ISOLA DI CAPO RIZZUTO Ndrangheta e immigrati, 68 arresti a Isola di Capo Rizzuto: smantellato il clan Arena. In manette pure il prete
Affari, sporchi, con gli immigrati. Affari in cui si mischiano 'ndrangheta e anche la Chiesa: in manette, tra le 68 persone finite in stato di fermo, c'è anche un prete, don Edoardo Scordio, parroco dell'Isola di Capo Rizzuto e tra i fondatori delle Misericordie.
Secondo i pm, il Centro di accoglienza richiedenti asilo di Sant'Anna di Isola Capo Rizzuto è "infiltrato dai clan della 'ndrangheta". Un'accusa pesantissima. Tra i fermati anche Leonardo Sacco, governatore della “Fraternita di Misericordia”, l’Ente che gestisce il Centro di Isola. Si tratta dell'operazione chiamata "Johnny", scattata all'alba di lunedì 15 maggio, che ricostruisce - secondo i magistrati di Catanzaro guidati dal procuratore Nicola Gratteri - quello che accadeva dentro il Cara di Isola Capo Rizzuto, come si muoveva la cosca e chi era il "colletto bianco" degli Arena che gestiva per conto della famiglia di ‘ndrangheta i contratti di appalto e forniture con la Prefettura per i 1.500 migranti ospiti di quella che è considerata la più grande struttura d’accoglienza d’Europa, con cinque ettari di superficie. Secondo l’accusa degli oltre 100 milioni di euro assegnati alla struttura, almeno 30 sarebbero stati dirottati verso i clan. Oltre ai fermi, sono scattai i sequestri di appartamenti e macchine di lusso.
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Secondo gli inquirenti, Leonardo Sacco - che è stato anche vice-presidente nazionale delle Misericordie - sarebbe il "volto pulito" al quale si erano affidati gli arena per garantirsi la gestione del Cara: un affare da 12 milioni di euro. E proprio Sacco avrebbe stretto accordi con il prete fermato, don Edoardo Scordio, parroco di Isola di Capo Rizzuto e, come detto, tra i fondatori delle Misericordie. Sfruttando il ruolo di Leonardo Sacco, la cosca Arena aveva messo le mani anche sui centri di Lampedusa, 4 milioni di euro di appalti che venivano affidati a imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre organizzazioni criminali del comprensorio, che si dividevano così i fondi comunitari riservati ai profughi.
Nel dettaglio, i fermati hanno collezionato le accuse di: associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale. Un'inchiesta - quella coordinata dal procuratore Nicola Gratteri e dall'aggiunto Vincenzo Luberto - che ha smantellato la potentissima cosca degli Arena la cui presenza ha monopolizzato ogni attività nel crotonese così come nel catanzarese.
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