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mercoledì 3 maggio 2017

SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE È necessario un secondo pilastro per garantire una sanità più equa

È necessario un secondo pilastro per garantire una sanità più equa


di Matilde Scuderi



Diminuisce la fiducia degli italiani nella sanità pubblica: liste di attesa interminabili, prestazioni coperte in diminuzione, pochi centri a cui rivolgersi - soprattutto per chi non abita nelle grandi città - e prezzi della sanità privata ormai competitivi hanno fatto sì il servizio sanitario nazionale non riesca a stare al passo con le nuove esigenze della popolazione e che rispetto a qualche anno fa 10,2 milioni di italiani abbiano preferito evitare di rivolgersi ad esso. Tuttavia sono in molti a non potersi permettere assistenza privata ed è per loro necessario un miglioramento complessivo della sanità italiana a livello regionale. La spesa sanitaria intermediata dalle varie forme di sanità integrativa, secondo i dati dell’Osservatorio consumi privati in sanità (Ocps), ammonta in Italia a circa 4,4 miliardi di euro, pari a circa il 13 per cento della spesa sanitaria privata, che è pari complessivamente a circa 33 miliardi di euro. Tale fenomeno appare in forte crescita, ed interessa già oggi più di 10 milioni di italiani. Motore Sanità ha organizzato una giornata per far emergere delle strategie per la sanità italiana che, attraverso un rilancio di una alleanza pubblico - privato promuova lo sviluppo di un secondo pilastro di finanziamento dei servizi sanitari, aperto a tutti i cittadini.

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Il tema portante dell'evento è stato sintetizzato da Vittorio Morello, presidente dell'Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) del Veneto, che ha dichiarato che ”l’aumento della popolazione anziana ed i nuovi fabbisogni sanitari, rappresentano fattori che destabilizzano la sostenibilità del sistema sanitario nazionale, sempre più compresso da risorse inadeguate. Alla luce di questi fattori il ruolo delle assicurazioni private e dei fondi sanitari integrativi è destinato a diventare sempre più importante. Antonella Basso, prorettrice alla programmazione e valutazione dell'Università Cà Foscari di Venezia, ha aperto i lavori commentando “È interessante parlare di assicurazioni e fondi integrativi perché è un tema che si presta particolarmente per lo studio e le applicazioni finanziarie e assicurative”. Massimo Campedelli, professionista affiliato della scuola universitaria superiore Sant’Anna di Pisa, si interroga sull’opportunità o un cambio di sistema del sistema privato cercando di fare un excursus nel nostro paese su come viene affrontata il tema delle assicurazioni e dei fondi nelle varie regioni italiane: “Il Veneto, per esempio, promuove lo sviluppo di forme integrative regionali di assistenza socio-sanitaria. La città di Milano ha sviluppato una pratica che riguarda la sanità integrativa. L’Emilia Romagna ha un accordo per l’istituzione di un fondo extra livelli essenziali di assistenza (Lea) per la copertura di prestazioni odontoiatriche. Il Piemonte ha fatto un accordo per l’assistenza domiciliare. Il Lazio valorizza la funzione della promozione sociale di servizio e di innovazione”.

Mario Del Vecchio, direttore OCSP SDA Bocconi e professore dell'Università di Firenze, ha esposto i dati economici: le cifre ammontano a 114 miliardi di spesa pubblica e circa 34 di spesa privata di cui 5 in servizi ospedalieri, 12,8 in farmaci e 15,7 in servizi ambulatoriali e sono a carico dei cittadini. Questi dati sono relativamente stabili e omogenei su tutto il territorio nazionale e circa il 4,5 per cento ritorna al sistema pubblico sotto forma di ticket. Il 51 per cento degli italiani nell’ultimo anno ha fatto una visita specialistica. I consumi sanitari privati sanitari valgono il 3,4 per cento. È fondamentale quindi capire quindi se il Servizio sanitario nazionale possa essere o no il connettore strategico che guidi il cittadino sulla scelta migliore dei due sistemi. Ivan Cavicchi, professore di sociologia delle organizzazioni sanitarie e filosofia della medicina dell'Università Tor Vergata di Roma – ha elencato una serie di disfunzioni legate a  problemi di accesso, di qualità, e di contingenza del bisogno. A questo punto: “Bisogna affrontare l’interrogativo opportunità o cambio di sistema. I numerosi sistemi regionali di governo sanitario fanno sì che le scelte siano difficili e rallentate. Vi è poi il concetto della sostenibilità - sottolinea Cavicchi - che dev’essere associato alla parola 'sviluppo' che è l’approccio giusto in sanità". Fiammetta Fabris, direttore generale di Unisalute ha dichiarato che: “In questi anni, le evidenze economiche, demografiche e sociali emerse nel nostro paese confermano come sia necessario rivitalizzare in modo strategico il settore della sanità, potenziando forme di finanziamento aggiuntive e integrative a quelle pubbliche anche attraverso sinergie tra pubblico e privato, per lo sviluppo di un secondo pilastro aperto a tutti i cittadini. Questo orientamento ritengo possa essere anche un volano di sviluppo di investimenti nel campo della prevenzione e della ricerca, due elementi essenziali per potere affrontare le grandi sfide del futuro”.

Carla Collicelli, di Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) ha spiegato che: “le difficoltà che i cittadini italiani incontrano nel trovare risposta in maniera adeguata ed in tempo utile, ai loro bisogni di salute, soprattutto quando si tratta della assistenza continuativa per le patologie croniche e gli accertamenti diagnostici e preventivi, sono ormai una realtà certificata da tutte le istituzioni e gli osservatori nazionali ed internazionali. La spesa privata dei cittadini per la salute continua a crescere, ed è per ala gran parte non intermediata da soggetti di tipo mutualistico o assicurativo”. Mario Vecchietti ha spiegato che: “La miglior tutela dell’universalismo e dell’equità del Servizio sanitario nazionale passa per lo sviluppo di un secondo pilastro anche in sanità, in grado recuperare una dimensione collettiva per la spesa sanitaria privata contenendone nel contempo l’impatto sui redditi delle famiglie. In questa prospettiva le compagnie di assicurazione possono mettere a disposizione del paese delle risorse fondamentali per garantire qualità e sostenibilità delle cure per i cittadini di oggi e di domani”.

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