazioni importanti, appare come inviato dall'indirizzo di Posta elettronica certificata agenzia.entrate@pec.it.

Come funziona - Aprendola, risulta presente un allegato che in realtà nasconde un malware. Il file ha l'apparenza di un innocuo file Word o altre volte Excel, ma in realtà se aperto può insinuarsi nel sistema operativo del computer e, quando questo è connesso a internet, può rubare i dati sensibili contenuti nell'hard disk o digitati nei siti di home banking. Il risultato è che il truffatore entra in possesso delle informazioni utili per accedere, ad esempio, al conto corrente online e alla propria carta di credito.

Come difendersi - Il consiglio della Polizia di Stato è di elinare subito l'email sospetta, non aprendo per nessun motivo gli allegati.

LA MANINA AL SENATO Il nemico è dentro il governo Sorpresa: non è nel Pd...

Riforma del Senato, il giallo sul testo modificato: "C'è l'ha imposto il Servizio Studi"




Il voto sull'articolo 2 della riforma del Senato non è ancora sicuro: il presidente Pietro Grasso ha infatti comunicato di non aver ancora deciso se accettare sulla emendabilità del punto-cardine della riforma, quello che prevede l'ineleggibilità dei senatori, come invece filtrava ieri da alcune fonti. Matteo Renzi respira, per ora, sperando che l'articolo resti blindato in modo da evitare imboscate e spaccature dentro al Pd. Tuttavia, resta l'inquietante sensazione di essere accerchiato in Parlamento e, soprattutto, di non potersi fidare di tutti dentro governo e ministeri. Sì, perché il pasticcio sul testo di quell'articolo 2 resta ed è gravissimo: chi ha modificato il passaggio rischiando ora di doverlo fare rivotare a Palazzo Madama? 

La manina dei tecnici - Il testo originale, approvato in prima lettura al Senato, recitava così: "La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali nei quali sono stati eletti". In quello approvato alla Camera, invece, il "nei quali" diventa "dai quali". Svista, leggerezza o, come spesso accusa Renzi quando ha a che fare con la burocrazia dei ministeri, c'è una "manina" che sta provando a sabotare la riforma? Secondo Luciano Pizzetti, sottosegretario alle Riforme, la strada giusta è quest'ultima: "È una modifica fatta intenzionalmente - spiega al Corriere della Sera -. È stato usato come un cavallo di Troia per cambiare le riforme". Un dettaglio in più lo ha fornito il dem Emanuele Fiano, relatore: "Fu una richiesta dell Servizio Studi. Una correzione che risolveva un margine di ambiguità. Non potevamo dire di no". Cavilli tecnici che, secondo molti dentro il Pd, nascondono un problema politico: l'opposizione a Renzi si sta facendo strada in tutti i settori dello Stato.

lunedì 31 agosto 2015

Il premio Nobel va alla messa del Papa Giallo in Vaticano: è scomparso da ieri

Vaticano, scomparso premio Nobel va alla messa di Papa Francesco e scompare




Giallo in Vaticano: lo scienziato dello Zimbabwe Christopher Magazda, 75 anni, premiato insieme al suo team con il Nobel nel 2007, è scomparso domenica mattina dopo essersi recato a San Pietro alla messa di Papa Francesco. Lo ha reso noto la redazione di Chi l'ha visto?, trasmissione di Raitre a cui i parenti dello scienziato si sono rivolti. Uscito di casa alle 9 del mattino, il professor Magazda (alto 165 centimetri per 85 kg di peso) indossava una camicia beige a maniche corte, pantaloni blu, sandali e occhiali da vista. Sarebbe dovuto rientrare in Zimbabwe nel pomeriggio di domenica.

SALVINI-CAV, CAMBIA TUTTO "Disposto anche a farmi da parte"

Lega Nord, Matteo Salvini: "Ticket con Berlusconi? Disposto a farmi da parte, ma Forza Italia si decida"




"Un ticket tra me e Berlusconi? Io sento di avere l’appoggio di tanti italiani, ma sono disposto a farmi da parte e non fare tutto da solo. Ma bisogna vedere cosa vuole fare Forza italia perché c'è un pezzo di partito che  vorrebbe sostenere Renzi e un altro pezzo che dice non si tocca questa Europa e questo euro, quindi che si decidano". Così, il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, intervistato da Alessandro Milan a 24Mattino, su Radio 24. "Dicono - ha aggiunto Salvini - che Berlusconi preferisca Zaia o Maroni a Salvini? Ben venga che in Lega ci siano tante persone che possano fare meglio di Renzi, ma in questo momento a me interessa che l'Italia riparta".

"Forza Italia ha una sola voce, una sola linea politica ed è quella del presidente Berlusconi. Nessuno in Forza Italia vuole sostenere Renzi, chi vuole farlo è infatti uscito dal partito, così come nessuno in Forza Italia ha mai detto che questa Europa va bene così e quindi non si tocca". Lo afferma la responsabile comunicazione di Forza Italia, Deborah Bergamini, commentando l'intervista del segretario della Lega Nord. "Abbiamo ora il dovere, assieme alle altre forze che si riconoscono nel centrodestra, di presentare un programma di governo chiaro e condiviso per poter tornare alla guida del Paese", conclude l'esponente azzurra.

L'Inghilterra chiude i confini agli europei: "Qui entrerà solo chi ha già un lavoro"

Inghilterra, la ministra dell'Interno Theresa May: "Non fare entrare gli immigrati senza lavoro, anche comunitari"




L'Inghilterra "abolisce" Schengen e la libera circolazione in Europa. L'idea, espressa dal ministro dell'Interno britannico Theresa May, è quella di una stretta sul "sistema senza confini" dell'Europa, vietando agli immigrati anche comunitari di entrare in Gran Bretagna senza un regolare contratto di lavoro: "Ridurre l'immigrazione Ue non significa minare il principio della libertà di movimento - ha spiegato sul Sunday Times -. All'inizio, quando è stata concepita, la libertà di movimento significava libertà di spostarsi per un lavoro, non libertà di attraversare i confini per cercare un lavoro o reclamare benefit".

Alfano: "Così si alimenta la paura" - "Un grave errore, che alimenta paure", ha replicato al Corriere della Sera il ministro dell'Interno Angelino Alfano. "Finora - ricorda Alfano - c'è stata l'illusione di pensare che l'Europa non fosse un'area economica unica con reazioni elettorali uniche, ma fatta di tanti pezzettini, ognuno reattivo in modo diverso. Le proteste in Germania, i sondaggi inglesi con la preoccupazione per l'immigrazione e la crescita di movimenti razzisti xenofobi in Francia con Marine Le Pen e in Italia con Matteo Salvini hanno dimostrato che non è così". Il vertice straordinario europeo sull'immigrazione? "Finalmente in Europa mi sembra prevalgano razionalità e concretezza - sottolinea il ministro -. Purtroppo ci sono voluti centinaia di morti non solo nel Mediterraneo, ma anche sulla rotta balcanica e dentro i Tir". Quanto all'emergenza italiana, per Alfano si affronta "con un sistema strutturato che preveda l'ospitalità diffusa e l'ausilio degli enti locali per evitare le reazioni violente come quelle degli ultimi mesi. Le procedure per i richiedenti asilo sono più rapide e il ministro della Giustizia Andrea Orlando sta lavorando per snellire le procedure sul giudizio di appello quando viene negato l'asilo. In questo modo possiamo rimpatriare velocemente chi non ha diritto a rimanere".

LE NUOVE PENSIONI Maxi-tagli agli assegni, prestiti a chi lascia prima

Pensioni, idea riforma: tagli fino al 30% per chi lascia prima, ipotesi "prestito"




Pensioni tagliate fino al 30% per chi lascia il lavoro prima del previsto. Riforma previdenziale sì, dunque, ma al risparmio. Il governo sembra orientato a una soluzione con meno costi possibili per le casse dello Stato, anche se le posizioni in Parlamento non sono omogenee e tra Pd e sindacati non mancano le alternative. Difficile, però, che Renzi, Padoan, Poletti e il presidente Inps Tito Boeri riescano a salvare capra e cavoli. 

Tagli fino al 30% - La flessibilità delle pensioni è comunque un'esigenza (lo ha detto anche l'ex ministro Elsa Fornero, che ora vorrebbe riformare la sua riforma), anche per favorire il turnover nelle aziende e cercare il rilancio dell'occupazione giovanile, che ha raggiunto il suo record negativo: è senza lavoro il 44,2% mentre il tasso di occupazione è addirittura al 14,5%, alla faccia del Jobs Act. Come detto, però, il problema restano i conti. Il governo e l'Inps giudicano troppo costosa per lo Stato la proposta dei dem Damiano e Baretta, con il 2% in meno per ogni anno di anticipo sulla pensione, che al momento vede come requisiti di vecchiaia 66 anni e 3 mesi per gli uomini e 63 anni e 9 mesi per le donne. Seconda possibilità: calcolare la pensione con il metodo contributivo, con tagli agli assegni che arriverebbero fino al 3,5 per cento. Si tratta però di una media, perché come ricordava anche il Messaggero le punte di decurtazioni arrivano addirittura al 20-30 per cento. 

L'idea del prestito - Un sistema così penalizzante difficilmente però farà ottenere allo Stato un risparmio significativo, rendendo di fatto vana la riforma. Per questo resta sempre valida l'ipotesi dell'ex ministro Giovannini, quella di un "prestito pensionistico": chi va in pensione anticipata percepirebbe un assegno senza tagli o quasi fino a quando avrà raggiunto i requisiti di vecchiaia, per poi dover rimborsare questa sorta di aggiunta nei mesi successivi.

GRASSO GUAIO AL SENATO Trappolone sulla riforma: perché ora Renzi può cadere

Riforma del Senato, Pietro Grasso vuole far votare anche sull'articolo 2: perché ora il governo trema




Adesso il governo di Matteo Renzi trema davvero. Tutta colpa del presidente del Senato Pietro Grasso, che dopo mesi di silenziosa indagine costituzionale, codice alla mano, ha intenzione di sancire l'emendabilità dell'articolo 2 della riforma costituzionale. Tradotto, fuor di politichese: si potranno proporre emendamenti anche all'articolo-cardine del "nuovo Senato" disegnato da Renzi e Maria Elena Boschi, quello che prevede la non eleggibilità dei futuri senatori. Un disastro, perché proprio su questo punto il premier ha sempre detto di voler blindare la riforma e di non essere disposto a trattare. E sempre su questo punto, invece, le opposizioni ufficiali e quella interna al Pd potrebbero trovare una convergenza per dare la spallata decisiva all'esecutivo. Renzi, solo domenica nell'intervista al Corriere della Sera, non negava di essere pronto a "forzature" (da leggere, voti di fiducia su materie costituzionali) pur di centrare il suo obiettivo. Si profila, dunque, un braccio di ferro che sarà fatale per qualcuno. 

Quella leggerezza grammaticale - Secondo Repubblica, Grasso in via informale ha già comunicato la sua posizione al presidente Sergio Mattarella, prima ancora che a Palazzo Chigi. Ma cosa ha fatto decidere Grasso per il "voto ragionato" sull'articolo 2? Un particolare grammaticale, una leggerezza o una svista nella redazione del testo arrivato al Senato dopo l'approvazione della Camera: mentre il ddl Boschi originale prevedeva l'elezione dei senatori "nei" Consigli regionali, il nuovo testo afferma l'elezione dei senatori "dai" Consigli regionali. 

L'incontro con Bersani - Tecnicamente, dunque, non si tratterebbe più di una "doppia lettura conforme" e si obbligherebbe il Senato a rivotare l'articolo, aprendo ad emendamenti che potrebbero spaccare in due la maggioranza. Il pretesto che in molti, tra Nazareno e Forza Italia, aspettavano per il regolamento di conti con Renzi. Non a caso, il premier secondo Repubblica starebbe già per correre ai ripari, organizzando un faccia a faccia risolutore con Pierluigi Bersani, capo della fronda democratica. 

domenica 30 agosto 2015

Innocenzi e amica, ferie "hard" in Iran Sberla dal giornalista Rai: "Siete solo..."

Il giornalista della Rai Ruggero Po insulta su Twitter Giulia Innocenzi e la sua amica: "Due sgallettate a piede libero"





Dopo l'imperdibile reportage dall'Iran di Giulia Innocenzi, durante il quale ha raccontato di tutte le molestie sessuali subite da diversi uomini, sulla testa della santorina sono cadute decine di critiche e qualche incitamento a portare avanti il suo coraggiosissimo lavoro giornalistico. E tra le critiche più inaspettate c'è stata quella del giornalista di Radio Rai Ruggero Po che su Twitter ha definito "due sgallettate a piede libero" riferendosi alla Innocenzi e alla sua amica. Immediata la reazione della conduttrice aspirante giornalista: "Non so se è chiaro - ha scritto su Twitter - esigo le scuse di Ruggero Po per averci dato delle "sgallettate". Le chiederò ogni giorno finché non le otterrò". Chissà se la minaccia farà tremare il giornalista della Rai.

Ruggero Po @Ruggero_Po
Ignoranti e incoscienti. Il fatto che in realtà giornaliste non siano, poco cambia. Solo sgallettate a piede libero. http://www.corriere.it/foto-gallery/cronache/15_agosto_28/selfie-moschea-lonely-planet-molestie-viaggio-iran-giulia-innocenzi-fb983f1c-4d59-11e5-816c-ead72dc4bf5c.shtml …
14:56 - 28 Ago 2015 · Rome, Lazio, Italia

Terrorismo sui treni, nuove regole Ue Biglietti e bagagli, ecco che cosa cambia

Terrorismo, nuove misure di sicurezza sui treni europei a lunga percorrenza: biglietti nominativi





L'attacco terroristico sul treno Thalys in Francia ha messo a nudo quanto il trasporto ferroviario possa rappresentare uno dei più clamorosi buchi nel sistema di sicurezza europeo. È partita così la stretta dell'Unione europea sulle misure da prendere perché anche sui treni ci siano sistemi di controllo semrpe più simili a quelli già in atto sugli aerei. Nove ministri di altrettanti Paesi europei si sono riuniti a Parigi e hanno approvato alcune novità che entreranno presto in vigore in buona parte dell'Unione. A cominciare dai biglietti per le tratte a lunga percorrenza, che in futuro saranno nominativi. Ci sarà poi un maggiore controllo delle forze dell'ordine a bordo dei convogli che attraversano le frontiere, con pattuglie miste, e poi verifiche più serrate sui bagagli. Presente per l'Italia il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio che però ha chiarito che le nuove misure non saranno una rinuncia: "Al criterio di Shengen della libera circolazione delle persone, perché è un fatto di civiltà e il terrorismo da questo punto di vista non ci piega".

Si finge un calciatore del Senegal Il Chieti si porta in ritiro un profugo

Si finge un calciatore del Senegal: il Chieti si porta in ritiro un profugo


di Luigi Guelpa 



Esistono i furbetti che guadagnano alle spalle degli immigrati, ma anche immigrati che diventano furbetti per ricavare un visto di soggiorno e qualche spicciolo alle spalle di ignari, ma fino a un certo punto, italiani. Tutto questo è racchiuso nella rocambolesca storia di Issiaka, 18 anni, un profugo del Gambia che per alcuni giorni è riuscito a tenere in scacco club non proprio da dopolavoro ferroviario.

L' intraprendente ragazzo, che è stato riaccompagnato dagli inquirenti nel centro di accoglienza abruzzese di Alba Adriatica da cui era fuggito, millantava di essere un talento del calcio senegalese, raccontando di chiamarsi Lamine Diatta, che, annuali del pallone alla mano, è il leader della difesa del Senegal che tenterà il prossimo anno la scalata all' oro olimpico nella kermesse a cinque cerchi di Rio de Janeiro.

Ci sono calciatori chiamati a perpetrare la speranza laica di milioni di persone che vedono nel pallone una religione da design. Poi ci sono calciatori i quali non esistono nella realtà, ma che si spacciano per marziani della sfera di cuoio, come appunto Issiaka. Si è presentato a inizio agosto a Pescara, con documenti contraffatti e il curriculum professionale dell' ignaro Diatta, spiegando ai dirigenti del club che milita in serie B di essersi svincolato dalla precedente società sportiva di Dakar e di essere disposto a sostenere un provino. Evidentemente a Pescara qualcuno si è mangiato la foglia dopo aver visto palleggiare, non proprio in bello stile, colui che sosteneva di essere chi nella realtà non era.

Il giovane gambiano non si è tuttavia perso d' animo, ha messo in atto un raggiro ai danni di alcuni senegalesi che vivono a Chieti provvisti di regolare permesso di soggiorno e si è fatto accompagnare alla sede del Giovanile Chieti Calcio, formazione satellite del sodalizio verdenero iscritto al campionato di serie D. Il provino deve essere andato un po' meglio rispetto a quello sostenuto qualche tempo prima con il Pescara, tant' è che il Chieti ha deciso di aggregarlo alla squadra per il ritiro pre-campionato.

Issiaka stava per coronare il suo sogno, o comunque ci sperava fortemente, ma non ha fatto i conti con lo zelo di un avvocato che la comunità senegalese, credendo di far cosa gradita al calciatore tarocco, gli aveva messo a disposizione per trattare l' eventuale ingaggio e sistemare le pratiche burocratiche e l' ottenimento del permesso di soggiorno. Il legale dopo poche ore si è accorto che qualcosa non quadrava nella storia: «Non tanto nei documenti, che per altro erano delle ottime copie, ma nell' ossessione del ragazzo a ottenere il più in fretta possibile il visto», racconta l' avvocato torinese Marco Faccioli.

Ed è così che dopo un' accurata ricerca il legale ha scoperto che il vero Lamine Diatta, non solo era tesserato per l' Excelsior di Dakar, ma che si trovava con la sua squadra a Conakry, in Guinea, per una partita di Coppa Africa. Le bugie hanno le gambe corte, anche quando le gambe in questione sostengono di essere state temprate per giocare a calcio sui palcoscenici più prestigiosi«Aveva molta fretta di ottenere il visto» Si finge un calciatore del Senegal Il Chieti si porta in ritiro un profugoIl gambiano Issiaka, 18 anni, che si è spacciato per il difensore della Nazionale senegalese Lamine Diatta.

sabato 29 agosto 2015

Il comico Dado scherza sui Casamonica: minacciato su Facebook / Video

Il comico Dado (Gabriele Pellegrini) posta su Facebook una canzone-parodia sui Casamonica e viene bersagliato di epiteti e insulti, in alcuni casi anche minacce





Satira? Si ma guai a toccare i Casamonica: il comico Dado, al secolo Gabriele Pellegrini, deve averlo capito bene quando, su Facebook sono iniziati a piovere una serie di insulti e addirittura minacce nei suoi confronti. Motivo? Presto detto: Dado ha avuto ‘l'ardire' di comporre una canzone ironica, una delle sue note parodie in musica - spesso realizzate riadattando i testi di celebri canzoni del passato - stavolta come oggetto la nota vicenda dei funerali di Vittorio Casamonica. Stavolta la canzone era "Non voglio mica la luna" del 1984, cantata da Fiordaliso.

Immediate le reazioni. Qualcuno ipotizza che le minacce arrivino da presunti appartenenti alla famiglia Casamonica o comunque da amici del clan-famiglia del Tuscolano. "Stai attento che se ti vedono per strada lo avrai subito il funerale merda", "Brutto finocchio che non sei altro…" sono soltanto alcuni degli epiteti al comico - che non ha reagito fra i commenti di Facebook, evitando di alimentare l'odio.

In queste ore, complice la diffusione della notizia delle minacce a Dado, numerosi cittadini si stanno iscrivendo sulla sua pagina Facebook per difenderlo.


Ancora tantissimo sole e caldo Fino a quando durerà l'estate

Sarà estate fino al 2 settembre, poi temporali e temperature giù




Un fine agosto veramente piacevole quello che ci sta facendo vivere l’ultimo anticiclone africano, Augusto. Il sole è prevalente su tutte le regioni e il caldo in aumento. Secondo il sito www.iLMeteo.it il tempo continuerà ad essere prevalentemente soleggiato e caldo su tutte le regioni ancora per quattro giorni, almeno fino al 2 settembre. Le temperature saliranno gradualmente, soprattutto al Centro, dove i valori massimi potranno toccare anche i 37 gradi nelle zone interne, fino a 35/36 gradi a Roma e Firenze e anche Bolzano. Clima caldo, ma meno intenso sul resto delle regioni.

Dal 2 settembre, però, Augusto abbandonerà l’Italia, cacciato dall’arrivo di correnti atlantiche via via più instabili e fresche e che innescheranno i primi forti temporali, che potranno assumere anche carattere di nubifragio al Nord. Nei giorni successivi il brutto tempo si sposterà al Centro e il clima si rinfrescherà gradualmente su tutta Italia con temperature in media o leggermente sotto la media del periodo.

Un aeroporto con dentro la moschea Cortina s'inginocchia agli sceicchi arabi

A Cortina una aeroporto con moschea per attirare i ricchi turisti arabi




Saint Moritz ha un super aeroporto a pochi chilometri da piste e alberghi. Cortina solo la statale Alemagna, che collega il paese con l'A27. Un divario incredibile. Nella località svizzera, i ricconi di mezzo mondo atterrano direttamente coi loro jet privati, mentre per arrivare nella perla delle dolomiti arrivano a Venezia o a Treviso e da lì se la devono fare in auto. Con l'incognita del traffico, come comuni peones.

Ecco perchè da quelle parti, ma l'idea è sostenuta dai vertici della Regione veneto, si pensa di riesumare uno scalo inattivo da tempo. Come scrive "Italia Oggi", il piccolo aeroporto di Fiames, situato a nord della "perla delle Dolomiti", venne inaugurato nel 1962, ma chiuse nel '76 in seguito all'incidente che vide coinvolto un Cessna e che provocò la morte di tutte le 6 persone a bordo. Ora un pool di imprenditori è pronto a mettere sul piatto 10 milioni di euro per riaprirlo e far tornare gli aerei a Cortina. La pista, lunga 1.600 metri, sarebbe più che sufficiente per accogliere i jet executive dei vip, i turboelica e i regional jet fino a 50 posti.

Il progetto prevederebbe, oltre alla sistemazione delle strutture di volo, anche quella del terminal, con una ventina di negozi d'alta gamma, sale meeting e pure un luogo di preghiera islamico, per rendere la struttura più attrattiva per i ricchissimi visitatori arabi che adorano le nostre Alpi. Da parte sua, il governatore veneto Zaia si è detto più che favorevole alla riapertura dell'aeroporto per rilanciare il turismo ampezzano. Chissà se con o ssenza mini-moschea all'interno.

Guerra fredda, il Giappone non dimentica Affronto agli Usa con una portaerei

Portaerei giapponese con lo stesso nome di quella che attaccò Pearl Harbour




Il Giappone ha varato la seconda portaerei della classe Izumo (solo formalmente definita un 'cacciatorpediniere porta-elicotteri' per rispettare i vincoli costituzionali), la più grande nave da guerra dalla fine del secondo conflitto mondiale. Si chiamerà 'Kaga', un nome una gaffe, visto che 'Kaga' si chiamava la portaerei che partecipò all'attacco a tradimento del Giappone alla flotta Usa a Pearl Harbor, il 7 dicembre 1941 e che venne poi affondata alla battaglia delle isole Midway (4 giugno 1942). La 'Kaga' entrerà in servizio nel 2017. E' lunga 248 metri ed ha un equipaggio di 470 uomini, in futuro trasporterà i caccia-bombardieri stealth Usa, F-35. Quando sarà operativa, il Giappone potrà contare su un totale di 4 portaerei.

Allarme della polizia: più morti su strada La colpa? Potreste averlo ora nelle mani

Incidenti stradali: per colpa degli smartphone sale il numero degli infortuni




La Polizia stradale lancia l'allarme: "Gli incidenti mortali sono in notevole aumento sulle strade italiane, con un picco nello scorso mese di luglio, in particolare nella fascia oraria notturna". Lo rivela il primo piano della Polizia Moderna, il mensile ufficiale delle forze dell'ordine, basandosi sull'incrocio dei dati rilevati dalla Polizia e dai Carabinieri durante l'anno corrente. Le vittime che hanno perso la vita per strada durante i primi 7 mesi del 2015 sono 972, in notevole aumento se si pensa che l'anno prima la cifra era di 952. Le cause di questo trend negativo sono dovute all'eccesso di velocità, alla guida irresponsabile sotto l'effetto di alcool e droga ma soprattutto all'uso spasmodico dei telefoni cellulari. "Si aggiunge oggi un ulteriore elemento di distrazione, quello legato alla tecnologia, che distoglie l'attenzione dalla guida per fare contemporaneamente anche altro: messaggiare, scrivere email e addirittura scattare selfie", si legge dal responso.

Cinture una volta allacciate - I tratti urbani sono quelli più colpiti dall'aumento degli incidenti a causa dello stile di vita più stressante e frenetico. Se le cinture nei sedili posteriori proprio sono un optional, spesso per i tratti brevi vengono ignorate anche dal guitadore e dal suo dirimpettaio di posto. Ovviamente questa negligenza si rivela poi fatale in caso di crash poichè in seguito all'urto i passeggeri non imbracati vengono catapultati fuori dall'abitacolo.

Vecchi catorci - Infine ci si mette anche la crisi di mezzo. "Il parco autovetture del nostro Paese sta infatti invecchiando", scrive il periodico della Polizia. Mancando i soldi per la cura delle vetture, inevitabilmente viene meno anche l'affidabilità dell'automobile, generando la conseguente necessità di "controlli più stringenti e l'esigenza di maggiore manutenzione dei veicoli. Verifiche sulle revisioni con particolare attenzione ai pullman che accompagnano le scolaresche sono comprese in queste misure ad hoc".

Piero Pelù, delirio sul palco, l'insulto a Salvini: "Sei un..." Il leghista sbrocca: "Canta fenomeno, io ora ti querelo"

Polignano a mare, Piero Pelù chiama "neonazista" Matteo Salvini, il leghista risponde: "Ti querelo"




A Polignano a mare, spettacolare cittadina a sud di Bari, c'è l'ormai tradizionale evento musicale intitolato al polignanese Domenico Modugno. Un appuntamento con la musica del grande cantante della musica leggera italiana, con il palco ricco di cantanti noti e meno noti, da Ornella Vanoni a Nina Zillì, da Nicolò Fabi fino a Piero Pelù. Ed è proprio l'ex frontman dei Litfiba che approfitta della manifestazione per lanciarsi in un comizio tutto politico, parla di immigrazione, di diritti umani e poi la staffilata diretta a Matteo Salvini definito "neonazista". Passano solo pochi minuti prima che dalla sua pagina Facebook, il leader del Carroccio dedichi anche lui due parole al cantante: "Il signor Piero Pelù, cantante, prima di un suo concerto a Polignano stasera ha parlato di diritti umani, lavoro e immigrazione 'ALLA FACCIA DEI NEONAZISTI COME SALVINI'. Il signor Piero Pelù è un poveretto in cerca di pubblicità. Il signor Piero Pelù di sicuro ha trovato una bella QUERELA. Canta che ti passa, fenomeno".

Bergoglio ora ha un grosso problema: la cifra che spaventa tutti in Vaticano

Crollo di fedeli alle udienze del mercoledì: Papa Francesco s'è perso per strada due fedeli su tre


di Fabrizio Melis



Un’emorragia lenta e costante, che in poco più di due anni ha assunto proporzioni preoccupanti. Il numero delle persone che il mercoledì si reca a piazza San Pietro per assistere all’udienza del Papa ha iniziato a calare con l’avvento di Francesco al soglio di Pietro, ed il trend non accenna a cambiare verso.

Da che è diventato Pontefice, Bergoglio ha perso suppergiù due fedeli su tre. I numeri non potrebbero essere più ufficiali: a diffondere il conto delle presenza è stata infatti la Prefettura della casa pontificia, ossia l’organismo vaticano che ha tra i propri compiti quello di provvedere all’organizzazione delle udienze. L’occasione per la pubblicazione del riepilogo è stata offerta dalla centesima udienza tenuta da Bergoglio questo mercoledì.

Le cifre del flop - I numeri: ai cento appuntamenti di Francesco hanno preso parte in totale 3.147.600 persone. Interessante il dato disaggregato sui singoli anni. Nel 2013, primo anno di pontificato del Papa argentino, i fedeli presenti sono stati 1.548.500 per un totale di 30 udienze (da tenere a mente che il pontificato è iniziato nel marzo di quell’anno); nel 2014 alle 43 udienze officiate da Francesco hanno preso parte 1.199.000 fedeli; per l’anno in corso, dove si contano 27 udienze compresa quella di questa settimana, il totale si ferma a quota 400.100. Per rendersi conto della portata di questa emorragia è utile fare il calcolo delle presenze medie per udienza: nel 2013 l’udienza papale media è stata seguita da 51.617 persone, nel 2014 da 27.883, nel 2015 da 14.818. E il trend sembra essere in ulteriore contrazione, dato che dal Vaticano fanno sapere che all’ultima udienza l’affluenza si è attestata in circa sulle diecimila persone. In ultima analisi, da quando è diventato Papa Jorge Bergoglio ha perso per strada poco meno di due fedeli su tre.

Confronto - Il confronto diventa ancora più stridente se si va a fare il confronto con chi lo ha preceduto alla guida della Chiesa. I numeri di Giovanni Paolo II, non a caso passato alla storia come Pontefice tra i più amati di sempre, restano irraggiungibili: nel suo primo anno di pontificato, in sole nove udienze, Wojtyla raggiunse quota 200mila fedeli, arrivando. nel corso dell’anno successivo al picco fatto senare a quota 1.585.000 fedeli. Dopo qualche anno di relativa stanca, il grande exploit con l’Anno Santo del 2000, quando i pellegrini tornarono ad essere in numero superiore ad un milione e 400mila.

Meglio Ratzinger - Se da un Pontefice dal carisma unanimemente riconosciuto come Wojtyla certi numeri non stupiscono, lo stesso non può tuttavia dirsi per un Papa al contrario dipinto come respingente e poco incline a suscitare il carisma delle folle: Joseph Ratzinger. Negli otto anni di Pontificato, Benedetto XVI ha fatto registrare un totale di 20.544.970 fedeli tra incontri in Vaticano e a Castel Gandolfo. Particolarmente lusinghieri i risultati del 2012 (quando i pellegrini sono stati in tutto 2.351.200), del 2011 (2.553.800, persino meglio dell’anno che sarebbe seguito) e quelli relativi all’inizio del pontificato: nei primi otto mesi da guida della Chiesa, infatti, Ratzinger aveva fatto registrare oltre 2 milioni e 800 mila fedeli, con 810mila fedeli in appena nove udienze da aprile (momento dell’elezione) alla fine dell’anno. Un trend che, come detto, in seguito all’elezione di papa Francesco ha conosciuto una brusca ed inattesa inversione di tendenza. E che, visti i dati di questi ultimi mesi, le carte in regola per peggiorare pare averle tutte.

IL RAPPORTO-VERITÀ SULLA CASA Ecco perché conviene comprare ora

Casa, la verità sul mercato immobiliare: cosa faranno i prezzi nei prossimi mesi


di Tobia De Stefano 



Fermi tutti. Contrordine. Chi aveva previsto per gli anni a venire una nuova impennata dei valori del mattone si metta l' anima in pace. Non sarà così. In Italia ci sono tutti i presupposti perché succeda esattamente il contrario. Le novità del presente e le scelte del passato, infatti, ci dicono che l' immobiliare del Belpaese è in procinto di vivere un altro periodo, peraltro neanche tanto breve, di prezzi in calo.

Secondo un' inchiesta condotta da SoldiExpert SCF, società di consulenza finanziaria specializzata nei consigli sugli investimenti «gli italiani hanno esagerato nella loro passione per la casa (rappresenta la maggiore ricchezza del Paese) e gli effetti di una cattiva "asset allocation" si iniziano a vedere in molte famiglie che si ritrovano in mano una ricchezza non proprio semplice da smobilizzare e costosa da mantenere». Morale della favola: viste le difficoltà a liquidare gli immobili a un prezzo giudicato congruo si cerca di mettere a frutto il proprio patrimonio affittandolo. "Airbnb", il sito che consente di dare in locazione la propria casa in tutto il mondo anche per pochi giorni, dice che siamo il terzo mercato al mondo come fatturato preceduti solo da Usa e Francia. Il problema è che così facendo il mercato delle compravendite resta al palo.

Ma è il presente che zavorra ancor di più i valori del mattone. Dell' elemento tasse è stato detto quasi tutto. E non fa mai male ricordare che negli ultimi 5 anni il carico tributario sulla prima casa è cresciuta fino al 350%. Per intenderci: su una residenza di categoria A/2 con superficie di 100 metri quadrati abitata da una famiglia di tre persone il proprietario tra Tasi e tassa rifiuti ha pagato in media (sui trenta capoluoghi più popolosi d' Italia) una maggiorazione del 142%. Ma c' è di più. Un grafico del 2015, pubblicato in un recente report della Deloitte (Property Index), fa un confronto fra lo stipendio lordo medio nei varie Paesi e quante retribuzioni annuali occorrano per acquistare un appartamento di 70 metri in ciascuna nazione. Ne esce fuori, per esempio, che in Danimarca bastano circa 4 stipendi annuali e in Belgio 3,2 annualità. E che tra i Paesi dove è più conveniente comprare un immobile in base al potere d' acquisto locale ci sono anche Germania, Olanda, Spagna, Irlanda (queste ultime hanno economie in forte ripresa) mentre in Italia, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Francia è meno conveniente perché occorre destinare all' acquisto di un abitazione dalle 6 alle 8 annualità. Non basta. Un altro grafico di metà 2012 comparava il prezzo medio degli immobili in diverse nazioni con il Pil pro capite. Dal confronto veniva già fuori l' anomalia italiana: un prezzo delle case per lungo tempo nettamente più elevato rispetto alla media europea.

Morale della favola? «Quando si acquista una casa - evidenzia il report - si investe inevitabilmente non solo nell' edificio ma anche nell' economia di quel paese, nelle sue prospettive economiche e nella sua capacità di attirare altri compratori se un giorno la si vorrà rivendere a un prezzo reale superiore rispetto a quello di acquisto». E da questo punto di vista l' Italia è parecchio indietro. Certo, usando i dati dell' Economist si potrebbe dire che in termini di discesa dei prezzi abbiamo già dato. Da fine 2006 in termini reali le quotazioni degli immobili in Italia sono scese mediamente del 23% (una casa da 200 mila euro presa 9 anni fa oggi ne varrebbe 150 mila).

Peggio di noi hanno fatto solo Grecia e Spagna, mentre le nazioni forti, come Germania, Svizzera e Svezia, che hanno reagito meglio e prima, registrano valori in netta risalita. Ma la lezione è un' altra: se non ricomincia a crescere seriamente il Pil difficilmente i valori del mattone aumenteranno. E in economie sempre più senza frontiere oltre ai cervelli anche i compratori di case fuggono dai Paesi che hanno basse prospettive di business. Lo dimostrano i dati dell' Eurostat sul primo trimestre del 2015: l' Italia, dopo la Lettonia, è stato il Paese dell' Eurozona che ha registrato il maggiore calo dei prezzi della case, meno 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2014.

venerdì 28 agosto 2015

Sberla del New York Times alla Merkel sugli immigrati: "Italia sola, Ue ha fallito"

Il New York Times accusa l'Europa sul caso immigrazione: "Avete lasciato sole Italia e Grecia"




L'attacco arriva dall'altra parte dell'Oceano e a scagliarsi contro l'Europa è niente meno che il New York Times. L'analisi del quotidiano riguarda l'immigrazione. Il paesi più potenti del Vecchio Continente sono rimasti inermi a guardare i barconi approdare sulle coste più vicine al confine europeo. "Ha fatto poco per aiutare Italia e Grecia, i Paesi dove approdano molti dei rifugiati", che fuggono dalle guerre in Medio Oriente. Così scrive il quotidiano sull'Ue, sottolineando come fino ad ora abbia fallito nel mettere a punto un sistema condiviso di quote in modo da distribuire i flussi verso tutti i paesi europei. New York ha recriminato soprattutto il ruolo giocato da Francia e Regno Unito, che avrebbero potuto essere determinanti nel fermare l'ondata di clandestini disperati ammassati attorno alle loro frontiere.

Le parole vuote della Merkel - La cancelliera tedesca Angela Merkel si è detta profondamente scossa dalle notizie delle ultime ore e ha colto l'occasione per lanciare un monito a tutti i paesi dell'Unione affinché si trovi un accordo comune per contrastare il fenomeno. Queste dichiarazioni non sono sfuggite al quotidiano americano che ha espresso scetticismo a tal proposito: "Ma abbiamo già ascoltato queste dichiarazioni prima". Il Nyt si augura comunque che questa volta sia veramente quella buona e che l'Europa sia adesso in grado di prendere le misure necessarie a fermare le tragiche morti di clandestini.

L'auspicio - Il giornale a stelle e strisce giudica "sciocchi quei Paesi europei che fino ad ora si sono rifiutati di intraprendere quelle azioni concertate che sono così palesemente necessarie". I paesi presi d'assalto dall'arrivo dei profughi sono l'Italia e la Grecia, "completamente sopraffatte", mentre la Serbia e la Macedonia, aspiranti paesi membri, "faticano a gestire la crisi". L'unica risparmiata dal Nyt è l'Austria con la sua proposta di creazione di un sistema di quote per tutti i 28 Paesi dell'Unione Europea, intensificando così la lotta ai trafficanti di migranti e che renderebbe l'Europa un porto sicuro per coloro che cercano aiuto. "Queste misure rappresentando il modo di pensare ingegnoso e compassionevole di cui l'Europa ha bisogno", conclude.

Caivano (Na): Castelli dice sì al Partito Socialista Italiano

Caivano (Na): Castelli dice sì al Partito Socialista Italiano 



a cura di Gaetano Daniele 





Ancora nuove nello scenario politico caivanese. Dopo la fuoriuscita, dovuta, da parte del consigliere comunale, Alfonso Castelli da Forza Italia, per le numerose incomprensioni che lo hanno visto, in ultimo, costretto a lasciare il Partito, lo stesso consigliere comunale, anche se a distanza di poco tempo, decide di collocarsi, previa richiesta, nel Partito Socialista Italiano. Considerato che il Partito Socialista Italiano, nella seconda fase elettorale, ballottaggio, ha sostenuto e contribuito, in maniera incisiva, alla vittoria del Sindaco dott. Simone Monopoli, quindi, il consigliere comunale Castelli, raggiunto nuovamente dai nostri microfoni, chiarisce che, rimane in linea nel sostegno al Sindaco Monopoli, quindi all'attuale maggioranza, dove appunto, lo stesso Castelli è stato eletto. Dopo quanto accaduto - continua Castelli - mi sento più forte di ieri, perchè le mie idee, continueranno imperterrite verso il fine ultimo, cioè, il bene collettivo, forte più di ieri appunto, grazie anche al supporto del portavoce del Partito Socialista Italiano, Alessio Vanacore. 

È tornato Balotelli: abbracci e carezze con le belle amiche

Mario Balotelli paparazzato a Portofino: abbracci e sguardi languidi con alcune amiche




Il Milan gli ha fatto firmare un contratto con clausole di comportamento rigidissime, da far sembrare Milanello e dintorni un collegio militare. E così le foto di Mario Balotelli a Portofino, pizzicato qualche giorno fa da Novella 2000, in compagnia di belle ragazze, rischiano di essere l'eccezione, l'ultimo ricordo del SuperMario viveur che fu. Dimenticata la ex Fanny Neguesha (e lei pare aver fatto lo stesso), l'ex attaccante della Nazionale si diverte nella prestigiosa località ligure insieme ad alcune amiche: abbraccia, scherzi e sguardi ammiccanti.

Le 6 regole per capire se il pesce è fresco: ecco come non farvi fregare in pescheria

Pesce, le sei regole per capire se è fresco: dall'odore al colore fino al calendario




Sei semplici regole per non farsi fregare in pescheria. È il Consorzio pescato campano a stilare un mini-vademecum per gli appassionati: per riconoscere se il pesce che stiamo per comprare è fresco, occorre fare attenzione all'odore, deve "sapere di mare". L'occhio dev'essere vivido e gonfio, la pelle lucida e brillante, le branchie di colore rosso intenso, le squame non di devono staccare con facilità dalla pelle e il pesce, scuotendolo, deve restare rigido. Presupposto fondamentale, però, è il "calendario". 

Occhio al fermo pesca - Per evitare di acquistare un prodotto congelato, infatti, basta nella maggior parte dei casi scegliere i pesci in relazione al fermo biologico che le varie zone impongono alla pesca a rotazione: quest'anno da inizio agosto è toccato all'Adriatico, con la pesca che ricomincerà dopo il ripopolamento il 6 settembre da Trieste a Rimini e il 27 settembre da Pesaro a Bari. Pesca continua, invece, sul Tirreno, con pesce azzurro, alici e aguglie, palamite, sgombri e saraghi da privilegiare.

Lasciate i figli da soli in mare? Occhio, ora rischiate una denuncia

Rimini, i bagnini annunciano denunce contro i genitori che lasciano i figli da soli al mare




Ci osservano, ci proteggono ma alla fine sono esseri umani come noi e si arrabbiano pure loro. Sono i bagnini che hanno deciso di ribellarsi contro i genitori irresponsabili che li usano come fossero delle tate estive. I guardia spiaggia hanno detto basta a mamma e papà imprudenti che abbandonano dalla mattina alla sera i propri figli al mare, lasciandoli tutta la documentazione per iniziare a denunciare i genitori che lasciano incustoditi i figli mentre fanno il bagno in mare. Non è accettabile, come ci capita purtroppo di constatare sempre più spesso, che un bambino di 7 o 8 anni entri in acqua da solo senza essere guardato nemmeno a vista da un adulto, specialmente nelle giornate in cui il mare è più 'agitato'. Riteniamo ci siano tutti gli estremi per farlo. L’articolo 591, quello sull'abbandono dei minori, parla chiaro", ha annunciato il portavoce dell’associazione dei marinai di salvataggio, Andrea Manduchi.

Vacanze pericolose per i più piccoli - Solo quando i bagnini riportano a riva i bambini, impauriti e sfiancati, strappandoli  dalle onde allora si accorgono di aver esagerato. E sabato scorso è successo proprio questo sulla Riviera romagnola tra Rivamare e Miramare: "Molti di noi hanno prestato soccorso a diversi bambini che rischiavano di annegare, trascinati al largo dai gardoni (i vortici d’acqua che si formano in determinati punti della nostra costa, anche non lontano da riva). In quasi tutti i casi il fatto sorprendente è che, nonostante le condizioni del mare, i bambini che abbiamo salvato erano da soli o con amichetti", ha raccontato Manduchi. "Non c’era nessun adulto con loro. Anzi, dopo gli interventi di salvataggio abbiamo scoperto che alcuni genitori erano seduti al bar o sotto l’ombrellone e non si erano nemmeno accorti del pericolo corso dai figli", ha concluso il bagnino.

Nessuna pietà per gli irresponsabili genitori - L'avvocato Alessio Montalti, marinaio di salvataggio, ha confermato l'azione legale intrapresa dai suoi assistiti: "Insieme ad altri legali stiamo valutando i passi da fare, ma siamo determinati ad andare avanti. Nei casi più gravi che si presenteranno nel corso della stagione (o meglio di quel che ne resta) denunceremo i genitori che abbiano palesemente mancato di sorvegliare i loro figli". "Il principio", ha continuato, "è lo stesso di chi lascia a casa un bimbo molto piccolo per ore e ore, o da solo in macchina. In mare, il rischio è ancora più accentuato: tanti bambini anche in questa stagione hanno rischiato di annegare".

"Arriveranno a migliaia via terra" Si apre un nuovo fronte immigrati

Immigrati, col muro ungherese ondata di arrivi in Friuli




Non bastassero le migliaia di chilometri di coste che l'Italia offre per gli sbarchi dei migranti di mezzo mondo, potrebbe presto aprirsi una nuovo fronte caldo dell'immigrazione attraverso i nostri confini. Ad aprire questa nuova frontiera potrebbe essere il muro che l'Ungheria sta costruendo lungo il confine con la Serbia. La barriera, con cui Budapest vuole interrompere il percorso che migliaia di immigrati percorrono ogni settimana dal sud a nord d'Europa, è ormai in fase di completamento. Questione di settimane, se non addirittura di giorni. A quel punto, trovandosi la strada sbarrata verso nord, i disperati potrebbero virare verso ovest, entrare in Croazia e in Slovenia e a quel punto provare a penetrare in Austria (e chissenefrega) o in Friuli, diretti come sono verso la Germania e la Scandinavia. La denuncia, riportata dal quotidiano "Il Giornale", arriva dal prefetto di Udine, Vittorio Zappalotto. "E' difficile fare previsioni in questi casi - spiega il prefetto - ma è certo che migliaia e migliaia di disperati cambieranno strada. E il Friuli è la prima porta italiana a Nordest".

Certo, anche oggi la frontiera italo-slovena viene usata dai migranti per passare verso regioni più fortunate del mondo. Ma non è certo un fronte "caldo" come le ccoste della Sicilia o Lampedusa. Invece, con la realizzazione del muro ungherese, la situazione potrebbe degenerare. E noi trovarci a rimpiangere l'epoca della guerra fredda  in cui il confine con l'allora Jugoslavia era uno dei più sorvegliati dell'intera Europa.

SEMPRE PIU' POVERI Altra fregatura sulle pensioni Quanto ci perderemo stavolta

Il governo studia un altro taglio delle pensioni


di Antonio Spampinato 



La partita sul lavoro sembra si voglia giocare a colpi di annunci. E di rettifiche, come quella di ieri del ministero del Lavoro che ha sbagliato a fare i calcoli di "soli" 327.000 contratti, ovviamente in più, in realtà mai firmati. Ogni mese si rilanciano i numeri sui contratti attivati, spesso nascondendo quelli cessati o la loro tipologia per migliorarne l' effetto. Al momento però le statistiche, purificate dal colore e dal clamore, suggerirebbero ai proclamatori professionisti estrema prudenza. Non solo perché quei 47 (quarantasette! ) contratti stabili creati a luglio in più di quelli chiusi sono davvero una miseria (le aziende che assumono lo fanno soprattutto con contratti a termine) ma soprattutto perché il polverone sollevato attorno a questi numeri rischia di nascondere manovre che mettono a rischio il futuro dei lavoratori. In particolare dei giovani.

Ieri Il Foglio titolava così un articolo a pagina 4: «Quante trappole "anti giovani" nel piano di Renzi per rilanciare l' occupazione». L' autore, Emmanuele Massagli, presidente del centro studi Adapt, si riferiva «al tentativo dell' esecutivo di superare l' estemporaneità dell' esonero contributivo triennale previsto dall' ultima legge di Stabilità per i soli assunti nell' anno 2015». Il taglio dei contributi a favore delle aziende che assumono con contratti a tutele crescenti scadrà a fine 2015 e dunque c' è il rischio, concretissimo vista la debolezza della ripresa, che dal nuovo anno le aziende blocchino le assunzioni, almeno quelle stabili.
Il folp del Jobs Act (slittano tra l' altro gli ultimi quattro decreti attuativi che non saranno più esaminati oggi dal consiglio dei ministri) è dunque dietro l' angolo. Il governo lo sa bene e sta cercando di correre ai ripari. Il problema, sostiene l' autore, è che la riduzione dei contributi ha un costo non indifferente, circa 15 miliardi, e se il ministro del Lavoro Poletti volesse riproporre tale e quale il provvedimento, l' esecutivo sarebbe costretto ad incrementare i tagli di spesa di pari importo. Così i consiglieri economici del premier sembra abbiano trovato la quadra: tagliare il cuneo contributivo invece di quello fiscale. La qual cosa ha una controindicazione di non poco conto: la riduzione della pensione. Il che ricadrebbe soprattutto sulle spalle dei giovanissimi, che già si dovranno accontantare di un vitalizio che peserà meno della metà di quello dei loro genitori.

La soluzione trovata dai tecnici è quella di «un taglio strutturale e permanente di sei punti di contribuzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti: tre punti a vantaggio del datore di lavoro e tre a vantaggio del dipendente, che potrebbe scegliere di averli (tassati) in busta paga o di destinarli (senza decurtazioni) alla previdenza complementare». Questo vuol dire semplicemente che il lavoratore nel corso degli anni verserà meno contributi ma otterrà una pensione più magra. Gli unici che ne otterrebbero un vantaggio sono il datore di lavoro, che risparmierebbe i tre punti di sua competenza, e lo Stato, che nel lungo periodo vedrebbe aumentare le entrate con il maggiore utilizzo di questa formula. Per l' Inps sarebbe invece un' operazione a costo zero.

A restare con il cerino in mano sarà solo il lavoratore, dovesse decidere di approfittare dell' occasione e di incassare subito lo sconto. Ma anche nel caso in cui volesse girare il taglio a una forma pensionistica privata. È un po' la filosofia adottata per l' anticipo, supertassato, del Tfr. Va infatti ricordato, come fa il presidente di Adapt sul Foglio, che i rendimenti finanziari della previdenza complementare hanno subito un aumento della tassazione dall' 11 al 20%. Ovunque ci si giri, c' è odore di fregatura.

Al posto del cuneo fiscale Il premier studia la decontribuzione previdenziale in busta paga: il vitalizio dei giovani sarà ancora più magro. Poletti ammette il bluff sul Jobs Act: «Solo 327mila assunzioni»Invece degli incentivi sul lavoro un nuovo taglio delle pensioni..

giovedì 27 agosto 2015

"Chi sono i dieci di Alfano e Casini che saranno eletti nel listone del Pd"

Area popolare, le trattative di Alfano e Casini con Renzi: 15 posti blindati nel listone elettorale del Pd




Dentro Area Popolare è partita la corsa per assicurarsi i 15 posti blindati nel listone del Pd che garantirebbero la rielezione alla Camera in caso di nuove elezioni. Che Angelino Alfano e Pierferdinando Casini si muovano, da tempo, in direzione di Matteo Renzi in vista di una sfida elettorale è assodato, tanto che una big di Ncd come Nunzia De Girolamo ha preferito mollare tutto e tornare dentro Forza Italia. Ora, però, le manovre sarebbero ancora più concrete e il Fatto quotidiano si avventura addirittura nel toto-nomi di chi tra alfaniani e casiniani si assicurerà un posto a Montecitorio grazie ai voti degli elettori del Partito democratico.  

I 10 col Pd - In realtà, la trattativa è aperta. Renzi darebbe disposto a "riservare" 15 posti in lista ad Area popolare, Alfano punta ad ottenerne almeno 10 in più, anche per placare le contestazioni dentro il Nuovo Centrodestra. Per ora, sicuri di venire imbarcati ci sarebbero Alfano e Casini, Beatrice Lorenzin, Gaetano Quagliariello, Gian Luca Galletti, Lorenzo Cesa, Gioacchino Alfano, Dorina Bianchi, Giuseppe Castiglione e Rosanna Scopelliti. Ma mentre gli ex socialisti Cicchitto e Pizzolante sperano nell'azzeramento di Area Popolare per passare a un movimento "moderato e liberale alleato del Pd renziano", nel lotto dei big Quagliariello pare il più scettico.  

C'è chi dice no - Tanti altri, invece, sono decisamente contrari a questo voltafaccia al mondo del centrodestra. A imitare la De Girolamo, prima o poi, potrebbero essere Renato Schifani, gli alfaniani nordisti guidati da Roberto Formigoni e Maurizio Lupi (centrali nelle trattative tra Lega e Forza Italia per il candidato sindaco di Milano), Vincenzo Piso e il più "berlusconiano" di tutti, Andrea Augello, oltre a Maurizio Sacconi, Enrico Costa e Carlo Giovanardi.

PROVE DI CENTRODESTRA Salvini, non solo il "ticket": ecco cos'ha chiesto al Cav

Matteo Salvini, l'offerta a Silvio Berlusconi: "Forza Italia in piazza con la Lega"


di Matteo Pandini 



Matteo Salvini chiede due prove d’amore per rinnovare il matrimonio con Silvio Berlusconi. La prima: gli azzurri dovranno partecipare - o comunque non ostacolare - la tre giorni leghista del 6, 7 e 8 novembre finalizzata a «bloccare l’Italia di Renzi». La seconda: le truppe del Cavaliere in quel di Bruxelles dovranno smarcarsi dal Ppe targato Angela Merkel, seguendo l’esempio dei conservatori inglesi di David Cameron che hanno messo in piedi un gruppo eurocritico.

Salvini ha già illustrato i suoi desideri al Cavaliere, in attesa di vederlo settimana prossima. Nell’attesa, gli ha spedito pubblicamente dei messaggi distensivi. Non solo sul Corriere di ieri, dove ha parlato di primarie nazionali auspicando un accordo per scegliere i candidati sindaci. È dalle colonne di Panorama, in edicola da oggi, che il segretario leghista diffonde un telegramma al miele sintetizzato così: «Dai, rifacciamo il centrodestra». L’europarlamentare milanese ha spiegato che un ticket con l’uomo di Arcore «sarebbe la soluzione migliore» perché «la sua esperienza per me sarebbe molto utile. In politica estera, ad esempio, batte Renzi dieci a zero». Salvini s’è spinto molto in là, tanto da rivelare: «Abbiamo quasi definito il programma» i cui piatti forti sono «flat-tax, abolizione degli studi di settore, via la legge Fornero, lotta all’immigrazione, famiglia tradizionale con apertura alle unioni civili. Solo sull’Europa dobbiamo accordarci». Ma quel «solo», buttato lì come se fosse un dettaglio, in verità rappresenta un problema spinoso e grosso così. Salvini è irremovibile. Il succo del suo ragionamento è questo: Bruxelles ci impone quasi tutte le leggi che danneggiano l’Italia, non possiamo stare insieme agli stessi che appoggiano la Merkel; questa è una battaglia che la Lega non vuole affrontare da sola, tanto più se andremo al governo.

Insomma. Sarà più semplice trovare un’intesa con Forza Italia per la maxi-mobilitazione di novembre. La Lega non dà dettagli, ma sta pensando a una serie di iniziative fuori da prefetture, banche, grandi magazzini, monopoli di Stato. Iniziative che cercheranno di coinvolgere semplici cittadini, associazioni di consumatori e non solo. Obiettivo: dare una spallata al premier. Che secondo Salvini non riuscirà a tirare fino al 2018: «Per noi sarà un autunno di battaglia, credo sia l’ultimo panettone che Renzi mangerà» a Palazzo Chigi, ha chiosato ieri da Radio Padania.

Di sicuro né la Lega né Berlusconi intendono rompere l’alleanza. Le chance di battere il centrosinistra sono realistiche solo se non si sfalderà quello che una volta si chiamava asse del Nord, e infatti da Villa La Certosa - dove sta trascorrendo gli ultimi giorni di vacanza - l’ex premier registra con soddisfazioni le parole del leader lumbard. E confida ai fedelissimi: «La Lega ha capito che se ci dividiamo facciamo il gioco del Pd». Chi parla pubblicamente è la coordinatrice lombarda di Fi, Mariastella Gelmini, che si dice «d’accordo con Salvini» che desidera rifare il centrodestra, ma suggerisce di «cominciare da Milano», uno dei big-match delle amministrative della prossima primavera. E dove la Lega sarebbe felice di appoggiare Paolo Del Debbio, volto Mediaset e tra i fondatori di Forza Italia. Che per il momento fa il difficile. Tra i più lesti ad accogliere le colombe inviate da via Bellerio c’è Renato Brunetta. Che non a caso prova ad allentare il nodo-Bruxelles. «Con la Lega siamo d’accordo che non ci piace questa Europa tedesca e che la Banca centrale europea deve avere un ruolo diverso dall’attuale» assicura il capogruppo di FI alla Camera. Il senatore Francesco Giro aggiunge che quella di Salvini «è una proposta concreta», ma per spaventare il Pd «bisogna aggredire il partito più grande d’Italia, quello del non voto». Salta su Maurizio Gasparri: «La Lega è realista, non c’è alternativa all’unità del centrodestra».

E mentre alcuni azzurri temono che sia un errore dare troppo spago al Carroccio, e fanno filtrare qualche mal di pancia, Fabrizio Cicchitto chiude a qualsiasi ipotesi di dialogo tra Ncd e Lega: «Impensabile una strada comune». Di diversa opinione un altro ex berlusconiano come Raffaele Fitto che fa sapere: «È positivo che abbia parlato di primarie nazionali». Salvini, da Bormio, prende nota. E aspetta di incontrare il Cavaliere.

Il baratto fiscale con il Comune: così potete non pagare Imu e Tasi

Tasse, il baratto fiscale con i Comuni per non pagare l'Imu


di Claudia Osmetti



Immaginate di raccogliere le foglie secche della piazza comunale, sistemare i marciapiedi sotto casa e tagliare l’erba alle aiuole dei giardinetti pubblici in cambio di uno sconto sull’Imu. Adesso si può. Si chiama «baratto amministrativo», è una (nuova) possibilità introdotta dall’articolo 24 del decreto Sblocca Italia del 2014 e consiste, appunto, nel prestare servizi di pubblica utilità nel proprio Comune in cambio di agevolazioni fiscali. Così potreste ritrovarvi (assieme ai tuttofare della vostra città, s’intende) a raccogliere l’immondizia, potare le piante e ripitturare i muri della scuola elementare del quartiere dove vivete: il tutto a beneficio della vostra dichiarazione dei redditi. 

Esattamente come ha fatto un ex muratore ora disoccupato di Invorio, piccolo borgo di 4.500 persone a ridosso del Lago Maggiore (Novara). Lui, sessant’anni e una moglie anch’essa senza lavoro, di stare con le mani in mano proprio non se la sentiva e di «pesare sui nostri figli che hanno famiglia neanche a parlarne». Così si è armato di ramazza e per 7,5 euro all’ora si è messo a pulire le strade della sua cittadina. Quattro ore al giorno, per circa due mesi: totale di questa particolare «assunzione» 1.200 euro con i quali l’uomo appianerà il debito contratto col Comune a causa di una morosità non colpevole accumulata negli anni di affitto della casa popolare in cui abita. 

Facile, come spazzare una piazza. Intendiamoci, la misura non vale per tutti: possono farne richiesta (volontariamente) tutti i residenti maggiorenni che presentano un indicatore Isee (quello che permette di misurare la condizione economica della famiglia, per capirci) non superiore agli 8.500 euro e che devono fronteggiare tributi comunali non pagati o sono stati segnalati come inquilini morosi negli ultimi tre anni. La misura è rivolta ai singoli quanto alle associazioni. Tant’è: Imu, Tari, Tasi e Cosap (la tassa sull’occupazione del suolo pubblico), oltre che gli affitti delle case popolari, da oggi sono più accessibili. A condizione di rimboccarsi le maniche e mettersi a disposizione del Comune, però. 

Sono i vari enti locali, infatti, che devono definire, tramite delibera, i criteri e le condizioni del «baratto amministrativo». Tradotto significa che spetta alle varie amministrazioni comunali decidere se ridurre in tutto o solo parzialmente le tasse, a fronte della forza lavoro prestata dal cittadino. E pare proprio che i Comuni italiani non aspettassero altro. A Borgo a Mozzano (Lucca) il sindaco ha dato il via libera per dieci progetti con un tetto massimo allo sgravio fiscale di 500 euro, ma il «baratto amministrativo» esiste già, nero su bianco, anche a Bazzana, Rota d’Imagna e Palazzago (Bergamo). Così come a Tollo e Ortona, in provincia di Chieti, e a Monteleone di Spoleto, vicino a Perugia. Ancora: a Sacile, Pasiano e Cordenons (Pordenone) lo stesso: multe, tributi e rette non pagate si compensano con lavoretti di pubblica utilità. A Vezzano (Sassuolo) l’ok definitivo è arrivato solo ieri sera: ma il voto in Consiglio comunale è stato unanime. Della serie: da Nord a Sud (ora) le tasse locali si pagano col baratto.

Un altro esempio? A Mercellinaria (Catanzaro) il «baratto amministrativo» è in vigore da qualche settimana: a seconda degli interventi e dei progetti sottoscritti dal Comune si può ottenere una riduzione fino al 30% su Tari o Tasi. Provare per credere. A Massarosa, vicino a Lucca, l’esperimento è stato provato già a gennaio, quando un bando comunale ha promesso il dimezzamento della tassa sui rifiuti in cambio di lavoretti come tagliare l’erba delle aiuole o fare manutenzione ai cigli delle strade. Si sono presentate cento persone e dieci associazioni: tanto per dire.

Nel Cilento, a Vallo della Lucania, alcuni attivisti del Movimento Cinque Stelle stanno addirittura promuovendo una raccolta firme per sollecitare il Comune a varare una delibera in questo senso. All’appello, quindi, mancano solo le grandi città, ma sembra che anche a Napoli, Firenze, Cuneo, Pescara e Bologna qualcuno si stia muovendo. Certo, in questo senso i piccoli centri sono agevolati: far quadrare i conti di una metropoli come Milano è altra cosa. Ma mai dire mai. 

Caivano (Na): Alfonso Castelli ai nostri microfoni: lascio Farsa Italia ma resto in maggioranza

Caivano (Na): Alfonso Castelli: lascio Farsa Italia ma resto in maggioranza 


di Gaetano Daniele 

Alfonso Castelli
Consigliere comunale

Ci ha raggiunto ai nostri microfoni, Alfonso Castelli, ex consigliere comunale di Farsa Italia, cosi gli piace definire il suo ex partito, visto gli ultimi accadimenti all'interno del consiglio comunale, e nota: "All'interno del gruppo non c'è democrazia. Non c'è politica. Alcuni miei colleghi di partito e non - continua Castelli - non erano neanche in grado di leggere foglietti, messaggi scritti e riportati dal capo di staff del Sindaco Monopoli, De Cicco, che appunto, mentre senza aver maturato nessuna esperienza gestionale in termini amministrativi, si limitava a passare da alter ego, messaggini di carta contro tizio o contro caio come se si stesse giocando una partita di briscola e, ingiustamente, venivo menzionato anch'io facendo parte di quel gruppo pur non sapendo nulla. Un modo becero che non ho condiviso. Una gestione della cosa pubblica ai minimi termini. Qui siamo alla frutta prima ancora di sederci a tavola. Non mi era mai capitato - conclude Castelli - di assistere ad una tale umiliazione. Consiglieri comunali che dovevano aspettare l'imbasciata scritta per poter rispondere, sembrava un compito in classe, dove l'alunno impreparato aspettava il compito scritto dal primo della classe sottobanco. Vergognoso. Ma non lascio la maggioranza, sono stato eletto in maggioranza e farò battaglia all'interno della maggioranza". Insomma, speriamo che almeno questa maggioranza riesca a portare avanti l'ordinaria amministrazione per garantire al Paese il minimo comune denominatore, anche se, considerando gli  ultimi eventi, dopo solo 3 mesi di consiliatura,  la strada da percorrere è tutta in salita a discapito dei caivanesi.